Genova, 14 febbraio: In occasione dell’udienza d’appello dell’Operazione Diamante

Riceviamo e diffondiamo

Scarica il testo: presenza solidale e dibattito del 14 febbraio corretto

Scarica il manifestino: presenza-solidale-dibattito-14-febbraio

 

Presenza solidale in occasione del processo d’appello per l’operazione Diamante e presentazione del numero speciale di “Bezmotivny” (Genova, 14 febbraio 2024)

Genova, mercoledì 14 febbraio 2024

Presenza solidale: ore 08:30, davanti al tribunale di Genova, piazza Portoria.

Il 14 febbraio si terrà l’udienza d’appello del processo che vede imputato il compagno anarchico Gianluca, arrestato nel marzo 2022 e ancora agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni.

Il processo di primo grado si era concluso il 5 luglio 2023 con un’assoluzione per la compagna inquisita nello stesso procedimento e la condanna per Gianluca a 4 anni e 6 mesi di carcere (più 15.000 euro di multa) per “detenzione illegale di esplosivi” (artt. 1 e 2 della legge 895/67) e “delitto tentato” (art. 56 c. p.).

Solidarietà con i compagni prigionieri e inquisiti!

Dibattito: ore 17:30, allo spazio di documentazione “Il Grimaldello”, in via della Maddalena 81/R.

L’operazione Scripta Manent (2016) e il successivo processo (2017-‘22) hanno comportato anche 13 condanne per la pubblicazione dell’ultima edizione di “Croce Nera Anarchica” e la gestione di alcuni siti internet. Analogamente, alcune successive operazioni hanno riguardato delle pubblicazioni rivoluzionarie: l’operazione Sibilla (2021), rivolta particolarmente contro “Vetriolo”, e la più recente Scripta Scelera (2023), volta a “smantellare” il quindicinale “Bezmotivny”. A partire dalla pubblicazione del numero speciale di “Bezmotivny”, discutiamo delle ragioni di questi procedimenti: le politiche di guerra dello Stato italiano, il monito che questo intende dare al movimento rivoluzionario, la necessità per lo Stato di colpire il connubio teorico-pratico dell’anarchismo.

A seguire: aperitivo benefit prigionieri.

https://spazio-di-documentazione-il-grimaldello.noblogs.org/ — grimaldello@canaglie.org

Qualche considerazione a partire dal processo contro Gianluca ed Evelin

Il 16 marzo 2022 venivano tratti in arresto su richiesta della DDAA di Genova gli anarchici Gianluca ed Evelin per l’indagine “Diamante” effettuata congiuntamente dal ROS dei carabinieri e della DIGOS della polizia. Il compagno e la compagna vengono indagati per detenzione illegale di esplosivi (artt. 1 e 2 della legge 895/67), delitto tentato (art. 56 c. p.), fabbricazione di materie esplodenti al fine di attentare alla pubblica incolumità (art. 435 c. p.), il tutto con la circostanza aggravante della finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico (art. 270 bis 1 c. p.). Il GIP convalida gli arresti per tutti i reati contestati eccettuata l’aggravante della finalità di terrorismo. A fine marzo i compagni venivano trasferiti agli arresti domiciliari restrittivi e a seguito dell’udienza di riesame sulle misure cautelari tenutasi il 6 aprile Evelin viene scarcerata, mentre vengono confermati gli arresti domiciliari restrittivi per Gianluca.

Il processo di primo grado ha inizio il 16 maggio 2023 e termina il 5 luglio con la lettura della sentenza. Evelin è assolta e Gianluca condannato a 4 anni e 6 mesi di carcere più 15.000 euro di multa (le richieste da parte del PM erano state, rispettivamente, di 5 anni e 6 mesi più 15.000 euro e di 9 anni e 6 mesi più 30.000 euro). L’udienza in corte d’appello è fissata per il 14 febbraio presso il tribunale di Genova.

L’indagine ha avuto inizio con il ritrovamento, nel giugno 2021, di materiale esplosivo, elettrico e di altri dispositivi in un bosco in Liguria. Dagli atti si apprende che gli oggetti vengono rinvenuti da un uomo, poi testimone a processo, dichiaratosi motivato dalla ricerca di sostanze stupefacenti. Questa persona si recò, accompagnato da un amico, a denunciare il ritrovamento ai carabinieri. I due hanno collaborato fornendo indicazioni e descrizioni alle forze dell’ordine, venendo sospettati, intercettati, pedinati dagli stessi carabinieri e infine scagionati. In seguito al ritrovamento le forze repressive installarono delle foto e video-trappole nell’area. In un’occasione, una figura di sesso maschile verrà fotografata di spalle nelle vicinanze del luogo del ritrovamento, persona che il ROS e la DIGOS di Genova dichiarano di riconoscere e identificare. Le comparazioni da parte del RIS dei carabinieri con le campionature presenti nei database del DNA sono risultate negative, non risultando esserci alcuna traccia di DNA sugli oggetti utile a identificare un soggetto specifico. Nello stesso periodo vennero inoltre effettuate delle intercettazioni e dei pedinamenti anche nei confronti di un paio di compagni frequentati dai due indagati, oltre che un “prelievo” furtivo del DNA attraverso i bicchieri utilizzati durante una sosta in un bar in occasione della visita agli imputati di uno di questi compagni.

