Trentino. Davide (Cisla) in carcere

Nel primo pomeriggio del 15 maggio, un gruppo di carabinieri si è presentato in un’abitazione tra Rovereto e Trento e si è portato via Davide (il “Cisla”), un nostro carissimo amico e compagno di lotte in Trentino e altrove. Rifiutatagli la richiesta di scontare la condanna agli arresti domiciliari, dovrà passare 6 mesi e 20 giorni di condanna definitiva in regime di semilibertà (pernottamento in carcere con permesso di uscire per lavorare) presso la sezione dedicata del carcere di Spini di Gardolo (Tn).  La condanna è relativa all’occupazione dell’ufficio del sindaco di Mori nel 2016, nel contesto di una partecipata lotta sociale contro un progetto di devastazione ambientale in quel paese di circa 10.000 anime vicino a Rovereto. Si tratta di uno degli episodi per cui è stato condannato anche il nostro Nasci, anch’esso ancora detenuto (a regime “pieno”) nel carcere di Spini: https://ilrovescio.info/2023/10/15/aggiornamenti-su-nasci-compagno-prigioniero-nel-carcere-di-trento/

In attesa di vedere le carte, una sola considerazione a caldo: dopo Rupert e Poza (attualmente ai domiciliari dopo oltre un anno in semi-libertà) e Nasci, la vicenda di Davide pare confermare una linea quasi egemone nel Tribunale di  Sorveglianza di Trento: gli anarchici devono andare in galera. Foss’anche per una condanna di 6 mesi, per la quale (sempre che si abbiano una casa e un bravo avvocato…) la concessione della detenzione domiciliare è praticamente di prassi.

Mentre ci stringiamo a Davide, sputiamo in faccia ai burocrati piccoli piccoli che ce l’hanno portato via.