«La Palestina è ovunque, siamo tutti agitatori esterni». Un’importante presa di posizione da New York

Riceviamo e diffondiamo – ringraziando il compagno che l’ha tradotta – questa importante dichiarazione, pronunciata da otto dei “CUNY 28”, ovvero i manifestanti arrestati e incriminati per l’occupazione dell’Università di New York in solidarietà agli oppressi palestinesi. Se non ne condividiamo i toni apologetici verso il cosiddetto Asse della resistenza (il cui ulteriore coinvolgimento provocherebbe la militarizzazione e statalizzazione della rivolta, trasformandola in uno scontro tra blocchi capitalistici), non possiamo che apprezzare la determinazione di questi «agitatori esterni», pronti a pagare in prima persona – attraverso il rifiuto del patteggiamento – per essere concretamente a fianco di un popolo sterminato e dei suoi insorti.

Le rivolte del presente riattivano sempre la memoria delle rivolte passate. Da parte nostra, mentre lasceremmo volentieri riposare in pace il fantasma di Ho Chi Minh, salutiamo con gioia il ritorno dello spirito che animò a suo tempo la mobilitazione contro la guerra del Vietnam: quello che chiama i porci imperialisti occidentali per nome, traendone quella conseguenza che le contiene tutte: l’escalation antimilitarista e disfattista.

Qui il testo originale: https://abolitionmedia.noblogs.org/post/2024/09/06/statement-of-the-cuny-28-palestine-is-everywhere-we-are-all-outside-agitators/

Qui il pdf: CUNY 28(1)

DICHIARAZIONE DEI “CUNY 28”: «LA PALESTINA È DAPPERTUTTO. SIAMO TUTTI AGITATORI ESTERNI»

Dichiarazione rilasciata il 5 settembre durante la conferenza stampa fuori dal tribunale dove otto dei CUNY 28 continuano ad essere sotto processo, avendo rifiutato il patteggiamento, come spiegano nel testo [la cui versione originale è reperibile sul sito di Samidoun].

Ad oggi, decine di migliaia, se non centinaia di migliaia di palestinesi sono stati martirizzati nel corso degli ultimi dieci mesi. Questo è il prosieguo di 76 anni di ambizioni genocide dello stato sionista, il prosieguo della Nakba. Questi numeri non rendono conto del numero indefinito di dispersi sotto le macerie a Gaza. Un’intera popolazione sta venendo affamata mentre più di 20000 persone sono tenute in ostaggio in West Bank.

Yemen, Libano, Siria e Iraq continuano a rispondere all’appello palestinese, confrontandosi con l’entità sionista, infrangendo tutte le illusioni dell’invincibilità dell’occupazione mentre si occupano degli sfoghi dell’entità. «L’asse della Resistenza si fa carico della responsabilità non solo di supportare Gaza ma nel fare di più per conseguire il suo obiettivo primario, che è fermare l’aggressione in tutte le sue forme».

La lotta non è solo in solidarietà, ma nel resistere all’assimilazione nel progetto coloniale. I CUNY 28 hanno tentato di rispondere all’appello fatto dall’indomita resistenza palestinese a compiere un’escalation dal ventre della bestia. Noi resistiamo con Gaza. 

Dal 7 ottobre, numerose amministrazioni della CUNY [City University of New York, NdT] hanno fatto dichiarazioni in cattiva fede riguardo all’antisemitismo nel campus, mentre rimangono silenti riguardo al genocidio in corso. Invece, CUNY reprime attivamente e condanna ogni supporto del diritto palestinese all’autodeterminazione e alla liberazione, contribuendo alla diffusa disumanizzazione razzista dei palestinesi.

Poiché l’entità sionista continua la sua attività di distruzione della Striscia di Gaza e della West Bank – e poiché gli Stati Uniti mantengono la loro egemonia genocida dalla Palestina ad Harlem – la classe lavoratrice mondiale compie un’escalation. Un accampamento non dovrebbe normalizzare l’istituzione – dovrebbe interromperla, smantellarla e abolirla. 

L’occupazione di edifici da parte degli studenti e dagli agitatori da fuori rappresenta simbolicamente il riprendersi spazio e interrompere l’attività quotidiane per attirare l’attenzione sulle ingiustizie e costringere le istituzioni a prendere in considerazione le richieste di chi protesta.

La notte dell’irruzione alla CUNY, “la sicurezza pubblica” ha trattato con modi brutali i manifestanti. La “sicurezza pubblica” della CUNY sono dei porci! I porci sono le IOF [Israeli Occupation Forces, nome con cui la resistenza palestinese chiama le IDF, Israeli Defence Forces, NdT]. Chiunque scelga di assolvere il ruolo del porco è il nemico. Un accampamento di sani principi non dovrebbe mai collaborare coi porci.

Dal momento dell’escalation violenta da parte della CUNY e dei porci, tutti i 22 agitatori sono stati accusati di furto con scasso di terzo grado – una chiara rappresentazione della repressione di stato contro chi sceglie di agire contro il genocidio. Allo stesso tempo il consiglio di amministrazione della CUNY introduce una risoluzione per spendere 4 milioni per una azienda della sicurezza che fa pubblicità dei suoi servizi per maiali e “esperti” addestrati dai sionisti per spiare i manifestanti pro-Palestina.

Gli agitatori della CUNY hanno passato più tempo in custodia dei manifestanti della Columbia, e stanno ancora affrontando continue accuse e ripercussioni. La narrazione del “buon” manifestante opposto al “cattivo” è una narrazione promossa dallo Stato per dividere i nostri sforzi in dispute di classe e di razza, ma in realtà la lotta contro lo stesso nemico ci unisce.

Non ci faremo intimidire fino al silenzio dallo Stato.

Otto dei 22 hanno deciso di resistere a questa palese rappresaglia statale. Non ci faremo 

maltrattare fino al silenzio da alcuna corte, tantomeno da Alvin Bragg [procuratore distrettuale della contea di New York, NdT] e dai suoi molti finanziatori sionisti. Più del 90% delle persone imprigionate nelle prigioni federali in questo momento hanno accettato un patteggiamento coercitivo invece di andare a processo. Il sistema giudiziario è costruito sull’incarcerazione di massa, capitalizzando il moderno lavoro carcerario, che è semplicemente un’altra forma di schiavitù.

Noi stiamo impugnando le nostre accuse, non solo perché non riconosciamo la pretesa di autorità dello Stato sulle nostre azioni, ma anche perché crediamo che sfidare queste accuse sia una presa di posizione necessaria contro un sistema ingiusto che cerca di silenziare e criminalizzare la resistenza. È ipocrita da parte dello Stato criminalizzare il danneggiamento della proprietà durante una protesta, mentre stipula lucrosi contratti per distruggere intere comunità.

Noi non stiamo lottando solamente per una Palestina Libera, ma per la liberazione di tutti. Noi lottiamo per noi stessi e per le nostre comunità. La Palestina è dappertutto.

Ricordatevi, “siamo tutti agitatori esterni”. Sia che stiamo lottando a Atlanta, New York City, in Sudan o in Palestina, il nemico rimane lo stesso. L’entità sionista compie un’escalation, così fa la Resistenza Palestinese. I porci e le istituzioni compiono un’escalation, così fanno gli agitatori del mondo!