Aggiornamenti su Patxi Ruiz Moreno

Testo diffuso da Anarkistas Errepresionaren Aurka (Anarchici contro la Repressione – Euskal Herria) e tradotto a cura della Cassa AntiRep delle Alpi occidentali

PRECEDENTI

Di fronte all’estendersi dei contagi da Covid19 nello stato spagnolo, lo scorso 6 marzo la Segreteria Generale delle Istituzioni Penitenziarie (SGIP), alle dipendenze del Ministero degli Interni, decise una serie di misure preventive per le prigioni (copiate da quelle adottate in Italia nelle settimane precedenti):

– sospensione di tutti i colloqui e comunicazioni (all’inizio addirittura di quelle telefoniche, anche se successivamente non applicata);

– sospensione delle conduzioni ai processi e trasferimenti;

– sospensione delle attività di formazione, culturali o di terapia condotte da personale esterno al carcere;

– sospensione temporanea dei regimi di semilibertà e dei permessi di uscita con rientro.

Dinnanzi all’incremento dei contagi in alcune regioni, il 10 marzo la SGIP applicava queste misure in 12 istituti delle province di Madrid, La Rioja e Araba.

In seguito, con la dichiarazione dello “stato di emergenza” in tutto lo Stato il 14 di Marzo, queste misure si estesero a tutte le prigioni.

Logicamente, queste misure di isolamento, unite alla mancanza di attenzioni sanitarie nelle carceri e alla mancanza di dispositivi di protezione (distribuzione di mascherine e indumenti di protezione, guanti o gel disinfettante, sanificazione degli ambienti comuni, realizzazione di tamponi, controllo puntuale sui secondini – che sono stati la principale fonte di contagio…) hanno dato origine ad un diffuso malessere e preoccupazione tra gli stess* prigionier*, i loro famigliari nonché tra le associazioni e gruppi che li supportano.

Con il passare del tempo e l’estensione dei casi di contagio e decesso tra secondini e reclusi in alcune carceri sono state realizzate azioni di protesta, principalmente pacifiche.

LA SITUAZIONE NELLA PRIGIONE DI MURCIA II

In questo istituto i reclusi della sezione 8 (in numero da 52 a 80) decisero di realizzare ogni giorno un presidio silenzioso durante l’aria (tra le 9:15 e le 9:30), esponendo cartelli preparati da loro stessi.

Così fecero nei giorni dal 5 al 9 di Maggio senza che si verificasse alcun incidente o litigio. Però, fin dall’inizio, qualche secondino e il capo turno tentarono di intimidire i reclusi perché desistessero dalla protesta.

IL CASO DI PATXI RUIZ MORENO

Il prigioniero politico Patxi Ruiz ha avuto nel corso del tempo conflitti con alcuni secondini nel carcere di Murcia a causa della sua doppia condizione di prigioniero politico basco e gitano.

Patxi fa parte del gruppo di prigionieri politici critico con la linea ufficiale della sinistra indipendentista, gruppo vicino al Amnistiaren eta Errepresioaren Aurkako Mugimendua (Movimento contro la Repressione e per l’Amnistia). Patxi è stato espulso dall’ETA nel 2017 per la sua posizione critica rispetto alla linea ufficiale e venne segnalato pubblicamente e sui media come “dissidente radicale”.

Il 9 maggio, al termine di uno dei presidi all’aria, un secondino si avvicinò al prigioniero politico Patxi Ruiz, gli strappò il cartello che teneva e lo minacciò, e in riposta a ciò Patxi chiese che gli mostrasse il numero identificativo per presentare un esposto nei suoi confronti. Più tardi, quello stesso giorno, Patxi è stato ripetutamente minacciato e accusato di essere l’istigatore e leader della protesta, sia dal capo turno sia dal direttore della prigione.

Quello stesso giorno, come atto di protesta e per chiedere il trasferimento della guardia responsabile della sezione 8 ad altra sezione, Patxi si è autolesionato con tagli sulle braccia e posteriormente, l’11 di Maggio, ha iniziato lo sciopero della fame e della sete.

Il 22 di Maggio, su ordine del magistrato, Patxi è stato trasferito in ospedale dove gli sono stati somministrati due litri di soluzione fisiologica. Dopo aver sollecitato la dimissione volontaria dall’ospedale, Patxi è tornato in carcere dove si trova isolato in infermeria secondo il protocollo da Covid19.