Cile: Pablo Bahamondes Ortiz condannato a 15 anni

Cile: Pablo Bahamondes Ortiz condannato a 15 anni

Oggi, mercoledì 20 ottobre, il tribunale di Melipilla ha condannato il nostro compagno Pablo Bahamondes Ortiz, “Oso”, a 15 anni e 1 giorno di prigione, per trasporto di armi.

Per coloro che si impegnano nel conflitto contro lo Stato e il potere, non c’è dubbio che la sovversione non muore né si ferma.

Proclamiamo la distruzione creativa e rafforziamo il legame di complicità insurrezionale con Pablo e con tutti i nostri compagni imprigionati, che non si scoraggiano né si pentono, impegnandosi nel conflitto con convinzione e dignità, un comportamento da guerriero che il carcere non può sconfiggere.

NON C’È PRIGIONE O PUNIZIONE CHE POSSA SCONFIGGERE LA CONVINZIONE SOVVERSIVA DI LOTTARE CONTRO IL POTERE E OGNI AUTORITÀ!

Moltiplichiamo i gesti di solidarietà e di complicità insurrezionale.

Dichiarazione di Mónica, Marcelo, Juan, Joaquin, Francisco e Juan, prima del processo contro Pablo Bahamondes (27/09/2021)

Il nostro compagno Pablo Bahamondes Ortiz è stato arrestato insieme a Herny Mendez (ora detenuto nell’ex-penitenziario di Santiago) e Hugo Moraga (ora libero, dopo un processo abbreviato che lo ha condannato a 3 anni), l’8 settembre 2018, mentre si trovavano in un veicolo, nell’ambito di un’indagine su un attentato esplosivo avvenuto nell’aprile 2017, contro la Legal Aid Corporation di Melipilla e per cui l’accusa chiede 13 anni di carcere. Inoltre, in questo veicolo la polizia ha trovato diverse armi fatte in casa, motivo per cui Pablo è accusato di fabbricazione e trasporto di armi e munizioni, nel caso specifico 6 fucili da caccia, 1 scatola di cartucce, 1 revolver e 12 proiettili, per cui la Procura chiede 23 anni, per una richiesta totale di 36 anni di carcere.

La sua scelta e la sua presa di posizione a favore del confronto permanente, che lo hanno portato in prigione, sono state mantenute e approfondite una volta incarcerato, e sono un contributo innegabile sia alle lotte all’interno del carcere che a quelle fuori dalle sue mura, senza interruzione e senza tregua. Questo modo di intendere e condurre la propria vita in carcere rompe con l’immagine passiva del prigioniero come vittima, che lo pone nella posizione di semplice beneficiario di aiuti solidali, e pone invece il compagno nella posizione di soggetto attivo nella proposta di iniziative diverse e contrastanti, come lo sciopero della fame che abbiamo condotto insieme per 50 giorni, per chiedere l’abrogazione della modifica della legge 321 e la liberazione del nostro compagno Marcelo Villarroel.

Da questa posizione combattiva, come prigionieri anarchici e sovversivi, facciamo appello alla solidarietà con Pablo nel processo che inizierà il 27 settembre, utilizzando tutti i mezzi a nostra disposizione e tutta la nostra immaginazione, in modo da creare costantemente iniziative in complicità, e in modo da colpire duramente le autorità.

“Perché ci viene richiesto di essere pacifici fino alla morte? Perché non possiamo usare la violenza contro di loro? Perché non possiamo farlo? Abbiamo come antenati i Mapuche, loro respinsero i vili spagnoli in punta di lancia”.

Luisa Toledo

Ogni azione di solidarietà, oltre ad essere un sostegno al compagno che si trova sul “banco degli imputati” dell’inquisizione democratica del capitale, è anche un passo avanti nel rafforzare le posizioni di opposizione a qualsiasi espressione del potere. È la materializzazione di idee e proposte che sottolineano che un compagno in prigione non è mai solo. È un attacco diretto a giudici e procuratori, nella misura in cui la pratica della solidarietà parla una lingua diversa, una lingua che distrugge le loro sentenze e accuse, spostando l’attenzione dalle loro stanze d’inquisizione e dossier d’indagine.

Perciò ogni gesto di solidarietà è un gesto di guerra, facendo sapere ai potenti che se cercheranno di seppellire il nostro compagno per gli anni a venire, noi reagiremo colpendoli dove fa più male, e che risponderemo duramente a qualsiasi aggressione contro di noi, sempre, senza dimenticanze o amnesie temporanee, perché come abbiamo detto con il cuore e chiaramente: l’impunità di chi ci governa non è eterna!

Libertà per Pablo Bahamondes e per tutti i prigionieri della guerra sociale!

Fino alla distruzione dell’ultimo bastione della società carceraria!

Che le prigioni esplodano!

Finché ci sarà miseria, ci sarà ribellione!

Mónica Caballero – Centro de Detención Preventiva San Miguel, Santiago.
Juan Aliste
Juan Flores
Marcelo Villarroel
Joaquin García
Francisco Solar – Complejo Penitenciario, La Gonzalina, Rancagua.

Fine settembre 2021,

Territorio cileno dominato dallo Stato.

Fonte: publicacionrefractario

Traduzione: infernourbano