Iniziative il 25 aprile a Lecco, Bologna, Trieste, Ala, Bolzano, Genova…

Genova:

Sabato 24 Aprile 2021

contro i fascisti e la repressione

17,00 De ferrari

Il 27 aprile inizierà il processo per l’opposizione al comizio di Casa Pound del 23 maggio 2019, a Corvetto.

Scendiamo in strada per ribadire che a Corvetto c’eravamo tutti e tutte e che i 50 antifascisti a processo non saranno lasciati soli.

Perché quel giorno, ancora una volta, abbiamo dimostrato che a Genova i fascisti possono parlare solo a sé stessi, in piazze vuote, e se protetti da centinaia di guardie. Comunque, non gli riesce lo stesso.

Perché in quei giorni iniziavano anche i blocchi in porto contro i traffici di guerra, e a 2 anni di distanza Procura e Questura vorrebbero rinchiudere quella lotta in un’inchiesta per associazione a delinquere, che ha colpito recentemente 5 militanti del “Calp” e di “Genova antifascista”.

Durante il ventennio gli antifascisti erano banditi, oggi saremmo delinquenti? E sia!!

Non saranno i tribunali a giudicare le nostre lotte.

Perché nello “stato d’emergenza” per l’epidemia Covid è sempre più urgente organizzarsi per lottare contro la ristrutturazione economica e sociale che Stato e padroni stanno preparando. Perché il presente a cui ci stanno costringendo è qui per restare, se non cominciamo ad opporci al più presto.

Perché il 24 aprile 1945 la Genova antifascista e proletaria si è liberata da sola, senza aspettare.

Questa è la nostra storia, non la rinchiuderanno nelle aule di tribunale.

La solidarietà è nella lotta

Genova:

Presidio al carcere di Pontedecimo

Con le stesse motivazioni che ci hanno spinto a recarci, in più di un’occasione, sotto le mura del carcere di Marassi, vogliamo farci sentire anche fuori dal carcere femminile. Far sentire le nostre voci solidali ed incazzate. Solidali coi detenuti che hanno partecipato alle recenti lotte contro l’ulteriore peggioramento delle condizioni detentive. Solidali con chi subisce ogni giorno sulla propria pelle questa pratica disumana. Incazzati perché non ne possiamo più del silenzio che circonda tutte le moderne bastiglie e montjuic. Incazzati perché consci che a subire le pene gravose di un sistema incapace e avido, non sono coloro che questo sistema perpetrano e rifocillano. ….. Incazzati perché non conosciamo altra solidarietà, nel bel mezzo delle democrazie criminali.

Quindi anche davanti al carcere femminile. Non per rispetto alle musicali logiche di “parità sessuale” tanto care ai dibattiti parlamentari e televisivi, che ci fanno orrore per quanto, alla fin fine, sponsorizzano un patriarcato “ripulito” e spettacolarizzano quello omicida. Ma perché sappiamo quanto sia dura la detenzione di donne con figli (appresso o a casa), di donne trattate come oggetti sessuali, di donne che, altrettanto, in questo periodo di pandemia, si sono battute e vengono infettate dalle guardie. E perchè siamo contro ad ogni carcere e, prima o poi, andremo davanti a tutti. Sappiano, poliziotti, carabbinieri, finanzieri e penitenziaria desiderosi di intervenire per reprimere i “disordini” dentro le celle o fuori le mura carcerarie, che non saranno minacce, provvedimenti o altre buffonate (la fantasia, quella loro, non manca), a tenerci distanti da chi subisce un sopruso; a farci dimenticare chi è privato della libertà; a non farci pensare ed agire. Ci stringeremo di più. Ricorderemo e batteremo. Continueremo a fissare il nemico: questo sistema marcio quanto avido, sfacciato quanto ipocrita e tutti i servi disponibili e complici.

LE GALERE ESPLODONO DI PROLETARI E PROLETARIE – I DELINQUENTI STANNO NEI PALAZZI [RETORICA è NON AGIRE]

TUTTE E TUTTE LIBERE

DOMENICA 25 APRILE, ore 18.30

nella giornata in cui si ricorda quella liberazione subito tradita da un antifascismo parolaio ed interclassista che, lungi dall’estirpare le radici del fascismo, ha foraggiato democratici padroni e formato democratici servi.

Saluto alle detenute nel carcere di PONTEDECIMO
Via Coni Zugna, 32

Bolzano:

Ala:

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Lecco:

Il 25 aprile è una data che rimanda immediatamente alla resistenza, quella fatta di uomini e donne che si misero in gioco anche a discapito della propria vita per la libertà. Combattenti che hanno continuato a lottare anche dopo la fine ufficiale del conflitto mondiale perché vedevano le stesse persone che governavano nel ventennio fascista e i loro accoliti riprendersi le posizioni di potere.
Oggi si sta barattando la propria libertà in cambio di una vita “in sicurezza”, ma quest’ultima si può considerare degna di essere vissuta? Come si possono accettare passivamente il coprifuoco, il vaccino (ovvero fare da soggetti per la più grande sperimentazione di massa della storia), l’installazione di antenne per la rete 5g con le loro conseguenze catastrofiche e irreversibili e permettere che qualcun altro decida quali siano le nostre necessità primarie?

