Campagna di sfida

 

Campagna di sfida

Non è da augurarsi che un uomo coltivi il rispetto per le leggi ma piuttosto che rispetti ciò che è giusto. Il solo obbligo che ho il diritto di arrogarmi è di fare sempre ciò che credo giusto. […] La legge non riuscì mai a rendere gli uomini più giusti neppure di tanto; anzi, proprio per il rispetto che portano alla legge, persino uomini di buoni princìpi si trasformano, quotidianamente, in agenti di ingiustizia.

Henry David Thoreau, Resistance to Civil Government, conferenza tenuta il 26 gennaio 1848

Dopo tanti bei discorsi sulla pace e tante belle riunioni sul tema della non-collaborazione, non si è ancora capito come quegli oratori si comporterebbero in una situazione di emergenza.

Henry David Thoreau, Riforme e riformatori, 1848

Mentre il green pass si fa ogni giorno più insensato e ingiustificabile (anche i vaccinati si contagiano e contagiano gli altri: ormai l’hanno capito persino i sassi), cresce la ferocia con cui viene imposto. Il fatto, inoltre, che governo ed “esperti” annuncino che per chi si è fatto la terza dose la durata del lasciapassare sarà “illimitata”, cosa significa? Che il green pass è qui per restare, almeno fino a quando non sarà reso inutile da un altro sistema di ingiunzioni digitali. L’importante è che nel frattempo milioni di persone abbiano imparato che:

˗ tra loro e il mondo ci dev’essere sempre un dispositivo elettronico di raccolta automatizzata di dati;

˗ i cosiddetti “diritti” sono soggetti ad autorizzazione (e sospensione), e bisogna continuamente dimostrare di meritarseli.

La protesta di centinaia di migliaia di persone che scendono in piazza da fine luglio è stata sistematicamente ignorata, diffamata, derisa.

Tra sfiducia, disorientamento e necessità quotidiane, in tante e in tanti cercano i modi per non essere espulsi dal lavoro e dalla vita sociale.

Dobbiamo rovesciare il problema. Il lasciapassare non è inaccettabile soltanto perché discrimina e lascia fuori una parte della società. Dovrebbe essere inaccettabile anche e soprattutto per chi è dentro, perché costringe milioni di persone a un controllo digitale permanente e trasforma migliaia di semplici lavoratori in lettori di QR code, in controllori delle vite altrui. Questa è la banalità del male: il volto apparentemente innocuo (non è forse tutto a fin di bene?) della disumanità amministrativa; un passo ulteriore verso la meccanizzazione degli umani.

Il punto non è, insomma, come otteniamo il green pass (con la guarigione dal Covid, vaccinandoci o facendoci il tampone ogni due giorni). Il punto è cosa diventiamo accettando di scaricare e di esibire un certificato di libertà autorizzata.

Di fronte a questa deriva totalitaria, quello che ci serve – e che nessuno organizzerà al posto nostro – è una non-collaborazione attiva, diffusa, quotidiana al green pass. Non perché ci lascia fuori, ma perché a quel prezzo non vogliamo entrare.

Per questo è fondamentale coinvolgere una parte di quelli che il green pass possono averlo ma non vogliono usarlo. Non la lamentela degli esclusi (“Siete contro il green pass perché non volete vaccinarvi!”), ma il rifiuto degli inclusi.

Mentre la propaganda governativa sul green pass fa acqua da tutte le parti; mentre i criteri su cui si è costruita l’Emergenza vengono modificati in corso d’opera (se poi la realtà non corrisponde né ai modelli di previsione né ai successi vantati, tanto peggio per la realtà), uniamoci, vaccinati e non vaccinati. Formiamo piccoli gruppi che inceppino la macchina del lasciapassare in modo coordinato.

Settore per settore (mense, trasporti, poste, biblioteche, banche…), organizziamo una campagna di non-collaborazione.

Non siamo dei QR code, non siamo dei lettori di codici!