Niente vaccino, niente piscina!
Esattamente un anno fa, Gordon Lichfield, direttore di “MIT Technology Review”, scriveva sull’omonima rivista: «La maggior parte di noi probabilmente non ha ancora capito, e lo farà presto, che le cose non torneranno alla normalità dopo qualche settimana, o addirittura dopo qualche mese. Alcune cose non torneranno mai più». «Il mondo è cambiato molte volte, e sta cambiando di nuovo. Tutti noi dovremo adattarci a un nuovo modo di vivere, di lavorare e di creare relazioni». Ad esempio, «dove i locali notturni chiedono una prova dell’età, in futuro potrebbero chiedere una prova di immunità, una carta d’identità o una sorta di verifica digitale tramite il vostro telefono, che dimostri che siete già guariti o che siete stati vaccinati contro gli ultimi ceppi del virus». Quel futuro è già qui. La “vaccelerazione” è avanzata a passo spedito. Se per il personale sanitario è già stato introdotto l’obbligo vaccinale, su tutti gli altri recalcitranti agirà una costrizione indiretta. Dopo il telelavoro e la telescuola, siamo già al Certificato Sanitario – via via solo in formato digitale – per poter entrare nelle regioni di colore diverso e tra un po’ persino per andare al ristorante o al cinema o in piscina. La prospettiva dichiarata è anche quella di rendere sempre più difficile pagare in contanti, di modo che spostamenti e acquisti siano dati tracciabili, analizzabili e vendibili. A fianco delle frontiere mobili del razzismo di Stato, si stanno ridisegnando profondamente i confini tra cittadino e clandestino dentro la tecno-democrazia immunitaria in costruzione.
Traduciamo e pubblichiamo un testo apparso di recente su https://attaque.noblogs.org/post/2021/04/16/pas-de-vaccin-pas-de-piscine/
NIENTE VACCINO NIENTE PISCINA!
Dall’anno scorso, riflettendo sulla situazione che viviamo, mi dico che ci sono due problemi che emergono in questa crisi Covid. Da un lato il fatto di opporsi alle restrizioni ma senza assumersene le conseguenze (tra cui la principale è prendersi il virus), e dall’altro una reazione d’obbedienza servile e non riflettuta, di precipitarsi a fare ciò che lo Stato richiede senza porsi alcuna domanda, e senza essere in grado di porsi le domande che ci si poneva prima.
C’è da avere una giusta misura: non essere ipocriti e assumere le scelte che si fanno di non rispettare le restrizioni; ma nemmeno ignorare che c’è una pandemia e che certi comportamenti possono anche mettere in pericolo la vita degli altri; e infine non chiudersi in atteggiamenti di passività e viltà accettando ciecamente delle restrizioni.
È in questo tipo di contesto che si vede quello che ciascuno e ciascuna ha nelle viscere. Di coloro che prendevamo per delle persone sincere e ribelli e che si rivelano essere dei gentili cittadini che non osano nemmeno camminare all’aria aperta senza la loro mascherina mentre chiunque lo fa. O di coloro che credevamo essere sensati e intelligenti e che dichiarano che il Covid non è che una leggera influenza e che mettere una mascherina in un autobus pieno zeppo non ha senso, e che avere la mascherina sotto il naso o il mento in un luogo pubblico non areato è troppo una cosa da ribelle che non si piega alla legge.
In che momento cerchiamo di pensare a mente lucida, di guardare la situazione, e di domandarci come provare a fare per non erodere la nostra libertà facendo al contempo un minimo d’attenzione, dato che in ogni caso una pandemia c’è? È come se questa specie di pensiero binario talmente presente in questi ultimi anni avesse assunto un certo rilievo con la crisi Covid, e che quindi si è o contro o a favore. Che mi si spieghi come applicare ciò a una pandemia, perché io non capisco come si possa essere a favore o contro un virus. E se non sono uno specialista al soldo di uno Stato o di un laboratorio, sono comunque in grado di selezionare le informazioni che ricevo, e di decidere in quale maniera voglio affrontare la situazione, basandomi sulla mia concezione del mondo, sulle idee che ho, e sulle cose che non sono pronto a sacrificare, come godersi i raggi del sole sul viso un bel pomeriggio di primavera, tenendo in ogni caso conto delle problematiche che esistono dietro a questa pandemia, come la situazione delle persone fragili di salute.
