Comunicati e Aggiornamenti sull’operazione “Ritrovo”

AGGIORNAMENTO DEL 31 MAGGIO

 

Tratto da https://malacoda.noblogs.org/post/2020/05/30/aggiornamento-sugli-anarchici-arrestati-il-13-maggio-per-loperazione-ritrovo-it-en/

Aggiornamento sugli anarchici arrestati il 13 maggio per l’operazione Ritrovo

Giuseppe, Stefania, Duccio, Leonardo, Guido, Elena e Nicole, i sette anarchici arrestati il 13 maggio 2020 per l’operazione «Ritrovo» sono stati scarcerati tutti nel corso della giornata odierna, 30 maggio. A quattro di loro è stato imposto l’obbligo di dimora, con rientro notturno dalle ore 22.00 alle 06.00. La stessa misura repressiva, senza firme, è stata mantenuta anche ad altre due persone tra le cinque che il 13 maggio non erano state arrestate, in quanto destinatarie unicamente dell’obbligo di dimora. A tutti gli altri non è stata mantenuta alcuna restrizione.

Il reato di incendio con l’aggravante di eversione o terrorismo, di cui era accusata una sola persona, è stato riformulato in «danneggiamento seguito da incedio». L’accusa di «associazione sovversiva con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico» è caduta. Resta l’accusa di «istigazione a delinquere», senza l’aggravante terroristica.

L’accusa di incendio si legava all’attacco incendiario del 16 dicembre 2018 contro alcune antenne per le telecomunicazioni site in località Monte Donato a Bologna, antenne destinate alla trasmissione delle reti televisive nazionali e locali. Sul luogo venne lasciata la scritta «Spegnere le antenne, risvegliare le coscienze. Solidali con gli anarchici detenuti e sorvegliati». Le altre accuse erano (e sono) di istigazione a delinquere, deturpamento, imbrattamento e danneggiamento.

A seguito degli arresti le forze repressive avevano dichiarato che gli arrestati erano accusati di aver creato una associazione eversivo-terroristica avente «l’obiettivo di affermare e diffondere l’ideologia anarco-insurrezionalista, nonché di istigare, con la diffusione di materiale propagandistico, alla commissione di atti di violenza contro le istituzioni». Inoltre, la procura di Bologna, con il solito ausilio dei media di regime, aveva sottolineato che le misure cautelari assumevano una «strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibili dalla particolare situazione emergenziale», legata all’epidemia di coronavirus, potessero «insediarsi altri momenti di più generale campagna di lotta anti-Stato».

Italy: Update on the anarchists arrested on May 13th for Ritrovo operation

Giuseppe, Stefania, Duccio, Leonardo, Guido, Elena and Nicole, the seven anarchists arrested on May 13th, 2020, for the «Ritrovo» operation were all released today, May 30th. Four of them are required to stay in the municipality of residence, with return at night from 10 p.m. to 6 a.m. The same repressive measure, but without signatures at the barracks, was also maintained for two other persons among the five who had not been arrested on May 13th, as they were only subject to the residence obligation. No restrictions were maintained for all the others.

The crime of fire with the aggravating circumstance of subversion or terrorism, of which only one person was accused, was reworded into «damage followed by fire». The accusation of «subversive association with the purpose of terrorism or subversion of the democratic order» has been dropped. The accusation of «incitement to commit a crime» remains, without the aggravating circumstance of terrorism.

The charge of fire was linked to the incendiary attack of December 16th, 2018, against some telecommunications antennas located in Monte Donato in Bologna, antennas intended for the transmission of national and local television networks. On the site was left the inscription «Turn off the antennas, awaken consciences. Solidarity with the anarchists detained and guarded». The other accusations were (and are) of incitement to delinquency, defacement, soiling and damage.

Following the arrests, the repressive forces had declared that the arrested were accused of having created a subversive-terrorist association having «the objective of affirming and spreading the anarchist-insurrectionalist ideology, as well as instigating, through the diffusion of propaganda material, the commission of acts of violence against the institutions». Furthermore, the public prosecutor’s office of Bologna, with the usual aid of the regime media, had underlined that the precautionary measures assumed a «strategic preventive valence aimed at avoiding that in any further moments of social tension, arising from the particular emergency situation», connected to the coronavirus epidemic, «other moments of a more general anti-State fight campaign could take place».

