Lettera di Iannis Michalaidis in sciopero della fame

Riceviamo e diffondiamo questa lettera del compagno greco, giunto al cinquantesimo giorno di sciopero della fame. Libertà per Iannis!

Lo scorpione è un insetto che si differenzia poco dai suoi antenati  ancestrali, è tra i primi animali a camminare sulla terraferma centinaia di milioni di anni fa. È stato osservato che gli individui di questa specie, quando sono intrappolati tra le fiamme senza una via di fuga visibile, fanno una cosa straordinaria: rivolgono il loro pungiglione su se stessi e si suicidano! Un comportamento che non offre alcun vantaggio evolutivo, poiché nella remota possibilità che il fuoco si spenga, gli animali sopravvissuti potrebbero continuare a riprodursi. Un comportamento che contraddice la teoria secondo cui gli insetti sono come robot biologici, perché mostrano comportamenti standardizzati.

Il modo più semplice per spiegare questo comportamento è che l’evoluzione della vita non costruisce dei  robot, ma crea sistemi neurali funzionali all’elaborazione delle informazioni ed al processo decisionale. I ripetuti modelli di comportamento  emergono dalla complessa funzione dei circuiti neurali auto-organizzati, che nella maggior parte dei casi favoriscono il massimo potenziale riproduttivo. Quindi, questi minuscoli sistemi nervosi con diverse classi di sincronicità neurale più piccole rispetto al nostro cervello producono un comportamento che tradisce elementi del loro funzionamento interno:

1) Questi animali provano dolore, intendendo il dolore come uno stimolo che l’animale cerca di eliminare.

2) Questi animali sperimentano la paura, ovvero la paura come proiezione mentale interna di una situazione futura.

3) Sono coscienti di possedere uno strumento micidiale con cui uccidono le loro prede e si difendono dai predatori: il pungiglione.

4) Associano la sensazione di dolore al proprio corpo mentre si puntano il pungiglione addosso.

5) La correlazione del dolore con la consapevolezza del sé, poiché il dolore – che è una forma di stato mentale, mentre la coscienza è il pensiero sopra il pensiero – costituisce un prototipo di una forma primitiva di coscienza. Quindi il dolore è cosciente, in un certo senso.

Poiché la maggior parte della nostra società antropocentrica attribuisce le suddette caratteristiche mentali esclusivamente agli esseri umani, probabilmente sarò accusato di antropomorfismo (mi direte poi di tutte le cose di cui siete stati accusati, cosa vi ha dato fastidio?). Tuttavia, non attribuisco agli scorpioni caratteristiche non deducibili dal loro comportamento, come il pensiero razionale. È incoraggiante che le più recenti ricerche neuroscientifiche suggeriscano che l’architettura dei circuiti neurali associati alla funzione della coscienza negli esseri umani e in altri mammiferi sia rilevabile anche nel cervello degli insetti.

In che modo quanto detto sopra si riferisce alla situazione attuale? Qualche centinaio di milioni di anni dopo la comparsa degli scorpioni, sulla terra camminava un essere che costruiva strutture e recinzioni permanenti per gli altri esseri viventi, compresi i suoi stessi simili: gabbie e guardiani.

Molti animali intelligenti in cattività smettono di mangiare e vengono spinti alla morte (ad esempio, dei delfini catturati, pochi sopravvivono). Innumerevoli persone in cattività (da così tanto tempo che gli inizi sono stati cancellati) hanno fatto scioperi della fame nelle prigioni per ottenere la libertà o la dignità. È l’equivalente dell’egocentrismo di esseri sufficientemente intelligenti da cercare una via d’uscita in un vicolo cieco.

Ecco perché oggi lo sciopero della fame è un potente  mezzo di lotta  riconosciuto a livello internazionale, soprattutto per i prigionieri.

Nella situazione  greca  (dove persino la giunta dei colonnelli ha fatto marcia indietro sugli scioperi della fame) i giudici e i procuratori moderni governano da una prospettiva diversa. La maggioranza ha posizioni ultra-conservatrici e, oltre ad aver inflitto pene indicibili a decine di migliaia di prigionieri privati della loro libertà, lavorano per l’industria della tortura trincerata dietro ovvie bugie come il correzionalismo.
Come i lavoratori di un mattatoio o come i piloti di caccia che bombardano le città del nemico, sono morti dentro, hanno ucciso ogni traccia di empatia e possono  mangiare il loro pranzo convincendosi che stanno facendo qualcosa di utile. Ecco perché vedono nello sciopero della fame un mezzo per sfidare la loro onnipotenza e mostrare tolleranza zero.

Come interpretare, altrimenti, ciò che scrivono i giudici e i procuratori al 46° giorno del mio sciopero della fame, ogni volta che è stata emessa la proposta di appello per il mio rilascio?

Ci sono già stati due consigli in cui sono stato processato per ciò che i giudici suppongono che io farò, e sono detenuto in via preventiva per il “rischio di commettere nuovi reati”. Rispetto al secondo consiglio non mi hanno fatto nemmeno una domanda, e si sono limitati a emettere una decisione predeterminata dopo 40 giorni (di cui 30 di sciopero della fame) senza nemmeno dare una motivazione, hanno impiegato 40 giorni per scrivere “in accordo con la proposta del procuratore, per evitare inutili ripetizioni”.

Mi trovo di fronte ad una indifferenza provocatoria.

Ho iniziato lo sciopero della fame contro questa perversione.
E nell’annunciarlo, ho anche elencato tanto gli atti arbitrari contro di me così come  i molteplici esempi in cui i giudici hanno invece spalancato le porte ai “figli” del sistema (poliziotti – assassini, guardie carcerarie – torturatori, fascisti, grandi capitalisti).

Nel frattempo sono stati rilasciati, nel bel mezzo del mio sciopero, l’assassino di Alexandros (Grigoroupolos), uno degli assassini di Zak, che ha scontato una pena detentiva pari ai giorni del mio sciopero della fame, così come lo stupratore Filippidis, rilasciato in anticipo con l’improbabile motivazione che le potenziali vittime non sono a rischio perché ormai è noto per le sue azioni e quindi  lo eviteranno.
E io, che ho scontato i 3/5 della mia pena 7 mesi fa, “non sono ancora stato corretto perché non è passato abbastanza tempo”, secondo il ragionamento dell’accusa!

Assassini mai pentiti… godono di  ciò per cui sto lottando da 50 giorni rischiando la vita, ciò a cui ho diritto da 7 mesi, la libertà.

L’omicidio dello scimpanzé fuggito dal carcere per animali selvatici di Jean-Jacques Leshwar sembra essere un fatto irrilevante, ma non lo è. Lo stato greco deciderà di  avere a che fare con un serial killer e torturatore di animali selvatici? Troppi soldi…

In ogni caso, in questo momento, il mio stesso pungiglione ha già trapassato il mio corpo e sta spargendo veleno distruggendo i suoi organi vitali, probabilmente in modo irreversibile.

In ogni caso questo veleno supererà inevitabilmente, seppur temporaneamente, la classe assassina che sostiene questo sistema di schiavitù generalizzata e di sfruttamento della natura (umana e non)…

L’UNICA LOTTA PERSA È QUELLA CHE NON È COMBATTUTA.

LIBERTÀ O MORTE


Iannis Michalaidis
 12/7/2022