Eccome se ce lo ricorderemo! Sul 41 bis ad Alfredo Cospito: chi sono i responsabili (Foligno, 23 febbraio)
Riceviamo e diffondiamo:
In questi giorni è in corso una campagna mediatica di mistificazioni e menzogne intorno allo sciopero della fame che Alfredo Cospito sta portando avanti fino all’ultimo respiro contro l’ergastolo ostativo e il 41 bis. Ne abbiamo sentite di tutte. Il presidente del consiglio Giorgia Meloni, col suo solito vittimismo, è arrivata a sospettare complotti circa la coincidenza dell’inizio dello sciopero della fame in concomitanza col nascere del suo governo. In verità, poiché in 41 bis è vietata ogni comunicazione, sembra scontato ricordare che Alfredo ha comunicato l’inizio della sua lotta nella prima occasione a lui disponibile, durante un’udienza presso il tribunale di Sassari. Dichiarazioni che, del resto, nessuno ha potuto ancora leggere, dopo quasi quattro mesi. I media borghesi ci martellano tutti i giorni con le ultime parole dei condannati a morte nei regimi esotici loro nemici, per esempio in Iran, ma travisano completamente la realtà quando in Italia c’è un anarchico lasciato volutamente morire in carcere a cui viene negata persino l’ultima parola.
Un’altra menzogna che circola è quella su una fantomatica alleanza tra anarchici e mafia, dedotta da intercettazioni tra Alfredo e le uniche tre persone che gli è concesso vedere nel passeggio del carcere. Lo Stato, che ha deciso per la prima volta di rinchiudere un anarchico in 41 bis, ora strumentalizza il fatto che quell’anarchico rivolga la parola ai soli esseri umani che può incontrare. Gruppi di socialità che tra l’altro vengono decisi centralmente dal ministero a Roma! In verità, è con la creazione della DNAA (Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo) che lo Stato ha voluto costituire una macchina da guerra contro l’insorgenza rivoluzionaria, una macchina che avesse come armi gli strumenti eccezionali fino ad allora concessi solo all’antimafia. Assistiamo a un completo rovesciamento dei fatti: coloro che hanno accorpato nelle burocrazie dell’amministrazione giudiziaria e penitenziaria realtà completamente diverse tra loro, oggi gridano alla “saldatura”.
Allo stesso modo siamo sgomenti quando sentiamo ancora il presidente del consiglio Giorgia Meloni asserire che non farà nessuna trattativa con gli anarchici. E non solo perché lo sanno tutti in Italia che lo Stato le trattative le fa solo con la mafia. Affermazioni come queste denotano che chi sta al governo ha perso completamente il contatto con la realtà. Sono gli anarchici che, da che mondo è mondo, non hanno mai voluto trattare con le istituzioni. Anarchici che come è noto non hanno leader, non hanno ambasciatori, non riconoscono interlocutori. Quindi non hanno proprio nulla su cui trattare. La conflittualità degli anarchici non nasce dall’istigazione di un “leader” in carcere e non si modera in cambio della sopravvivenza di un compagno che i boia della repressione tengono in ostaggio. La nostra conflittualità nasce dal viscerale odio di classe alimentato ogni giorno, non da sofismi politici, ma dallo sfruttamento, dai ricatti, dalla miseria, dalle ingiustizie di questa società. Il 41 bis voleva essere un monito per gli anarchici, non lo è stato!
In questa montagna di falsificazioni c’è n’è una che ci riguarda da vicino. Il ministro Nordio, nel provvedimento di rigetto alla richiesta di revoca del 41 bis nei confronti di Alfredo, ha citato l’operazione Sibilla ricordando “che la Corte di Cassazione, con sentenza del 22 giugno 2022, ha annullato con rinvio 1’ordinanza del Tribunale di Perugia in funzione di giudice del riesame che non aveva riconosciuto la ricorrenza degli elementi costitutivi del reato previsto dall’art. 414 c.p. nei confronti di Alfredo Cospito”. Che Nordio stesse valutando la Cassazione di Sibilla come elemento a sfavore di Alfredo lo avevano d’altro canto anticipato alcuni giornali di regime pochi giorni prima (in particolare “la Nazione”, “il Giornale” e “l’Avvenire”).
