Martinica, tra autorganizzazione e rivolta

Nel novembre scorso, avevamo scritto un testo sulla sollevazione nelle Antille contro l’obbligo vaccinale, il lasciapassare e il coprifuoco (https://ilrovescio.info/2021/11/27/viva-la-sollevazione-nelle-antille/). Persino dalle immagini e dalle interviste consultabili da lontano si capiva che dietro quei blocchi, quegli scioperi e quelle pratiche di rivolta c’era tutta una storia (accennavamo, in particolare, all’avvelenamento delle popolazioni della Martinica e della Guadalupa a causa del pesticida Clordecone). Nel mese di febbraio, un compagno è stato in Martinica, dove ha potuto raccogliere, partecipando alla vita del presidio-blocco di Fort-de-France, diverse testimonianze. Il quadro che ne emerge è talmente ricco che sarebbe riduttivo sottolineare questo o quell’aspetto. Tra le pieghe del presente e gli obiettivi immediati di quel movimento, emerge un passato di violenza coloniale e di insubordinazione sociale che si prolunga fino all’attuale “piazza della Resistenza”. E in questi racconti c’è veramente di tutto: ribellione antischiavista, organizzazione dei contadini, scioperi selvaggi contro il carovita, denuncia degli avvelenamenti industriali, autonomia contro centralizzazione, azione diretta contro la privatizzazione delle spiagge, abbattimento delle statue dei colonizzatori, razzismo amministrativo, piombo e gas polizieschi, unioni sindacali e “giovani borderline”, fuoco dei pallets e delle coscienze, partecipazione femminile e spazi di lotta come “terapia”…

Ecco la traduzione delle interviste.

 

Martinica, tra autorganizzazione e rivolta.

Dialoghi a Fort-de-France

 

Un po’ di storia di quello che sta succedendo qui: quando è cominciata questa lotta?

Allora … l’arrivo del problema del Covid, cioè a dicembre 2019 e all’inizio del 2020. Le organizzazioni sindacali sanitarie che erano già raggruppate come un’unione sindacale (entière syndicale), hanno deciso di prendere di petto questo problema, perché immediatamente aveva ripercussioni sul funzionamento dei nostri ospedali, in tutte le strutture sanitarie. Così ci siamo riuniti, con i medici e i sindacati dei medici, per proporre un piano di lotta contro il Covid, ma adattato alla Martinica. Quindi l’abbiamo chiamato “Le strategie della Martinica per combattere il Covid”; in esso abbiamo specificamente dettagliato quello che è il problema delle mascherine, il problema della cura, della prevenzione… quindi la gestione dei “gesti barriera”, come dire, il lavaggio delle mani e tutto… e la necessità di avere i materiali per farlo. E la seconda cosa era la gestione del rilevamento del Covid al domicilio del paziente, quindi a casa sua, perché non eravamo obbligati a far venire tutti i pazienti direttamente all’ospedale, ma c’era una gestione da parte dei medici di base, degli infermieri liberi professionisti, che sono in contatto diretto con i pazienti, in tutte le città, in tutte le campagne ecc. Così abbiamo anche proposto di permettere alle persone che erano state rilevate positive, che erano sintomatiche, di poter andare in isolamento, abbiamo proposto di requisire alberghi, centri di vacanza. Abbiamo messo a disposizione il nostro centro di vacanza, dicendo che si poteva prendere… e fare in modo che ci fosse questo periodo di isolamento, mi sembra che fossero 14 giorni di isolamento al tempo… o che la gente potesse, in quel momento, isolarsi, e avere un follow-up medico. Così avevamo ideato tutto un percorso, che abbiamo proposto: le autorità hanno preso un po’ di quello che volevano lì dentro, hanno fatto le prove in hotel, in alcuni hotel, in un centro vacanze, ma… abbiamo avuto periodi di preoccupazione comunque, nel periodo di maggior impatto, per ciò che è l’afflusso di turisti, e che anche esso pone problemi perché il virus non è dalla Martinica, è entrato in Martinica, quindi c’era anche questo problema di come controllare questo afflusso di turisti, per controllare il fatto che essi possono contaminarsi e contaminare: da quel lato, le autorità non hanno seguito per niente. Questo ci ha obbligato a fare in modo di andare ovunque, abbiamo fatto votare la comunità territoriale della Martinica, perché qui non ci sono regioni, dipartimenti… a livello di comunità ci sono municipi, e ci sono gruppi di comunità, e c’è una comunità territoriale che è lì per gestire l’insieme dei territori. Così abbiamo fatto votare il nostro progetto dalla comunità, ma non per questo è cambiato molto nella politica dello Stato. Perché c’è la comunità, ma c’è lo Stato rappresentato dalla prefettura, l’Agenzia nazionale della sanità che è praticamente il prefetto della Salute in Martinica. Così, dopo tutte le misure restrittive, come il coprifuoco, l’obbligo vaccinale e il successivo pass sanitario, abbiamo continuato, abbiamo continuato l’analisi su tutte queste questioni. Riguardo all’obbligo di vaccinazione, ci siamo subito detti che c’era un problema, perché non è qualcosa che possiamo obbligare la gente a fare, perché nella nostra professione non obblighiamo i pazienti, e loro volevano obbligarci a vaccinare con prodotti che erano ancora sperimentali. Così oggi ce lo dicono tanti medici, ma in passato, un anno e mezzo fa, nessuno osava andare contro questa direttiva, così lo abbiamo fatto, abbiamo detto “c’è qualcosa di sbagliato”… c’è qualcosa di sbagliato perché non siamo abituati a obbligare le persone. Diciamo che c’è un vaccino e che bisogna prenderlo, ma arrivare al punto di obbligare la gente a vaccinarsi per guadagnarsi da vivere… è un percorso troppo difficile da capire con una distanza nel tempo ancora insufficiente… non è il vaccino contro la polio. Ed è quello che stiamo cercando di fare; hanno sempre cercato di farci credere che è normale per i professionisti essere vaccinati perché… sì, abbiamo preso tutti i vaccini prima… solo che per l’epatite abbiamo avuto alcuni colleghi che hanno avuto problemi, quindi avevamo iniziato, eravamo già sospettosi… e questo nuovo vaccino, abbiamo guardato tutta la documentazione e rispetto a tutto quello che sappiamo professionalmente ci siamo detti: “abbiamo un problema”, perché noi rispettiamo le regole di igiene, abbiamo chiesto di poter rispettare le regole di igiene, ma non ci hanno dato i materiali.

