La lanterna magica

Riceviamo e diffondiamo:

La Lanterna Magica dell’informazione

Certi dispositivi non cadono mai nel dimenticatoio, continuano a conservare un posto speciale nell’immaginario collettivo. Di certo la lanterna magica è uno di questi; se non altro per il polveroso fascino che è ancora in grado di evocare. È  l’antesignana dei moderni proiettori di diapositive, con la differenza che, al posto della pellicola fotografica, sono dei vetrini pitturati a costituire l’oggetto della riproduzione. In entrambi i casi l’effetto finale è quello di proiettare immagini su una parete o schermo di sorta.

Un meccanismo simile alla Lanterna Magica è all’opera da anni nel campo dell’informazione e della sua mediatizzazione. Così come la Lanterna Magica, questo meccanismo si limita a trattare figurine preconfenzionate, ben delimitate e ferme nella loro semplicità, che rifuggono by design dalla complessità della realtà.

È un meccanismo che funziona, e assai bene, soprattutto in virtù di certe caratteristiche intrinseche del pensiero umano, specie nella modernità. Non solo funziona bene, ma è una strategia necessaria, se si vuole spargere in velocità certi semi. Il nostro cervello si presta volentieri ad essere sollecitato “a immagini”. Come hanno recepito da anni gli esperti del marketing, conviene lavorare con quello che le persone hanno già in testa. È difficilissimo, oggigiorno, creare delle categorie di pensiero nuove. È molto più efficace giocare a tirare la pallina per fare centro in una delle caselle già pronte all’interno del nostro organo cogitante. 

Non è una novità. Le macchine della propaganda di tutti i tempi hanno adottato questa stessa strategia. Le dittature etiche di inizio secolo scorso, ad esempio, ne hanno fatto un uso pervasivo a tal punto che alcune immagini ancora riecheggiano a più livelli nella sovrastruttura anche contemporanea. Viene in mento Eco che, ne “La misteriosa fiamma della Regina Loana”, tesse l’intelaiatura di narrazione all’interno della narrazione, utile al protagonista per recuperare la memoria, proprio a partire dalla riscoperta della grande quantità di immagini e miti che la propaganda fascista aveva disseminato con ogni medium e in ogni casa, compresa quella d’infanzia del protagonista stesso.
La vera novità che osserviamo di questi tempi è, invece, la tendenza sempre più accelerata dell’informazione a sovrapporsi ad una vera e propria propaganda. Per informazione intendiamo il complesso macchinico al quale l’individuo si rivolge quando, appunto, ha bisogno di essere informato, o anche di leggere/ascoltare opinioni. In altre parole, il magma costituito da giornali/telegiornali mainstream, talk-show, approfondimenti, ma anche i flussi social e web in generale, spesso riflessi diretti dell’altra categoria. Sembra essere nient’altro che l’ossessione delle classi dirigenti moderne per il nudging, applicata a livello totalitario. La weltanschauung viene così dapprima creata in provetta secondo precisi dettami, e poi viene forzata sull’opinione collettiva violentemente, pervasivamente. Basti pensare al bullismo perpetrato ai danni di personaggi altrimenti rispettati, che hanno avuto la spocchia di esternare pubblicamente opinioni “fuori dal seminato”. Barbero, per citarne uno. Deviare dai binari dell’opinione-tipo inceppa la macchina, l’imperativo è incasellare tutti e tutto. Ora un no-vax complottaro e fascista, ora un sì-vax che si beve tout court la gestione pandemica. Ora un fanatico pro Putin – ancora complottaro –, ora un difensore crociato delle libertà occidentali pronto a partire  per l’Ucraina da foreign fighter.

La Lanterna Magica dell’informazione non si limita a proiettare immagini di individui-tipo. Molto spesso, situazioni e realtà anche complesse vengono dipinte sotto forma di figurine sempliciotte da spiattellare con insistenza. Il punto fermo è che devono essere figurine evocative, buone per sollecitare ciò che già abbiamo in testa. La dimostrazione più recente e esemplificativa di questa tendenza è il tentativo di accomunare la Resistenza partigiana alla resistenza intrapresa dagli Ucraini in risposta all’attacco russo. Inizio col dire che abbiamo osservato, per fortuna, una tempestiva levata di scudi anche illustri, come ad esempio in questo pregevole articolo, che rimandano sostanzialmente l’intemerata al mittente. Purtroppo poche mani non bastano a coprire per intero il muro dove la Lanterna Magica allunga la sua maliziosa luce. Per spegnere ogni afflato di riportare la questione alla complessità giusta, inoltre, interviene come sempre l’eterna strategia della dicotomizzazione. In questo caso si insiste sul concetto di invasione. Nascono sassaiole tra chi sostiene che l’azione della Russia costituisca un’invasione e chi il contrario. Accapigliarsi su una questione come questa, dico io già risolta dal buon senso, non fa altro che contribuire alla creazione di un argomento diversivo utile alla propaganda di ambo i lati. Ricorda molto da vicino la discussione sì-vax/no-vax. Non c’è dubbio che tecnicamente quella di Putin sia un’invasione, come non c’è dubbio che i vaccini anti-covid siano d’aiuto. È quanto ne si fa conseguire, e come lo si fa conseguire, a poter rappresentare un problema. E dipende dall’immaginario che si crea (o che si forza) presso l’opinione pubblica. Se l’immaginario che si riesce ad attivare è di un determinato tipo, certe scelte saranno digeribili in quanto conseguenze logiche dello stesso.

