Un boia in parlamento – A proposito della candidatura di Federico Cafiero de Raho alle elezioni del 25 settembre

Riceviamo e diffondiamo:

Se pensavamo che la campagna elettoral-balneare avesse dato il peggio di sé, abbiamo dovuto ricrederci. La logica dell’emergenza che diventa istituto, il viscido italico carrierismo, la ricerca del solito tecnico o dell’esponente della società civile in grado di risollevare una politica in declino, l’eterno connubio fra magistratura e politica, ci hanno regalato un’altra perla.
È di questi giorni la notizia della candidatura, inaspettata quanto disgustosa, di Federico Cafiero de Raho con il Movimento 5 stelle alla Camera dei deputati, in occasione delle elezioni politiche che si svolgeranno il prossimo 25 settembre; l’insigne magistrato sarà candidato nel collegio Emilia 3 (comprendente le zone di Bologna e Imola) e in Calabria.
Se non lo conoscete, fermatevi un minuto.
Dal novembre 2017 al febbraio di quest’anno, Cafiero de Raho è stato procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, il ruolo del massimo dirigente della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Sebbene i media nel loro servilismo lo elogino come un eroe della lotta contro la camorra, sarebbe opportuno invece ricordare come la sua direzione si sia caratterizzata per una spiccata propensione alla repressione anti-anarchica. È il quinquennio nel quale si sono susseguite le operazioni Scintilla, Renata, Prometeo, Lince, Ritrovo, Bialystok, Sibilla (e forse ne stiamo pure scordando qualcuna). A prescindere dagli esiti giudiziari di queste operazioni repressive, va sottolineata la continuità ideologica nella gestione della DNAA di Cafiero de Raho con quella appena iniziata del suo successore, Melillo. Quella che nelle sue stesse parole chiamava ad un avvicinamento delle condizioni detentive degli anarchici prigionieri con il 41 bis. Quella che infine si è concretizzata nel maggio di quest’anno con il trasferimento del nostro compagno Alfredo Cospito nel carcere di Bancali, in Sardegna.
Cafiero de Raho, insieme al ministro Marta Cartabia e al pubblico ministero Roberto Sparagna, è fra i principali responsabili della decisione di recludere Alfredo in questo infame regime di annientamento. È stato Cafiero de Raho ad accostare il movimento anarchico alle cosche mafiose. Lo ha fatto durante la conferenza stampa che si è tenuta a seguito dell’operazione Renata nel febbraio 2019. Lo ha ribadito durante la sua audizione presso la commissione antimafia nel luglio 2020, commentando le rivolte nelle carceri del marzo di quell’anno e le tensioni sociali nel paese. Durante la sua reggenza c’è stato l’esperimento dell’apertura di una sezione del carcere dell’Aquila in una condizione di 41 bis de facto per delle prigioniere anarchiche. Soprattutto, Cafiero de Raho era il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo nei mesi in cui veniva sostanzialmente elaborata l’istruttoria che porterà Alfredo Cospito internato nel lager di Bancali.
Ci si lamenta spesso del fatto che questo mondo ci sottragga poco a poco qualunque possibilità di intervento sul quotidiano, che il moloch al quale ci opponiamo sia troppo potente e onnipresente per poter essere veramente incisivi. Forse tocca rovesciare momentaneamente la prospettiva. Forse basta pensare a un seggio, a un candidato, a una persona in carne ed ossa che vorrebbe essere il prossimo feudatario del nostro territorio; forse, ogni tanto, le opportunità sono più prossime di quello che pensiamo; forse tra il dire e il fare, tra la pace e la guerra, tra la pacificazione e l’incendio delle passioni, il passo è breve quanto una scheda elettorale.

Anarchici

21 agosto 2022

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Qui alcune considerazioni su De Raho uscite un paio di anni fa su questo stesso sito: https://ilrovescio.info/2020/07/15/piu-che-unantifona-un-programma/ 

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