Riceviamo e diffondiamo il testo che è stato distribuito durante il corteo contro la guerra il 25 Febbraio a Genova:

SCENARI DI GUERRA E REALTÀ DI REPRESSIONE:

LO STATO CONDANNA A MORTE L’ANARCHICO d’AZIONE ALFREDO COSPITO

Ad un anno dell’inizio della guerra in Ucraina, le condizioni che l’hanno scatenata non sono affatto mutate, anzi si sono semplicemente approfondite. Le potenze all’interno dello scacchiere e mercato internazionale non hanno ancora pienamente soddisfatto i loro interessi economici e di egemonia. Ormai è chiaro che non esiste un pazzo dittatore o i salvatori dei poveri ucraini. La guerra non ha mai origini umanitarie ma piuttosto di egemonia e che vanno sempre a discapito, come minimo, di quanti vivono i territori di guerra.

Anche l’Italia si trova in guerra, certo non nella guerra guerreggiata con le armi in pugno ma piuttosto in una guerra che si manifesta nell’economia, nel controllo degli spazi sociali e individuali e nella legislazione di guerra, sempre più evidente, sempre più schiacciante e totalizzante.

Esemplificazione manifesta di tutto questo è la condanna a morte del nostro compagno anarchico Alfredo Cospito. Alfredo è in sciopero della fame da oltre 4 mesi per lottare contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo. La sua lotta, se origina dalla sua attuale condizione carceraria in 41bis, ha un valore generale che non riguarda solo la sua condizione specifica ma piuttosto vuole puntare il dito e l’attenzione sui due abomini del cosiddetto stato democratico italiano, 41bis ed ergastolo ostativo, che sempre più costituiscono l’ossatura ideologica del sistema carcerario e della società in cui viviamo. Dal 41bis e dall’ergastolo ostativo si esce solo pentendosi e/o collaborando, vale a dire svendendo la propria identità e /o vendendo qualcun altro al proprio posto, assoggettandosi e piegandosi alla violenza dello Stato, unico suo detentore legittimo e legittimato.

Il 41bis, fuori dalla propaganda statale e massmediatica che lo definisce strumento unico e salvifico nei confronti delle associazioni criminali che però costituiscono e sono l’altra faccia della medaglia dello stato italiano, colonizzatore e sfruttatore, ha come obiettivo quello di punire fisicamente, annientare, fungere da esempio di condotta tanto che la sua logica diventa pervasiva dell’intero sistema carcerario che di volta in volta ne adotta alcune sue peculiarità e caratteristiche.

Lo sciopero della fame di Alfredo ha fatto emergere in modo inequivocabile la vera faccia della democrazia (di guerra e non solo), la faccia feroce e crudele di chi non deve e non può essere messo in discussione, la faccia del boia che decide di ammazzare e ammazza, la faccia dell’arroganza del potere che elimina quello che non è compatibile con se stesso, taglia, recide.

La risposta dello Stato ora sarà la sua linea di condotta futura nei confronti non solo degli anarchici ma più in generale nei confronti di quanti per necessità o per volontà cercheranno o stanno già cercando di essere un ostacolo e opposizione all’incensante meccanismo di sfruttamento e privazione della libertà: annientamento.

Certo, è noto, tutto questo non si verificherà oggi o domani, la storia ha tempi lunghi ma quello che conta alla fine è però la prospettiva in cui ci si pone. E sicuramente il salto qualitativo dal punto di vista repressivo è sotto gli occhi di tutti e tutte. Come sotto gli occhi di tutti e tutte è che la lotta di Alfredo ha avuto la “colpa” e il merito di squarciare il velo dell’ipocrisia della democrazia, mettendo in luce che in uno stato in guerra e in crisi le sfumature di grigio, le opzioni riformiste o peggio ancorate ad una idea di stato etico e salvifico che vorrebbe ma non può, il mondo in cui i conflitti, gli scontri possono essere risolti in modo non violento e in cui una parte non soccomba, non hanno più spazio, che la guerra è guerra e non si fanno prigionieri. La lotta di Alfredo ha tolta ogni nebbia e ci ha mostrato il mondo per come è, diviso nettamente in due parti contrapposte: gli sfruttatori e assassini e gli sfruttati.

Dopo la sentenza della cassazione, dopo la definitiva condanna a morte del nostro compagno, niente più sarà come prima. Ma lo sappiamo, la lucidità di domani dovrà essere maggiore di quella di ieri perché ormai nessuno potrà dire, non lo sapevo, perché ci hanno dichiarato guerra manifesta.

La fine è nota e a questo punto della storia, sta a noi continuare a mantenere aperto lo squarcio, approfondendolo e provando a trasformarlo in una crepa che mini alla base la macchina sociale imperante falsa e assassina che ci vuole docili carne da macello, spaventate e annichilite. Sta a noi non esserlo.

CHIUDERE IL 41 BIS, ABOLIRE L’ERGASTOLO OSTATIVO

SOLIDARIETA’ AD ALFREDO E A TUTTI I PRIGIONIERI RIVOLUZIONARI, LIBERI TUTTI E TUTTE

STATO ASSASSINO