Arresti a Roma operazione “Bialystok”

Indirizzi, aggiornati al 15 luglio, per scrivere ai compagni e compagne:

 

Francesca Cerrone
Casa Circondariale di Latina
Via Aspromonte 118
04100 Latina

Claudio Zaccone
CC di Siracusa, strada monasteri 20
96014, cavadonna, (SR)

Flavia Digiannantonio
C.C di Roma Rebibbia
via Bartolo Longo 72
00156, Roma

Roberto Cropo
Num ecrou : 1010197
Centre pénitentiaire
1 allée des thuyas
94261 Fresnes CEDEX
FRANCIA

Nico Aurigemma
Casa Circondariale di Terni
Str delle Campore 32
cap 05100 Terni
(TR) Italia

 

INIZIATIVE

Bencivenga Occupato pizzata benefit Operazione Bialystock

Venerdi 19 giugno alle 19:00, al Bencivenga Occupato pizzata benefit Operazione Bialystock

Via Roberto Bencivenga 15, Roma

 

Tratto da https://plagueandfire.noblogs.org/arresti-a-roma/

Arrestati  compagn* a Roma: Daniele, Nico, Francesca, Paska, Daniele, Flavia, Claudio e Robi juve, forse per  270 bis e istigazione. 

SEGUIRANNO AGGIORNAMENTI…

Chiamata “operazione Bialystock”, secondo i giornali sette compagn* sono stati arrestati con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, detenzione e porto di materiale esplosivo, istigazione a commettere delitti contro la personalità dello Stato oltre che incendio e danneggiamenti aggravati dalla finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico. 

Le indagini sono state avviate dopo l’attentato esplosivo alla Stazione Carabinieri di Roma San Giovanni del 7 dicembre 2017.

Fanno anche riferimento a un documento “clandestino” chiamato Dire e Sedire e alla solidarietà portata avanti negli ultimi anni con i compagn* arrestat* per “l’operazione panico””

 

COMUNICATI:

«Operazione Bialystok». In Italia la repressione non va mai in vacanza

All’alba del 12 giugno, il sipario è stato riaperto e l’ennesimo teatrino repressivo da parte dello Stato italiano contro gli/le anarchich* ritorna in scena.

Ad esattamente un mese di distanza dall’«Operazione Ritrovo» che ha colpito sette compagn* di Bologna, è scattata in Italia l’ennesima operazione repressiva volta a tentare di togliere di mezzo altri sette compagn* anarchic*, accusat* a vario titolo di: associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico (270 bis), atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, detenzione e porto di materiale esplosivo, istigazione a commettere delitti contro la personalità dello Stato oltre che incendio e danneggiamenti aggravati dalla finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico.

Il costrutto accusatorio per il gruppo è di aver costituito una cellula eversiva di matrice anarchica insurrezionale, avente come «base» lo squat romano Bencivenga Occupato. I cinque, sui quali pende il 270bis, si trovano in carcere tra Italia, Francia e Spagna, mentre gli altri due sono agli arresti domiciliari.

Il nome scelto per questo teatrino a cadenza mensile stavolta è «Operazione Bialystok» e lo sfondo non è Bologna, ma Roma.

Cambiano anche gli attori in campo e questa volta troviamo la Procura della Repubblica di Roma guidata da Michele Prestipino. Chi è sempre presente come comparsa sono i carabinieri del ROS (che non è l’acronimo di Reprimi, Odia, Sottometti ma del Raggruppamento Operativo Speciale), presentatisi con il solito costume da vero terrorista: passamontagna, divisa e armi spianate, entrando in scena sfondando porte e puntando le pistole.

Il nome Bialystok è in riferimento al libro Anarchici di Bialystok, 1903-1908, dedicato alle vite e alle esperienze degli anarchici russo-polacchi e alle vicende che precedettero la rivoluzione del 1917. Quello che viene contestato a livello pratico è: per quanto riguarda Daniele, l’incendio di tre auto del Car Sharing dell’Eni (le auto «Enjoy»); a Claudio viene accollato l’attacco esplosivo alla caserma dei Carabinieri di Roma San Giovanni del dicembre 2017; per Paska, di nuovo ai domiciliari, viene contestato il 270sexies.

