Genova: aggiornamento sul processo a Gianluca e Evelin (prima udienza di primo grado il 16 maggio 2023)
Riceviamo e diffondiamo:
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AGGIORNAMENTI sul PROCESSO di GENOVA a GIANLUCA ed EVELIN
L’indubbia crisi che il modo di produzione capitalista sta attraversando oggi si manifesta in una economia che fonda la sua ricchezza sulla guerra, sulla rapina e sul saccheggio del sud del mondo ricco di materie prime, e nell’acutizzarsi dello scontro di classe.
Se è vero che il capitalismo cerca continuamente soluzioni “alternative” che garantiscano il suo proseguimento, spesso riuscendo a trovarle e creando così nuove sacche di guadagno per il mercato, è anche vero che la crisi delle risorse e soprattutto la crisi climatica di oggi non concederanno a lungo alternative a questa presenza parassitaria.
La crisi delle materie prime non riguarda solo la produzione di beni di consumo secondari dell’industria tecnologica, bellica e digitale, ma anche le risorse primarie come l’acqua. Questo non determina solo un cambio di assetti geopolitici, ma anche conflitti interni tra sfruttati e sfruttatori come evidenzia l’esempio dei bacini idrici in Francia o dell’estrazione mineraria in Germania. Oggettivamente anche in Italia, al di la delle evidenti carenze di iniziative di opposizione radicale, la “caccia al minerale” o alle residue scorte di gas stanno accentuando la macchina estrattiva di multinazionali spietate che distruggono i territori per aumentare i propri profitti, col favore delle concessioni statali.
Ma la crisi della produzione è una prospettiva possibile, oggi, e per questo gli Stati si organizzano nel tentativo di affermare i loro interessi e prevenire lotte radicali e forme di guerriglia interna.
In questo scenario prende corpo la svolta autoritaria in corso in Italia e non solo, che da una parte si evidenzia con l’adozione di politiche economiche e “sociali” tese al sempre maggiore sfruttamento di classe, e dall’altra nell’inasprirsi della repressione contro i reati politici.
Nell’ultimo periodo la svolta autoritaria intrapresa dallo Stato ha caratterizzato in modo evidente e pesante la lettura esclusivamente politica degli eventi sociali e delle lotte entrando anche negli ambiti giudiziari. Ha condizionato fortemente l’utilizzo della repressione con l’applicazione di strumenti punitivi che rimangono un problema oggettivo per i prigionieri politici, come il 41 bis, l’ostatività e i reati arbitrariamente riletti, riformulati e utilizzati in chiave vendicativa come reati di strage e associativi.
In particolare riguardo al carcere, questo clima politico ed istituzionale ha trovato resistenza ed opposizione con la battaglia del compagno anarchico Alfredo Cospito, che ha messo in discussione l’aleatorietà di queste manovre politiche. Smuovendo coscienze sopite ha saputo innescare un movimento di lotta che ha trasformato l’atto dello sciopero della fame di Alfredo in una energia potenziale, propagandone gli effetti. La lotta di Alfredo contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo è riuscita a bloccare questa spirale repressiva abbattendo il muro del silenzio e dell’indifferenza. Un ottimo punto di partenza, perché la lotta non è il fine ma il mezzo. La mobilitazione internazionale è riuscita a togliere Alfredo dalla condanna all’ergastolo ostativo, ha evidenziato in modo chiaro un punto di vista contro il carcere, al fianco dei prigionieri rivoluzionari. Questo rimane oggi molto importante anche perché rende vani i tentativi che animano diverse recenti operazioni antianarchiche, ovvero di criminalizzare il principio teorico e pratico della solidarietà ai prigionieri.
Lo stesso principio che viene recriminato nell’inchiesta che vede imputati un compagno e una compagna anarchici con l’accusa di detenzione e porto di materiale esplodente e tentata fabbricazione di ordigni esplosivi/esplodenti, dopo un operazione repressiva del marzo 2022 ad opera di Digos e Ros di Genova. L’operazione portò il 16 marzo 2022 all’arresto di entrambi a Roma, alla successiva scarcerazione per una dei compagni e alla detenzione agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni tutt’ora in vigore per l’altro compagno.
Il processo, secondo il rito ordinario, apre la fase di primo grado di giudizio con l’udienza del 16 maggio alle ore 9.00 presso il Tribunale di Genova, in cui prenderanno parola i testi del P.M. Le successive udienze sono previste per i giorni 7 giugno ed 8 giugno per consulenti della difesa e discussione, ed una sentenza di primo grado probabilmente per la fine dell’estate.
L’indifferenza nei confronti delle ingiustizie e delle prevaricazioni, o l’isolamento degli stessi sfruttati, lasciano ulteriore terreno alla voragine creatasi negli ultimi decenni sul terreno dello scontro sociale; un ulteriore vuoto che concede spazio politico alle condizioni peggiorative dello sfruttamento del lavoro, dell’oppressione del patriarcato, delle politiche razziste o delle logiche che considerano i migranti utile forza-lavoro, e la Terra una dispensa da saccheggiare per il capitale.
La solidarietà ai prigionieri rivoluzionari è uno dei tanti elementi che restituiscono al mittente i tentativi di liquidare le lotte rivoluzionarie nell’oblio del passato e le velleità di spingere oggi tramite repressione e violenza di Stato, alla dissociazione a priori le generazioni future.
Per questo ribadiamo la solidarietà a tutti i prigionieri/e e ai compagni/e che affrontano la repressione.
FORZA E SOLIDARIETA’ AI PRIGIONIERI DELLA GUERRA SOCIALE!
LOTTA CONTRO LO STATO E IL CAPITALE!