Repressione e rilancio. Aggiornamenti dalla lotta nel bosco di Gallarate
Riceviamo e diffondiamo:
REPRESSIONE E RILANCIO AL BOSCO DI VIA CURTATONE A GALLARATE
Oggi, mercoledì 28 agosto, siamo a tre settimane esatte da quando sono stati interrotti i lavori al bosco di Via Curtatone a Gallarate. In queste tre settimane il presidio è cresciuto: sempre più gente è arrivata portando idee/proposte e durante le giornate passate sotto al gazebo ci sono stati momenti di confronto e si sono consolidati nuovi rapporti.
Ci aspettavamo che questa terza settimana sarebbe stata ad alto rischio anche per l’esito del confronto tra Comitato e amministrazione comunale, in cui quest’ultima, pur essendosi resa disponibile al dialogo (sollecitata dalla prefettura), ha palesato la volontà di non fare nessun passo indietro.
Una prima risposta è avvenuta nella mattinata di martedì 27: intorno alle 9 del mattino la Digos di Varese si è presentata sotto casa di un compagno che è sempre stato presente al presidio fin dall’inizio, notificandogli un foglio di via da Gallarate della durata di 4 anni. Tra le motivazioni dell’allontanamento, si fa riferimento ai giorni nei quali sono iniziati gli abbattimenti (5, 6, 7 agosto) e si contestano diversi reati: interruzione di pubblico servizio, invasione di terreni ed edifici, violenza privata, imbrattamento, danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata. La Digos ha voluto identificare tutte le altre persone che ha trovato nel cortile del condominio, creando tensione.
Poche ore dopo, nel primo pomeriggio, un massiccio dispiegamento di polizia di stato, polizia locale, Digos e carabinieri è improvvisamente arrivato in Via Curtatone. Una quindicina di agenti della Digos sono riusciti ad entrare nel bosco con la scusa di un sopralluogo, una volta dentro hanno però palesato la reale intenzione di denunciare chi si trovava all’interno.
Mentre le persone erano al sicuro sopra le piattaforme sugli alberi, l’operazione di polizia si è evoluta in un vero e proprio attacco per indebolire il presidio. Di fatto la polizia ha iniziato ad accumulare il materiale che trovava, tra cui strumenti per l’arrampicata, tende, amache, legna e attrezzi da lavoro e ha anche tentato di danneggiare alcune costruzioni.
La dinamica della notifica di queste denunce è stata ridicola in quanto delle quattro persone sugli alberi solo una era riconoscibile. Nonostante questo, la Digos le ha notificate tutte e quattro assegnandone tre a caso, identificando gli anonimi con chi era stato fermato in giorni precedenti e in altre occasioni. Insomma, hanno deciso di “sparare nel mucchio”.
Durante questi avvenimenti dentro il bosco, il presidio esterno continuava a crescere di numero. Ad un certo punto è arrivato un piccolo camion per portare via tutto il materiale “sequestrato” (non è stato fatto alcun verbale di sequestro) e in quel frangente un gruppo di persone si è incordonato nel tentativo di ostacolare tale operazione. La risposta delle forze dell’ordine è stata rapida e, spingendo e strattonando, hanno liberato l’accesso arrivando anche ad arrestare una compagna. Una volta caricato il materiale, poco dopo, gli agenti si sono dileguati.
L’arrestata, presa da agenti della Polizia Locale, è stata portata al Comando cittadino e successivamente spostata al Commissariato della Polizia di Stato, infine trasportata alla Questura di Varese dove ha passato la notte. In ognuna di queste sedi è stata fatta spogliare integralmente e sottoposta a perquisizioni, per un totale di tre volte nel giro di poco tempo.
Dal presidio, un gruppo di persone ha raggiunto subito il Comando della Polizia Locale nel tentativo di ottenere informazioni sulla situazione e poco dopo si è appreso che ci sarebbe stato il processo il giorno seguente, per direttissima.
Oggi siamo felici di scrivere che la nostra compagna è libera e senza restrizioni. L’accusa aveva richiesto che in attesa del processo, come misura cautelare, dovesse recarsi periodicamente a firmare in caserma, ma tale richiesta è stata rigettata. È stato notificato purtroppo anche a lei un foglio di via da Gallarate della durata di 4 anni.
Tutto ciò che è accaduto ieri palesa la volontà dell’amministrazione e della Questura di allontanare quante più persone possibili dal bosco, intimidendoci tramite denunce, fogli di via, violenze e arresti. L’effetto che hanno ottenuto è stato invece l’esatto opposto: oggi al bosco si respira quasi un’aria di festa perché il morale è alto e tantissime persone stanno raggiungendo il presidio, volenterose di contribuire in diversi modi. I goffi tentativi di dividere in “buoni” e “cattivi”, ancora una volta, sono risultati vani.
Al contrario di ciò che qualcuno vorrebbe o ha frainteso: NOI SIAMO ANCORA QUI.
Dentro e fuori il cantiere, sopra e sotto gli alberi. Siamo ancora qui e qui resteremo e resisteremo. Ribadiamo che per noi difendere il bosco è difendere il quartiere.
Non ci faremo intimidire dagli sgherri sguinzagliati dal Sindaco Sceriffo Andrea Cassani.
Affaristi e speculatori giù le mani dagli alberi e dai quartieri popolari.
Gruppo Tanuki e tante altre creature del bosco resistenti