Quindi, nella storia, devi sapere che abbiamo dovuto allestire dei laboratori, la fabbricazione di mascherine di tessuto… abbiamo anche fatto convalidare questo con un medico che aveva fatto la proposta, abbiamo usato fogli/materiali che usiamo nella sterilizzazione, per fare delle buone mascherine, per avere la qualità FFp2, un livello di qualità che è superiore alle mascherine chirurgiche, che usiamo oggi, che alla fine sono inutili, bisogna dirlo, se guardiamo la documentazione tecnica, ed è quello che abbiamo fatto… abbiamo preso la documentazione delle mascherine, abbiamo preso la documentazione scientifica sul virus, e abbiamo guardato il diametro del virus… e il diametro delle fibre… allora il virus passa attraverso eh… quindi non ne vale la pena, le maschere chirurgiche non impediranno alla gente di avere il virus, di inalarlo… questa è una cosa certa; la seconda cosa è che avevamo anche dei dubbi su queste storie del distanziamento quando sei all’esterno, non all’interno… perché bisogna sempre mettere la mascherina? Le recensioni ci hanno detto che hanno fatto dei test nella galleria del vento, come per gli aerei, le automobili eh…. li abbiamo messi nelle gallerie del vento, così abbiamo guardato tutto questo e abbiamo detto beh, c’è un grande scherzo che viene fomentato lì… Così abbiamo attraversato la questione di dire “siamo contro il vaccino”, non siamo contro i vaccini fondamentalmente… saremo quindi per i vaccini, ma non siamo per i vaccini di questo tipo che chiamiamo vaccini, perché c’era questo modo di parlare, di discorrere che porta a difficoltà di comprensione, quindi abbiamo detto “siamo contro l’obbligo”, e dobbiamo lasciare la gente scegliere, ma schiarendole le idee perché dappertutto, nei testi riconosciuti sia a livello europeo, sia a livello della dichiarazione di Helsinki… di tutto… anche di Norimberga… significa che il corpo umano deve essere protetto… e questi testi sono una protezione fondamentale che si rompe con l’obbligo così come è stato fatto passare. Gli esperimenti sul corpo umano sono vietati se non c’è accettazione, informazione e modalità che facciano sì che la singola persona sia cosciente, sappia di cosa sta parlando quando dice “sì voglio” o “no non voglio”, e questo non era possibile. Nel 2020, 2021, e ancor meno oggi, nel discorso che si fa ufficialmente, sfido chiunque a dire che ha capito… e che può anche dire “voglio andare a farmi iniettare, perché c’è questa e quella cosa che mi permette di dire chiaramente… so esattamente cosa sta succedendo …”; quindi vi faccio un semplice esempio: l’ultimo prodotto che viene proposto è il Novavax. Riceviamo una nota dalla direzione nei nostri stabilimenti che dice: arriva il nuovo prodotto. All’inizio di marzo, avrete a disposizione Novavax. È una possibilità di rientrare nel regolamento… quindi, con Novavax, ci propongono un altro prodotto, ma ci dicono che le alte autorità sanitarie dicono che non sappiamo se Novavax è un prodotto efficace contro quest’ultima variante esistente, Omicron, né a breve termine, né a medio, né a lungo termine. E ora come fanno a dire che le persone devono essere informate, che devono mettere la firma?Noi dobbiamo mettere le verità sulla piazza pubblica.

Così, ci fu un movimento di sciopero che iniziò, e in questo movimento di sciopero ci furono blocchi ovunque sulle rotonde, che durarono più di 10 giorni, quasi 15 giorni praticamente, e lì tutta la Martinica e la Guadalupa erano veramente in movimento, in blocco rispetto a questo. Questo fece indietreggiare lo Stato che accettò di spostare in avanti la data di obbligo, così uscimmo dal 15 settembre – perché in Francia lì era fissata il 15 settembre – fino al 30 dicembre. E fino ad ora non siamo ancora veramente in obbligo, o ci obbligano veramente… perché beh, comunque non possono obbligarci a farci iniettare… C’è stato un movimento duro, che ha avuto scontri con le forze di polizia, con la gendarmeria, ci hanno mandato il GIGN (reparti speciali) che è un gruppo di intervento specifico per i terroristi… così siamo diventati terroristi in Martinica e Guadalupa … ciò ha prodotto questo movimento di resistenza dove siamo ora. Successivamente hanno sgomberato tutte le rotonde, una dopo l’altra, strategicamente… ed è rimasta solo questa. Questo è l’ultimo punto di resistenza, per questo lo chiamiamo la piazza della Resistenza, perché abbiamo tenuto duro, siamo rimasti qui anche se siamo ancora… siamo stati in tribunale… non ci sono riusciti, perché ci hanno attaccato sulla questione della via pubblica, qui è una strada privata… così erano estenuati alla fine, ma sappiamo che stanno ancora cercando di attaccarci per mandarci via, perché questo è l’ultimo bastione e se si toglie l’ultimo bastione la Martinica è legata e non c’è più resistenza. Ma da qui è ricominciata la resistenza, credo che riusciremo comunque ad allargarla. In ogni caso ha permesso agli operatori sanitari di resistere, di continuare a lottare per le libertà, e speriamo che nelle prossime settimane si riapra a tutta la popolazione e che si possa ricominciare con proteste più ampie, molto più ampie… ma forse in forme diverse; forse non ci sarà più il fuoco nelle rotonde ma ci sarà il fuoco delle coscienze… che è molto meglio del fuoco dei pallets alle rotonde, o le carcasse di veicoli in fiamme… Ecco perché facciamo forum come quello di oggi, diffondiamo una certa quantità di informazioni per portare la riflessione e soprattutto per ritessere i legami, per portare la gente ad avere uno spirito critico, a non ascoltare solo i media, i mainstream, ma ad ascoltare i media alternativi, per imparare a selezionare le informazioni perché ci sono le fake … c’è anche il governo che alimenta e diffonde false informazioni. Quindi ci confrontiamo per arrivare al livello di comprensione della situazione e per sviluppare in noi uno spirito critico. 