È anche in momenti simili che si vede chi sono i cretini totali, e questo periodo avrà almeno questo di positivo: fare la selezione tra le proprie frequentazioni, e vedere meglio chi sono gli individui dietro le pose e le false apparenze, e chi sono le persone che tengono la rotta qualsiasi cosa accada. Per esempio la mancata solidarietà tra compagne-i durante il confinamento, l’aver abbandonato le persone isolate nel loro sconforto penso che lascerà dei segni indelebili su coloro che l’hanno vissuto e hanno compreso che la solidarietà non è che l’ennesimo mito tra gli anarchici, e che nei momenti di crisi non si può contare sui legami di affinità, che è ognun per sé, ognuno per la propria “famiglia”, e che gli asociali muoiano soli nel loro angolo.
Certificato sanitario
Prima dell’estate 2020 lo Stato ha cominciato a parlare di un Certificato Sanitario Europeo. Ora i 27 Stati membri dell’UE l’hanno convalidato, per renderlo pubblico a giugno.
Per le precisazioni tecniche ci sono degli estratti di articoli di giornali in fondo, che spiegano un po’ le modalità.
Non so se alcune-i si ricordano delle lotte che ci sono state contro lo schedario Edvige, e gli altri schedari di polizia e amministrativi proposti in questi ultimi anni. È vero che ai tempi in cui le persone forniscono volontariamente delle informazioni sulle proprie relazioni sociali, gli acquisti, le conversazioni private, le preferenze sessuali, i gusti, le idee politiche, i ritmi quotidiani, i luoghi in cui si recano (con chi, da chi, a che ora, passando per dove), grazie al loro smartphone (anche detto “spione tascabile”) e ai social network, possiamo dirci che la questione di questi schedari non si pone nemmeno più, perché il cittadino normale fornisce volontariamente molte più informazioni, ampiamente accessibili a chi di dovere in seno allo Stato e alle imprese (es. le pubblicità mirate, la schedatura dei dipendenti).
Il che, per inciso, implica che colei/colui che oggi non è sui social network e non ha lo smartphone sia sospetto. Pertanto utilizzare questi strumenti ha delle conseguenze per gli altri, almeno su questo piano: non sono degli strumenti “neutri”, perché dietro il loro utilizzo c’è l’idea dell’“io non ho nulla da nascondere”.
Con l’epidemia di Covid è sul piano sanitario che la morsa si stringe attorno a tutti. Basta che un collega che ha il Covid dichiari all’assicurazione sanitaria di aver passato 5 minuti con me in ascensore perché io sia considerato “contatto a rischio” e mi venga intimato di restare a casa. Il che assomiglia ad una delazione se il collega butta lì il nome di tutte le persone che hanno incrociato la sua strada fino a quel momento.
Nei prossimi tempi la questione dello spostamento, dell’attraversamento delle frontiere europee o di altre frontiere, e pure la questione della presenza nei luoghi pubblici diventeranno, grazie al Certificato Sanitario, l’arma suprema affinché tutti si facciano vaccinare. Il governo si prende gioco di noi quando dice “non renderemo il vaccino obbligatorio”, dato che senza vaccinazione ci si ritroverà nella stessa situazione di oggi, a non poter accedere a luoghi che oggi sono chiusi, e che domani saranno aperti previa verificazione del Certificato sanitario. È esattamente ciò che accade in Israele: non sei andato in piscina per più di un anno, fa caldo, hai troppa voglia di nuotare? Eh, peccato, solo le persone vaccinate hanno diritto di accedere alla piscina!
Può sembrare un fatto nuovo, ma in realtà le discriminazioni sanitarie esistono da molto tempo. Il caso più eloquente è quello dell’Aids. Oggi se sei sieropositivo ti sono preclusi dei Paesi; precisamente 40 Paesi al mondo ti negano l’accesso al loro territorio. E dei dentisti si rifiutano di curarti, e ti è precluso l’accesso alle forze dell’ordine, quindi non puoi essere poliziotto, carabiniere, pompiere o entrare nell’esercito se sei sieropositivo (e no, non compatisco le persone a cui si impedisce di diventare sbirri!). Eccetera.