Bologna: Aggiornamento sulla situazione de gli/le arrestat* [INDIRIZZO DELLA CASSA AGGIORNATO] 15.05

AGGIORNAMENTO: Oggi c’è stato l’interrogatorio di garanzia in videoconferenza. Gli avvocati hanno avuto modo di vedere tutti e loro si sono potuti vedere a vicenda. Stanno bene, il morale è alto e dicono di non preoccuparsi. Sono in isolamento per quarantena. Dicono di specificare gli indirizzi nei telegrammi. Guido e Duccio sono nella sezione dei nuovi giunti (a Ferrara) e hanno potuto fare l’aria da soli. Probabilmente anche Leo e Zip sono ai nuovi giunti (ad Alessandria) e non gli hanno fatto fare l’aria. Non sappiamo ancora le ragazze (Vigevano e Piacenza). Gli avvocati sono stati oggi a Ferrara e nei prossimi giorni andranno a vedere tutti gli altri.

CASSA DI SOLIDARIETÀ, OPERAZIONE “RITROVO”

Per chi volesse portare la propria solidarietà anche attraverso il sostegno economico alle compagne/i arrestate/i per l’operazione “Ritrovo” a Bologna, indichiamo un conto benefit arrestate/i, che funziona tramite bonifico. I soldi ricevuti verranno utilizzati come cassa di solidarietà alle/ai prigioniere/i e per le spese legali.

Ringraziamo sin d’ora le tante persone solidali che ci hanno già manifestato la loro volontà di contribuire per dare sostegno alle/ai compagne/i. In attesa di “ritrovarci” presto insieme in strada!

IBAN: IT82E0100503246100082077927
bic swift: Bnliitrrxxx

Intestato a: Marcello Salvati

GLI INDIRIZZI DEI COMPAGNI E COMPAGNE ARRESTATI:

 

Giuseppe Caprioli
C. R. di Alessandria “San Michele”
strada statale per Casale 50/A
15121 Alessandria

Stefania Carolei
C. C. di Vigevano
via Gravellona 240
27029 Vigevano (PV)

Duccio Cenni
C. C. di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara

Leonardo Neri
C. R. di Alessandria “San Michele”
strada statale per Casale 50/A
15121 Alessandria

Guido Paoletti
C. C. di Ferrara
via Arginone 327
44122 Ferrara

Elena Riva
C. C. di Piacenza
strada delle Novate 65
29122 Piacenza

Nicole Savoia
C. C. di Piacenza
strada delle Novate 65
29122 Piacenza

 

AZIONI:

 

Saluto al carcere di Piacenza martedì 19 maggio

Un gruppo di solidali ha raggiunto le mure del carcere di Piacenza, in cui pochi giorni fa sono state recluse Nicole ed Elena, due compagne arrestate nell’Op.Ritrovo e in cui si trova anche Natasha, compagna imprigionata ormai da circa un anno.
I prigionieri hanno risposto al saluto con entusiasmo, qualche battitura, grida di aiuto e contro i secondini.

Al ritorno i solidali hanno trovato lungo la loro strada due auto di Digos che son riuscite a fermare solo alcune persone, rilasciate dopo un paio di ore.

 

Berlino: Giornata in piazza in solidarietà agli anarchici e alle anarchiche colpiti/e dall’operazione ritrovo

DA BERLINO SOLIDARIETÁ INCONDIZIONATA E MASSIMO SUPPORTO AGLI ANARCHICI E ALLE ANARCHICHE COLPITI/E DALL’OPERAZIONE RITROVO.

Domenica ci siamo riappropriat* di una piazza nel quartiere di Friedrichshain. Per tutto il pomeriggio abbiamo allestito striscioni e banchetti informativi, mettendo a disposizione indirizzi e materiale per poter scrivere e far sentire la nostra vicinanza e solidarietà ai compagni e alle compagne colpiti/e dall’ operazione Ritrovo. Positiva e numerosa è stata la partecipazione, cosi come sensibile e attento è stato l´interesse dei passanti e degli abitanti del quartiere.

Purtroppo, come da tempo ormai sta accadendo, la repressione della polizia si fa sempre più aspra contro ogni forma di manifestazione di dissenso politico nelle strade. Due ore dopo l’inizio dell’iniziativa, un ingente dispiegamento di polizia ha intimato di togliere tutto il materiale politico (libri, opuscoli, striscioni) e di disperdersi. Con una certa ostilità abbiamo cercato di rimanere più a lungo possibile. E´chiaro che queste sono misure mirate solo a limitare la libertà di espressione e a reprimere ogni tentativo di azione. Non ci lasceremo intimidire e continueremo tutt* insieme ancora più determinati di prima.