Oggi c’è un dibattito su come ci vediamo, come dobbiamo cercare strade diverse, come dire… di comprensione, perché abbiamo una storia di vittoria, non siamo in una storia di sconfitta… e quello che dobbiamo capire è lo stato da cui siamo usciti per arrivare ad oggi. Non può essere considerato come una sconfitta storica… no, dobbiamo andare avanti, dobbiamo ricominciare, perché penso che l’aspetto importante sia l’umanità che emerge. Dobbiamo davvero riuscire, e spero davvero che in tutti quelli che ci ascoltano fuori si capisca questo, a tornare ai valori fondamentali nella vita e nella società; dobbiamo proiettarci nel futuro… ci siamo proiettati troppo in una società mercantile, dove il denaro ha tutto il potere, dove non chiediamo alla gente di essere intelligente, chiediamo alla gente di fare quello che noi vogliamo che faccia… e se c’è una cosa buona in questo uso del virus che è stato fatto, è mostrare alla gente che possiamo essere robotizzati. E oggi dobbiamo disfarlo. Dobbiamo davvero disfare. La prossima settimana avremo delle sessioni su questo argomento. Siamo stati formattati in un certo senso, come si fa a de-formattarsi? Ci hanno disumanizzato, come si fa a ri-umanizzarsi, e a riprendere valori come la condivisione? Ci sono persone e condividono anche le cose… le condivideremo tra poco… che si fanno da soli; non c’è bisogno di andare al supermercato a comprare una torta … fanno la torta a casa e la portano, ma questo ci permette di ritrovare il nesso con la vita vera… essa è semplice e va vissuta così… ed è diventato una ricchezza incredibile… Questo ci ha anche permesso di ridare la fiducia alla gente. Così proponiamo sessioni/sedute di psicologia, con i professionisti, con gli psicologi… psichiatri… proponiamo anche un contributo con dei medici di base… che sono quindi medici resistenti… con gli avvocati, per il punto della parte legale, perché le persone hanno problemi con questo obbligo vaccinale, affinché possano difendersi, avere persone che possono difenderli, o avere consulenza legale. La società ci ha messo in un sistema dove abbiamo solo isolamento. Abbiamo molti colleghi e professionisti che si sono trovati isolati, perché, se si sono trovati a resistere, a non voler essere vaccinati, sono stati in qualche modo respinti. Bisogna davvero capire che, nelle famiglie… andate a vedere sul posto di lavoro, ci sono persone che hanno lavorato per 20 anni, in un lavoro con un capo… e che oggi vedono il capo dire, senza battere ciglio, “sono obbligato a sospenderti”… mentre per 20 anni era tu-tu-tu, ci conoscevamo, andavamo a  mangiare insieme… Oggi ci troviamo in una frammentazione sociale. Quindi, spero che almeno questo messaggio passi, dobbiamo pensare al dopo. E prepariamo il dopo quando facciamo questo tipo di manifestazioni, perché il “dopo” significa rimettere insieme i pezzi, permettendo alle persone di ritrovare i legami sociali che avevano perso, e questo sarà la cosa più difficile. Davvero la gente si è abituata al coprifuoco, a non uscire… anche se in Martinica non funziona troppo né in Guadalupa… è un coprifuoco che non è un coprifuoco… Il contributo che diamo noi in più è quello di dire alla gente di liberarsi, di chiedersi: cos’è questo? 8 ore e poi sono a casa, sono obbligato a stare a casa… Qui è insopportabile: che sia inverno, che piova, che ci sia vento, che faccia caldo, sei all’esterno… la vita è soprattutto fuori, non dentro. Quindi dobbiamo davvero capire perché questo spirito di libertà ha potuto mantenersi fino ad oggi… c’è un 60% della popolazione che non è vaccinata… e che non si vaccinerà… questa volta è finita. Quindi è un po’ questa esperienza che diamo al mondo intero: siamo in grado di tornare umani e dobbiamo farlo, non è impossibile. Prendete la parola “impossibile” in francese, ci sono due lettere davanti, sono la I e la M… le togliete, e avete “possibile”… ecco, così tutto ciò che è impossibile diventerà possibile a condizione che abbiate la volontà di poterlo fare… e di resistere. Questo è tutto.

Qual è la storia di questo campo?