Per quel che riguarda i vaccini anti-covid, partendo dalla condivisibile osservazione sulla bontà e funzionalità in assoluto degli stessi, si è arrivati molto lontano. La Lanterna Magica ha proiettato uno scenario di guerra al virus con, sullo sfondo, la figura ineffabile dei vaccini, unica speranza rimasta all’Uomo di vincere la mortale battaglia. Da questa proiezione è scaturita la violenta marginalizzazione di quella parte di popolazione che aveva conservato dei dubbi, a torto o a ragione. L’istituzione di una certificazione di conformità verde ha costituito nient’altro che il prevedibile esito di tali premesse.

L’immagine di cui sopra ha in qualche misura fornito anche la base filosofica per l’irricevibilità totale di qualsiasi critica, anche laterale, alla gestione pandemica dei governi occidentali. Chiunque deviasse anche solo minimamente dagli stilemi definiti nello scenario proiettato aveva a disposizione soltanto un’altra proiezione: quella del no-vax complottaro, ignorante e fascista. Tertium non datur.

In questa polarizzazione, presto o tardi, siamo caduti quasi tutti, avveduti e non, anche se solo per lo spazio della discussione con un amico. Non è rimasta inviolata neanche la buona parte della sinistra più o meno radicale, con le conseguenze che tutti sappiamo e che da molte parti sono state già analizzate. Per inciso, un grande aiuto alla tendenza dicotomizzante è arrivato dai social e dalle dinamiche tipiche di certe discussioni che ivi trovavano luogo. Non sono certo io a scoprirlo e non mi dilungherò ulteriormente sul tema.

L’operazione che si sta facendo, relativamente alla questione Ucraina, segue in gran parte gli stessi pattern. Le frasi lapidarie che leggiamo/ascoltiamo sulla falsariga di “popolo che si difende da un’invasione”, cosa sono se non figurine proiettate dalla Lanterna Magica? L’obiettivo è solleticare una categoria ben precisa nella nostra testa in modo da evocare un immaginario. Ed ecco che si affastellano visioni stereotipate di una campagna francese florida e pullulante di solerti contadini, all’orizzonte un battaglione, un n-esimo reich che avanza pugnace col nefasto obiettivo di statualizzarsi anche lì, cambiando per sempre il modo di vivere dei poveri contadini. Da immagini di questo tipo consegue tutto il peggio: consegue che, certo, armiamoci e andiamo a difendere i contadini, che bisogna quantomeno inviare armi e che bisogna tassativamente cancellare il novello reich in ogni modo e in ogni luogo. Si mettono in moto reminiscenze da Seconda Guerra Mondiale per arrivare ad ardori risorgimental-garibaldini. L’effetto finale è l’innalzarsi di un crinale rispetto al quale ci si deve necessariamente posizionare al di qua o al di là. Non importa la correttezza dell’analisi, conta solo spaccare, incasellare: scegli! la figurina A o la figurina B? Di nuovo, di fronte alla minima critica, i cervelli si spiralizzano e vengono sollevate obiezioni tombali del tipo “Ah quindi un popolo invaso non si dovrebbe difendere?”. Ricomincia, in definitiva, il gioco istupidente,  ben collaudato durante la pandemia, organizzato e sponsorizzato dalla classe egemone.

Il trucco è sempre lo stesso. Si prende un concetto più o meno indiscutibile (vaccino-buono, invasione-putin) e lo si decora con delle pennellate strumentali a quello che in seguito se ne vorrà far derivare (vaccino-buono + unico baluardo, invasione-putin + popolo). Il risultato sono delle immagini semplici ed evocative, le quali spingono la testa di chi le riceve parecchio avanti sulla strada delle conclusioni. Se si cerca di arricchire il discorso, anche confutando soltanto le conseguenze e le implicazioni della figurina standard, la risposta è sempre la riaffermazione del concetto assodato: “Ah quindi i vaccini non funzionano?”. Che poi altro non è che una classica e piuttosto datata tecnica di dibattito.

Chi si aspettava di trovare, nelle righe di questo articolo, l’ennesima opinione sferzante sul merito della crisi ucraina, rimarrà presto deluso. L’unica ragionevole constatazione, che riesca a librarsi sopra la palude del marasma infodemico, è che sarà la Storia a spiegarci molte cose con certezza. E la Storia farà a pezzi, per la quasi totalità, le figurine già pronte predisposte dai contendenti al tavolo del braccio di ferro imperialista.

Questo articolo è semplicemente un tentativo di descrizione dei meccanismi dai quali ciascuno di noi dovrebbe provare a sottrarsi, innanzitutto riconoscendoli. L’avidità di sapere, di avere chiarezza e, infine, di scagliare un’opinione, quando declinata – per così dire – alla velocità del social,  rappresenta essa stessa un sottobosco assai fertile per il prosperare di discussioni malnate che finiscono inevitabilmente ad incistirsi su pochi e sterili concetti. Anche solo abbracciare la complessità e rispondere in maniera socratica a certe sollecitazioni, rappresenta oggi un vero e proprio atto di protesta. Anche solo astenersi dal cercare e consumare opinioni su base oraria, rappresenta oggi un sabotaggio del sistema mercatistico dell’informazione e della sua Lanterna Magica.

Fabio Trabattoni