Da Trieste. Sulla rivolta nel carcere del Coroneo

Riceviamo e diffondiamo:

TRIESTE: RIVOLTA NEL CARCERE DEL CORONEO

Ancora una volta la rivolta carceraria viene messa a tacere con le botte, il sangue e la morte.

Dopo il marzo 2020 in cui 14 persone sono state brutalmente ammazzate dalle forze dell’ordine in seguito alla rivolta nel carcere di Modena, anche a Trieste nel carcere di via

Coroneo, giovedì 12 luglio 2024, la rivolta viene soffocata con la violenza e si conclude con la morte. Per le veline della questura c’è lo stesso copione, assalto all’infermeria e morte per overdose.

Grida , fiamme e umane rivendicazioni vengono silenziate nel buio della notte dietro a quelle sbarre e quelle mura dove più che mai è evidente che alcuni esseri umani valgono più di altri, dove la differenza di classe resta una prerogativa, dove sfruttati e sfruttate vengono rinchiusi-e per ribadire qual è il loro ruolo in questa società capitalista che spreme e uccide senza alcuna remora, che finanzia guerre per i suoi interessi economici, che distrugge boschi e foreste, mari e oceani sterminando popolazioni umane ed animali. Carceri , CPR e REMS diventano luoghi “ banali” della reclusione penale ed amministrativa dove ammassare e rinchiudere chiunque decida o sia costretto a vivere fuori dalle sue logiche o di lottare per distruggerla. Fabbriche di una sub-umanità non soltanto espulsa dal mondo comune , ma mutilata e distrutta, abbandonata e al contempo esposta come tributo pagato allo Stato. Eppure, all’interno del discorso securitario che oggi prospera, lo Stato è ben lontano da averla fatta finita con le classi pericolose, con la plebe indocile, incontrollabile. A confermarlo ci sono le 5 rivolte nelle carceri italiane avvenute nell’ultima settimana.

Anche a Trieste il caldo è soffocante ( raggiunge i 40 °) e i nidi di vespe impediscono di aprire le finestre, cimici dei letti e ratti sono insopportabili inquilini e i ritmi e i bisogni della vita quotidiana vengono imposti da chi esercita il potere: Televisione, psicofarmaci, l’ aria, la socialità, i colloqui…

È inutile che la garante dei detenuti cerchi di leccarci il culo, sostenendo di essere dallo loro e dalla nostra parte, che il vescovo sprechi vuote parole di vicinanza o una qualunque di simili false figure si riempia la bocca di futili parole di circostanza. Sono tutti-e complici di questo sistema, della sua brutalità e dell’orrore che è la reclusione. La questione non è sapere cosa fare del carcere, come migliorarlo, riformarlo, si tratta invece di domandarsi come sbarazzarsene al più presto.

La nostra solidarietà e vicinanza va a chi si è rivoltato e a chi si rivolterà finchè le sbarre e le mura di tutte le prigioni verranno distrutte. Perché l’unica soluzione ai problemi delle carceri è eliminarle.

Il conto ci è stato presentato, adesso tocca a noi saldarlo.

Per la lotta e per la libertà.

Solidarietà con tutti-e i-le detenuti-e in lotta.

Anarchici e Anarchiche de Trst