La procura di Roma avrebbe interpretato la sua condotta, dopo il duro pestaggio ricevuto dai secondini, come una sorta di istigazione verso l’esterno; creando quelle condizioni di pressione nei confronti del carcere di La Spezia, che alla fine hanno determinato il suo trasferimento (?). Ciò che loro chiamano istigazione altro non è che la solidarietà spontanea e decisa ricevuta dai compagni da fuori.

A fare da sfondo generale ci sono le azioni portate avanti da tutt* i compagn*: presidi sotto le carceri, produzione di scritti, finanziamenti, messaggi lasciati sui muri. Insomma alcune delle tante azioni che, da chi non è disposto a subire e tacere, vengono messe in pratica per rispondere a questo Stato infame, assassino e autoritario.

Questo teatrino altro non è che l’ennesimo tentativo di spaventarci, dividerci, fermarci e toglierci i compagni dalle strade, dai posti occupati e da tutti quei luoghi che di fatto possono essere terreno fertile per alimentare focolai di rivolta.

Noi non ci lasciamo intimidire. Ancor più determinati di prima continueremo a portare la nostra solidarietà nelle sue molteplici forme e le nostre idee di libertà qui e ovunque.

E che questa solidarietà si diffonda!

A.K.A.B. — Anti Knast Anarchist/innen Berlin

Ricevuto via e-mail [giugno 2020].


«Operation Bialystok». In Italien geht die repression nie in urlaub

Am frühenmorgen von 12. Juni der Vorhang geht auf und die Repressive Komödie des italienischen Staats gegen die Anarchisten führt wieder auf.

Genau einen Monat nach die «Op. Ritrovo», die sieben Genossen/innen von Bologna getroffen hat, wurde mal wieder eine repressive Operation in Italien gestartet, mit dem Ziel sieben weitere Anarchisten/innen zu beseitigen, die in verschiedener Weiße angeklagt wurden: Vereinigung zu terroristischen Zwecken und zur Beseitigung der demokratischen Ordnung (270a), terroristische Handlungen mit tödlichen Kampfmitteln und Sprengstoffen, Besitz und Hafen von Sprengstoffen; Anstiftung zur Begehung von Straftaten gegen die Persönlichkeit des Staates sowie Brände und Schäden, die durch terroristische Ziele und die Untergrabung der demokratischen Ordnung noch verschlimmert werden.

Das anklagenende Konstrukt gegen die gruppe ist eine subversive anarchistische- aufständische Zelle gegründet zu haben, die das römische Squat «Bencivenga Occupato» als organisatorische Grundlage hätte. Die fünf, auf denen die 270a anhängig ist, befinden sich zwischen Italien, Frankreich und Spanien in Haft, während die anderen beiden unter Hausarrest stehen.

Der gewählte Name für dieses monatliche Schmierentheater ist diesmal «Operazione Byalistock» und das Szenarium ist nicht Bologna sondern Rom.

Auch die Schauspieler wechseln auf dem Platz und dieses Mal finden wir die Republik-Staatsanwaltschaft von Rom, unter der Leitung von Michele Prestipino. Immer vorhanden als Komparserie sind die ROS–Carabinieri (das Spezialeinsatztkommando), die mit dem üblichen Kostüm des echten Terrorist erscheinen: Schlüpfmütze, Uniform und geladenen Waffen. Sie betreten die Szene, durchschlagen die Türe, aufrichten Pistolen.

Der Name «Bialystok» bezieht sich auf das Buch Anarchisten von Bialystok, 1903-1908 über das Leben und die Erfahrungen der russisch-polnischen Anarchisten/innen und die Ereignisse vor der Revolution von 1917. Was in der Praxis vorgehalten ist: in Bezug auf Daniele, der Brand von drei Autos des Car Sharing von Eni S.p.A. (die Enjoy-Autos); an Claudio wird der explosive Angriff vom Dezember 2017 auf die Kaserne der Carabinieri von San Giovanni (Rom) übergenommen; Im Falle von Paska, erneut unter Hausarrest, wird gegen 270e vorgehalten.