Proiettandosi tra qualche mese, ha senso accettare un Certificato Sanitario volontariamente per accedere a un ristorante, a un cinema, a un club sportivo o attraversare legalmente la frontiera? Per coloro di noi che non accetteranno (ma fino a quando?) questa nuova restrizione, sarà un po’ come provare a vivere la vita che vivono ogni giorno le persone che non hanno i documenti in regola.
In che punto si pone il limite tra ciò che si vuole o meno accettare restando coerenti con le proprie idee? E a che punto ci si dice che ci si può organizzare diversamente, per esempio aprire delle sale sportive non ufficiali, fare da mangiare per strada, organizzare delle proiezioni, in breve fare in modo che la socialità non dipenda da un fottuto certificato sanitario e dal dominio dello Stato e della sua medicina sulle nostre vite, come già dipendeva troppo, prima di questa crisi sanitaria, dalla possibilità di potersi pagare tutto ciò.
Altrimenti questo vorrà dire che rifiutare la vaccinazione significa rinunciare a una vita sociale, a meno di fare un test molecolare ogni 3 giorni. E non dimentichiamo che questa normalità sempre nuova, che adottiamo a comando, giorno dopo giorno secondo i nuovi ordini che cadono dall’alto, mette ancora più in luce l’anormalità di coloro i quali non vogliono o non possono conformarvisi.
Questo è un esempio lampante della questione della malleabilità dei comportamenti e delle abitudini individuali, della malleabilità della società. Un discorso del Presidente la sera e oplà, la nostra quotidianità è scombussolata da capo a piedi, senza che nessuno apra bocca. Siamo pur sempre dei bravi pecoroni ben obbedienti.
Ci sono delle restrizioni completamente assurde che richiedono una buona dose di obbedienza per essere rispettate. L’esempio più evidente è l’obbligo di tenere la mascherina all’aria aperta. Se non nascondi bene naso e bocca per strada puoi ricevere una multa, che bella storia! Mentre prima del Covid ti prendevi una multa proprio perché nascondevi naso e bocca durante un corteo. La paura della multa impediva forse alle persone in corteo di bardarsi? Non mi sembra proprio! E in fin dei conti si vede come, allo stesso modo, molte persone per strada trovano assurdo il fatto di tenere la mascherina e vanno in giro senza, soprattutto quando c’è bel tempo. Chi vorrebbe tenere una mascherina sulla faccia quando c’è il sole? E infatti, quando la maggior parte delle persone non hanno la mascherina per strada (il che accade in diversi luoghi), non ci sono da temere controlli. Ma quando sei l’unica persona che non porta la mascherina per strada in un attimo ti fai individuare. Ed è un po’ così per tutto, come il fatto di andare in giro durante il coprifuoco o il confinamento ecc. Quando si accetta docilmente di piegarsi a queste restrizioni si facilita il lavoro agli sbirri, perché si accetta e si partecipa ad una norma, il che fa risaltare coloro che sono refrattari a questa norma.
Detto questo, non c’è bisogno di essere un refrattario per camminare senza mascherina all’aria aperta o andare in giro dopo il coprifuoco, come non sono solo i refrattari che rubano nei negozi o che frodano i trasporti pubblici. Di persone che non rispettano la legge se ne trovano in tutti gli strati sociali, senza dubbio in proporzione maggiore tra i poveri, ma lo si vede in questo momento, l’élite della società non si priva certo della libertà di non rispettare le restrizioni pur di continuare a condurre la propria piccola vita mondana. In caso di Covid andranno in una clinica privata, senza dover rischiare di farsi spedire dall’altra parte del Paese per mancanza di posti negli ospedali pubblici. Ciò che difendo qui è quindi il fatto di non rispettare le restrizioni attuali quando si tratta di recuperare un po’ di libertà, ma me ne fotto di quei tossici degli eccitanti che invocano la libertà di far festa, tanto quanto di coloro che si fanno delle scorpacciate mondane tra alta borghesia, dato che, come sempre, i ricchi restano ancora quelli che subiscono meno i disagi della situazione attuale, nelle loro ville in campagna o in città con dei cuochi, e anche per il passaggio delle frontiere, dato che coloro che lavorano per delle ditte francesi all’estero possono andare e venire come vogliono, mentre coloro che vivono all’estero come i loro vicini non hanno la possibilità di venire in Francia da un po’, salvo motivo “imperativi” (il decesso di un membro della loro famiglia in Francia). Non parlo nemmeno della situazione delle persone che vivono nei territori d’oltremare.