Questo campo di resistenza è stato allestito in seguito al blocco intorno al ponte di Fort-de-France nell’ambito delle manifestazioni di tutti i sindacati della Sanità. Dovete sapere che da luglio, gli operatori sanitari, ma non solo loro, anche quelli che lavorano nelle farmacie, i tassisti, i pompieri, hanno ricevuto l’ingiunzione di essere vaccinati e hanno rifiutato come la maggior parte della popolazione della Martinica perché tutti sanno che questi sono prodotti sperimentali, che ci sono effetti collaterali che sono nascosti, e questi operatori sanitari sanno tutto questo. Così sono entrati in sciopero e hanno iniziato a manifestare nelle strade. Quando hanno fatto il blocco nel porto, c’è stato un inizio di scontro con i poliziotti, qualcuno è stato processato, e quello che è stato deciso è che si sarebbero lasciati passare i camion ma che i manifestanti sarebbero rimasti negli spazi che c’erano, così hanno messo le tende, e c’è una vita che si svolge dove si discute, si parte per manifestazioni, mobilitazioni, si fa un bilancio di quello che è stato fatto durante il giorno e si fanno dibattiti, proiezioni di film, e questo è lo scopo del campo e lo è da luglio… e non abbiamo intenzione di andarcene.

Allora, quando la repressione dello Stato francese è stata più forte, che tipo di resistenza ha incontrato?

Bisogna dire che ci sono state marce pacifiche nelle strade di Fort-de-France, ci sono stati picchetti davanti agli ospedali, davanti alle cliniche, e le forze repressive francesi hanno attaccato questi picchetti, e in particolare sono entrati in un ospedale per arrestare i delegati del sindacato che non stavano facendo assolutamente nulla, hanno usato gas lacrimogeni per compiere queste operazioni e hanno ammanettato questi delegati per portarli in tribunale. Ma il tribunale ovviamente non ha potuto formulare alcuna accusa.
Ci sono stati anche, nel mese di novembre, dei blocchi/sbarramenti che sono stati realizzati negli incroci, nelle rotonde. All’inizio ci sono stati tre blocchi organizzati da tutto il sindacato che era molto potente, e poi, siccome c’è un collante sociale molto forte in Martinica, spontaneamente il popolo si è rivoltato in tutti i comuni senza eccezione e ha fatto barricate; poi alcune barricate sono state mantenute da giovani “borderline”, che erano ubriachi a volte, ma qualcuno del sindacato è passato su tutti questi punti di passaggio per ripristinare l’ordine. Invece, ci sono due sbarramenti in particolare, dove le forze dell’ordine hanno cercato di far andare via i giovani (bisogna precisare che la Francia aveva inviato il GIGN e il RAID oltre alle guardie mobili, centinaia di guardie mobili erano già entrate). Ma succede che in questi due blocchi stradali la gente reagisce tirando spranghe contro le auto della polizia e sui poliziotti. Alcune persone sono rimaste ferite. Così si fermarono perché si resero conto che la cosa sarebbe sfuggita di mano e fu allora che il Governatore, il Prefetto di qui, cercò di disinnescare la lotta organizzando tavoli di discussione per trovare delle richieste, ma ovviamente ciò non porta da nessuna parte, e tutto il sindacato non partecipava più a questo tipo di riunioni.

Quindi, per quanto riguarda il periodo in cui la repressione era più violenta, è così che è andata.

Ci sono dunque compagni in prigione o sotto processo: come si esprime la solidarietà?

Allora… dobbiamo dire che sì, ci sono compagni in prigione, e che ci sono una ventina di processi annunciati. Ma questo non è specifico della lotta contro la vaccinazione obbligatoria. Bisogna dire che in Martinica c’è stato per decenni un avvelenamento dei lavoratori agricoli e delle persone che vivono nelle zone rurali con pesticidi che sono stati vietati in Europa. Molti dei lavoratori sono morti, e tutti avevano malattie molto gravi.
Le associazioni hanno cercato di intraprendere azioni legali contro lo Stato francese e contro i proprietari; le cause sono perdurate per più di dieci anni, fino all’anno scorso, quando il governo ha annunciato che i termini di prescrizione sarebbero stati superati, e non avrebbe trattato il caso. Questo ha scatenato una manifestazione di 18.000 persone nelle strade di Fort-de-France, ma c’è tutta una serie di giovani, nuovi attivisti che non erano organizzati fino ad ora, che hanno iniziato a radunarsi davanti ai centri commerciali per chiedere che i colpevoli fossero puniti. Perché davanti ai centri commerciali? Perché i centri commerciali appartengono a Benacaz, sono gli stessi proprietari delle piantagioni di banane. È una prassi in Martinica, ad ogni modo sono i discendenti degli schiavisti; e così anche lì la repressione è stata molto violenta, e da allora, circa un anno e mezzo, regolarmente ogni volta che c’è una mobilitazione, la polizia inizia a provocare e lancia “granate” (proiettili assordanti), alcune persone reagiscono e lanciano pietre, arrestano una decina di persone, e vengono portate in giudizio. Hanno anche arrestato attivisti, blogger che hanno filmato questi eventi, e che sono accusati di mettere in pericolo la privacy della polizia, dicono che non hanno il diritto di farlo. In particolare c’è un/una ragazzo/a che hanno quasi ammazzato, che hanno volontariamente strangolato, gridava, si chiama Keisia, e dopo hanno sparato dei “BDC”, una forma di proiettile militare, in faccia a un altro attivista, giovane, di circa vent’anni, e questo succede ogni volta che ci sono proteste; ebbene ci sono una ventina di processi previsti per aprile, maggio … hanno iniziato con questi giovani, e poi, negli ultimi due mesi, sono passati agli operatori sanitari, in particolare dopo gli incidenti avvenuti all’ospedale di Trinité dove avevano arrestato dei delegati, la gente aveva manifestato; qualche giorno fa, i responsabili delle organizzazioni sindacali sono stati invitati a venire a testimoniare alla stazione di polizia, e quando sono arrivati, sono stati messi in garde-à-vue (stato di fermo), e gli è stato detto che sarebbero stati processati. Quindi, ovviamente le forme di sostegno sono le manifestazioni davanti al tribunale, davanti alla stazione di polizia, davanti alla gendarmeria… che stanno diventando sempre più difficili, perché ogni volta sono un’occasione per la polizia per arrestare nuove persone. Ma ovviamente non ci arrendiamo e continuiamo a lottare.

