Giù per terra (e corri, servo, corri)!

Giù per terra (e corri, servo, corri)!

Nella notte tra il 19 e il 20 agosto, a Torino, qualche anonimo ha divelto il monumento ai “caduti di Nassiriya”, realizzato da Osvaldo Moi, «scultore e maresciallo capo dell’Esercito Italiano», ed eretto nel 2006 nei pressi di piazza d’Armi. Chissà, forse qualcuno, mentre si proiettano in mondovisione le immagini di Kabul, in un teatrino di lacrime e cordoglio allestito apposta affinché non si capisca più chi è responsabile di cosa (mentre tutti i partiti hanno votato e rivotato la missione militare in Afghanistan), ha voluto ricordare altro: che alla guerra in Afghanistan è seguìta quella in Iraq e tante altre, tutt’ora in corso; che i carabinieri erano a Nassiriya per proteggere i pozzi dell’ENI; che quello dei militari “italiani brava gente” è un mito falso e odioso.

Dopo la critica pratica al bronzo militare, tirato giù di peso, la condanna è arrivata puntuale e scontata, da destra a sinistra, in “memoria delle vittime”. Quali?

Sabato 28 agosto, a Milano, a finire per terra è stato invece un gazebo del Movimento 5Stelle, divelto con rabbia da un gruppo di persone provenienti dalla manifestazione contro il lasciapassare sanitario che era in corso lì vicino. È forse la prima volta che il partito fondato da Grillo viene individuato e trattato come nemico da parte di quella fascia sociale che lo aveva votato. Mentre dei movimenti di difesa ambientale, con storia ed esperienza ben radicate, non hanno mai fatto pubblicamente i conti con l’appoggio altrettanto pubblico ai 5Stelle, per certi «scappati di casa» – come sono stati definiti – che animano le piazze contro il “green pass”, al collaborazionismo dei 5Stelle va abbattuta, letteralmente, ogni base di appoggio.

Anche per l’episodio milanese, unanime, da sinistra a destra, dai sostenitori di Draghi ai suoi finti oppositori, la “condanna della violenza”. Quale?

Dopo aver detto tutto e il contrario di tutto (sulla pericolosità del virus, sulla fine dell’epidemia, sulle chiusure e sulle aperture), l’infettivologo Matteo Bassetti ha capito che c’è un modo più sicuro per stare al centro della scena: sposare la linea del governo, ma spararle sempre più grosse. Eccolo allora suggerire che i non vaccinati dovrebbero essere costretti a stare a casa, pretendere che chi critica la vaccinazione di massa sia perseguìto per legge, e altri appelli tipicamente “non-violenti”. La sera del 29 agosto, a Genova, qualcuno – di cui ignoriamo le idee – ha voluto rincorrere il medico genovese per cantargliene quattro. Grande scandalo politico e mediatico sul “clima di fanatismo e di intolleranza”. Del virologo televisivo? No, di chi lo ha fatto correre un po’. Avendo già affermato qualche settimana fa che «chi attacca i vaccini, attacca lo Stato», Bassetti ha spiegato ai cronisti: «Lo dico da quattro mesi che non si può interpretare il movimento No vax come un movimento di singoli. È un movimento sovversivo». Niente di meno.

Copione già visto, si dirà. Ma anche un’anteprima della grande caccia alle streghe che si sta preparando.