Di fronte alla mia costatazione sull’obbedienza cieca sento già i bravi cittadini in perfetta salute privi di ogni consequenzialità che mi diranno che si sentono meglio a tenere la mascherina per strada, o che si sentono rassicurati se si fanno vaccinare, e che durante il confinamento non avevano altra scelta che scrivere la loro piccola autorizzazione per fare 400 metri a piedi per andare a comprare del tofu e della pasta. Di fatto, si trovano sempre delle buone giustificazioni per tutto, anche per le cose peggiori, e non riconoscere la propria viltà o la propria obbedienza, e quindi non lavorarci su, mi sembra problematico e disonesto quando si frequentano certi ambienti. Una cosa è avere paura, un’altra è non fare nulla contro e essere soddisfatti di essere uno schiavo dello Stato.
In fondo ciò mi porta a chiedermi come queste persone siano in grado di sapere se questo loro riflesso di fare ciò che lo Stato richiede venga veramente da loro stessi, da ciò che hanno veramente voglia di fare (tipo avere veramente voglia di camminare in pieno sole con una mascherina sulla faccia!), oppure se ciò venga dalla propaganda che viene fatta da un anno, basata sulla paura e sulla colpevolizzazione, e che per un motivo o per l’altro li coinvolge? E a quel punto, quale propaganda non avrebbe effetto su queste persone? Vi ricordate di certi anarchici che hanno seguìto la Sacra Unione durante la prima guerra mondiale? Per fortuna che altri hanno saputo pensare in maniera indipendente dalla propaganda nazionalista e bellicosa degli Stati europei dell’epoca!
Nel criticare il cittadinismo gregario non faccio l’apologia del farsi un giro su un bus o in un negozio di alimentari senza mascherina e starnutire ovunque. C’è in ogni caso una pandemia, e nei luoghi non areati ci sono delle forti possibilità di rifilare il virus a un altro-a se si è portatori. E non è un mito, la maggior parte delle persone che conosco che ha avuto il Covid se l’è preso nel farsi una mangiata con gli amici al chiuso, con una persona che infetta tutte le altre che sono senza mascherina. Ed è chiaro che è legittimo passare un bel momento con i propri amici durante un pasto. Questo genere di cose diventa più problematico, secondo me, quando le persone non se ne fanno carico e non appena si ammalano non esitano a occupare posti negli ospedali, quando prima non sembravano occuparsi della propria salute, e ciò diventa assurdo in un contesto in cui i posti in ospedale scarseggiano… se non ce ne frega di essere ammalati, assumiamoci le nostre scelte fino in fondo, invece di voler bere e avere ancora il bicchiere pieno (e papà Stato con il suo sistema sanitario, quando si è ammalati), di voler vivere senza le limitazioni vigenti senza accollarsi di prendere il virus di una pandemia che purtroppo non è una leggenda per fare paura, ma che c’è veramente.
C’è una chiara posta in gioco oggi nel non accettare il Certificato Sanitario, che rischia di restare stabilmente. Vi ricordate di come la schedatura del DNA è passata in Francia? Perché oggi a chiunque sia in stato di fermo per delle sciocchezze viene richiesto un prelievo di DNA (chiaramente bisogna sempre rifiutare!), e ciò dimostra come lo Stato sfrutti sempre le trovate liberticide che riesce a far passare quando la popolazione è sotto choc per un avvenimento spaventoso. E sarebbe ingenuo pensare che l’adozione di un passaporto sanitario a livello europeo o internazionale si limiterà al Covid; sarà uno tra gli strumenti permanenti che sono istituiti ogni volta che degli illuminati ammazzano delle persone davanti a una scuola, in un supermercato, in una sala concerti o nella redazione di un giornale. È importante mantenere la mente lucida di fronte a situazioni spesso orribili, e anticipare e preoccuparsi della risposta dello Stato, che ci toccherà tutti, specialmente i refrattari e tutti e tutte coloro che già sono nel mirino della repressione.