L’obiettivo dell’apparato repressivo è la criminalizzazione dei nostri comportamenti. La nostra stessa esistenza sale sul banco degli imputati perché, irriducibili a ogni forma di controllo, ogni nostro respiro si fa tempesta tra le maglie del potere. La nostra vita, le nostre relazioni, i nostri sogni, la dignità con cui pretendiamo di vivere sono fiori in questo deserto di paura, sopraffazione e sfruttamento che il sistema che difendete ha creato. Chi ha conservato la bellezza negli occhi troverà il modo di riprendere in mano il proprio destino. A noi il compito di difendere con dignità questi fiori di resistenza. Caro stato, cari governi, la vostra inettitudine, l’impoverimento causato dalle vostre logiche di profitto, la violenza che impregna le vostre galere e le vostre caserme, l’imprigionamento e lo sfruttamento derivanti dalle vostre politiche migratorie razziste, la distruzione sistematica della natura in nome dei vostri sporchi interessi, sono sotto gli occhi di tutt* e chi é colpito da tutto ciò in prima persona sa bene dove e contro chi sputare il proprio veleno; non ha bisogno delle nostre “istigazioni”, termine che vi diverte usare per definire la nostra solidarietà. Quello che voi chiamate “imbrattamento” per noi é comunicazione diretta. Quello che voi chiamate “istigazione a delinquere” per noi é condivisione. Quello che voi chiamate “progetto criminoso” per noi si chiama lotta.

SOLIDARIETÁ AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE COLPITI/E DALL’OPERAZIONE RITROVO. LIBERTA’ x TUTTI E TUTTE!

Da Bolzano a Bologna SABOTARE è GIUSTO, 

TERRORISTA è LO STATO

18.05.20

Qualche notte fa nella nostra città ignoti hanno reso inagibile uno sportello bancomat Unicredit e il sistema di videosorveglianza esterno, in solidarietà con i compagni e le compagne arrestatx nell’ennesima operazione di polizia con pesanti accuse di terrorismo che ci ha visto portare via altrx sette compagnx.

Unicredit occupa il primo posto in Italia nella classifica delle banche che foraggiano l’industria bellica esportando armi in tutto il mondo, ma anche la solidarietà può essere un’arma e il sabotaggio sua espressione.

L’operazione repressiva “RITROVO” avvenuta settimana scorsa a Bologna è un gravissimo atto intimidatorio nei confronti di chi con determinazione porta avanti verità e lotta per cambiare lo stato di cose esistente.

L’operazione, ha fatto sapere la Procura, ha “una strategica valenza preventiva” per “evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale causati dall’attuale situazione emergenziale”

“Tra gli episodi contestati anche “l’organizzazione di manifestazioni pubbliche e cortei non autorizzati, con l’obiettivo di contrastare e impedire l’apertura dei Centri permanenti di rimpatrio”, poi “danneggiamenti di condomini ed edifici pubblici con scritte di carattere minatorio e offensivo nei confronti delle istituzioni e di sportelli bancomat di istituti di credito, ma anche “la realizzazione e diffusione, anche con l’uso di strumenti informatici, di opuscoli, articoli e volantini dal contenuto istigatorio, tesi ad aggregare nuovi proseliti impegnati nelle loro ‘campagne di lotta’”.

Complici e solidali con Elena, Guido, Nicole, Duccio, Zipeppe, Leo e Stefi.

TUTTE LIBERE-TUTTX LIBERX-TUTTI LIBERI.

Rovereto: sabotaggio delle linee in solidarietà agli arrestati di Bologna

Apprendiamo dai giornali locali che nella notte tra giovedì e venerdì un’azione anonima ha messo fuori uso 5 cabine per l’interscambio della linea telefonica e web. Il risultato è stato un “blackout” di una parte della città (si parla di 2000 utenze). Sul luogo sono state ritrovate le scritte: “LIBERIAMOCI DALLE GABBIE TECNOLOGICHE”, “SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI DI BOLOGNA” e “LIBERARE I DETENUTI”.

Carcere di Vigevano: Saluto solidale a Stefania

Il 14 maggio un gruppo di compagni e compagne si è recato sotto le mura del Carcere di Vigevano per portare un saluto solidale a Stefania, arrestata il giorno prima nell’operazione Ritrovo che ha portato all’arresto di 7 compagn* e ad altre 5 misure cautelari.

Siamo riusciti a comunicare con i detenuti, abbiamo raccontato loro perché eravamo presenti lì sotto.

Da dentro si sono fatti sentire con cori e battiture.

Non sappiamo se Stefania ci abbia sentito: noi abbiamo provato a spostarci il più vicino possibile alla sezione femminile e fortunatamente qualche detenuto ci ha assicurato che proverà a farle arrivare il nostro saluto.

