La Fiera delle finte soluzioni e dei disastri reali
Riceviamo e diffondiamo:
La Fiera delle finte soluzioni e dei disastri reali
Nell’epoca della digitalizzazione, della repressione tentacolare in ogni ambito delle nostre vite, dex compagnx in 41-bis, delle cangianti emergenze con cui Stato e Capitale tengono impegnati i pensieri dei “cittadini per bene”, a Roma questo weekend si (auto)celebra la “MAKER FAIRE ROME 2022”. Una fiera in cui gli innovatori della mega-macchina statale e della devastazione ambientale ed ecologica si ritroveranno per darsi pacche sulle spalle e mostrare i loro ultimi giocattoli devastatori a un pubblico con occhi e bocca spalancati e pensieri imbrigliati. La MAKER FAIRE ROME è infatti una fiera tutta improntata al progresso, all’interconnessione e alla tecnologia, finanziata dal Ministero degli Affari Esteri, dalla Commissione Europea, dall’Ambasciata degli USA e da quella di Israele, sciorinata di attori internazionali della guerra che già da sola dovrebbe smantellare ogni rimanente idea di neutralità delle tecnologie che vengono messe in mostra alla mostra: i finanziatori delle guerre finanziano anche la tecnologia che diventa oggetto e arma principale di tali guerre, esterne o interne che siano. Tanto per essere coerenti con sé stessi, inoltre, il partner principale della fiera romana è ENI, il gigante italiano del settore estrattivo, che in tale spazio presenterà la suo nuova idea di morte, o di energia, come la chiamano loro: la “fusione a confinamento magnetico”, marketizzata come l’ultima grande soluzione alla finitezza delle risorse petrolchimiche. Senza entrare qui nei meriti tecnici di questa tecnologia, che viene studiata e sviluppata da anni, questa “nuova” fonte energetica è un tipo di nucleare “al contrario”, dove anziché scindere un atomo se ne fondono due insieme; a chi volesse lasciamo il compito di studiarne i vari problemi, sia fisici (la finitezza delle materie che si dovrebbero fondere insieme, o il bisogno di super magneti, tanto per citarne un paio), sia sociali (dove mettiamo un reattore che potrebbe tranquillamente esploderci in faccia, tanto per citarne un altro), per chi scrive il problema non è tanto quanto questa fonte energetica sarebbe meglio o peggio del carbone, del nucleare “tradizionale” o delle pale eoliche, quanto il fatto che questo è l’ennesimo tentativo di sviare la conversazione energetica e ambientale, in cui anziché smantellare le già esistenti centrali, si cercano modi sempre più innovativi di distruggere, devastare e uccidere, il tutto in una corsa a una produzione energetica scellerata, sempre maggiore, verso un baratro che viene chiamato progresso. Da ormai un paio di centinaia d’anni il mito del progresso viene inculcato nelle nostre menti, presentato come unica soluzione ai problemi attuali, e da altrettanto tempo avremmo dovuto accorgerci che questo mito è uno dei grandi bracci armati del potere, che le sue finte soluzioni servono solo a mascherare i problemi che crea, che ci toglie ogni giorno un pezzettino di autodeterminazione, di indipendenza e di libertà, rendendoci suoi schiavi molto più che non suoi creatori.
Ritornando alla fiera della devastazione che si autodescrive come «luogo in cui i protagonisti dell’innovazione europea si incontrano, si confrontano, scoprono le novità e fanno affari», premendo l’acceleratore nella corsa alla distruzione ecologica, aggiungerei, ENI sta quindi presentando un nucleare dal volto imbellettato di greenwashing, approfittando dello sdoganamento della conversazione sul nucleare dovuta alla tanto paventata “crisi energetica”. Ma lo strato di trucco è sottile, e appena si scava un attimo si ritrova la vera natura del gigante, infatti la stessa ENI che si maschera da azienda innovatrice nel campo delle “energie green” sta facendo valere il proprio peso nel processo Bialystock, dove alcunx compagnx sono accusatx di aver bruciato alcune macchine Enjoy – il car sharing di ENI –, cercando di far passare questo gesto come un attentato terroristico (giochino che ormai la macchina repressiva usa per qualsiasi cosa), tanto per citare un esempio noto ed attuale. In quest’ottica del potere capitalistico e statale, in cui l’energia è così importante e inizia a spostarsi dal petrolio a nuovi metodi per produrne sempre più, la MAKER FAIRE ROME acquisisce una forma ben precisa e altrettanto inquietante, come un ritrovo di avvoltoi che guardano un animale morente aspettandone la fine – senza niente togliere agli animali avvoltoi, di sicuro molto meglio della cerchia di animali umani infami e sfruttatori che prendono parte all’evento romano. I creatori di questo evento, e in generale di tutte queste fiere, sfruttano infatti tecnologie e progresso per vestirsi di un abito verde mentre indisturbati devastano e saccheggiano sempre più, aiutando nel mentre la repressione a imprigionare chi alza la propria voce contro i loro soprusi, e mentre ci mostrano il volto del greenwashing tecnologico e innovatore del Potere, ci spingono verso il sopraccitato baratro, cercando sempre nuove catene con cui imprigionarci sempre più strettamente, chiamandole progresso e facendoci credere nella sua ineluttabilità.
Sarebbe bello rovinargli un po’ la festa autocelebrativa, dimostrando che non ci interessa di che maschera si adornano questi devastatori assassini, il lezzo di morte che li accompagna è sempre lo stesso e ci permette di riconoscerli sotto qualsiasi travestimento decidano di indossare.