Sulla soglia
Per i dibattiti nelle librerie –meglio se di sinistra o di “movimento” – cui si accede solo con il green pass.
Sulla soglia
La domanda ve la facciamo da qui, sulla porta, perché abbiamo scelto di non entrare.
Quando leggiamo un libro sulla resistenza anti-nazista o sulla rivolta anti-schiavista dei bianchi che hanno tradito la propria “razza” per non tradire la propria umanità; quando leggiamo un romanzo distopico sulla società del controllo totale e sui suoi ammutinati; ci schieriamo sempre a fianco dei ribelli, sedendoci comodamente dal lato della virtù. Costa poco, perché il nostro punto di osservazione non è sottoposto alla forza di gravità sociale alla quale si devono sottrarre i protagonisti dei libri. Una forza di gravità che si ammanta sempre di buone ragioni (la salute, la scienza, il bene del popolo), perché nessuna tirannia ha mai fatto il favore ai propri contemporanei di presentarsi con fini dichiaratamente malvagi.
Quanto è vasta la letteratura (storica, filosofica, sociologica, psicologica, romanzesca) sulle dinamiche che spiegano sia il ripetersi degli stati di eccezione nella storia – i quali non interrompono la normalità del potere, ma ne costituiscono il motore – sia le sciagure provocate dall’obbedienza? Dentro potete trovare, al riguardo, i libri che volete. Ma il dibattito non comincia quando il relatore o la relatrice ha finito di parlare. Comincia prima. Sulla soglia. Perché per entrare dovete esibire un QR code, un dispositivo tecno-sanitario, un lasciapassare di “responsabilità”, un certificato di buona condotta.
E il punto non è cosa accade a chi non può o non vuole entrare (non vi faremo il favore di parlarvi delle vite degli altri). Il punto è cosa accade alle nostre vite accettando di esibire una tessera di libertà autorizzata (e revocabile). Il prezzo, insomma, che si decide di pagare entrando.
È cominciata l’epoca in cui le idee e i valori non svolazzano nei cieli dell’astratto, ma sono incorporati nei gesti quotidiani. Le condotte apparentemente più banali contengono già dei minima moralia (e non esiste libro grazie al quale mettere a tacere la nostra coscienza di piccoli collaborazionisti dell’ingiustizia). La cultura dietro cui ci nascondiamo è, semmai, un supplemento d’ignavia, un sovrappiù d’indecenza.
Buon dibattito.