Dietro lo scudo di Athena

Riceviamo  e diffondiamo:

fonte: maistrali.it

Militari e sanità, una riflessione.

L’operazione Athena consiste nella messa a disposizione di strutture e personale militare per processare e all’occorrenza effettuare i tamponi per il monitoraggio del Covid19 negli istituti scolastici, andando anche ad effettuarli a domicilio.

L’intento esplicito è di evitare la messa in quarantena preventiva di intere classi e scongiurare un ritorno alla Didattica a Distanza.

Sono coinvolte otto regioni dello Stato italiano, tra cui la Sardegna con il centro di medicina legale di Cagliari.

La decisione di avvalersi dell’esercito ricade formalmente sull’Azienda Sanitaria Locale che ne deve fare richiesta alla Regione, a sua volta in contatto con il commissario straordinario per l’Emergenza, ovverosia il generale Figliuolo. Al momento si sa dai mezzi di informazione di laboratori mobili attivi in Lombardia e in Abruzzo.

Non si tratta di una novità assoluta, dato che la gestione statale dell’epidemia e lo stato d’emergenza degli ultimi due anni hanno visto un impiego copioso dei militari anche nell’ambito sanitario.

Nel 2020 era stata l’operazione Igea (che prende il nome dalla dea greca della salute e, per l’appunto, dell’igiene) ad attivare 200 centri-tampone gestiti dall’Esercito, chiamati Drive Trough Difesa.

Nel 2021 è il turno dell’operazione Eos (dea greca dell’alba amante di Ares, dio della guerra) a convertire i centri-tamponi in centri vaccinali, sempre in mano ai militari.

Non sono mancati i casi poi di medici militari usati per sostituire quelli civili laddove mancano, dai reparti ai medici di base.

Si è detto che ciò che viene introdotto con l’emergenza difficilmente se ne va via. Per questo dovremmo porci alcuni interrogativi rispetto a questa ennesima operazione.

Non si può negare che i militari in questo caso coprano dei buchi che esistono nella sanità: la questione è perché esistano questi buchi e perché debbano colmarli proprio i militari.

Si può ipotizzare che il crescente utilizzo dell’esercito in ambito sanitario serva da un lato a normalizzare la presenza dei soldati nei contesti urbani e dall’altro a convalidare lo smantellamento della sanità pubblica, portato avanti da processi decennali, con una progressiva chiusura degli ospedali pubblici affiancata dal fiorire di strutture private – l’esempio del Mater Olbia è lampante: una struttura finanziata e costruita dagli emirati del Qatar in una zona turistica in cui per far girare il profitto degli industriali delle vacanze non può mancare un ospedale a cinque stelle, privato ma finanziato anche da fondi pubblici (come avvenuto con i pazienti Covid in terapia intensiva, per i quali la Regione Sardegna ha pagato 900 euro a paziente).

Difficile non pensare a quanto succede poco lontano ma nell’entroterra: a Nuoro – centro proprio per questo di recenti proteste molto partecipate – dove è in corso un vero e proprio smantellamento dell’Ospedale cittadino con la chiusura dei reparti fondamentali, oppure a Sorgono dove è stata chiusa la sala ambulatoria e poi il reparto nefrologico, a cui si appoggiavano anche pazienti dall’alto Oristanese dopo la chiusura dell’ospedale di Ghilarza (vedere al riguardo l’articolo “Macerie. Viaggio nella sanità del nuorese.”, uscito sul numero 10 di NurKuntra).

Già il nome dell’operazione è rivelatore: Atena nella mitologia greca era la dea della sapienza ma anche della guerra, che dette il nome alla città-stato di Atene, primo esempio di “democrazia” ma anche potenza imperialista, fautrice di guerre che portarono tra le altre cose a rovinose pestilenze.

Non possiamo pertanto scorporare l’utilizzo contingente dei militari – come sostituzione del personale sanitario – dal loro utilizzo strutturale – come truppe per la guerra e l’occupazione.

Anche perché il loro utilizzo contribuisce alla militarizzazione della sanità (dove la retorica della “trincea” e della “guerra al virus” è servita a irregimentare il personale e a reprimerne le proteste) e ad aumentare la dipendenza dall’esercito in uno scenario di epidemie e catastrofi naturali, dove i soldati assumono il duplice ruolo di soccorritori e di gendarmi, come dimostra anche la recente esercitazione Bentu Estu 2021. (https://www.maistrali.it/2021/12/03/sempre-piu-invadenti/)

Dovremmo quindi porci collettivamente la questione di come far incrociare e convivere un sano rifiuto delle mimetiche e dell’occupazione militare con la necessità ad un accesso universale alla sanità e alle cure.

Antistasis & Biccalinna