Riceviamo e diffondiamo:

Ciao Alfredo,
spero che tu sia sereno, per quanto ciò sia compatibile con le condizioni di segregazione nelle quali abusivamente ti hanno relegato, oltraggiando l’intelletto prima ancora dello stato di diritto; voglio pensare che tu riesca a sorridere di fronte all’ignoranza e alla malvagità di questi ominicchi di potere che si rimbalzano una palla incandescente per non bruciarsi mani e carriere fittizie, senza arte e a quanto pare senza parte visti i continui rimbalzi; voglio sperare che ti sia fatto almeno qualche risata dal momento che ti hanno scritturato, per contratto ad oggi a tempo indeterminato e non retribuito, quale attore principale del teatrino fantascientifico made in italy, dandoti tra l’altro l’esclusiva di ricoprire diversi ruoli, a seconda delle esigenze del copione, del regista, della voce narrante, del pubblico; nell’immensità del tempo vuoto di cui disponi la tua mente non ha mai vacillato e voglio immaginarti con il tuo sorriso beffardo che sostituisce l’inutilità delle parole di fronte ai fatti.
Tu voli alto, e per quanto ti rincorrano non riescono a prenderti; ti hanno messo in una gabbia dove non ti sei accontentato di acqua e cibo nel miraggio della libertà futura, continuando a praticare la libertà nel tuo presente; questo tuo praticare l’anarchia ha destabilizzato la loro miseria mentale, non avendo né mezzi né capacità di poter comprendere la profondità del tuo mondo che non può essere rinchiuso da fatiscenti sbarre di metallo; avendo pensato, erroneamente, di averti sequestrato solo il corpo, hanno puntato più in alto per arrivare alla tua mente, perseverando nell’errore tipico di chi dichiara guerra senza aver studiato almeno un po’ il nemico e il suo territorio.
Ti hanno messo in una tomba per esibirti sulla carta quale preda domata senza bisogno di frusta (immagini e messaggi da dentro a fuori “rendono vana la finalità”…) con orgoglio nazionalpopolare, nel nome della democrazia vigente; solo a quel punto si sono resi conto che di te non avevano nulla, né corpo né mente.
E sono caduti.
Meschini, ignoranti, impreparati di fronte a tenacia e consapevolezza anarchica, non potevano che esibire la forza coadiuvata da tutto l’armamentario disponibile verso un prigioniero disarmato, mostrando appieno la viscerale vigliaccheria che arma i loro tristi ruoli; ti hanno giustiziato nell’esatto momento in cui hanno capito che non lasciavi loro nulla da esibire come trofeo; ti hanno giustiziato per il torto subìto quando hanno compreso di non aver scalfito minimamente le tue possibilità di scelta presenti e future; ti hanno giustiziato mediaticamente non avendo il coraggio di fare altro, atteggiamento tipico dell’avversario che vede allontanarsi la vittoria mentre era convinto di averla in pugno.
Lo stesso coraggio che manca nelle loro misere vite quotidiane; lo stesso coraggio che trovano solo se protetti da una scorta di servi; lo stesso coraggio che sventolano dietro alla bandiera dell’immunità o dell’impunità.
Dicono di aver paura della minaccia anarchica e vogliono trasmettere questa sensazione al mondo intero ben sapendo che “il mondo” non ha nulla da temere: ad ogni buon conto la loro paura rientra perfettamente nella norma.
Anche gli esseri umani e gli animali sotto ai bombardamenti hanno paura; anche i migranti in mare o nei CPR hanno paura; anche i barboni sotto un ponte hanno paura; anche i “malati di mente” hanno paura; anche gli sfruttati e i non abbienti hanno paura; anche i detenuti hanno paura; anche gli adulti di domani hanno paura; e anche i bambini spesso sono costretti a vivere nella paura, in un presente fatto di fame, di stenti e di abusi sulla via di un futuro peggiore.
Tutta questa immensa fetta di mondo ha paura, ma non degli anarchici.
I potenti responsabili della paura del mondo sbraitano di vivere nel terrore? Che si abituino, come pretendono venga fatto dal mondo intero.
Questi personaggi, insulti all’essere umano, hanno paura della tua pericolosità, Alfredo?
Oppure hanno paura dei propri passi falsi dei quali tu, disarmato, recluso e in condizioni di salute precarie, evidenzi l’ipocrisia agli occhi del mondo, ogni ora che passa? Orfani di cultura ti affibbiano intenti che rappresentano il loro mondo ridotto a ordini e accondiscendenza, definendoti altamente pericoloso perché perseveri nell’illustrare che è difficile ridurre all’obbedienza chi non ama comandare.
Con la lingua impegnata in un telefono senza fili e con l’aiuto di mazzette di contorno, si sottraggono alle loro stesse leggi per le quali pretendono dalla plebe rigorosa osservanza.
Sicari di Stato, con una mano firmano galere a vita quale rafforzativo della pena e con l’altra agitano la picca tricolore gridando alla tortura per le carceri fuori porta.
I tuoi aguzzini hanno paura dei mafiosi dopo averci stretto alleanze e aver ridotto a larve le vecchie guardie? O forse hanno paura che il mondo riconosca l’essere umano oltre il mafioso? I tuoi carcerieri hanno paura dei contatti esterni o non vogliono far trapelare l’illogicità degli abusi commessi all’interno?
La sedicente giustizia pone l’ostativo come recupero a mascherare la presa di possesso di un corpo che può essere liberato solo se in cambio ne offre un altro, pretendendo la vittoria esemplare con il messaggio all’esterno, in questo caso obbligatorio, “a non rendere vano l’intento”.
Lo Stato nella sua interezza ti ha giustiziato, Alfredo, ma non ti ha condannato a morte: non lo avresti mai permesso perché del tuo corpo decidi tu e la tua mente non è votata al suicidio né arresa alla loro volontà, ed è questo l’unico scacco matto che li terrorizza davvero; la scelta sarà sempre tua, mai loro, e come tale va rispettata, nel presente e nel futuro, in qualsiasi modo tu decida di evolverla.
Loro si prenderanno la responsabilità di averne precluse di differenti senza per questo riuscire a piegarti.