Bologna:

Corteo “Nelle strade ci “ritroverete”Sempre al fianco di chi lotta /si ribella”

Nel tardo pomeriggio del 14 maggio, a Bologna, un corteo di circa un centinaio di persone si è mosso per il quartiere della Bolognina per portare in strada messaggi in solidarietà alle/i compagne/i anarchiche/ci arrestate la notte del 13, attraverso interventi al megafono, cori, volantinaggi e striscioni. Dopo ormai diversi mesi di isolamento da emergenza coronavirus, la presenza solidale in strada di ieri è la dimostrazione che una simile inchiesta dei Ros, per quanto ridicolosamente abbozzata, che ha portato alla carcerazione dei/delle compagni/e e all’applicazione di ulteriori misure repressive per altre/i compagne/i, non riesce a fermare la solidarietà con chi si ribella allo stato delle cose. Nè tantomeno, le lotte in ogni tempo di chi si difende contro chi controlla le nostre vite, contro lo sfruttamento a spese della salute altrui, contro ogni infame galera.

LIBERTÀ PER: ELENA, NICOLE, STEFI, DUCCIO, GUIDO, LEO E ZIPEPPE!
VI RIVOGLIAMO SUBITO TRA NOI!

Volantino distribuito durante il corteo:

 

Genova: Volantinaggio in piazza

SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE DI BOLOGNA

In piazza Corvetto c’eravamo tutti, consapevoli della necessità di combattere fascismo e polizia, come parte integrante della lotta di classe e, naturalmente disponibili a pagare personalmente la repressione conseguente da parte dello Stato.

In questi giorni inizia a prendere forma la realtà che avremo davanti nell’immediato futuro:

  • da una parte un pesante peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro del proletariato, con la crescita della disoccupazione e con l’attuazione di una cassa integrazione generalizzata per emergenza Covid (soldi che però i lavoratori non hanno ancora ricevuto da quando sono stati messi in CIG); con la continua privatizzazione della sanità, al di là delle dichiarazioni ipocrite su medici ed infermieri dipinti come “angeli”, ma sanzionati disciplinarmente non appena si lamentano delle carenze; la completa chiusura delle scuole e dei servizi educativi/assistenziali per i minori, ecc.

  • dall’altra il tentativo di cancellare ogni forma di libertà di espressione e di organizzazione sindacale e politica, perché resta primario solo “lavorare e produrre profitto”. Ogni manifestazione di dissenso viene immediatamente punita utilizzando strumenti economici, le sanzioni e le multe, su una popolazione già sfinita dall’isolamento di questi mesi e utilizzando l’arresto ed il carcere quando la resistenza diventa più forte.

La repressione non si è fatta aspettare: nella notte tra il 12 e il 13 maggio, sono state/i arrestate/i 7 compagne/i anarchiche/ci tra le città di Bologna, Firenze e Milano, ed altre/i 5 hanno ricevuto la misura dell’obbligo di dimora e firma a Bologna, con perquisizioni delle loro abitazioni e in particolare dello Spazio di Documentazione “Il Tribolo” di Bologna.

Il perché ciò avvenga proprio in questo periodo sono gli stessi inquisitori ad ammetterlo: In un’epoca in cui le carceri bruciano occorre che lo stato si sbarazzi di chi ha sempre manifestato il proprio appoggio ai detenuti in lotta. Non solo a parole. E occorre farlo perché coi tempi che verranno è meglio mettere le mani avanti. Arrestare preventivamente!

L’attuale inchiesta si chiama ‘Ritrovo’. L’avrebbero dovuta, invece, chiamare RIPROVO, visto che la volta scorsa l’operazione repressiva coordinata dallo stesso Dambruoso gli era andata male….Alcuni degli attivisti e delle attiviste arrestati, infatti, il 13 Maggio erano già finiti in carcere e processati con la stessa accusa, per l’articolo 270 bis che prevede l’associazione con finalità di terrorismo e di eversione dello Stato democratico, per azioni violente, cortei e occupazioni contro i CIE condotte fino al 2011 in città.

In quell’operazione fu smantellato il noto circolo anarchico “Fuoriluogo”, in via San Vitale. Ma il processo, anche in secondo grado, si è concluso con l’assoluzione per tutti gli imputati accusati di terrorismo.

Per fare un po’ di storia…Il pm Stefano Dambruoso della procura di Bologna” ha costruito una fortunata carriera politica, a partire dalle sue fantasiose, e pesantemente offensive per il buon senso, inchieste sul “terrorismo islamico,  prima di tornare a occuparsi dei compagni, come aveva iniziato a fare dal ’96.