Persino in quella che verrà ricordata come la sentenza di morte per Alfredo Cospito, il ministro Nordio confonde e omette fatti estremamente importanti. Ricordiamo che l’operazione Sibilla consistette in un raid del ROS dei carabinieri scattato alle prime ore dell’11 novembre 2021, ordinato dalla procura di Perugia e mirante alla chiusura del giornale anarchico “Vetriolo”, dei siti di controinformazione “Malacoda” e “Roundrobin”, nonché all’arresto di alcuni compagni e compagne anarchici, tra cui proprio Alfredo Cospito. All’esito di oltre 5 anni di indagini, svolte dalle procure di Milano e Perugia, l’operazione Sibilla mosse sin da subito i primi passi in maniera claudicante: degli 8 arresti in carcere chiesti in origine dalla pm perugina Manuela Comodi e dal suo superiore Raffaele Cantone, il GIP concesse quattro obblighi di dimora con obbligo di firma tre volte a settimana, gli arresti domiciliari per un compagno di Spoleto e un mandato di cattura in carcere per Alfredo Cospito. Dopo 5 settimane quel poco che rimaneva in piedi dell’inchiesta crollava rovinosamente e tutte le misure venivano annullate. Nel frattempo, però, con un gioco di prestigio tipico degli azzeccagarbugli di cui è composta la magistratura italiana, quelle carte venivano recuperate dal cestino dalla procura di Torino e dall’antimafia, sicché ripulite venivano utilizzate per chiedere ed ottenere il trasferimento di Alfredo Cospito in 41 bis.
Evidentemente, dunque, la moribonda inchiesta perugina doveva sopravvivere affinché rimanesse in piedi un debole sostegno al 41 bis nel quale annientare il nostro compagno. Così arriviamo alla sentenza della Cassazione citata da Nordio. Una sentenza singolare, che va oltre la stessa richiesta del procuratore generale (che si era espresso per la conferma della precedente sentenza di scarcerazione) e che evidentemente è figlia di particolari sollecitazioni. Di tutto questo Nordio non parla, per giustificare la morte di un prigioniero al ministro basta una fugace estrapolazione.
È stato proprio il procuratore della repubblica di Perugia, Raffaele Cantone, a ricordare, nel corso di un’audizione davanti alla “commissione giustizia” del senato lo scorso 31 gennaio, il ruolo giocato dalla sua inchiesta in questa vicenda. Proprio questo episodio sembra che provocherà un ulteriore strascico giudiziario. Scopriamo infatti dalla stampa locale di essere stati denunciati per aver pubblicato sul nostro canale telegram la notizia ANSA “Cantone, 41 bis Cospito nato da indagine Perugia” col commento “Ce lo ricorderemo”. Evidentemente alla procura di Perugia danno fastidio non solo le nostre idee, ma anche i nostri ricordi.
Ci dispiace per i magistrati perugini, ma la memoria degli anarchici, notoriamente, è prodigiosa. Per non dimenticare che ci sono delle responsabilità in questa vicenda anche nelle centrali repressive del nostro territorio, invitiamo tutti i solidali a un pomeriggio nel quale ritrovarsi in difesa dei nostri scritti, dei nostri spazi e in solidarietà con Alfredo Cospito alla vigilia della Cassazione chiamata all’ultima parola, se non sarà troppo tardi, sul provvedimento di 41 bis.
FOLIGNO – GIOVEDÌ 23 FEBBRAIO
GIARDINI DI VIA MONTE BIANCO (A FIANCO DEL CIRCOLO ANARCHICO “LA FAGLIA”)
DALLE ORE 16 ALLE ORE 18,30
● ESPOSIZIONE MOSTRA “LA CANTONATA” CON I TESTI CHE L’INCHIESTA SIBILLA VOLEVA FAR SPARIRE
● INTERVENTI E ASSEMBLEA A SOSTEGNO DELLA LOTTA DI ALFREDO COSPITO CONTRO IL 41 BIS E L’ERGASTOLO OSTATIVO
A SEGUIRE: APERITIVO BENEFIT A SOSTEGNO DEL QUINDICINALE ANARCHICO BEZMOTIVNY.
CIRCOLO ANARCHICO “LA FAGLIA”
– t.me/circoloanarchicolafaglia – circoloanarchicolafaglia@inventati.org
Qui la versione volantino