Questo procedimento – cui il ROS e la DIGOS avevano inizialmente affiancato un’ulteriore indagine, “Tenaglia”, riguardante in particolare alcuni attacchi incendiari contro antenne-ripetitori di telefonia mobile avvenuti nei dintorni di Genova – si inserisce nella più vasta offensiva intrapresa dalle forze repressive dello Stato contro gli anarchici e i rivoluzionari.

Senza addentrarci ulteriormente negli aspetti dell’indagine e del successivo processo (per maggiori dettagli e riflessioni in particolare sull’indagine invitiamo a leggere il testo “Ci troverete al nostro posto, che al vostro non ci sappiamo stare. A proposito dell’inchiesta Diamante”), ci preme comunque evidenziarne un paio inerenti i legami con altre vicende e soprattutto la realtà sociale odierna. Anzitutto, l’intenzione di definire la solidarietà tra compagni anarchici come “elemento” utile alla determinazione della condanna. Negli atti dell’indagine viene data particolare enfasi all’interruzione della requisitoria del PM durante il primo grado del processo Scripta Manent, l’11 febbraio 2019, nell’aula bunker del carcere delle Vallette a Torino. Per questo episodio nei confronti di Gianluca, Evelin e altri cinque compagni sono state successivamente emesse delle condanne fino a 1 anno, mentre una sessantina di compagni e compagne complessivamente hanno ricevuto dei fogli di via tra gli uno e i tre anni dal comune di Torino. Oltre a questo procedimento, viene definita come ulteriormente aggravante per la posizione di Gianluca l’operazione Sibilla (2021), opera della procura di Perugia e del ROS dei carabinieri con il coordinamento della DNAA (che vi ha fatto confluire gli atti di una precedente e più estesa indagine in corso a Milano negli anni 2016-‘19). L’operazione è stata diretta particolarmente contro il giornale anarchico “Vetriolo”, nelle cui pagine è stata estesamente affrontata la teoria anarchica specialmente nei suoi aspetti inerenti la prospettiva rivoluzionaria. Il procedimento, che non è nemmeno giunto alla fase istruttoria, ha tra l’altro degli esiti tutt’ora perduranti: unitamente alla sentenza d’appello del processo Scripta Manent e a successive ordinanze del tribunale di sorveglianza di Roma e della corte di cassazione, è stato impiegato in funzione di supporto al trasferimento in regime di 41 bis per Alfredo Cospito.

Un secondo aspetto rilevante che ci preme sottolineare e che emerge dagli atti dell’indagine è l’impiego – da parte del RIS di Parma e in generale dal ROS – di terminologie e interpretazioni tipiche della formazione militare propria delle forze NATO. Evidentemente, qualche “operatore” di questa organizzazione militare, tra un bombardamento e l’altro sulla testa dei civili, ha avuto il tempo di fare “letteratura” in merito alle classificazioni, alle nomenclature da impiegare per definire le varie tipologie di ordigni “improvvisati”, istruendo le forze di polizia giudiziaria in particolar modo sulla definizione dei cosiddetti Improvised Explosive Devices (IED). Non ce ne scandalizziamo di certo, tuttavia questo aspetto è significativo al fine di delineare le “dinamiche” proprie delle forze repressive in questo paese. Se abbiamo definito come politiche di guerra quelle intraprese contro la classe oppressa – ci riferiamo alle manovre economiche degli ultimi esecutivi, al carovita, le morti sul lavoro, nelle carceri, in mare di cui lo Stato è responsabile –, queste stesse politiche, configurandosi in direttive ben precise anche in campo repressivo sul “fronte interno”, si esplicitano anche nell’attività degli organi “antiterrorismo”.

I recenti eventi in Palestina e in Medio Oriente stanno a testimoniare l’imperitura ferocia guerrafondaia e stragista degli Stati e del capitale. La politica internazionale, le direttive antiproletarie attuate dai governi senza soluzione di continuità, non hanno nulla a che fare con la morale e con l’etica. La nostra lotta, invece, nella sua perenne esigenza di coerenza tra i mezzi impiegati e i fini da perseguire, esprime una tensione etica insopprimibile. Quello che ci muove è il desiderio della libertà integrale per ogni oppresso, di una dignità che lo Stato e il capitale stanno distruggendo. Di fronte a questa lotta, all’iniziativa dei rivoluzionari, lo Stato serra i ranghi e va avanti. Ecco quindi i provvedimenti esemplari e le legislazioni “speciali”, consuetudinariamente invocati in tempi di pace a fronte dei possibili turbamenti e ossessivamente perseguiti in tempi di guerra, là dove le radicali contraddizioni dell’organismo statale e capitalista si fanno più manifeste.

La solidarietà rivoluzionaria e lo sviluppo di una prospettiva internazionalista contro ogni Stato e tutte le guerre dei padroni restano dunque per noi di fondamentale importanza nell’affrontare la realtà sociale odierna. È pertanto in quest’ottica, cioè nella continuità della lotta, che troviamo e riaffermiamo il senso profondo della solidarietà con i compagni prigionieri e inquisiti.