Die Staatsanwaltschaft von Rom habe ihr Verhalten, nachdem er von den Gefängniswärtern hart zusammengeschlagen worden sei, als eine Art Anstiftung nach außen ausgelegt und damit Druck auf das Gefängnis von La Spezia ausgeübt, was letztendlich zu seiner Überstellung geführt habe (?). Was sie als Anstiftung bezeichnen, ist nur die spontane und entschlossene Solidarität, die die Genossen von außen erhalten haben.

Als allgemeiner Hintergrund gibt es die Aktionen der Genossen/innen: die Bewachungen unter den Gefängnissen, die Herstellung/Produktion von Schriften und solidarische Nachrichten an den Wänden. Also, einige der vielen Aktionen, die, von denen, die nicht bereit sind, zu tolerieren und zu schweigen, in die Tat umgesetzt werden, um auf diesen berüchtigten, mörderischen und autoritären Staat zu reagieren.

Dieses Theater ist nur ein weiterer Versuch, uns zu ängstigen, uns zu trennen, aufzuhören und unsere Genossen/innen von den Straßen, besetzten Plätzen und all den Orten zu entfernen; Orten, die in der Tat, eine Brutstätte für Aufstände sein können.

Wir lassen uns nicht einschüchtern. Noch entschlossener werden wir weiterhin unsere Solidarität in ihren vielfältigen Formen und unsere Ideen der Freiheit, hier und überall, einbringen.

Sorgen wir dafür, dass sich diese Solidarität ausbreitet!

A.K.A.B. — Anti Knast Anarchist/innen Berlin

 

Da Torino:

Operazione Bialystok

03.07.2020

Il 12 giugno alcuni compagni e compagne tra Italia, Spagna e Francia sono stati arrestati dai Ros. È l’ennesima operazione che porta il timbro del reato più utilizzato negli ultimi anni contro gli anarchici: 270, che indica l’associazione sovversiva contro lo Stato, in questo caso accompagnato anche dal bis “associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico”.

Il 30 giugno si è svolta la sentenza del Riesame che ha portato alla scarcerazione di un compagno, Paska, in quanto non sussistono esigenze cautelari. Per gli altri rimangono intatti i capi d’accusa, compresa l’aggravante di terrorismo, e la detenzione.

Per quanto riguarda i reclusi all’estero finché non avverrà l’estradizione su suolo italiano non partirà l’iter del Riesame. Sull’estradizione si dovrebbero avere notizie la prossima settimana.

Solidarietà a tutti i compagni e le compagne coinvolte.

 

Da Messina:

Morte allo stato – Morte al patriarcato

La mattina del 12 giugno 2020 i Ros inscenano l’ennesima operazione repressiva anti-anarchica, stavolta firmata dalla Procura di Roma. Due compagni finiscono agli arresti domiciliari e altre/i cinque vengono arrestate/i sul territorio italiano, francese e spagnolo. Tra le accuse, come ormai prassi, quella di associazione sovversiva per finalità di terrorismo e istigazione a delinquere. Ancora una volta lo scopo è quello di colpire chi si rivendica la solidarietà come pratica offensiva e supporta attivamente i compagni e le compagne anarchiche nelle maglie della repressione. Come a Bologna il mese scorso, con l’operazione Ritrovo, le modalità si ripetono: sbirri in passamontagna, in alcuni casi pistole spianate e porte sfondate, telefoni requisiti, perquise e sequestri di materiale informatico e cartaceo.

Lo stato attraverso queste dimostrazioni muscolari tenta di impaurirci e farci sentire isolate, in linea con questa società patriarcale che ci vorrebbe docili, rinchiuse nei nostri predefiniti ruoli di genere. Non ci sorprende quando, come in questo caso, i media sottolineano la presenza di donne all’interno delle inchieste, mostrando stupore nel non trovarci relegate in seconda fila. Rifiutiamo queste logiche impregnate di paternalismo, non cerchiamo protezione ma complicità nell’attaccare.
Al tentativo di sottrarci l’uso della violenza come risposta a ciò che ci opprime ci si è sempre ribellate e sempre ci si ribellerà.