Bisogna dire che… La storia della resistenza contro lo Stato francese è molto lunga. Ne parleremo. La resistenza…. La repressione prima, e le resistenze dovute all’arrivo dei francesi in Martinica dopo. Bisogna sapere che fino al 1848 era il sistema della schiavitù che dominava. E la repressione era formalizzata dal Code Noir, che fu redatto e iniziato da Colbert, un ministro francese. Per esempio, quando uno schiavo cercava di scappare e veniva catturato, gli veniva tagliata una gamba, senza processi né niente. Ogni sorta di crudeltà era prevista dalla legge. Ma dopo la rivoluzione antischiavista del 1848, che obbligò lo Stato francese ad abolire la schiavitù, ci fu una grande insurrezione; in particolare a Saint-Pierre, il Governatore fu costretto a firmare l’abolizione della schiavitù ancora prima che il decreto annunciato… arrivasse in Martinica. Bene, da allora la repressione è sempre stata molto dura, perché non eravamo più schiavi, ma eravamo costretti ad andare a lavorare nelle case che appartenevano agli stessi padroni, e i salari che ricevevamo non erano pagati con la moneta ufficiale. Ogni piantagione aveva la sua cadence che si poteva spendere solo nel negozio del proprietario, e nel 1870 ci fu un’enorme insurrezione nel sud, nel sud della Martinica contro questo stato di cose, contro, tra l’altro, un lasciapassare per spostarsi da comune a comune… chissà se ci ricorda qualcosa… e la repressione fu terribile. Spararono e uccisero circa 200 persone, bruciarono le capanne dei lavoratori, distrussero gli orti, massacrarono il bestiame, e i capi – c’erano donne di 20 anni a capo di questa insurrezione – furono fucilati in fretta e furia a Fort-de-France. E da allora, ogni volta che c’era uno sciopero in Martinica, veniva mandata la polizia, e c’erano regolarmente 3 morti, 10 morti, 2 morti… regolarmente, praticamente ogni 2 anni. Perché c’erano movimenti sociali tutti gli anni in Martinica. E fino al 1974, quando hanno fatto l’ultimo massacro, e da allora il rapporto di forza è cambiato. Lo sciopero del ’74 fu uno sciopero iniziato nelle piantagioni di banane, che paralizzò tutto il paese, ma che aveva la differenza di non essere stato spontaneo come tradizionalmente, ma era stato organizzato da militanti politici, ed era stato guidato da lavoratori politicamente formati, ideologicamente, e così la repressione ebbe difficoltà a calmare le cose, ci furono diversi scontri durante i quali i lavoratori furono vittoriosi, fecero arretrare i gendarmi, fino a quel 14 febbraio, quando gli operai caddero in una trappola, a Chalvet, e furono mitragliati: ci fu un morto, una dozzina di feriti, ci fu un giovane che fu torturato e gettato in prossimità di una spiaggia, e ci furono manifestazioni enormi in Martinica ma le rivendicazioni, quello che fu il motore che si creò in strada, fu inequivocabile. Cambiava l’Algeria, cambiava l’Indocina, la Martinica insorgeva con le bandiere rosso-nere degli indipendentisti. Da allora, sono stati molto più cauti nell’uso di armi letali, ma questo non ha impedito che la repressione continuasse; puntano sui processi, sulle vessazioni, per intimidire le persone. Quindi questa è una storia di resistenza del popolo della Martinica di fronte alla violenza e alle vessazioni giudiziarie che tutti gli attivisti/militanti conoscono.

Cosa è successo con il Clordecone1, e poi fino ad oggi?

 

