Sabato 11 novembre, Bolzano: di nuovo in piazza contro il genocidio del popolo palestinese e contro le guerre dei padroni

Riceviamo e diffondiamo:

Dopo la manifestazione antimilitarista del 4 novembre e nei giorni in cui finalmente anche in Italia qualcosa si muove contro la logistica di guerra (https://ilrovescio.info/2023/11/06/10-novembre-porto-di-genova-fermiamo-la-logistica-di-guerra-solidarieta-internazionalista-con-gli-oppressi-palestinesi/), questo sabato (11 novembre) torniamo in piazza anche a Bolzano in solidarietà con il popolo palestinese. Ci troviamo alle 10.30 all’angolo fra Via Cassa di Risparmio e Via Museo e poi corteo per le vie del centro (che il 4 novembre la Questura avrebbe voluto impedire). Di seguito il testo del volantino che è stato distribuito lo scorso sabato:

FERMIAMO IL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE!

DALL’UCRAINA AL MEDIO ORIENTE CONTRO LE GUERRE DEI PADRONI!

Dal 7 ottobre l’aviazione israeliana sta bombardando giorno e notte la Striscia di Gaza, un lembo di terra di appena 360 kmq in cui vivono stipate 2,3 milioni di persone. Almeno 10.000 sono i gazawi morti civili accertati (la maggior parte bambini, minorenni, donne e anziani) e altre decine di migliaia tra feriti e dispersi. Oltre mezzo milione i profughi all’interno di un territorio poverissimo e senza alcuna possibilità di uscita a causa dell’assedio totale imposto da Israele dal 2007. Dall’inizio della carneficina il ministro della Difesa Gallant, dopo aver definito animali i palestinesi, ha imposto l’assedio totale, chiudendo i rifornimenti di acqua, cibo e carburante. La situazione sanitaria è al collasso, le migliaia di tonnellate di bombe che vengono sganciate su un territorio ormai estesamente ridotto in macerie (oltre 1 casa su 2 è distrutta o seriamente danneggiata) non risparmiano ospedali, campi profughi e infrastrutture civili.

All’interno di Israele nel dibattito pubblico ormai si parla apertamente di distruzione totale, punizione collettiva, sterminio, pulizia etnica della Striscia e documenti ufficiali ipotizzano l’espulsione dei palestinesi nel deserto del Sinai egiziano. Ogni forma di violenza usata nei confronti dei palestinesi è sdoganata, giustificata e accettata dalla quasi totalità dei media e dei politici occidentali, che cancellano, censurano e distorcono il passato per giustificare il massacro in corso senza avere disturbi di coscienza. Il terrorismo di Stato messo in atto da Netanyahu evidenzia ancora una volta gli ipocriti doppi e tripli standard adottati dalle democrazie nel condannare o meno stragi e violenze sui civili a seconda di chi sia l’autore. Così, nella neolingua del potere, infamie quali il bombardamento sistematico di chiese, moschee, ospedali, scuole, campi profughi come il taglio di acqua e cibo alla popolazione civile non sono crimini di guerra ma rientrano nel “diritto di Israele all’autodifesa”. Va da sé che per il nostro apparato propagandistico i palestinesi, così come in passato gli iracheni o gli afghani, non hanno alcun diritto a difendersi dall’occupante. Israele dimostra che Apartheid e genocidio sono compatibili con la democrazia.

Mentre a Gaza prosegue la soluzione finale della questione palestinese, nei territori occupati della Cisgiordania dal 7 ottobre i coloni e i soldati hanno assassinato oltre 150 palestinesi e ogni giorno commettono violenze e soprusi di ogni tipo. Migliaia sono i palestinesi arrestati e continui raid dell’Esercito distruggono case e strade. Una strage di bambini e civili senza precedenti si sta consumando in diretta televisiva con la complicità attiva dei principali partiti politici e giornali italiani che ripetono la propaganda richiesta dalla Casa bianca: dall’estrema destra di Fratelli d’Italia e Lega fino al Partito Democratico il sostegno al massacro è trasversale.

La guerra di annientamento condotta da Israele a Gaza e quella che si sta combattendo fra Stati Uniti (NATO) e Russia in Ucraina fanno parte di un generale scontro fra blocchi economici e militari contrapposti. Non a caso la retorica di Biden ha associato Hamas a Putin: la sua richiesta al Congresso di finanziare con altri 100 miliardi di dollari il prosieguo della guerra in Ucraina e il sostegno militare a Israele è legata al fatto che, come ha affermato lo stesso presidente, sono in gioco interessi vitali degli USA. Gli interessi del capitale americano da tempo stanno armando con miliardi di dollari di armi anche l’isola di Taiwan, in una prospettiva di scontro militare con la Cina.

Il clima di guerra in cui viviamo ha prodotto una forte stretta repressiva nei confronti del dissenso. In Francia, Germania e Inghilterra sono state vietate manifestazioni a sostegno della Palestina. A New York centinaia di ebrei americani contrari al massacro sono stati arrestati e anche all’interno di Israele le proteste sono represse. Ogni opinione solidale con i palestinesi viene distorta, calunniata ed emarginata. Ogni timido ragionamento che intenda contestualizzare il conflitto nella sua dimensione storica, ricordando decenni di brutale occupazione militare israeliana e il sistematico furto di terre palestinesi da parte dello Stato occupante, viene attaccato con estrema violenza. Così come accaduto per la guerra in Ucraina nel discorso pubblico il passato viene cancellato e ogni persona che non accetta tale falsificazione della realtà viene accusata di essere sostenitrice del nemico di turno.

Mobilitiamoci, non possiamo stare fermi. La guerra inizia da qui: negli stabilimenti industriali che producono armi e nelle banche che li finanziano, nelle università che collaborano con organismi militari e nei media che disumanizzano i palestinesi, fomentando e legittimando il massacro di civili. Guerra alla guerra!

Solo una vasta mobilitazione dal basso può imporre la pace.

Fermiamo l’invio di armi all’Ucraina e blocchiamo gli accordi militari ed economici fra Italia e Israele

Il nemico è in casa nostra: si chiama NATO e industria bellica

Antimilitariste e antimilitaristi

Per contatti: santabarbarabz@canaglie.net