Si sta accettando la digitalizzazione completa delle nostre vite, di non poter assistere i nostri affetti nelle loro ultime ore di vita, l’imposizione di relazioni unicamente mediate da protesi tecnologiche (smartphone, tablet, pc) e addirittura la sperimentazione dei nuovi vaccini sui bambini! In parole povere si sta permettendo l’imposizione di un controllo che penetrerà fin dentro i nostri corpi.

In cambio di cosa si stanno accettando tutte queste restrizioni e le prossime che arriveranno?

Davvero si crede che questa sia una situazione transitoria? Oppure ci si aggrappa a quest’idea  perché altrimenti si dovrebbe guardare in faccia la realtà e affrontare la mostruosità che ci sta davanti?

Basta guardare la squadra messa al governo per farci un’idea del tipo di amministrazione da qui in avanti: una gestione di tipo militare con tecnici e scienziati che valuteranno chi e cosa sarà da salvare o condannare. I loro progetti spingono chiaramente per una completa digitalizzazione delle nostre vite, attraverso la transizione energetica, il passaporto e l’identità digitale, il 5G e con la campagna vaccinale in corso.

Queste restrizioni a cui siamo sottoposti da più di un anno ci stanno facendo assimilare atteggiamenti che resteranno parte integrante del nostro essere anche in futuro, perché quello che pochi comprendono è che queste nuove abitudini costituiscono il nuovo modello che ci stanno imponendo, in primis nelle nostre teste: un modello in cui ogni aspetto della nostra vita dovrà essere tracciato, tramite app, sensori, attraverso le vaccinazioni, il passaporto sanitario e l’identità digitale.

La campagna di terrore in atto spaventa a tal punto la popolazione da farle credere ciecamente ai mass media, ai loro esperti e alle loro menzogne, anche se dicono tutto e il contrario di tutto.

Vogliono convincerci che se tutto peggiora è colpa nostra e se invece le cose migliorano è merito delle restrizioni: ciò veicola un messaggio chiaro e ben preciso, ovvero che più restrizioni significano più sicurezza è se questa convinzione verrà assimilata difficilmente cambierà.

Il modo di stare al mondo e di relazionarci con esso viene modificato in base a delle direttive imposte dall’alto, anche se prive di senso logico. Sempre più persone stanno diventando sbirri di sé stesse e delatrici nei confronti degli altri supportando e difendendo l’idea che criminalizza l’incontro fisico (convinti che distanziarci socialmente sia un dovere e un “senso di responsabilità”), non capendo che questo atteggiamento impedisce il confronto e un’elaborazione adeguata della situazione, nonché il regolare svolgersi di rapporti sociali e affettivi, figurarsi poi la costruzione di un pensiero critico e di percorsi di lotta.
Immaginiamo se la paura dell’olio di ricino o della morte avessero impedito agli oppositori di Mussolini di incontrarsi e assembrarsi. Sarebbe stata possibile la resistenza? Gli incontri dei ribelli erano estremamente difficili da attuare rispetto ad ora e la posta in gioco poteva essere la loro stessa vita e quella dei loro cari. Oggi basta una multa per paralizzare le persone, sarà perché non si percepisce l’urgenza di intervenire e ci si illude che basti un vaccino imposto dall’alto per tornare alla normalità.

Spaventati e rinchiusi nelle proprie case si fatica ad accettare che qualcuno invece scelga di assumersi dei rischi perché ritiene che una vita da reclusi non sia una vita degna di questo nome, che ci sia gente che non ha intenzione di rinunciare all’indispensabile socialità nel reale e che preferisce il calore umano al freddo del silicio.

L’incapacità di affrontare la situazione si nota anche negli ambienti più radicali, per non parlare della sinistra extraparlamentare che di fatto sta spalleggiando questa transizione col suo rivendicare un vaccino senza brevetti e con la promozione di tamponi gratuiti. Campagne definite popolari, che di popolare non hanno proprio nulla, in cui gli organizzatori sono pronti a segnalare le persone positive ai tamponi alle varie ATS, o che chiedono la fine della didattica a distanza attraverso la vaccinazione obbligatoria dei docenti, e chissà cos’altro supporteranno in futuro.

Vogliamo ribadire che, al contrario di quello che la maggior parte delle persone vuole credere, non saranno gli stessi soggetti (Bigpharma, OMS, GAVI, e tutte le altre multinazionali) che ora come in passato devastano le terre e affamano, uccidono e usano come soggetti di sperimentazione un numero incalcolabile di persone a redimersi improvvisamente e agire negli interessi dell’umanità e del pianeta intero.

