Dalla puntata del 22 febbraio 2021 di “Bello Come Una Prigione Che Brucia”

Tratto da https://radioblackout.org/podcast/la-rappresaglia-su-chi-denuncia-gli-aguzzini-carcere-e-psichiatria-argo/

 

Dalla puntata del 22 febbraio 2021 di Bello Come Una Prigione Che Brucia

 

BREVI (ma tante)

Partendo dai alcuni dati sulla capienza delle galere in fase pandemica, proviamo a riflettere su come il sovraffollamento delle carceri sia una scelta politica e non fisiologica.

Passiamo a Torino, dove Carlo Limongelli è stato lasciato morire di cancrena in una cella delle Vallette.

Dal pubblico arriva la notizia (che ci eravamo persi) della promozione all’interno della gerarchia del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria dell’ex-direttore del carcere di Torino, Domenico Minervini, rimosso dopo l’inchiesta sulle torture della scorsa estate.

La circolare emanata il 29 gennaio 2021 dal capo della polizia Gabrielli stabilisce uno scenario di intervento integrato per prevenire e reprimere l’emergere di proteste e rivolte dentro e fuori le carceri, sfruttando l’episodio eccezionale delle rivolte dello scorso marzo per stilare le linee guida per affrontare potenzilamente qualunque forma di autedeterminazione, ammutinamento e solidarietà. Senza nessun accenno a regole di ingaggio o al contenimento degli episodi di torture e deumanizzazione.

Un magistrato ha cercato di impedire che una donna agli arresti domiciliari potesse recarsi in ospedale per abortire, appellandosi al suo diritto all’obbiezione di coscienza: il CSM lo ha semplicemente sanzionato con la “censura”.

Prosegue la lotta delle detenute del carcere di Trieste, che di fronte ai tentativi di screditamento da parte dei giornalisti, affinano le loro rivendicazioni.

Negli USA, per interferire con la pratica di riprendere i membri delle forze dell’ordine, questi stanno iniziando a riprodurre dai loro smartphones della musica difesa da copyright, impedendo così la pubblicazione dei filmati sulle piattaforme per violazione dei diritti d’autore.

LE TESTIMONIANZE SULLE MORTI DOPO LE RIVOLTE DI MARZO 2020 FANNO PAURA AI CARCERIERI

Mattia Palloni è uno dei cinque detenuti che, dopo la rivolta nel carcere di Modena del marzo 2020 e il trasferimento punitivo ad Ascoli, scelsero di denunciare la rappresaglia brutale messa in atto dalla polizia penitenziaria. Mattia è stato recentemente sottoposto a minacce dai secondini e dalla magistratura per costringerlo a rivedere la sua testimonianza. Ne parliamo con la sorella Elisa.

 

CARCERE E PSICHIATRIA

Il carcere di Bologna è l’ultimo a inaugurare un reparto di “articolazione psichiatrica”; una detenuta muore in ospedale a pochi giorni dal suo trasferimento in un’analoga sezione del carcere di Pozzuoli. Insieme all’avvocato Michele Passione andiamo a parlare del ricorso al carcere come programma sociale per la gestione della sofferenza psichica, osservando quali processi in ambito sanzionatorio sottendano a questo fenomeno.

 

 

PROGRAMMA DI VIDEOSORVEGLIANZA INTEGRATA “ARGO”

Torniamo a parlare del programma Argo e della sua sperimentazione sul territorio torinese.
Insieme a Riccardo Coluccini andiamo ad approfondire la funzione degli ALPR (lettori automatici di targhe) e soprattutto alcuni elementi di bias di genere e razziali riscontrabili in questo sistema di videosorveglianza interpretata da algoritmi.