C’È CHI CORRE E C’È CHI TROTTERELLA

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo comunicato di “Sumud”, collettivo universitario veneziano, sulla giornata del 25 marzo.

C’È CHI CORRE E C’È CHI TROTTERELLA

25 marzo 2023.

“Incubo anarchici, città blindata e divieti”, “Anarchici, 700 agenti per blindare la città”, “Corteo anarchico, la grande paura”, “Bluff degli anarchici a Venezia”.

C’è chi corre.

Corre a chiudere il proprio negozio per paura della “calata”, paura delle violenze di un corteo, che fin da subito si è posto come comunicativo e di solidarietà, e quindi una paura generata solo dalle dichiarazioni di giornali e sbirraglia, avvenute per l’arco di tutta la settimana precedente al corteo.

Corre per bloccare una città 24 ore prima di una manifestazione, intasarla di sbirri ad ogni angolo pronti a accorrere per controllare la prima cosa fuori posto.

Corre a creare un dispositivo sicuramente mai visto nella storia di Venezia: 6 sbirri per manifestante, elicottero, Digos da tutta Italia.

Corre a seguire compagni e compagne, pedinandoli e intercettandoli, fermandoli in qualsiasi occasione per mettere pressione e fare sentire il controllo capillare e costante.

Corre per creare un qualcosa che sia il sintomo esplicito dei tempi che viviamo, i tempi della guerra non dichiarata ma sempre più perseguita, in cui al primo guizzo di risposta da chi a questo mondo si oppone, in questo caso i pericolosissimi “anarchicx”, deve essere colpito in tutti i modi, isolato, demonizzato.

Perché c’è anche chi corre a crearlo, questo clima di guerra, come fatto per tutta la settimana precedente al corteo, con deliranti articoli che tiravano in mezzo di tutto e qualcosa in più, con ordinanze assurde (bisognava giustificare l’aver con sé una bottiglietta), con perquisizioni e così via. Un clima necessario per cercare di isolare chi lotta, per colpire sul nascere i percorsi di solidarietà. C’è chi corre e si agita quando il nuovo si pone – anche – opponendosi al nulla, quando scopre che la lotta non si fa tramite l’autorizzazione della Questura, tramite il beneplacito dello Stato, ma che se si deve dire qualcosa, se si deve fare qualcosa, lo si fa e dice e basta.

C’è poi chi trotterella.

Trotterella da un campo all’altro, battendo in velocità chi corre, riuscendo così con l’obbiettivo del corteo; senza farsi bloccare dove ci si aspettava il finimondo, lasciando così per un intero pomeriggio un cospicuo numero di sbirri in Campo Santa Margherita a “fare brutto” da soli.

Trotterella qua e là, per creare ponti tra le varie lotte, aprendo nuove strade e nuove complicità.

Trotterella qua e là in città, comunicando come e dove e con chi può.

Trotterella non con uno ma addirittura due (per qualche breve istante) cortei, nella giornata pensata dalla corsa mediatica della settimana precedente come “iper-statica” (“BLOCCHEREMO GLI ANARCHICI”, si leggeva su qualche carta straccia/giornale).

Trotterella stando fermo in Campo dei Frari, con interventi e riflessioni, per poi trotterellare con il cuore gioioso al punto di incontro dove i compagni e compagne rimaste fuori arrivano in corteo improvvisato per ricongiungersi e partire davvero tuttx insieme verso Piazzale Roma.

Insomma, chi corre ha sbagliato tutto: non è riuscito né ad impedire il concentramento, né ad evitare il corteo, ma in compenso si è premurato di caricare il fondo del corteo, con l’unico fine di provocare degli scontri, ricercati solo dai tutori dell’ordine. L’unica vittoria di chi corre, crediamo, sia stato il terrorismo mediatico, che pensiamo abbia potuto scoraggiare alcune delle persone che volevano prendere parte alla giornata. E ora devono correre alle giustificazioni, perché così tanti sbirri? Perché tutti quei negozi chiusi? Sicuramente, sapranno decantarla come una loro vittoria per l’ordine pubblico, contro i violenti, ma almeno intanto qualche risposta la dovranno dare.

Chi trotterella, invece, grazie anche ad un elevato grado di determinazione e lucidità mentale, è riuscito a creare qualcosa che nella storia di Venezia non si era mai visto, a portare la solidarietà a un compagno che rischia 28 anni di galera, per una “strage” senza morti o feriti, in una città assediata dagli sbirri. Chi trotterella sente ancora nelle orecchie i cori dei due cortei che avvicinandosi si intensificano, rivive quegli attimi di estasi, eccitazione, gioia materiale che riempiono di rinnovata forza ed energia e, trotterellando di ponte in ponte, canticchia libertà. Riuscendo così a creare un corteo comunicativo, che non cedesse a provocazioni, e che soprattutto non si è fatto impaurire dal clima di guerra creato.

Perché la solidarietà sarà sempre una delle armi più forti per chi lotta.

Collettivo Sumud