Sì… gli scioperi che seguirono il ’74, furono tutti potenti, riguardarono tutti i settori, in particolare i campi della canna da zucchero. Per esempio negli anni ’80, quando i sindacati, i nuovi sindacati di lotta di classe che furono creati dopo il ’74, cambiarono la la tattica delle vecchie centrali sindacali. Le vecchie centrali non organizzavano veramente i lavoratori. Nasce così un nuovo modello sindacale: quando si aveva un problema si andava, e tutti gli scioperi erano spontanei. Ma dal ’77 in poi, con la creazione dell’Union des travailleurs agricoles de Martinique, l’UGTM (Union Générale des Travailleurs de Martinique) e altri sindacati con tendenze indipendentiste come la CSTM (Centrale Syndicale des Travailleurs Martiniquais) e così via, gli scioperi furono più massicci, meglio preparati, e ottennero notevoli vittorie, quindi parlo dei campi di canna, dove siamo riusciti a far uscire dalla schiavitù i lavoratori immigrati, i loro passaporti erano stati sequestrati, lavorano praticamente per niente, e lì abbiamo preteso che tutte le rivendicazioni vinte dai lavoratori della Martinica fossero applicate ai lavoratori immigrati, affinché avessero una qualche forma di protezione. Ci sono stati anche degli scioperi nei settori industriali che sono stati vittoriosi, ma spesso questi scioperi sono rimasti “codisti” (di “risposta”), cioè il settore ha difeso queste mobilitazioni, parzialmente o totalmente vinte, fino al 2009, quando le principali Centrali sindacali hanno indetto uno sciopero generale di un giorno contro il carovita. I prezzi erano esplosi quell’anno, nel 2009. Ma contrariamente a quello che pensavano i sindacati, i leader sindacali, lo sciopero non durò un giorno, perché decine di migliaia di persone scesero a Fort-de-France e dissero: “finché non si abbassano i prezzi, non ci fermiamo” e lo sciopero durò 36 giorni, paralizzando totalmente il paese e costringendo la gente a creare alternative per nutrirsi e… per sopravvivere, per staccarsi un po’ dal sistema capitalista; molte persone dicono che non abbiamo ottenuto nulla in quello sciopero, perché i prezzi non sono realmente scesi, o almeno, hanno abbassato i prezzi di alcuni prodotti, ma cambiando quei prodotti, per esempio il riso, che poteva costare 2 euro, lo hanno venduto a 1,50 euro, sì, ma non era più il riso che avevamo, ma era riso di scarsa qualità, con scarti dentro che si procuravano da chissà dove. E così la gente aveva il sentimento che fosse stato un fallimento.

Non è questa l’analisi che facciamo noi, perché dal 2009 molte persone hanno intrapreso un’agricoltura alternativa, hanno iniziato a lavorare per creare attività parallele e hanno fatto progressi in termini di consapevolezza. Quello che è interessante notare è che, circa 4 anni fa, abbiamo visto l’emergere di una ventina, una trentina forse, di giovani, soprattutto ragazze, di 20, 19, 21 anni, non si sa da dove vengono, e hanno iniziato a fare azioni politiche molto forti, per esempio rovesciare le statue dei colonialisti che glorificano il colonialismo in Martinica: Pierre Belain d’Esnambuc, il primo colonizzatore, l’imperatrice Josephine, la moglie di Napoleone… così hanno iniziato a rompere quelle statue. Naturalmente ci fu la repressione, ma la popolazione si unì e molti altri paesi iniziarono a fare questo stesso tipo di lotta. Poi, questa stessa squadra di giovani, unita a militanti più esperti/agguerriti, ha deciso di liberare le spiagge. Perché tutte le spiagge buone sono occupate da cittadini francesi che hanno piscine, e che impediscono alla gente della Martinica di attraversare o di venire a fare il bagno lì. Così hanno iniziato a rompere tutte le installazioni che impedivano l’accesso alle spiagge. Fu anche una vittoria, tanto che il prefetto fu costretto a preparare una legge per liberare una parte della costa. E poi, da quel momento in poi, abbiamo visto che la bandiera rosso-nera, che era rivendicata solo dagli indipendentisti, divenne la bandiera di tutti, e c’era gente che la appiccicava sulle scarpe, sui vestiti, ovunque c’era il rosso-nero, il che dimostrava che c’era una diffusione della coscienza molto più di tutta la propaganda neocolonialista francese, che si basava sul “fatto” che distribuivano aiuti sociali. Abbiamo dovuto lottare per ottenerli, perché i francesi ne beneficiavano, ma noi no.
La gente manifestava, penso per esempio per la sécurité sociale (assistenza medica, previdenza sociale ecc.), che non era applicata qui: sono stati i comunisti che hanno lottato per questo, e tutta la propaganda neocolonialista dice “vi diamo i soldi. Se prendete l’indipendenza sarete poveri come Haiti”. Ma ora, con la politica neoliberale, che fa sì che si riducano i sussidi di disoccupazione, si riducono le opportunità, si riduce l’importo dei prelievi con le tasse, il fatto anche che la previdenza sociale non rimborsa più le medicine come prima… La politica neoliberale e anche ultra-liberale fa sì che la gente veda che l’immagine della Francia, la madrepatria che ci ha dato tutto e senza la quale non potremmo vivere, sta scomparendo.