Non vogliamo avere in concessione un posto in questa società patriarcale, che si mantiene e si riproduce anche attraverso la distribuzione del potere al genere socializzato come femminile, ma solo danzare sulle sue macerie.

Non ci interessano i tecnicismi legali e i concetti dicotomici di colpevolezza e innocenza. Come femministe e anarchiche possiamo solo rivendicare la solidarietà con chi colpisce il sistema patriarcale in tutte le forme con cui questo si esprime.

Trasformiamo la paura in rabbia e la rabbia in forza. E questo ci rende pericolose.

Morte allo stato

Morte al patriarcato

Per l’Anarchia

Complici e solidali con le arrestate/i dell’operazione Bialystock

TUTTI E TUTTE LIBERE

Alcune anarchiche femministe

Op. Bialystok – comunicato di solidarietà

 

Wo aber Gefahr ist, wächst das Rettende auch.

(Dove c’è pericolo, cresce anche ciò che salva)

Friedrich Hölderlin

L’operazione Bialystock ci ha colpiti veramente da vicino. Dal 12 giugno 2020, 7 compagne e compagni sono in carcere e agli arresti domiciliari per opera dei ROS. In quanto toccati in prima persona, non possiamo rimanere in silenzio e vorremmo spendere due parole per analizzare l’accaduto.

In primis, le accuse.

Principalmente, il famoso articolo 270 bis, “associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico”, introdotto nel codice penale il 6 febbraio 1980 a seguito dell’esperienza degli anni di piombo, e modificato ed ampliato nel 2001 a seguito dell’undici settembre. Articolo nato dalla paura e applicato per paura, che risponde ai cosiddetti reati di pericolo presunto. Da sottolineare non soltanto la nebulosità delle categorie di terrorismo ed eversione, applicabili ad libitum ovunque ci sia da reprimere un elemento fastidioso nel corpus sociale, quanto il concetto stesso di associazione. Quello che si vuole punire con questo articolo non sono reati compiuti, bensì potenziali; e l’articolo si può applicare laddove si riesca a dimostrare che individui si associno, attraverso pratiche, ma anche tramite discorsi, affinità o finanziamenti. Quello che lo stato liberale deve a tutti i costi impedire è cioè il respirare insieme delle vite, il loro libero e multiforme cospirare.

Ubi fracassorium, ibi fuggitorium.

(Dove c’è una catastrofe, lì c’è una via di fuga)

Pulcinella.

Parimenti, l’articolo a proposito de “l’istigazione a commettere delitti contro la personalità dello Stato” trasuda la paura da parte degli apparati statali per la forza e performatività dei discorsi. Quello che viene qui punito è il pensiero e la ragione critica dell’esistente: dovremmo accontentarci dello status quo, per quanto irrazionale e perverso esso possa essere, senza possibilità né di metterlo in discussione, né di cambiarlo. Quello che gli spaventati difensori dell’ordine non riescono a cogliere è che la critica dell’esistente non è né una necessità, dettata da qualche invariante storica, né una possibilità, dettata dalla più o meno forte volontà di chi critica. La messa in discussione di un certo tipo di mondo è un’esigenza che deriva dallo stesso stato di cose, che non è più tollerabile. E se impediscono l’associarsi e il risuonare di vite qui, esse germoglieranno e giocheranno lì. Ed è per questo che hanno così tanta paura da sfoderare questi ridicoli meccanismi giuridici: tutto il mondo si sta disgregando sotto i loro occhi, e la radicale trasformazione è un’esigenza che ormai tutti gli esseri umani non riescono ad ignorare. Negli Stati Uniti sono ormai tre settimane che si succedono insurrezioni generalizzate ai danni delle forze dell’ordine e della proprietà privata, insurrezioni che – sorde ad ogni compromesso riformistico – stanno puntando dritto all’abolizione dell’istituzione poliziesca.