Per fare un esempio, questo certificato sanitario vuol dire che nell’Unione Europea non si potrà passare una frontiera tranquilli senza avere tutte le carte in regola. E si può non aver voglia che i propri spostamenti siano annotati da qualche parte, e certe persone non possono semplicemente permettersi di mostrare il proprio passaporto alla dogana. Tutte le persone che vivono illegalmente in Europa dovranno fare come si faceva prima di Schengen (che ogni tanto viene rimesso in discussione o sospeso), e come molti già fanno: farsi lasciare in un posto, attraversare a piedi, e farsi recuperare dall’altra parte della frontiera. Solo che in inverno, quando sono delle montagne ciò che bisogna attraversare, il tutto diventa un po’ più difficile e persino pericoloso. Invece i bravi cittadini che non hanno nulla da rimproverarsi potranno attraversare le frontiere tranquilli nel loro piccolo comfort in aereo, treno, autobus o macchina, pronti a sfoderare il loro smartphone con il codice QR del Certificato Sanitario non appena glielo si richieda. Siano benedetti gli smartphones che facilitano così tanto questa sorveglianza sanitaria! Lo stesso strumento può contenere i tuoi documenti, i tuoi biglietti di viaggio, e il tuo certificato di vaccinazione. Come è pratico il progresso!
Ma questo certificato sanitario apre anche la porta a una sorveglianza sanitaria che potrebbe superare largamente il caso del Covid. Cosa impedisce che questo certificato comprenda un libretto delle vaccinazioni che confermi che si è in regola con tutti i vaccini, o contenga tutte le informazioni sulle malattie fisiche o mentali che si hanno? Cosa impedisce che ciò permetta di stigmatizzare e escludere ancora di più le persone sieropositive, e anche le persone a cui uno psichiatra abbia diagnosticato una schizofrenia o dei disturbi bipolari (diagnosi varia assai variabili da uno psichiatra all’altro)? Negli anni a venire numerose persone potrebbero vedersi rifiutare l’accesso ad un corso o ad un’attività qualsiasi, o un lavoro, un prestito, una frontiera ecc. perché il Certificato Sanitario divulga delle informazioni sulla loro salute. Tra l’altro, per coloro che se lo sono perso, nel febbraio 2020 lo Stato ha autorizzato un nuovo strumento di schedatura, GendNotes, utilizzato dalla gendarmerie [equivalente dei carabinieri n.d.t.]. Tra i dati che possono essere raccolti con questa applicazione figurano delle informazioni “relative alla pretesa origine razziale o etnica, alle opinioni politiche, filosofiche o religiose, all’appartenenza sindacale, alla salute o alla vita sessuale o l’orientamento sessuale”.
A volte delle leggi passano e all’improvviso ci rendiamo conto di essere ancora più incastrati di prima. E temo molto che dopo la pandemia avremo l’impressione di avere un pesante dopo-sbronza nel vedere tutto quello che è passato senza che ce ne preoccupassimo troppo. Il risveglio sarà difficile. E non ci sarà alcuna marcia indietro da questi nuovi strumenti liberticidi che passano.
Ci sarà sempre una situazione d’emergenza e quindi un nuovo limite superato che ci spingerà a tradire le nostre idee, ci saranno sempre delle persone che rifiuteranno e altre che accetteranno senza batter ciglio. E non è una questione di forza di volontà, è semplicemente una questione di sincerità verso ciò che si pensa, di sapere ciò che si vuole, e perché, di sapere che ci facciamo qui e i sacrifici che siamo pronti a compiere per ciò che conta per noi.
Per l’anarchia
fine marzo 2021
Estratti di giornali che parlano del Certificato Sanitario Europeo:
«L’idea di un “digital green pass” è stata presentata dalla Commissione europea all’inizio di marzo ed è stata approvata dai 27 Stati membri dell’Unione europea, anche se la Francia sembrava restia. Intervistato domenica 28 marzo 2021 alla trasmissione Grand Jury RTL, Thierry Breton, commissario europeo responsabile dei vaccini, ha fornito delle precisazioni su questo famoso certificato sanitario, che da qui a due o tre mesi potrebbe essere disponibile in tutta l’Unione Europea sul sito del Ministero della Salute. “A partire dal momento in cui potremo essere sicuri che ogni Europeo che desideri farsi vaccinare abbia accesso equo al vaccino, come si verificherà nei due o tre mesi che verranno, sarà opportuno poter disporre di un certificato sanitario che dimostri il vostro stato”, ha spiegato. Questo spazio digitale menzionerà le informazioni personali e alcuni dati sanitari del detentore, quali i test PCR effettuati recentemente o le iniezioni di vaccino anti Covid somministrate. Si potrà accedere ad alcuni Paesi o ad alcuni luoghi pubblici (ristoranti, luoghi culturali…), attualmente chiusi a causa della pandemia di Covid-19 dietro presentazione di questo pass sanitario.
