Una lettera da Badu e Carros

Lettera dal carcere di Badu e Carros (Nuoro)

Ciao a tutti e a tutte. Vi scrivo oggi per la prima volta, perché è da un anno circa che un compagno mi passa le vostre riviste. Mi hanno colpito, e ho deciso anch’io di scrivere ciò che accade in questo lager dello Stato, chiamato Badu e Carros. Dal 2012 mi trovo in carcere, allora avevo 21 anni, ad oggi ne ho compiuti 31, e quello che ho visto in questo decennio, la brutalità, l’impunità, lo schifo, hanno segnato per sempre il mio animo in modo indelebile. Ciò ha portato in me un crescendo di rabbia e odio verso questo inutile Stato, che ci reputa suoi figli solo quando ci deve punire, e contro coloro che, abusando e nascondendosi sotto quella vergognosa divisa, umiliano, opprimono e torturano noi, le nostre personalità, i nostri diritti, la nostra dignità. Lo scopo di questi esseri e di posti come questi è quello di avere un detenuto che si riconosca colpevole che si adatti alla condanna, agli stupidi privi di senso regolamenti interni, alle angherie, fino a creare (a chi si rassegna e abbassa la testa) zombie, scatole vuote con forma umana privi di personalità, che scodinzolano a ogni graduato che incontrano. Cosicché il carcere e chi opera al suo interno possano affermare “abbiamo rieducato il detenuto”. Io a tutto ciò mi sono ribellato, ho deciso di non riconoscermi in questo assurdo sistema… ho deciso di lottare. Ciò mi ha portato a subire intimidazioni, angherie e giorni nell’isolamento, senza acqua calda e a volte neanche l’acqua fredda, denunce e tutto ciò che lo stato e i suoi servi attuano in casi di ribellione. Ad oggi mi mancano sei mesi, ho quasi finito la pena e a tutti i miei compagni e amici non smetterò mai di dire che insieme possiamo battere e abbattere il carcere!! Come tutti i luoghi di Stato in cui i suoi aguzzini possono fare quello che vogliono, anche qui a Nuoro le brutalità e le umiliazioni sono all’ordine del giorno e sono la regola di questo inutile sistema. Sono stati massacrati a suon di manganello calci pugni due detenuti uno albanese, e uno di nazionalità zingara. Senza contare due tunisini e un ragazzo sardo, a cui dopo le botte hanno iniettato la famosa “puntura” rendendolo zombie per svariati mesi. Perquisizioni umiliazioni come fare eseguire le flessioni nudo quella senza nessun motivo a parte quello di “sicurezza”. I colloqui te li fanno usufruire per un tempo da loro determinato, si inventano regole assurde, a seconda della guardia, per non darti il pacco colloquio. Se apri bocca rapporto isolamento! La rieducativa è in completa simbiosi con questo sistema. Le educatrici sembrano addestrate ad Auschwitz, perpetrano continui soprusi negando di chiudere le sintesi godendo nell’abusare del loro poco potere morale. Si esce a fine pena!! L’area sanitaria, copre tutto in caso di pestaggi da parte delle guardie, e come medici… meglio lasciar stare… ci siamo capiti.

Ti danno Tachipirina per tutto!! Tutto questo avviene con il tacito consenso della stragrande maggioranza della popolazione detenuta che per un lavoro di 100,00 € e un permesso premio sono succubi, complici e in simbiosi con questo assurdo lager di Stato chiamato Badu e Carros. Voglio precisare che tutti questi trattamenti sono riservati a chi tra di noi alza la testa e guarda in faccia e sfida i suoi aguzzini, a chi come me acquisisce la consapevolezza di cosa è la ribellione in una società che accetta solo schiavi e padroni e schiaccia chi non si adegua a questa regola; e insieme, la consapevolezza di ciò che è la repressione che colpisce l’individuo finché è solo e da solo risponde alle ingiustizie che subisce, ma non può nulla nel momento in cui gli oppressi si organizzano per ribellarsi all’oppressione.

12 marzo 2022