Dove gli apparati statali hanno paura per la loro stessa sussistenza, riscoprono queste misure emergenziali e cercano di colmare con la violenza un vuoto che si sta aprendo sotto i loro piedi. E non sembra essere un caso che questa operazione sia avvenuta a poche settimane di distanza dall’operazione “Ritrovo” ai danni delle compagne e dei compagni di Bologna, non sembra essere un caso che sia avvenuta a seguito della fragile situazione economica e sociale al seguito della pandemia di Covid-19.

Vorremmo dire anche due parole sul Bencivenga, dove i ROS hanno fatto brutalmente irruzione considerandola la base di questa ipotizzata associazione. Quest’ultimo è uno spazio occupato, ma non chiuso: accoglie individualità disparate da sempre e rende possibile incontrarsi ed esprimersi grazie all’aria di libertà che vi si respira. Le tante iniziative a sostegno dei detenuti e delle detenute che vi si svolgono sono state bollate come finanziamento ad altre attività, rendendo evidente il tentativo da parte dello Stato di dotarsi di uno strumento per criminalizzare una pratica necessaria quanto affermata in tutta Italia.

Alle loro misure giuridiche che ci vorrebbero affibbiare colpe e destini tragici, rispondiamo come abbiamo sempre fatto come collettivo NNS, con la gioia dell’autogestione al di fuori del diritto e dello scambio di merci, e col complice e solidale portare avanti le lotte degli esseri umani con cui abbiamo scelto di respirare insieme, di co-spirare. Alla colpa di associarci, prestazione che ci vorrebbe isolati in triste e predeterminate esistenze, rispondiamo con il libero gioco delle nostre amicizie. La loro tragedia, sarà per noi commedia, e laddove ci sarà una catastrofe, lì si apriranno multiformi e variegate vie d’uscita.

TUTTU LIBERU!

Collettivo NNS

 

-Comunicato dal Kavarna di Cremona

Smascherare il nemico – Note sull’operazione Bialystok

Mi dolgo di ogni crimine che nella mia vita non ho commesso.
Mi dolgo di ogni desiderio che nella mia vita non ho soddisfatto.

Dichiarazione di Senna Hoy, un anarchico di Bialystok

Il 12 giugno a Roma scatta l’operazione «Bialystok», condotta da quelle merde dei ROS, che porta in carcere 7 individualità sparse fra Italia, Francia e Spagna: 5 in carcere e 2 agli arresti domiciliari.

Se non fosse che in questo caso ha a che fare con la repressione, il nome di Bialystok per molte ha invece un che di poetico: rimanda all’esperienza breve ma intensa di alcuni anarchici ebrei-polacchi che diedero vita ad uno scontro senza mediazioni contro i rappresentanti del potere in tutte le sue forme (Stato, religione, famiglia, poteri economici). Con attacchi a suon di dinamite, propaganda col fatto, cospirazioni e azioni in piccoli gruppi di affinità, quegli anarchici del primo novecento, inebriati dall’idea della riproducibilità delle loro azioni, credevano di poter incendiare i cuori di chi sa individuare il nemico. Il loro sogno, come quello di tutte quelle persone che si definiscono anarchiche, era l’insurrezione: farla finita con il mondo dell’autorità per far nascere qualcosa di inedito, attraverso una rottura violenta con tutti i dogmi e i luoghi comuni.

Pur lontani nella storia, quei compagni parlano di idee che sono tutt’altro che lettera morta, come si è visto ultimamente in tutto il mondo: le rivolte in carcere scoppiate ovunque durante la pandemia, le sommosse negli Stati Uniti contro il razzismo e la brutalità della polizia, e ancora gli insorti di Cile, Libano e Hong Kong che non si piegano alla repressione sanguinaria di chi vuol difendere i privilegi dei soliti noti. Questi sono solo alcuni esempi di come le condizioni sociali imposte attraverso lo sfruttamento creino la possibilità di rivoltarsi contro di esso, perché ci sarà sempre chi troverà il modo di ribellarsi e di attaccare la propria condizione di schiavo.

