Catania:Per chi sente il ticchettio

 

PER CHI SENTE IL TICCHETTÌO

Ormai risulta chiaro a tutti, la catastrofe è imminente – anzi ci siamo dentro da un bel po’.
L’orizzonte che si prospetta è ogni giorno più cupo: dopo 2 anni di retorica bellica attorno all’emergenza sanitaria, la guerra promossa dai signori degli eserciti è qui ad un passo da noi, “scoppia” sui civili inermi, e mette a nudo il re.
Cio’ che ci troviamo ad affrontare è una fucina di disastri: dalla crisi energetica alla miseria dilagante, dal lasciapassare alla digitalizzazione delle nostre vite, viviamo sotto la cappa di un ricatto permanente.
I tamburi di guerra squarciano il velo con cui i potenti di tutto il mondo hanno coperto e mascherato i loro interessi spacciandoli per quelli della specie umana: ed è chiaro a chiunque voglia vederlo che questo sistema economico si nutre dello sfruttamento dei corpi e dei territori, dell’estrazione di risorse in nome di un profitto che arricchisce le élites e impoverisce tutti noi. Il suo volto è quello del dominio che impedisce ogni forma di autodeterminazione: non importa quali sembianze assuma (ora quelle dell’imperialismo Nato, ora quelle del blocco russo – cinese, ora quelle dei democratici governi europei pronti a escludere dalla vita sociale chiunque voglia scegliere in che modo prendersi cura del proprio corpo).
Come sempre, militarismo e capitalismo sono due facce della stessa medaglia: per quanto provi a tingersi di verde millantando una presunta transizione ecologica, il Sistema si (ri-)fonda sulla ferocia degli eserciti che difendono l’economia degli stati imperialisti. E se la Russia minaccia di chiudere i rubinetti del gas, l’unica soluzione prospettata dal governo Draghi – Cingolani è il ritorno alle centrali a carbone (per non parlare della odiosa propaganda a favore del nucleare, ormai facilmente gestibile dall’intelligenza artificiale di Google).
Nonostante le contraddizioni siano sempre più evidenti lo stato delle cose non cambia, e l’immobilismo cresce.
In questo processo l’individuo è tenuto al margine, siamo tutti alle corde e lo saremo sempre di più. A meno che non riusciremo a fuoriuscire dalla paralisi,  attingendo alla nostra comune umanità e al desiderio di farla finita con l’oppressione. A meno che non riusciremo, con amore e furore, a inceppare la macchina che ci stritola.
Se vogliamo opporci alla brutalità della guerra e alla sua logica di morte, non possiamo tacere sul costante aumento delle spese militari alle nostre latitudini, sugli immensi profitti di Leonardo Finmeccanica, sulle antenne del Muos ad un passo dai luoghi che abitiamo. Non possiamo volere la pace senza impegnare i nostri corpi nella “guerra alla guerra”.
E’ il momento di discutere, organizzarsi e uscire fuori dal torpore, insieme.

INCONTRIAMOCI @ LUPO
IL 3 MARZO ORE 18.00
Catania, piazza Pietro Lupo