Come in una caricatura di Grosz

Per rappresentare le figure politiche, affaristiche e tecnocratiche che giocano con i destini del mondo servirebbero, ben più delle parole, caricature simili a quelle con cui George Grosz ha immortalato la borghesia tedesca tra la Prima Guerra Mondiale e l’avvento del nazismo. Se quella borghesia si è poi vendicata mettendo la «nuova oggettività» pittorica tra l’«arte degenere» da bandire, oggi la classe dominante bolla come nemico dei valori – o come quinta colonna del Nemico – proprio chi sbugiarda il loro ripugnante arruolamento, cioè la loro caricatura assassina.

Cosa dire delle dichiarazioni della signora Meloni o dei tweet dei signori Letta, Calenda e Riotta dopo il missile caduto in Polonia? Richiamando l’acuta definizione che Karl Kraus diede del nazismo – «la frase fatta in azione» –, possiamo dire che la traduzione in atti delle loro parole avrebbe già coinciso con l’inizio della Terza Guerra Mondiale, primo passo verso un potenziale ammutolimento definitivo. Prima del silenzio radioattivo, tre tweet – pubblicati tra le 20,40 e le 20,52 di martedì 15 novembre 2022 – con bandierine e “cancelletti”. Forse nemmeno Grosz sarebbe riuscito a dare la faccia giusta a simili bellicisti in sedicesimo, il cui tratto più ignobile non consiste nel loro potere reale – assai misero –, bensì nelle loro intenzioni, illimitate e meschine, effimere e incancellabili. Probabilmente tali figure si sarebbero confuse con i volti intercambiabili e i moti meccanici di Metropolis, il grande dipinto a cui l’artista berlinese lavorò tra il 1916 e il 1917. Quello è lo sfondo storico-sociale da cui emergono le facce disumane della classe dominante; da quell’incubo di acciaio e cemento, illuminazione elettrica e muti dolori privati, esce la «turbina alimentata col sangue» della guerra. Come ha scritto il protonazista Ernst Jünger ne La mobilitazione totale (1930), per passare da Metropolis a Guernica basta, in fondo, una mossa: «un atto per mezzo del quale la corrente della vita moderna, con tutta la vasta rete delle sue ramificazioni, grazie a un’unica mossa sul quadrante dei comandi viene convogliata nella grande corrente dell’energia bellica». Il missile caduto in Polonia – che ha fatto passare due ignari contadini dal lavoro nei campi alla morte: potenza ubiquitaria della tecnica – è stato alla svelta definito «ucraino» perché gli Stati Uniti avevano già deciso di non allargare il conflitto, bastandogli l’attuale e indiretto quadrante operativo. Se la decisione a monte fosse stata diversa – nel dubbio, i nostri servi sono corsi subito a denunciare sia gli appelli alla pace sia la colonna interna dei disfattisti, o a precisare che in ogni caso la colpa era del Cremlino – quel missile sarebbe stato «russo», come ha continuato a ripetere l’altra figura grosziana di questa storia: Zelensky. «Per alcune ore, siamo stati sull’orlo della Terza Guerra Mondiale», hanno annunciato i vari quotidiani il giorno dopo. Così, come se fosse una notizia tra le tante. Eppure, è proprio lì che continua a dimenarsi frenetico il popolo di Metropoli, alimentando con il proprio respiro il fuoco dei ricchi, rinnovando con la propria alienazione quel «quadrante dei comandi» da cui può partire ogni mossa, alla velocità di un tweet. Per cogliere fino in fondo quell’orlo, è necessario smascherare sia come viene selezionata l’umanità in entrata sia quale vita conduce quella integrata. Le maschere grosziane del governo hanno affermato oscene che il materiale umano straniero va selezionato direttamente sulle navi; le maschere grosziane dell’opposizione hanno fatto finta d’indignarsi per quel linguaggio da kapò, sapendo fin troppo bene che l’intero sistema dei campi di detenzione, del filo spinato, dei confini pattugliati e delle leggi razziali – da esse stesse votate con solerzia – è di per sé una gigantesca macchina di selezione per produrre forza lavoro docile e schiava. Quanto ai pretesi cittadini, che si credono proprietari di alcunché d’invidiabile, sono considerati dai loro amministratori poco più che un grumo di attività neuronali e di geni, di intenzioni psichiche e di cellule. Mentre i potenti della Terra decidevano se e di quanto allargare i confini del laboratorio Ucraina, infatti, è uscito nel quasi generale silenzio un nuovo studio (questo: https://www.hilarispublisher.com/open-access/potential-mechanisms-for-human-genome-integration-of-genetic-code-from-sarscov2-mrna-vaccination-implications-for-diseas.pdf) secondo il quale il «vaccino» a m-RNA è in grado di modificare il genoma umano (e non si tratta del primo studio che lo afferma). Anche questa, una notiziola: in fondo, si tratta soltanto della sperimentazione biotecnologica più vasta della storia.

Dentro Metropoli – il regno dell’esperienza polverizzata – «in linea di principio, per quanto riguarda i modi di attività, non esiste più alcuna differenza tra la perforazione di una lamiera e la distruzione di una città situata in un altro continente» (Günther Anders). Senza sabotare la turbina del capitale, possiamo solo sperare che non venga di nuovo «alimentata col sangue».