Per entrare nel merito, di cosa sono accusate queste compagne anarchiche? Prima di tutto di avere delle idee pericolose per un sistema basato sul potere e sul dominio della merce, ben difeso da un sistema tecnico che non è neutrale e che persuade la maggioranza delle persone all’opinione che questo mondo sia ineluttabile. Il sacrilegio esiste quando c’è chi interpreta la vita sempre con un coltello fra i denti, soffiando sul fuoco ogni volta che si scorgono possibilità di rottura con l’esistente o quando si sopravvive in apparente pace sociale, ispirando anche altre ad agire contro il nemico. Considerando ciò che venne scritto a proposito di un anarchico di Bialystok, “conosceva solo le gioie di una lotta intensa e febbrile. M. riconosceva solo un nemico, la tranquillità, la monotonia, la banalità”, va da sé che lo sguardo di chi cospira contro l’esistente si muove senza sosta un po’ dappertutto. Se per il mondo in cui viviamo è giusto che Eni, come tante altre multinazionali, continuino a devastare il pianeta e ad alimentare guerre per l’oro nero; se gli stupri, le torture e i pestaggi che avvengono nelle caserme e nelle carceri hanno senso per mantenere questa mortifera tranquillità, allora noi stiamo dalla parte del torto con queste individualità anarchiche, accusate di aver colpito proprio questi tentacoli del dominio. Rifiutando la logica della colpevolezza e dell’innocenza, non c’interessa sapere se siano state loro o meno, ma siamo ben contenti di sapere che queste pratiche siano esistite in passato e continuino ad esistere ancora oggi.

Per le accuse che pendono sulla testa dei compagni incarcerati non ha senso separare la repressione che colpisce gli antiautoritari da quella che cerca di stroncare, spesso preventivamente (come nel caso dell’operazione Ritrovo ai danni delle anarchiche di Bologna), ogni critica all’ordine e qualunque sintomo di rivolta non recuperabile dai falsi critici dell’esistente. Fra una minaccia “terroristica” e un contagio del virus della servitù, fra “lotta alla criminalità” e gestione della guerra all’epoca dell’epidemia, il discorso repressivo sta usando il suo manganello concettuale per difendersi dagli assalti del presente. In un periodo in cui il mondo sta cambiando ad una diversa velocità, dove la militarizzazione degli spazi diventa sempre più asfissiante, le condizioni di sopravvivenza si fanno sempre più stringenti e il controllo totalitario della tecnologia fa i conti più con la persuasione dei suoi sudditi che con la critica di qualche individuo affascinato dall’autismo degli insorti, la questione essenziale è come e perché sconvolgere il mondo dell’identico con la passione dello straordinario. Per non darsi al banale, per difendere tutte le ribelli rinchiuse nelle galere e per guardarsi la mattina allo specchio e rendersi conto che la tetra realtà non può fermare i sogni di sovversione. Alla fine anche le più pessimiste l’avranno notato: se purtroppo alcuni anarchici scendono a compromessi con la fandonia della politica o con l’orrore della violenza gregaria, non prendendo una posizione chiara ed etica neanche quando accadono sopraffazioni inaccettabili, le idee sovversive invece, quando la rabbia esplode, sono linfa vitale per scardinare questo mondo. L’attacco degli insorti al mondo poliziesco partito dall’ennesimo omicidio ai danni di un afroamericano non ci parla proprio di questo? Vogliamo lasciarci assuefare dalla monotonia (anche quella militante) o viverci l’utopia?

-Roma: Comunicato Op. Bialystock

Sull’operazione Bialystock

Aridaje.
L’ennesima operazione repressiva anti-anarchica è iniziata all’alba del 12/06/20 nei territori dominati dallo stato italiano, francese e spagnolo. In grande stile, quindi passamontagna e armi spianate, le guardie hanno perquisito diverse abitazione sequestrato il solito materiale e arrestate 7 persone, 5 di loro sono in carcere e 2 agli arresti domiciliari.

Nulla di nuovo sotto il cielo stellato.
Le accuse che lo stato muove contro di loro sono varie, tra cui la solita associazione sovversiva con finalità di terrorismo oltre ad incendio, istigazione a delinquere ecc ecc.
Ora, non è importante stare dietro ai loro cavilli giudiziari, ma è necessario ribadire che l’azione diretta, il mutuo appoggio, il rifiuto di ogni gerarchia e di tutte le autorità e che la pratica della  solidarietà  sono espressione della nostra tensione anarchica.
Non ci interessa entrare nella logica colpevol*/innocent*, le individualità colpite sono le nostre compagne e avranno la nostra vicinanza, solidarietà e complicità.

