Torino: Presidio al carcere
Riceviamo e diffondiamo:
PRESIDIO IN SOLIDARIETA’ AI E ALLE DETENUTE
DOMENICA 23 LUGLIO ORE 18 – CAPOLINEA DEL 3 (Vallette Cap)
L’esigenza di rompere il muro di silenzio che imperversa sulle galere -siano esse penali o amministrative – si pone in modo sempre più impellente. Non solo per cercare di attaccare alla radice l’apatia strutturale che il capitalismo produce, radica e impone nelle nostre vite, reificandola tanto dal renderla palpabile, ma anche per riuscire a scandire con cura e continuità il ritmo di una solidarietà che sappia essere tanto rabbiosa quanto incisiva.
L’invisibilizzazione delle vite dei detenuti non è unicamente focalizzata sulle torture sistemiche a cui lo stato li destina e sottopone quotidianamente; seppur tacere o minimizzare le violenze è sicuramente funzionale al perpetuarsi dell’orrore della prigionia. La
silenziazione mediatica è, infatti, riservata soprattutto alle lotte, alle rivolte e alle proteste che recluse e reclusi portano avanti: sminuite e narrate in modo fuorviante, sono rilegate all’invisibilità. I motivi dei rivoltosi vengono taciuti, le loro azioni e le loro vite snaturate, infantilizzate e patologizzate all’interno di cornici interpretative classiste, razziste e coloniali. Sotto questa coltre di silenzio guardie e magistratura allungano la mano vendicatrice dello stato, punendo chi osa la rivolta con l’annichilimento di anni di galera, pene afflittive, pestaggi e torture.
Eppure, dai centri detentivi la forza delle lotte, fino ad irrompere al di là di quelle mura, continua a emergere. Il fuoco distrugge intere sezioni di CPR in tutta Italia, riducendone costantemente la capienza.
Proteste e rivolte scuotono le carceri da Nord a Sud. Lo sciopero della fame contro 41bis ed ergastolo ostativo del prigioniero anarchico rivoluzionario Alfredo Cospito – portato avanti per 180 giorni – non è rimasto un caso isolato. Nei mesi passati, altri detenuti hanno protestato utilizzando la pratica dello sciopero della fame, eppure, la silenziazione mediatica ha fatto sì che poco o nulla si sapesse di queste lotte. Tra loro, Domenico Porcelli recluso nella sezione di 41bis di Bancali e in sciopero dal 28 febbraio.
L’ennesimo suicidio dentro il carcere delle Vallette è stato ridotto dalle letture giornalistiche ad un caso isolato di sofferenza individuale, tralasciando volutamente l’unica evidenza materiale: il carcere uccide, ogni suicidio dentro alle galere è un omicidio di stato.
Rimarchiamo la nostra solidarietà alle detenute del femminile che resistono alla violenza quotidiana della detenzione e che hanno risposto con fermezza e chiarezza all’infamia mediatica sulla sorte di Graziana.
Rompiamo il muro di silenzio, torniamo sotto le mura del carcere delle Vallette al fianco dei detenuti e delle detenute. Solidarietà a chi si ribella, a chi resiste contro la violenza dello stato, a chi sciopera, a chi protesta.
Teniamo vivo il legame tra fuori e dentro, per una solidarietà attiva, contundente e rabbiosa.
Fuoco alle galere
Fuoco ai cpr.
Chi lotta non é mai sol*