Con Tino sempre nel cuore

Riceviamo da Genova e volentieri diffondiamo questo testo, in ricordo di Tino Viel

 

 

Con Tino sempre nel cuore

Oggi, nell’anniversario della morte di Augusto “Tino” Viel, lo ricordiamo così.

Da conversazioni con Tino

QUI RADIO GAP

«Sai, se stavi guardando la televisioni verso le 20,00, si spegneva tutto e poi c’era la voce “qui radio GAP, abbiamo fatto questo e questo”, come l’interferenza contro il comizio in piazza della Vittoria del missino Almirante.

Nella Val Bisagno radio GAP si prendeva quasi ovunque mentre in Val Polcevera solo in bassa Valle. Ci si metteva sui monti verso Sampierdarena, si inseriva l’antenna nell’apparecchiatura e via … Poi andavamo nei bar per vedere se funzionava e come reagiva la gente. Era abbastanza piacevole».

FAVIGNANA

«C’erano un mio coimputato, Battaglia, Fantazzini, un anarchico (suo padre aveva combattuto in Spagna), e Notarnicola. Favignana era un antico forte normanno, poi è stato un convento e poi dell’esercito. Strutturato bene … ah devi sapere che avevano già messo il telefono, cosi parlavamo alla sera… e mi dicono, tra l’altro, che avevano già fatto una tentata evasione perforando il muro di cinta … ma son rientrati perché i compagni di fuori non si sono presentati… eheheh.

Secondo me, una volta fuori, stacci, poi anche se ti prendono pazienza, ma almeno è una soddisfazione invece di rientrare…

Fatto sta che faccio subito amicizia con Notarnicola, un comunista ed un anarchico, ehehe! era una persona in gamba… Una volta gli dissi, per provocarlo, che in Spagna gli anarchici bruciavano le suore… e lui mi ha dato un pugno ehehehe! E mi diceva “tu vuoi fare il comunista, ma non lo sei”… Fatto sta che, parlando parlando, decidiamo di fare una rivoltina… e che cazzo, stavamo in un carcere sottoterra! dico a Fantazzini “qui ci siete stati troppo!”. E poi non era solo quello. Avendo il compito preciso di compagni, ti comporti come un detenuto comune?

Ci siamo barricati in cella, erano celle abbastanza grandi che permettevano un po’ di movimento. Ed io ho avuto la fantastica idea: “prepariamo dell’olio bollente per quando entrano gli sbirri sennò ci fanno neri!” Le armi le abbiamo ricavate dalle lame delle brande… Fatto sta che, guarda di qui guarda di là, ci siamo dimenticati l’olio sul fuoco… un fumo della madonna! Barricati dentro con il fuoco… facevamo proprio la fine del topo… Arrendersi così miseramente era vergognoso, ehehe.

I carabinieri hanno visto il fumo e ci hanno aperto ehehe… e ci hanno messo in una cella schifosa, ma senza fumo. Dopo un mesetto mi hanno portato a Terni. Anche li c’erano diversi compagni… Abbiamo fatto le lotte».

Spazio di documentazione “Il grimaldello” – Genova