Di «no» in «no», germoglieranno anche i nostri «sì», inediti e antichi, materiali e spirituali. Contributo di Massimo per il corteo NO TAV del 17 dicembre a Trento

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Mando un caro saluto a tutte e a tutti.

Nel ringraziarvi per aver organizzato la manifestazione di oggi e per tutto l’impegno di contro-informazione, d’iniziativa e di creazione di rapporti solidali profuso in questi due anni, colgo l’occasione per farvi arrivare qualche mio pensiero. Sperando di riprendere quanto prima il mio posto nelle lotte.

Dall’ultima volta in cui ci siamo visti è semplicemente cambiato il mondo. Ho iniziato questi domiciliari che era cominciata da poco la misura del coprifuoco serale con il pretesto dell’Emergenza Covid-19. Di lì a un paio di mesi ci siamo trovati con un generale della NATO nominato Commissario straordinario per l’Emergenza. Per poi arrivare all’obbligo, imposto a milioni di persone, di inocularsi dei prodotti biotecnologici e infine a un lasciapassare da esibire anche solo per salire sugli autobus o andare alla posta. Cambiati leggermente il copione e gli «esperti» televisivi, e sostituiti i temibili «no vax» con i perfidi «filo-putiniani», la «guerra al virus» ha ceduto il posto alla «guerra alla Russia» – e le metafore belliche sono diventate operazioni militari vere e proprie.

Sotto questa gragnuola di colpi, è ben normale che la capacità di analisi, la voglia di confrontarsi e le stesse relazioni sociali siano state lacerate e compromesse, provocando delle ferite profonde. Credo che solo grazie alle lotte – con l’inedito che queste creano e con gli spazi di ascolto reale e paziente che sanno aprire – se ne possa uscire.

In nome della «salute pubblica», ci hanno chiusi in casa, ci hanno controllati e divisi, ci hanno terrorizzato e ricattato: dopo tutto questo, i finanziamenti per la Sanità previsti per il 2023 sono inferiori a quelli del 2019! La possibilità di essere curati a domicilio senza intasare i Pronto Soccorso è ancora più rara; i fondi del PNRR per il sistema sanitario sono consacrati quasi tutti alla telematica, alle bio- e nano-tecnologie, alle terapie digitali, a discapito di quel che resta della medicina territoriale e di prevenzione. Intanto, per restare al Trentino, come se il crollo della Marmolada fosse stata solo un’occasione per passerelle politiche, non si fa nulla per il riassesto idrogeologico del territorio. Anzi, si insiste nei progetti di innevamento artificiale o di nuovi inceneritori. E si prevede addirittura di scavare sui terreni tossici dell’ex Sloi e della Carbonchimica per far largo ai cantieri del TAV.

Questi tagli alla Sanità e questi progetti devastanti per la salute andrebbero vissuti come degli affronti veri e propri. Un urlo incontenibile dovrebbe travolgere gli inquinatori seriali delle nostre vite e del Pianeta: non venite mai più più a parlarci di «salute collettiva»! Non azzardatevi nemmeno a pensare di realizzare ancora le vostre inutili e rovinose Grandi Opere!

È come se questa organizzazione sociale – sempre più in guerra con la natura e sempre più smisurata nella propria potenza tecno-industriale – ci presentasse in blocco quello che prima ci somministrava in maniera più diluita e selettiva: caro-viveri e miseria, disumanizzazione e privatizzazione, conflitti bellici e razionamenti, siccità e alluvioni, iper-connessione digitale e deserto relazionale, arruolamento mediatico e repressione di ogni dissenso. Difficile non essere sopraffatti dal senso di impotenza, stante l’incapacità di rispondere su tutta la linea. Certo, possiamo dirci e ripeterci che tutte le ingiustizie sono collegate tra loro, ma le singole battaglie sono per il momento settorializzate. Sappiamo per esperienza che «avere ragione» non basta. Ma proprio la lotta contro il TAV – lo abbiamo visto in Valsusa nei momenti più alti, lo abbiamo vissuto a Marco durante il blocco della trivella – è riuscita a spezzare l’isolamento delle proteste e delle vite, trasformando una nocività particolare nell’equivalente generale di tutte le nocività, e l’attività concreta per bloccarla nell’equivalente generale di tutte le liberazioni.

Forse sta proprio lì il segreto. Vuoi fermare l’economia di guerra? Non riesci a pagare l’affitto o le bollette? Pensi che la lotta contro il «green pass» non sia affatto conclusa e quella contro il 5G sia ancora tutta da combattere? Hai paura che tuo figlio o tua figlia diventino delle appendici di un algoritmo? Vieni al presidio-blocco-spazio di vita NO TAV! È vero, non abbiamo la più pallida idea di come fare la rivoluzione: intanto, però, possiamo rovesciare contro un simbolo ben concreto tutte le ingiustizie che abbiamo subìto! Di «no» in «no», germoglieranno anche i nostri «sì», inediti e antichi, materiali e spirituali.

Checché ne dicano i «realisti», abbiamo bisogno di utopia come abbiamo bisogno di aria e di acqua – tra un po’ l’umanità dovrà scegliere se vuole bere oppure essere «connessa»! Abbiamo bisogno di definire socialmente quali sono le attività umane utili, giuste, sensate – per raggiungere quel «traguardo» ben poco hi tech che consiste nell’andare a dormire soddisfatti di quello che abbiamo fatto durante le nostre giornate (oggi ho coltivato un terreno, oggi ho impastato e cotto il pane, oggi ho liberato un corso d’acqua dai detriti, oggi…). Abbiamo bisogno di diventare individui autonomi dentro comunità solidali e consapevoli.

Vi lascio con un arrivederci e con queste parole, che da tempo mi dànno forza e mi tengono compagnia: «Il problema non si poteva risolvere scientificamente e non è stato risolto scientificamente: è stato risolto dallo spirito. Lo spirito è qualcosa di molto diverso dalla scienza. Si ha spirito quando il sapere, il sentire, il volere si fondono in un’unità e agiscono. Così è accaduto. […] Ciascuno è chiamato a sopprimere il partito che ha dentro di sé, ciascuno è chiamato con modestia a brindare alla rivoluzione dicendo: “Sì, non l’avevo immaginato, sì, qualcosa di nuovo mi ha coinvolto, ma non partendo dall’esterno; è qualcosa di nascosto e di sepolto in me che adesso deve venir fuori, qualcosa di cui intendo prendermi cura, che voglio elaborare”. […] E colui che lo dice non ha bisogno di aggiungere: “Mi pento”, non ha neppure bisogno di affermare: “Mi sono sbagliato”: basta solo che dica: “Sì, vengo con voi, sì, questa è anche la mia via”» (Gustav Landauer).

Rovereto, 15 dicembre 2022

Massimo