Per la rivolta proletaria in Guadalupa e Martinica contro la vaccinazione obbligatoria e l’impoverimento della classe operaia
Riceviamo e pubblichiamo molto volentieri questa traduzione di un articolo scritto da alcuni compagni greci e uscito sul blog https://againstbiopowerandconfinement.noblogs.org/ Una compagna che vive in Martinica ci racconta che, di fronte ad alcuni passi indietro da parte dello Stato francese, la situazione sociale nell’isola caraibica si è al momento normalizzata. Scioperi e cortei di massa contro l’obbligo vaccinale e il lasciapassare stanno invece attraversando la Nuova Caledonia (ne parleremo prossimamente).
Per la rivolta proletaria in Guadalupa e Martinica contro la vaccinazione obbligatoria e l’impoverimento della classe operaia
Nei possedimenti d’oltremare dello Stato francese appartenenti alle Antille caraibiche (vedi Guadalupa e Martinica) era stata avviata, come nel resto della Francia, la vaccinazione obbligatoria di operatori sanitari e vigili del fuoco per il 13 settembre.
La politica dei certificati era stata attuata dall’inizio di agosto e insieme alle mobilitazioni in terraferma, già dal 17 luglio erano iniziate in Guadalupa mobilitazioni sparse, dopo i primi annunci rilevanti di Macron [1]. Dai primi movimenti dei militari che sembravano prefigurarlo, lo scoppio della rivolta è stato provocato dallo sciopero generale di 48 ore indetto dai sindacati in Martinica l’1-2 settembre e dallo sciopero generale di 24 ore in Guadalupa il 9 settembre, in previsione del 13 settembre.
Lo sciopero generale è stata un’azione in cui i sindacati della terraferma non si si sono uniti nella situazione allora critica[2] nonostante le massicce e forti reazioni che imperversarono per le strade e negli sparsi luoghi di lavoro per due mesi. In qualche modo, lo Stato francese è stato costretto a rinviare la misura dell’obbligo, in particolare in Guadalupa e Martinica, fino al 14 novembre.
Proteste coordinate contro la vaccinazione obbligatoria sulle isole e nella vicina Guyana francese sono scoppiate all’inizio di ottobre, sollevando preoccupazioni tra i funzionari del governo per un possibile “caos” con l’avvicinarsi della nuova scadenza per le misure di austerità. Così, alla fine di ottobre, la deputata Justine Benin ha dichiarato: «In Guadalupa vedo ogni giorno paura, ansia e tensioni per la questione della vaccinazione obbligatoria» e, piuttosto ansiosa, ha posto la domanda: «Come affronteremo questa situazione in modo tranquillo per evitare il caos?».
Vale la pena notare che la rivolta relativamente recente del 2009 – durata un mese e mezzo – in Guadalupa e Martinica è stata senza dubbio ben impressa nella memoria delle autorità statali; lo stesso è ovviamente inciso nella memoria dei proletari.
Entrando nel novembre di quest’anno, alcuni dei primi scioperi sparsi si sono verificati in Guadalupa all’inizio di questo mese nel settore sanitario (ad esempio presso l’ONG “L’EBENE” il 4 novembre e nelle mense degli ospedali universitari il 9 novembre). Lunedì 15 novembre, di fronte alla minaccia dell’attuazione del provvedimento sospensivo, gli eventi assumono altre dimensioni. L’LKP (un’alleanza di sindacati e organizzazioni di sinistra in Guadalupa) è in sciopero generale, mentre strade e molti passaggi chiave vengono bloccati dai manifestanti.
Nei giorni successivi, con lo sciopero generale che continuava senza sosta, la situazione si è fatta ancora più esplosiva: espropri di supermercati, razzi e bottigle molotov contro la polizia, strade sbarrate e barricate in fiamme, bancomat rotti, incendi a radar, distributori e macchine, mentre sono stati presi di mira anche edifici governativi e stazioni di polizia.
Questo è stato lo scenario formato dal proletariato della Guadalupa di fronte all’attuale fase della politica di gestione della pandemia che è così simile alla situazione qui, in quanto ordina obblighi, esuberi, aumento del costo della vita, riduzione di salari e bonus, sempre più controllo poliziesco e degradazione delle strutture sanitarie.
Quello che non ha alcuna somiglianza con la situazione nelle Antille è l’atteggiamento dei sindacati interni e della sinistra.
Qui, a differenza della Guadalupa o della Martinica, per la fazione locale di sinistra del capitale, che riproduce la narrativa statale del carattere “sanitario” e quindi “neutrale” dell’attuale crisi sociale, la questione non è la difesa degli interessi proletari ma l’osservanza di misure interdittive-disciplinari – per non parlare della “pretesa” ancora più rigorosa di quelle imposte dalla fazione di destra del capitale.
Anche se si maschera con un furetto di richieste formali di “aumento delle spese per la salute e l’istruzione” o con richieste intorno all’intensificazione delle corse dei mezzi pubblici ecc., queste richieste rimangono mere dichiarazioni, poiché non si preoccupano a fare nulla.