Che interesse abbiamo con la Francia che non ci dà più niente, che aumenta i prezzi, e poi si impadronisce del paese mandando il maggior numero possibile di francesi a prendere la terra, le case, i posti di lavoro? Tutte le amministrazioni sono gestite da francesi: tutto l’esercito, l’agricoltura, la Sanità. Tutte le amministrazioni hanno a capo dei francesi, per non dire dei bianchi, dei francesi che sono alla testa, e anche quando abbiamo dei martinicani più qualificati, più competenti, rimangono alla base. Quindi i giovani diplomati non reagiscono come i vecchi, e c’è davvero la sensazione che siamo in un processo di espropriazione… il numero della popolazione sta diminuendo, perché tutti i giovani sono espatriati, c’è una legge che è stata fatta dopo i fatti di dicembre del ’59… dobbiamo parlarne. Nel dicembre del ’59 ci fu un piccolo incidente, abbastanza banale, tra un francese, un metropolitano, nella sua auto, con un ragazzo alla guida della sua vespa. Il francese gli ha lanciato qualcosa e c’è stato un piccolo disordine di gente che guardava, ma niente di molto grave, tranne che di fronte c’era un hotel dove si riunivano i cosiddetti Pieds Noirs, quelli che erano stati espulsi dall’Algeria dopo la guerra d’Algeria. E così queste persone hanno chiamato i CRS (reparti equivalenti alla Celere) per dire che un uomo bianco era stato attaccato, il che non era vero. Nel frattempo, il francese e il martinicano avevano fatto pace ed erano andati a bere qualcosa insieme. Ma i CRS arrivarono, non chiesero nulla, e cominciarono a manganellare e a lanciare gas lacrimogeni… questo scatenò rivolte che durarono tre giorni, spararono alla schiena come ai conigli uccidendo tre giovani… 19, 23 e 20 anni… naturalmente la cosa ha scaldato ancora di più gli animi, tanto che il governo francese ha promesso in quel momento di dare l’autonomia alla Martinica… e naturalmente non ha mai mantenuto la promessa… e abbiamo anche ottenuto che ai CRS fosse vietato di stare in Martinica, fino ad oggi non abbiamo CRS in Martinica… non fa differenza perché mandano guardie mobili, e poi ci sono i gendarmi tradizionali… ma questa manifestazione, questa sommossa del ’59 aveva contribuito a politicizzare le proteste… sui muri i giovani scrivevano “Liberiamoci come Cuba”, “Viva Fidel Castro”… e la rivoluzione cubana era ben presente negli animi e così tutto ciò fa sì che in tutto questo passato di lotta lì siamo riusciti a mantenere le posizioni come popolo martinicano e a progredire nella coscienza e oggi pensiamo che le cose potranno evolvere favorevolmente.
Poi sorge un’altra questione: si tratta della vaccinazione obbligatoria. Lo Stato francese sostiene che dal 7 marzo imporrà l’obbligo in Martinica come in Francia. Allora, come ci organizziamo? Beh, noi continuiamo la lotta, perché hanno rinviato l’applicazione della legge che è stata approvata in Francia già tre volte, a causa della mobilitazione, non riescono a farla passare. Solo il 30% delle persone sono vaccinate in Martinica, e gli ospedali, le strutture non possono funzionare con il 30% del personale… che, inoltre, anche se vaccinati, prendono il Covid e fanno un sacco di assenze per malattia. Così hanno rimandato, rimandato, quindi… ora stanno cercando di fare una dimostrazione di forza dicendo che il 7 marzo lo applicheranno, nessuno sa come lo applicheranno, perché la maggioranza della gente sta ancora resistendo e rifiutando di farsi vaccinare, quindi stanno sentendo la pressione, tanto che nella maggior parte dei paesi del mondo i governi stanno cominciando a fare marcia indietro sulle misure dittatoriali e le ultime mobilitazioni in Canada, Nuova Zelanda e Francia … per la libertà, contro le restrizioni, hanno spinto questo stesso governo a dire “sì, sì, toglieremo il pass vaccinale”… a fine marzo-inizio aprile per cercare di spezzare questo slancio… pensiamo che non verrà mai applicato, non permetteremo comunque che venga applicato.

Ti chiedo di spiegare di nuovo come è cominciata la mobilitazione dei sanitari per fissare alcuni elementi.


Allora, bisogna dire che il settore sanitario è sempre stato molto mobilitato/attivo. Perché le strutture ospedaliere della Martinica sono in uno stato deplorevole, non c’è abbastanza personale, devono ricorrere a lavoratori temporanei, e la manutenzione degli edifici non è fatta, e gli operatori sanitari hanno già fatto diversi scioperi, in particolare per ottenere la ricostruzione dell’ospedale di Trinité, che è stata concordata circa 3-4 anni fa, e che dicono sia già in corso, teoricamente dovrebbe ricostruire quell’ospedale, ma per dire che da allora ci sono già stati scioperi. Quando sono arrivate le misure dittatoriali diciamo riguardanti il Covid, è stato uno dei primi settori che è andato al fronte/si è schierato per dire “in nessun modo accetteremo di essere vaccinati” e da luglio si è costituito un fronte intersindacale, i sindacati che hanno sezioni sanitarie fanno parte di questo intero sindacato, e da luglio sono in sciopero. Quindi: c’è ancora personale che lavora, ma la questione è che la vita in Martinica è così complicata, le difficoltà sono così grandi, l’indebitamento delle classi medie e tutto, per esempio per i prestiti bancari da rimborsare, che fa sì che ci sono molte persone che non scioperano, ma che partecipano, che sono d’accordo con i princìpi, che danno informazioni, che aiutano, per esempio, nel campo della resistenza, ci sono regolarmente persone che vengono da tutto il paese, pensionati a volte, persone che si sono vaccinate, persone che sono ancora al lavoro, che vengono a portare una cassa d’acqua, del cibo, ecc., per dire “Ecco, noi siamo con voi”.

Allora, abbiamo detto che da luglio è iniziato questo sciopero, e a novembre ci sono stati dei blocchi/barricate da parte di tutte le confederazioni sindacali, ne abbiamo già parlato, e possiamo dire che da due mesi a questa parte le mobilitazioni hanno preso un’altra forma, perché i dipendenti hanno cominciato a ricevere lettere che dicono “se non sei vaccinato, sei sospeso, sei licenziato”, “non sarete pagati”… quindi ci sono ancora alcuni che continuano a lavorare, poiché queste lettere non sono confermate, non sono state ufficializzate, è una pressione… ci sono alcuni che continuano a lavorare ma senza sapere se saranno pagati. Così, negli ultimi 2 mesi, quello che stanno facendo è che ogni giorno vanno nei diversi ospedali, nelle case di riposo con i loro cartelli, a spiegare le cose, a distribuire volantini, a parlare con i pazienti… praticamente ogni giorno, senza eccezione.

In questo movimento c’è un’importante partecipazione femminile.

