Resoconto dell’iniziativa alla DNAA (Roma, 30 settembre)

Venerdì 30 settembre si è svolta l’annunciata mobilitazione nei pressi della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (DNAA) a Roma. Eravamo in piazza, e ci torneremo, per gridare la nostra opposizione alla svolta repressiva in essere, che colpisce con particolare violenza il movimento anarchico. Un avvitamento esplicitatosi negli ultimi mesi con la pesante condanna a 28 anni per Juan Sorroche, accusato dell’attacco alla sede della Lega di Villorba (Treviso, 2018), con la riqualificazione in “strage politica” dell’accusa nei confronti dei compagni Alfredo Cospito e Anna Beniamino per l’attacco esplosivo contro la caserma dei carabinieri di Fossano (Cuneo, 2006), con lo stillicidio di operazioni repressive, sorveglianze speciali e altre misure di polizia, nonché coi sequestri di libri e giornali anarchici, e le chiusure di siti internet di controinformazione.
In particolare, la DNAA è responsabile diretta del trasferimento dell’anarchico Alfredo Cospito in 41 bis. Un regime di isolamento pressoché totale, ideato con lo scopo dichiarato dell’annientamento del prigioniero al fine di indurlo alla collaborazione. Una decisione inedita per quanto riguarda i prigionieri anarchici, che segna un punto di svolta nella guerra fra lo Stato e l’anarchismo, ma che viene già utilizzata da anni nei confronti di alcuni prigionieri delle BR-PCC. La DNAA, più in generale, svolge un ruolo di coordinamento e di indirizzo strategico per la controrivoluzione in Italia.

I numerosi interventi si sono concentrati nel denunciare la natura massimamente vessatoria del 41 bis, nel mostrare il vero volto dell’antimafia, svelando come dietro la facciata di istituzione popolare dedita alla lotta nei confronti della criminalità organizzata si nasconda in realtà un’istituzione emergenziale con poteri eccezionali volti alla repressione del nemico interno, ricollegando la condizione particolare di Alfredo e l’attacco contro l’anarchismo rivoluzionario all’interno di un clima repressivo più ampio. Alcuni interventi hanno sottolineato come questa svolta autoritaria avvenga in un momento di profonda crisi del capitalismo internazionale e nazionale, dopo due anni di pandemia e all’interno delle politiche di guerra che dominano l’agenda dei governi. Di fronte alle difficoltà del capitale, lo Stato risponde con una guerra sociale preventiva nei confronti dei suoi nemici storici. Il clima di mobilitazione militare, d’altro canto, costituisce il contesto migliore per la liquidazione di quelle soggettività che non sono disponibili a mediazioni col potere.

Dopo circa due ore di presidio ci si è messi in marcia per le vie del centro scandendo cori, e dopo un breve momento di tensione con la polizia il corteo è proseguito verso Campo de’ Fiori. Attraversando il mercato con slogan e volantini, un nuovo breve giro di interventi ha comunicato a chi era presente in piazza le ragioni della nostra rabbia. La manifestazione si è poi sciolta.

La nostra mobilitazione invece è solo agli inizi.