Col pretesto di una pandemia non così grave da essere incurabile, ma abbastanza diffusa per giustificare ogni sorta di restrizione, stiamo entrando in una dittatura peggiore di quelle di vecchio stampo, soprattutto perché non la si percepisce come tale.

Purtroppo è pensiero comune credere che ogni nuova manipolazione genetica, ogni nuovo ausilio tecnologico, ogni nuovo prodotto “green”, ogni nuova immissione di sostanze nei nostri corpi portino nuove opportunità invece di essere viste per quello che sono veramente, ovvero strumenti di controllo e di dominio. Si confida in un ritorno alla “vecchia normalità”, cosa che in realtà non accadrà, e per ottenere ciò si e disposti a farsi persino inoculare un vaccino che non si dovrebbe neanche chiamare tale, un vaccino dichiaratamente OGM, che mette a repentaglio la nostra salute se non nell’immediato (come tra l’altro è già accaduto) nel prossimo futuro.

Probabilmente non ci si rende conto della reale posta in gioco, ovvero che ci stiamo giocando davvero molto in termini di libertà individuali e collettive e che tutto questo avverrà in pochissimo tempo. Anni durissimi fatti di povertà, restrizioni, e repressione si stanno concretizzando innanzi a noi e dobbiamo avere il coraggio e la forza di affrontarli. Oggi come non mai è necessario essere puntuali nel costruire percorsi di lotta e di resistenza, noi ne sentiamo l’urgenza e la necessità, per questo vogliamo essere in piazza fisicamente per ribadire che se vorranno portare avanti i loro progetti troveranno qualcuno disposto a lottare per la libertà.

Bologna:

Domenica 25 aprile 2021, a partire dalle h. 15.00 ricorderemo Sante in P.zza San Rocco

Sobillatore, sovversivo, nappista, brigatista, irrecuperabile, irriducibile: sono state tante le etichette attribuite dai giudici a Sante Notarnicola. Per Bologna e per il Pratello, invece, Sante è sempre stato il compagno, l’oste, il poeta e lo scrittore combattente, punto di riferimento per chiunque volesse conservare memoria del passato e ricevere sostegno alle lottedi oggi. Soprattutto al Pratello la sua presenza è viva nelle decine di progetti sociali, solidali, culturali che ha promosso e realizzato con il coinvolgimento delle nuove generazioni di compagni e compagne, senza mai smettere di occuparsi di carcere e di repressione dei movimenti di lotta.
La data del 25 aprile gli era particolarmente cara, come gli era cara la memoria della Resistenza e di quei partigiani che avevano contribuito in maniera fondamentale alla sua formazione politica. Per questo il prossimo 25 aprile lo vogliamo ancora accanto a noi, attraverso i ricordi e i racconti di chi lo ha conosciuto, nel luogo di Bologna che più lo ha visto presente.
La manifestazione si terrà in conformità alle vigenti normative anti Covid.

Le compagne e i compagni di Bologna

Trieste:

BASTA ARRETRARE

Per resistere alle imposizioni dello Stato e allo sfruttamento dei padroni

Un 25 aprile per rompere un cappio che stringe i corpi e soprattutto le menti. Per comprendere che gli effetti che stiamo tutti subendo non sono arrivati dal nulla. I padroni, tramite i loro mezzi d’informazione e i loro tecnici asserviti, ci vogliono far credere che siamo noi – gli oppressi e le oppresse – i responsabili di chiusure, coprifuochi, licenziamenti, sospensioni dal lavoro… confondendo ad arte la responsabilità individuale e quella collettiva. Invece è il profitto che detta legge anche in questo periodo, ed è lo Stato con i suoi servi a difendere gli interessi di pochi. La produzione di armi, di veleni, di merci inutili è continuata senza pause. Come sempre.

Intanto c’è chi continua a scappare da guerre e sfruttamento, chi a morire nelle patrie galere, chi si suicida perché non sa come reagire a questa realtà, chi muore nelle strade per il piombo degli uomini di Stato.

Questo 25 aprile vogliamo sì ricordare chi ha lottato per la libertà, ma anche che nessuna liberazione c’è stata il 25 aprile del 1945, né ci sarà in futuro se non abbatteremo chi oggi ci sfrutta, avvelena ed ammazza.

Una piazza che esprima una visuale diversa sull’oggi, per raccontare al di fuori della voce dello Stato quello che accade attorno a noi, una piazza che porti discorsi non di retorica ma di resistenza viva, qui e adesso.

Per ricordare i nostri compagni e compagne caduti.

Per abbattere questo stato di cose.

Per un concetto di cura e salute al di fuori del profitto

Per un mondo senza veleni…

Resistere ancora oggi si può!

Dalle ore 14.00 a Campo San Giacomo

Alle ore 15.00 interventi

Alle ore 16.30 presentazione del libro Lo spillover del profitto a cura de La Calusca di Milano

Durante l’iniziativa ci saranno materiali informativi, mostre e distribuzioni.

Cibi e bevande benefit

anarchici e anarchiche

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