Ros merde
Ad ognuno il suo.

Alcun* occupant* del Bencivenga Occupato

Val di Noto: IERI MALFATTORI OGGI SOVVERSIVI – SOLIDARIETÁ ALLE ANARCHICHE E ANARCHICI VITTIME DELLA REPRESSIONE STATALE DENOMINATA OPERAZIONE “Byalistok “A ROMA

COMUNICATO STAMPA

SOLIDARIETÁ ALLE ANARCHICHE E ANARCHICI VITTIME DELLA REPRESSIONE STATALE DENOMINATA OPERAZIONE “Byalistok” A ROMA

IERI MALFATTORI OGGI SOVVERSIVI

Lo Stato fin dalla sua nascita ha sempre avuto degni oppositori politici che hanno messo in discussione il sistema di annientamento istituzionale sull’individuo e sulle classi proletarie, definendo malfattore chi si opponeva con ogni mezzo necessario alla sbirraglia di ogni tempo.

Oggi continuiamo ad essere malfattori e sovversivi e lo ammettiamo pubblicamente perché vogliamo eliminare ogni forma autoritaria dalle nostre vite.

Il 12 Giugno del 2020 è scattata l’operazione “Byalistok”; per cinque compagni è stata richiesta la custodia cautelare in carcere, mentre per altri due sono scattati gli arresti domiciliari.
Ora, non è importante stare dietro ai loro cavilli giudiziari, ma è necessario ribadire che l’azione diretta, il mutuo appoggio, il rifiuto di ogni gerarchia e di tutte le autorità e che la pratica della solidarietà  sono espressione della nostra tensione anarchica.
Per quello che si sa fino ad ora tra i reati contestati ci sono l’attacco ad una Caserma dei Carabinieri a Roma, l’incendio di due auto Enjoy dell’Eni e anche delle iniziative pubbliche.
Lo Stato, il governo a guida PD -M5 Stelle e frattaglie di sinistra ed i carabinieri dei ROS, per propria ammissione continuano a colpire in maniera preventiva chi, nei loro occhi è un avversario politico del regime statale .

LIBERTÀ SUBITO PER TUTTI E TUTTE!

Solidarietà e complicità sempre e comunque con chi lotta contro l’esistente, i suoi difensori e contro questo quieto vivere e questa alienante pacificazione sociale imposte a colpi di repressione, sgomberi, sorveglianza, controlli, sbirri, telecamere, carceri e oppressione quotidiana.

RIBELLI SEMPRE !

Sovversivi Val di Noto, 14 Giugno 2020

sovversivivaldinoto@libero.it
https://www.facebook.com/situazionisovversivevaldinoto
sovversivivaldinoto.altervista.org/

 

AZIONI IN SOLIDARIETÀ:

Tratto da https://plagueandfire.noblogs.org/milano-danneggiate-auto-enjyoi-in-solidarieta-prigionieri-op-bialystock/

Milano: Danneggiate auto enjoy in solidarietà prigionieri Op. Bialystock

Nella notte di Venerdì 12 giugno, a Milano sono state date alle fiamme 3 auto enjoy in risposta all’operazione repressiva che ha colpito gli anarchici a Roma.

Liber* Tutt*.

Viva l’anarchia.

Milano – Danneggiate auto enjyoi in solidarietà prigionieri Op. Bialystock

 

INTERVISTE:

https://radiocane.info/sui-recenti-arresti-di-roma/

 

ARTICOLI TRATTI DAI GIORNALI

https://www.quotidiano.net/cronaca/anarchici-arresti-roma-1.5222529

https://www.ilmessaggero.it/roma/news/cellula_anarchica_attentati_centro_sociale_arresti_roma_ultime_notizie_news-5283542.html

https://www.elmundo.es/espana/2020/06/12/5ee34506fdddff194a8b4771.html