La donna è vero che nella lotta contro l’obbligo di vaccinazione è… completamente impegnata. Io sono privilegiata nel senso che non ho figli piccoli, quindi non devo preoccuparmi di questi bambini, ma quando sei impegnata così, sei sotto tiro ogni giorno, ed è vero che non è sempre facile andare a combattere e rapidamente tornare a casa. Quindi è di questo che si tratta, e richiede sacrifici, sacrifici sulla nostra casa, sulla nostra comodità quotidiana… perché dobbiamo essere qui, mattina, mezzogiorno e sera… per tenere il campo, cioè quando andiamo a una manifestazione, significa tornare, accogliere la gente dopo una manifestazione, per fare da mangiare, per tenere il campo, per prendersene cura… e tutto ciò richiede molta energia … e accanto a questo, i manifestanti quando tornano… dobbiamo dar loro da mangiare, ma dopo ci sono scambi che avvengono… le persone hanno bisogno di discutere, di parlare del loro vissuto della giornata e questo campo, se volete… quando ci incontriamo lì, è una forma di terapia per le persone, perché riescono a tirar fuori il dolore di quello che vivono, perché vivono con le sospensioni, non hanno stipendi… devono continuare la lotta contro lo Stato e contro le forze dell’ordine che ci attaccano… quotidianamente, infatti, non è… beh… quando sei in lotta, devi… come posso dirlo, mio Dio…, non hai più giorni per te stessa, e arrivi anche a dimenticarti di ciò.

Ma la causa è giusta eh… bisogna svegliarsi presto, bisogna militare, bisogna andare ai punti di raduno, alle barricate e tutto il resto, a manifestare… cioè… è la lotta, bisogna darsi, e ci si dimentica di tutto questo in effetti. Quindi… perdo le mie parole… ma è vero che siamo sul campo, da lunedì a lunedì… siamo lì, e ci alziamo, perché dobbiamo fare quello che possiamo. E non è sempre facile, le persone non sono sempre disponibili, quindi se vuoi ci troviamo ad essere praticamente solo donne, le stesse che tengono il blocco, e questo posto è importante, perché è dove la gente si incontra. Dopo le manifestazioni, la gente che è esaurita, la gente che è indigente, ha bisogno di un posto per incontrarsi, e questo posto siamo obbligati a tenerlo mattina, mezzogiorno e sera. Così trascuriamo le nostre famiglie, trascuriamo le nostre case, per essere lì, a disposizione delle persone. Ma siamo anche in lotta.

Quindi la lotta è il combattere, è l’impegno… finché crediamo, crediamo in quello che stiamo facendo, perché a questa questione della vaccinazione obbligatoria noi siamo contro… perché è stato dimostrato da A+B che il vaccino non protegge, il vaccino non impedisce di prendere la malattia, né di trasmetterla… quindi non capiamo perché vogliono obbligarci a vaccinarci, quando non ha effetti utili. Parlano di “immunità collettiva”, ma in realtà questo vaccino distrugge le nostre stesse difese… che il nostro corpo, la nostre stesse difese si difendano da questo famoso virus. Se, in tutto il mondo fino ad ora, è stato provato che A+B, che il vaccino non protegge, perché dovremmo volerci inoculare con qualcosa che non sappiamo? Ma ora sappiamo che ha effetti collaterali che sono dannosi per l’uomo… a tutti i costi vogliono darcelo… vediamo inoltre paesi come Danimarca, Israele, Inghilterra mettere da parte questa faccenda dell’obbligo vaccinale, mentre la Francia si ostina a volerlo fare… e in particolare in Martinica. E penso che non possano sopportare che la popolazione della Martinica abbia rifiutato questa questione della vaccinazione. Fino ad ora resistiamo, e il governo francese penso che non sopporta che un paese molto piccolo come la Martinica possa resistere così tanto. Finora abbiamo respinto, respinto, respinto, e penso che respingeremo ancora finché alla fine non si arrenderanno. Cercano di scoraggiarci in diversi modi… mandando la polizia, mettendoci di fronte alla legge, mandandoci i reparti speciali e tutto il resto, ma per questa questione resistiamo ancora, e come ho detto prima… la causa è giusta, e bene andremo fino alla fine. Questo è tutto. In parole povere.

1 Il clordedecone, o Kepone, è un insetticida collegabile al Mirex e al DDT. Si tratta di un composto organoclorurato che nel 2009 è stato bandito a livello globale dalla Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti. I suoi effetti tossici su terra e acqua, nonché cancerogeni per gli umani, cominciano ad emergere negli Stati Uniti fin dagli anni Settanta. Nonostante questo, in Francia il suo uso viene vietato soltanto nel 1990. La messa al bando ha però riguardato solo la “Francia metropolitana”, perché una “deroga ministeriale” ne ha autorizzato l’irrorazione sulle banane della Martinica e della Guadalupa fino al 1993.

Dal 1993 al 2005, a dispetto delle leggi repubblicane, nelle Antille è continuato l’uso del clordecone da parte delle multinazionali. Milioni di dosi dovevano ben essere smaltite, e in più non stiamo mica parlando dei giardini di Versailles. Nel 2005, infine, arrivano i divieti di pesca da parte dei prefetti perché l’avvelenamento non si può più nascondere.

Risultato: più del 90% degli abitanti di Martinica e Guadalupa sono oggi contaminati, così come lo resteranno per secoli – secondo gli “esperti”, per 700 anni – le loro terre e le falde acquifere (quindi pesce, legumi e patate, volatili allevati al suolo e bovini, ovvero le prime fonti alimentari della popolazione). I maschi antillani hanno un tasso di cancro alla prostata tra i più alti al mondo, non si contano i vari tumori, le donne hanno molto spesso problemi di infertilità e i bambini di neurosviluppo (NdT).