Bolzano: Sabato 6 giugno presidio “Abbiamo scoperto l’Amercia!”

ABBIAMO “SCOPERTO” L’AMERICA!

Il razzismo uccide, e lo fa anche qui

Con il cuore rivolto alle proteste negli USA

Contro la violenza di stato e polizia

Togliamo respiro al razzismo

I palazzi non bruciano solo per nostro fratello, George Floyd. Bruciano perché la gente qui in Minnesota sta dicendo a New York, alla California, al resto del paese: adesso basta.” Tamika Mallory, attivista originaria di Harlem

Gli Stati Uniti stanno bruciando di rabbia. La rabbia delle comunità afroamericane, e non solo, che dopo secoli di violenze e discriminazioni razziali, hanno ancora una volta alzato i pugni a difesa della propria esistenza, messa in pericolo da un sistema politico, sociale ed economico, che schiaccia le minoranze in nome del suprematismo bianco. Dopo la morte di George Floyd, le proteste hanno invaso le strade portando con se messaggi chiari e inequivocabili contro il razzismo strutturale e istituzionalizzato, contro la violenza dello stato e della polizia.

Rivolte e manifestazioni che si stanno diffondendo anche in altri Paesi, a testimonianza di come “tutto il mondo è paese”, se si tratta di violenza strutturale.

Non sono tardati i messaggi di solidarietà ed appoggio alle proteste oltreoceano anche dall’italia. Ma sì può davvero parlare di solidarietà senza fare i conti con il razzismo, la violenza dello stato, delle istituzioni e della polizia che storicamente e quotidianamente opprimono le minoranze e gli Ultimi nel nostro Paese? Possiamo parlare di alleanza senza mettere in discussione i nostri privilegi, siano essi di razza, di genere o di classe? La risposta è no.

Con che diritto ci erigiamo ad alleati del movimento Black lives matter?

Dobbiamo abbattere con coraggio e determinazione il mito di “italiani brava gente” e fare i conti con il nostro passato  (e presente) coloniale, con il “nostro” ruolo nelle guerre, nelle devastazioni e nei saccheggi delle terre. Le morti, le aggressioni a sfondo razziale, le discriminazioni continuano a fare parte della nostra cultura, avvallate e sostenute dal silenzio complice di chi non vuol vedere. Ricordiamoci di Sacko Soumayla, Becky Moses, Sheik Traoré, Idy Diene, Emmanuel Chidi Nnadi, delle aggressioni e degli attentati ai centri di accoglienza come quelli a noi vicini di  Appiano, Vandoies, Lavarone, Soraga e Roncone.

Il nostro, come tutti gli apparati statali capitalisti, è intrinsecamente violento e razzista, oppressivo e liberticida.

Però non parlateci di razzie e saccheggi. Siete voi i saccheggiatori. L’America ha saccheggiato i neri! L’America ha saccheggiato i nativi americani, è questo che fate. L’abbiamo imparato da voi. La violenza l’abbiamo imparata da voi. Quindi se volete che facciamo di meglio, ca**o, iniziate a farlo voi!” Tamika Mallory, attivista originaria di Harlem

Lo stato di emergenza in Italia decretato a causa del Covid19 è stato il perfetto “campo di battaglia” per l’esercizio della violenza e della coercezione dello Stato; se gli ingranaggi dell’economia, in parte, non hanno mai smesso di funzionare, le libertà personali sono state drasticamente limitate, e come al solito, tra le classi più colpite, le maggiori discriminazioni sono state nei confronti delle minoranze. Durante l’emergenza sono continuati gli sgomberi dei  migranti, sono continuate le deportazioni nei lager di stato (CPR) e le violenze nelle carceri ma si sono soprattutto intensificati i controlli di polizia su base razziale, gli abusi di potere e le retate in nome della sicurezza.

Gli strumenti del padrone non demoliranno mai la casa del padrone” Audre Lorde, attivista e poetessa femminista e lesbica afroamericana.

Se vogliamo essere solidali, dobbiamo trovare la forza di opporci e disintegrare tutto questo.
Negli USA i “palazzi stanno bruciando”, e noi siamo qui a sostenere quello spirito mettendo in discussione noi stessi e il sistema di cui facciamo parte. Condividiamo la violenza liberatrice che sta invadendo le città statunitensi, le pratiche di azione diretta e di individuazione del nemico. Perchè i nemici esistono e spesso hanno un nome, una forma e una casa. Difendersi dalla polizia, da un sistema, da uno stato e da una cultura violenta è giusto.

Chi negli Stati Uniti ha deciso di scendere in strada, lo sta facendo a proprio rischio, costruendo una lotta senza partiti, senza istituzioni. L’apparato repressivo non ha tardato ad arrivare, e oltre a causare morti, feriti e arresti, sta riciclando il “terrorismo” come scusa per intervenire violentemente per sedare la rabbia. Basti pensare che Trump, ha dichiarato le reti antifasciste organizzazioni terroristiche.
Tutto questo, in parte, succede anche qui. Negli ultimi anni in Italia, abbiamo assistito a innumerevoli operazioni di polizia, supportati dalla stampa e da i media, da tribunali e magistrati, mirate a distruggere e criminalizzare la solidarietà, di chi, con determinazione, cerca di individuare e abbattere le radici delle contraddizioni del capitalismo mettendo in discussione sè stessx e il sistema di cui tutti e tutte facciamo parte.

A istigarci continueranno ad essere  le ingiustizie e i privilegi, la tracotanza dei servi dello Stato che invade le nostre vite, che invade le nostre strade. Più della repressione a farci paura è un mondo indotto all’indifferenza in cui chi si ribella viene isolatx. Per quanto ci riguarda sappiamo solo che ribellarci è giusto. E tanto basta: sappiamo da che parte stare.

Solidarietà e azione diretta, da qui agli stati Uniti.

Alleiamoci in lotte antirazziste senza l’arroganza di parlare per altrx, di pensarci salvatori e decostruire la nostra convinzione di non riprodurre razzismo, sessismo e altre forme di discriminazione.

Manifesto dell’iniziativa: