Sciopero in solidarietà agli anarchici arrestati: un testo di Juan e Nico dalla sezione AS2 del carcere di Terni
Agli anarchici e le anarchiche. Riflessioni generali dal contesto carcere
Noi anarchici dalla AS2 di Terni vogliamo condividere con voi tuttx le riflessioni che ci hanno condotto a intraprendere questa piccola forma di proposta/protesta (uno sciopero del carrello della durata di 2 settimane, dal 19 di Ottobre al 1 Novembre). Essa nasce dalla volontà di superare la condizione di isolamento e rassegnazione in cui lo Stato, attraverso le sue istituzioni repressive, vorrebbe regalarci in quanto prigionierx sovversivs. Vogliamo infatti continuare a sentirci parte del conflitto in corso partecipando alla lotta e al dibattito con riflessioni e proposte, consapevoli dei nostri limiti come prigionierx.
Crediamo che questo sia particolarmente importante in un momento in cui stiamo assistendo ad un aumento dei tentativi della repressione di colpire la solidarietà anarchica.
Abbiamo assistito alle operazioni preventive “Ritrovo” e “Bialystok” che tentano di disarticolare delle realtà che portano avanti da tempo dei percorsi di solidarietà a individualità e detenutx, rivendicando le loro istanze Anarchiche.
Un passaggio particolarmente inquietante ci sembra essere il riscontrare nell’indagine di Roma la volontà di colpire le pratiche di solidarietà messe in atto nei confronti di un compagno anarchico prigioniero per sostenere la sua reazione all’aggressione da parte di alcune guardie carcerarie e la lotta da lui intrapresa per ottenere il trasferimento. Questo è un attacco rivolto a chiunque lotti all’interno delle carceri e che riceva solidarietà e sostegno da fuori. Un segnale non da poco su cui crediamo sia importante riflettere.
Ultimamente abbiamo visto affibbiare decenni di galera a prigionierx anarchicx, diverse sorveglianze speciali per aver manifestato nelle strade come forma di solidarietà; abbiamo visto come lo Stato abbia voluti punire un anarchico per il suo supposto sostegno ad un anarchico latitante.
In questo modo, attraverso denunce, misure restrittive, perquisizioni e arresti si cerca di disincentivare e sopprimere pratiche di solidarietà attiva che sono patrimonio dell’anarchismo e che ora più che mai ci sembra importante rivendicare e provare a rafforzare. Inoltre, ci interessa stimolare e sviluppare una discussione e sulle possibilità di otta che abbiamo come e fra individualità anarchiche prigioniere e con chiunque intenda sostenerci.
Molta di questa voglia nasce dalle riflessioni nate da quanto osservato in questo ultimo periodo di cambiamenti politici, economici e sociali e su come questi abbiano influenzato la questione detentiva. Le numerose rivolte in carcere scoppiate durante l’emergenza covid19 causa delle condizioni di detenzione che hanno portato a 14 morti in Italia hanno rivelato una situazione a cui si è stati incapaci di far fronte, se non in forma di sostegno, ma senza una chiara progettualità anarchica di lotta. E’ n maniera autocritica che indichiamo questa mancanza su cui ci piacerebbe riflettere al fine di colmarla.
Pensiamo poi al carattere preventivo e punitivo della dispersione operata nei confronti delle prigioniere disperse tra le varie AS3, così come di quelli nelle sezioni dei protetti, in piccole sezioni di isolamento oppure colpiti dall’art. 14bis per il loro atteggiamento riottoso all’interno del carcere. Ci sono prigionieri che avevano chiesto appoggio in momenti di difficoltà e non ci vergogniamo di dire che ci sentiamo in tremendo difetto in quanto anarchici per non essere riusciti a trovare gli strumenti per sostenerli quando era necessario.
Pensiamo che lo scopo primario del carcere sia quello di allontanarci dai nostri contesti di lotta, dalle nostre relazioni e frammentarci in quanto anarchicx e rivoluzionarx in modo da isolare e indebolire le nostre aspirazioni di lotta e le nostre individualità in rivolta. Unire le nostre forze per sostenere di volta in volta istanze specifiche includendo uno sguardo generale di critica al sistema di dominio statale-capitalista pensiamo sia un buon modo per ritrovarci e riscoprire le nostre capacità di conflitto.
Il nostro obiettivo immediato è quello di trovare metodi, anche semplici, per cominciare ad opporci alla parcellizzazione delle nostre singole situazioni tanto a livello giurisprudenziale quanto su quello detentivo. Riconosciamo che queste singole situazioni altro non sono che l’espressione strutturale di un sistema punitivo volto all’annichilimento delle individualità indisposte ad ogni ordine costituito e pertanto la necessità di una convergenza delle diverse proposte e istanze di lotta contro il carcere, tanto dentro come fuori.
Partiamo dalla considerazione e dal riconoscimento che affrontiamo forme di detenzione diverse e che non viviamo le stesse condizioni, né condividiamo le stesse analisi e posizioni, sia tattiche e strategiche. Per questo proponiamo che questo dibattito vada avanti attraverso lo scambio di riflessioni e proposte secondo il concetto della multiformità, con lo scopo dell’arricchimento e dello sviluppo della lotta e del movimento anarchico tutto.