Pisa: presenza solidale al Don Bosco

PISA, SABATO 12 MARZO ALLE ORE 18:

PRESENZA SOLIDALE AL CARCERE DON BOSCO CONTRO IL SISTEMA CARCERARIO

MICROFONO APERTO PER FARSI SENTIRE ALL’INTERNO

Nel marzo 2020 in diverse carceri italiane scoppiano delle rivolte – di proporzioni tali che non si vedevano da quarant’anni – in seguito
all’allarme della diffusione del virus e all’entrata in vigore delle misure anti-covid che vietavano le visite dei parenti.

Di fronte a una situazione di sovraffollamento, strutture fatiscenti, salute negata e all’impossibilità di avere quel già misero contatto con i
propri cari, dovrebbe essere facile comprendere la rabbia dei detenuti.

Lo Stato italiano, sempre pronto a giudicare chi non rispetta i cosiddetti “diritti umani” in paesi lontani, non si è fatto molti problemi a
utilizzare le sue merde in divisa per reprimere e punire i detenuti in rivolta, uccidendo 14 persone (per quanto ci è dato sapere), e
torturandone e pestandone chissà quante.

Dopo più di un anno di silenzio i pestaggi e le torture trapelate dal carcere di Santa Maria Capua Vetere sono state presentate come un
evento isolato, opera delle solite “mele marce” che il “Buon Stato Italiano” avrebbe giudicato.
Contrariamente a questa narrazione in carcere la violenza è quotidiana, il vile sadismo dei secondini e dell’istituzione carceraria nel suo
complesso uccide direttamente e indirettamente, inducendo al suicidio anche detenuti con condanne brevi.

Senza contare l’utilizzo massiccio di psicofarmaci per narcotizzare gli animi e far sopportare condizioni di vita miserabili.

Gli oppressi subiscono sempre la repressione dello stato, tant’è che già molti detenuti sono sotto processo per quelle rivolte, come qua a
Pisa, e per alcuni sono già arrivate le condanne.

Dare voce e sostegno a chi sta dentro è necessario per evitare che la detenzione e le guardie schiaccino chi è rinchiuso, fermo restando che
non c’è riforma che renda accettabile il carcere («una gabbia dorata è sempre una gabbia» come scrisse J. Mesrine) e che quindi deve
essere distrutto – insieme alla società, la cui logica perversa lo considera “necessario”

GARAGE ANARCHICO