Nel sistema totalitario democratico è stupefacente il continuo ripresentarsi di affermazioni, idee e concetti che si contraddicono riuscendo a coesistere. Le verità più comprovate si affiancano quotidianamente alle menzogne più spudorate; i dispositivi e i protocolli ideati per guadagnare tempo nella società iper-veloce rapiscono letteralmente i minuti, i mesi e gli anni a qualunque forma di socialità; la paura di uno starnuto convive con la più indifferente banalizzazione del pericolo e dello stato d’allarme per un mondo devastato irrimediabilmente; l’intelligenza artificiale non esiste senza la necessaria ignoranza collettiva; la medicalizzazione totale è ciò che ha in seno la distruzione dell’umano.

Una sorta di bis-pensiero che a rifletterci ha dell’incredibile solo se si continua a guardare il dito al posto della Luna. Il presente che ci sovrasta ha assunto le forme di un monolite in cui la tecnologia si sta sostituendo in toto all’ideologia: l’opera di eliminazione (dell’errore, dell’imprevisto, dell’essere autonomo e dunque del singolo) si sta imponendo dove prima vigeva la logica del convincimento. E quest’opera in pieno corso calpesta volti e cuori stringendo una bandiera tanto disumana quanto farlocca, quella dell’evidenza scientifica.

Oggigiorno ogni dichiarazione degna d’esser presa in considerazione sembra doversi esprimere attraverso l’evidenza (scientifica, ci tengono a precisare). E lo si fa con una tale certezza da far apparire ogni parola priva della suddetta puntualizzazione come falsa. Intanto la mega-macchina produttrice di informazioni dichiara apertamente che “è finito il tempo della democrazia” (come ha affermato Mario Monti qualche giorno fa) e continuerà a selezionare quali sono gli aspetti “evidenti” su cui vale la pena di portare l’attenzione.

Ma non è forse un’“evidenza scientifica” che la produzione del mondo digitale, con l’immensa quantità di metalli rari di cui necessitano i suoi dispositivi, sia nel suo complesso una delle cause degli altissimi tassi di cancro in Africa, Sudamerica e Asia? Che la presunta immaterialità del cloud potrebbe trasformarsi nell’opera di materializzazione più grande mai attuata dalla specie umana?

Non è forse un’“evidenza scientifica” il fatto che un singolo data-center (mega-struttura sempre più presente in ogni angolo del pianeta) consumi quotidianamente l’elettricità che consuma una città di trentamila abitanti? Che una mail non sia per nulla ecologica e che probabilmente l’impatto di un provvedimento digitale o di una multa del comune (quale paradosso del presente!) è maggiore di tutti i sacchi dell’immondizia che potremmo lasciare in mezzo ad una strada?

Non è forse un’“evidenza scientifica” che l’industrializzazione abbia devastato il pianeta e continuerà a farlo se non si interviene, con dei gesti di “perturbazione altamente esemplari”, a tirare un freno d’emergenza? Che il decorso ormai senza ritorno dei cambiamenti climatici verrà solo accelerato dalla “transizione ecologica” e dalla potenza nucleare? Che l’organizzazione sociale in fremito per trovare soluzioni immediate a ciò che essa stessa ha prodotto è la causa stessa delle epidemie che verranno, e che dunque “la scienza che lenisce le ferite è la stessa che le provoca”?

Eppure l’unica evidenza degna di nota sembra essere l’alzarsi e l’abbassarsi dei contagi da Covid. Ora, al di là della veridicità dei dati (come, quando e da chi vengono selezionati) e della propaganda utilitarista, un’epidemia non è certo un problema da sottovalutare; ma se non proviamo a vedere in che direzione sta andando la nave sulla quale siamo costretti in balia dei timonieri, rischiamo di restare fino allo schianto un equipaggio dalle insensate priorità.

Il mondo sta cambiando radicalmente, e lo sta facendo senza di noi. Ma se aguzziamo lo sguardo si può intravedere, talvolta, che nella società che sventola la bandiera dell’evidenza ciò che sembra davvero evidente è che l’essere umano non ha forse mai vissuto in un’epoca tanto piena di superstizione e speranza come quella attuale. Perché quando il potere seleziona ciò che conviene o è utile dire, non ci sta mostrando alcuna evidenza. Ci sta solo dicendo di fidarci di chi governa, di chi gioca con le sorti del mondo e dei nostri corpi.

Allora che cos’è evidente? Che l’unico modo per distanziarsi dalla frenesia delle soluzioni immediate è uno spirito rivoluzionario che possa davvero chiarificare il presente, che la sola via di recupero dallo scarto tra l’essere umano e ciò che ha prodotto è la strada dei gesti davvero perturbanti, dell’azione diretta, della riscoperta di un nuovo luddismo.

Se esiste un’evidenza degna di nota non è che questa.