Il contrario succede nelle proposte di un noto uomo di sinistra che, in qualità di professore di medicina, propone «l’applicazione di sanzioni ispirate ai principi di uguaglianza e basate sullo strumento chiave che ha dimostrato di funzionare nei paesi con vaccinazione efficace: il certificato di vaccinazione. Un’idea semplice è che i non vaccinati non dovrebbero avere accesso ai trasporti pubblici, ai servizi pubblici, alle informazioni fiscali, ecc.».
Queste “semplici idee” sono accolte con grande entusiasmo dall’attuale staff politico del capitale. La sinistra invece volta le spalle alla massa/universale però vota contro l’obbligo di una sanzione di 100 euro pro capite di imposta su pensioni (e stipendi) e versa lacrime di coccodrillo per la biopolitica di destra autoritaria esagerata.
Tornando alla geografia lontana ma vicina ai nostri cuori della Guadalupa, ora, di fronte alla minaccia proletaria, lo Stato francese è costretto a mandare come rinforzi altri 200 poliziotti per aumentare la repressione e 50 dell’antiterrorismo. Impone il coprifuoco dalle 18 alle 5 (senza più alcun pretesto sanitario) e compie decine di arresti di “delinquenti”. Carri armati ed elicotteri vagano ovunque, mentre le forze repressive non esitano a usare armi da fuoco.
Negli stessi giorni entra in ballo anche la Martinica e lì inizia lo sciopero generale il 22 novembre, durante il quale scoppiano disordini diffusi. Gli scontri si intensificano al punto che anche poliziotti e giornalisti sono rimasti feriti dai proiettili sparati dai manifestanti. In totale, ad oggi, sulle due isole, si registrano 50 poliziotti feriti e 150 arresti.
Questi sviluppi sembrano aver “spaventato” i sindacati che finora non avevano intenzione di andare così “lontano”. Così, il 24 novembre, con una mossa di ripiegamento – che non ci sorprende molto – hanno deciso di ritirarsi dalle pratiche di blocco organizzato delle principali autostrade come avevano fatto fino ad allora.
Infine, il 26 novembre, è stato annunciato il rinvio delle sospensioni [dei lavoratori non vaccinati], precisamente al 31 dicembre.
La questione, poi, non è ancora chiusa, motivo per cui la fiamma della rivolta non si è spenta, a giudicare dagli sparsi blocchi stradali che lo Stato sta ancora cercando di sopprimere. Ma possiamo certamente interpretare questa mossa del governo francese come una prima battuta d’arresto. Contestualmente è stata annunciata la creazione di 1.000 nuovi posti di lavoro per i giovani, mentre si promettono di risolvere i problemi legati alla qualità della rete idrica e al controllo dell’aumento dei prezzi del carburante.
È stata sollevata anche la questione della sua autonomia, almeno per la Guadalupa, nel tentativo di gestire con riluttanza il trattato degli insorti. Tuttavia, in contrasto con il dibattito nelle alte sfere dell’élite politica su questa ristretta questione amministrativa, le controversie sollevate dai proletari insorti riguardavano in realtà l’abolizione della vaccinazione obbligatoria, l’adozione di misure per garantire il non aumento dei prezzi e salari più elevati. Resta, ovviamente, la domanda se un tale risultato, che può soddisfare il sentimento anticoloniale di alcuni locali, sarà in grado di avere un effetto assimilativo sul movimento.
Concludiamo con uno spezzone dalla Critica della separazione pubblicata in ottobre: «Il rilascio dei certificati e la gestione disciplinare della salute della popolazione è, dopo tutto, una questione della classe operaia mondiale, non una questione della società privata di una nazione-stato».
assemblea contro bio-potere e lockdown
Per contatti: https://againstbiopowerandconfinement.noblogs.org/
email: koinonika.antisomata@autistici.org
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Storie di chiusura proletaria
RIFERIMENTI
[1] Per le lotte contro la vaccinazione obbligatoria in Francia si può leggere l’inserto del recente opuscolo Critica della separazione della Convenzione contro il biopotere e la Klisura dal titolo Cosa sta succedendo in Francia (e in Italia)? (https://athens.indymedia.org/post/1615166/)
[2] In contrasto con l’atteggiamento tiepido dei sindacati della Francia continentale, il 30 agosto il sindacato UGT ha indetto uno sciopero generale contro la vaccinazione obbligatoria in un’altra acquisizione francese d’oltremare in America Latina, la Guyana francese. Sebbene la legge sia entrata in vigore lì a settembre, arrivando ad ottobre, anche un funzionario locale di nome Lénaïck Adam ha espresso preoccupazione, non ingiustificatamente, che «la legge sulle vaccinazioni obbligatorie per gli operatori sanitari non si applica a Wu». Un recente sviluppo interessante è che il 30 novembre è stato lanciato uno sciopero generale contro la vaccinazione obbligatoria nella Polinesia francese, un arcipelago del Pacifico meridionale.