[…]
Le modalità precise di questo nuovo pass non sono ancora state confermate. Ciononostante, consisterebbe in uno spazio digitale personale, accessibile dallo smartphone, che potrà registrare alcune informazioni quali:
- un codice QR
- lo Stato di residenza
- i test PCR negativi recenti
- le attestazioni di mancanza di sintomi
- eventualmente, i certificati di vaccinazione del titolare.
Esisterà anche una versione cartacea che menzionerà:
- il vostro nome
- la vostra data di nascita
- il numero del vostro passaporto autenticato con il codice QR
- il fatto che siate già stati vaccinati o meno
- il tipo di vaccino e se siete stati portatori della malattia
- “per coloro che non avranno avuto né il vaccino, né la malattia e per i quali si richiederà un test PCR, vi si troverà lo stato del vostro test PCR” ha precisato il commissario europeo
[…]
Una volta coordinato, questo strumento digitale potrà permettere di spostarsi in seno all’Unione europea, ma perché no anche in altri Paesi del mondo. “Prepariamo uno strumento su scala europea, che includa dati molto oggettivi”, ma spetterà agli Stati membri dell’Unione europea decidere “che utilizzo preciso ne faranno”, ha precisato il vice presidente della Commissione, Margaritis Schinas.
[…]
In un comunicato del 17 febbraio, la compagnia aerea Air France ha annunciato che avrebbe sperimentato un pass sanitario, a partire dall’11 marzo, su molti voli, con destinazione le Antille, in particolare la Guadalupe (tutti i voli Charles-de-Gaulle/Pointe-à-Pitre) e la Martinica (tutti i voli Charles-de-Gaulle/Fort-de-France). Si tratta di un sistema che permetterà di verificare i test COVID in maniera sicura e di rendere fluido il percorso dei clienti all’aeroporto. In pratica, i passeggeri dovranno scaricare l’applicazione AOK Pass sullo smartphone e registrarvi i risultati del proprio test Covid effettuato in un laboratorio convenzionato (lista disponibile sull’applicazione). L’applicazione certifica poi che il test presentato sia conforme alla normativa del Paese di destinazione. Una volta all’aeroporto, i passeggeri mostreranno il proprio smartphone. Air France non renderà obbligatoria l’utilizzazione di questa applicazione, sarà sempre possibile andare allo sportello di registrazione con il risultato di un test PCR stampato su carta.
[…]
Un pass sanitario per andare al ristorante?
Questo pass sanitario potrà essere richiesto all’ingresso dei luoghi pubblici come i ristoranti, bar, o i musei per “agevolare il sistema di allerta”, secondo Emmanuel Macron, oltre che il tracciamento dei contatti in caso di contagio da Covid-19. Questo pass potrà inoltre permettere di accedere alle sale concerti o ai teatri».
Altro articolo:
«[…] Un codice QR
“Vi si troverà il vostro nome, la vostra data di nascita, il numero del vostro passaporto autenticato con il codice QR, il fatto che siate stati vaccinati o meno, il tipo di vaccino e se siete stati portatori della malattia” ha precisato il commissario europeo, documenti alla mano. Per coloro che non avranno avuto né il vaccino né la malattia, le autorità richiederanno un semplice test PCR.
[…] Se le autorità europee spingono verso questo modello, che è stato sperimentato in Israele, l’idea del “certificato sanitario” incontra ancora delle resistenze da parte di alcuni scienziati. Stéphane Gayet, infettivologo igienista al CHU di Strasburgo, ritiene che il certificato sanitario sia “un modo indiretto per rendere la vaccinazione obbligatoria, e preparare il terreno a delle restrizioni in materia di libertà di circolazione”».