Luci da dietro la scena [XI] “Malencontre”, o la sventura dello Stato

Qui il pdf: Luci XI

 

Malencontre

È un termine del francese antico che significa «cattivo incontro» ed è un concetto che dobbiamo a La Boétie. Il termine compare una sola volta nel Discorso sulla servitù volontaria per designare il momento – o, piuttosto, l’accidente – nel quale il popolo «rifiuta la sua indipendenza, mette il collo sotto il giogo»; designa, insomma, il momento dello snaturamento dell’uomo – unico essere «nato propriamente per vivere libero» – da essere-per-la-libertà a essere assoggettato. Si tratta a tutti gli effetti di un avvenimento accidentale poiché, contrariamente alla lenitiva interpretazione tradizionale, si verifica all’improvviso. Il concetto di La Boétie è stato poi ripreso da Clastres e arricchito dei contributi della nuova antropologia politica. Clastres vi assegna una tale importanza da riprenderlo nel suo scritto «Libertà, malencontre, innominabile», che accompagna l’edizione del Discorso sulla servitù volontaria del 1976. In che modo, per quale malencontre, l’uomo ha perduto la propria libertà ed è diventato un essere innominabile? Così Clastres arricchisce il concetto: la società in cui il popolo vuole servire il tiranno non è sempre esistita. È storica. Dev’essere accaduto qualcosa perché gli uomini, dalla loro condizione di libertà, cadessero in uno stato di servitù. Questo qualcosa, in Clastres, assume precisamente il nome di malencontre, tragico accidente che ha portato la società senza Stato – contro lo Stato – a trasformarsi improvvisamente in società dello Stato. In breve, il malencontre nel pensiero di Clastres designa precisamente la nascita dello Stato. Clastres qualifica questo accidente come inconcepibile, incomprensibile, enigmatico: e del resto, come potremmo mai concepirlo, noi che veniamo dopo il malencontre, come potremmo comprenderlo e svelare l’enigma di un avvenimento che non rispondeva ad alcuna necessità? Come darsi ragione di un brusco passaggio da una società di libertà, indivisa, a una società divisa e di servitù volontaria? Tutt’al più, l’enologo può rendere conto di tutti i meccanismi rivolti contro lo Stato – del modo in cui la società si organizzava e operava per prevenire l’insorgere di un potere politico separato – e analizzare come questi meccanismi si siano improvvisamente spezzati. Per concepire il malencontre, infatti, non basta avanzare delle ipotesi riguardo al blocco dei dispositivi contro lo Stato, bisogna anche poter concepire l’atto di nascita dello Stato, lo scarto brutale che «fa precipitare il prima della libertà nel dopo della sottomissione». […] Dobbiamo insomma riconoscere che la nascita dello Stato – il malencontre – resterà sempre circondata e afflitta da un’opacità irriducibile.

Buoni incontri

Dalla contrapposizione tra il paradigma dell’ordine e quello del legame nascono due concezioni del potere opposte. Nel caso dell’ordine, si tratta di un potere sugli uomini, identificabile in quanto tale con il dominio: il capo o il gruppo dominante esercitano un potere sui soggetti dominati. Nel caso del legame, il quadro è ben diverso: qui, infatti, si manifesta un nuovo modello di potere che non può essere confuso con il dominio. È una distinzione essenziale. Perché si tratta di un potere tra gli uominiinter homines esse – e di un potere con gli uomini. Un potere che potremmo chiamare, con Spinoza, «potenza di agire». Spinoza, secondo il quale l’uomo è un dio per l’uomo, e non un lupo, non parla forse di «buoni incontri» – manifestazione del legame – come eventi che accrescono la potenza di agire? Che cos’è un buon incontro, in antitesi al malencontre, se non il fortunato caso in cui tra gli uomini si forma un nuovo legame, un nuovo tessuto relazionale tale da accrescere subito la potenza collettiva di agire, la potenza di agire di concerto?

Miguel Abensour, La comunità politica. Desiderio di libertà, desiderio di utopia. Conversazioni con Michel Enaudeau, Jaca Book, Milano, 2017