Nel 2008 è stato nominato Capo dell’Ufficio per il Coordinamento dell’attività internazionale dal Ministro della Giustizia Angelino Alfano.

Alla fine del 2012 chiede l’aspettativa al CSM[10] per poi candidarsi alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013 nella lista di Scelta Civica con Monti per l’Italia.

È membro dal 2014 della Fondazione Italia USA. È stato relatore del decreto legge recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo.

SI SCRIVE “COSTITUZIONALE”, MA E’ LEGGE “DEL CAPITALE”
SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI E CAMPAGNE ARRESTATI E INQUISITI

testo di volantino divulgato sabato 23 in piazza Corvetto (GE), anniversario della lotta di piazza del 2019

 

SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE DI BOLOGNA

In piazza Corvetto c’eravamo tutti, consapevoli della necessità di combattere fascismo e polizia, come parte integrante della lotta di classe e, naturalmente disponibili a pagare personalmente la repressione conseguente da parte dello Stato.

In questi giorni inizia a prendere forma la realtà che avremo davanti nell’immediato futuro:

  • da una parte un pesante peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro del proletariato, con la crescita della disoccupazione e con l’attuazione di una cassa integrazione generalizzata per emergenza Covid (soldi che però i lavoratori non hanno ancora ricevuto da quando sono stati messi in CIG); con la continua privatizzazione della sanità, al di là delle dichiarazioni ipocrite su medici ed infermieri dipinti come “angeli”, ma sanzionati disciplinarmente non appena si lamentano delle carenze; la completa chiusura delle scuole e dei servizi educativi/assistenziali per i minori, ecc.

  • dall’altra il tentativo di cancellare ogni forma di libertà di espressione e di organizzazione sindacale e politica, perché resta primario solo “lavorare e produrre profitto”. Ogni manifestazione di dissenso viene immediatamente punita utilizzando strumenti economici, le sanzioni e le multe, su una popolazione già sfinita dall’isolamento di questi mesi e utilizzando l’arresto ed il carcere quando la resistenza diventa più forte.

La repressione non si è fatta aspettare: nella notte tra il 12 e il 13 maggio, sono state/i arrestate/i 7 compagne/i anarchiche/ci tra le città di Bologna, Firenze e Milano, ed altre/i 5 hanno ricevuto la misura dell’obbligo di dimora e firma a Bologna, con perquisizioni delle loro abitazioni e in particolare dello Spazio di Documentazione “Il Tribolo” di Bologna.

Il perché ciò avvenga proprio in questo periodo sono gli stessi inquisitori ad ammetterlo: In un’epoca in cui le carceri bruciano occorre che lo stato si sbarazzi di chi ha sempre manifestato il proprio appoggio ai detenuti in lotta. Non solo a parole. E occorre farlo perché coi tempi che verranno è meglio mettere le mani avanti. Arrestare preventivamente!

L’attuale inchiesta si chiama ‘Ritrovo’. L’avrebbero dovuta, invece, chiamare RIPROVO, visto che la volta scorsa l’operazione repressiva coordinata dallo stesso Dambruoso gli era andata male….Alcuni degli attivisti e delle attiviste arrestati, infatti, il 13 Maggio erano già finiti in carcere e processati con la stessa accusa, per l’articolo 270 bis che prevede l’associazione con finalità di terrorismo e di eversione dello Stato democratico, per azioni violente, cortei e occupazioni contro i CIE condotte fino al 2011 in città.

In quell’operazione fu smantellato il noto circolo anarchico “Fuoriluogo”, in via San Vitale. Ma il processo, anche in secondo grado, si è concluso con l’assoluzione per tutti gli imputati accusati di terrorismo.

Per fare un po’ di storia…Il pm Stefano Dambruoso della procura di Bologna” ha costruito una fortunata carriera politica, a partire dalle sue fantasiose, e pesantemente offensive per il buon senso, inchieste sul “terrorismo islamico,  prima di tornare a occuparsi dei compagni, come aveva iniziato a fare dal ’96.

Nel 2008 è stato nominato Capo dell’Ufficio per il Coordinamento dell’attività internazionale dal Ministro della Giustizia Angelino Alfano.

Alla fine del 2012 chiede l’aspettativa al CSM[10] per poi candidarsi alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013 nella lista di Scelta Civica con Monti per l’Italia.

È membro dal 2014 della Fondazione Italia USA. È stato relatore del decreto legge recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo.

SI SCRIVE “COSTITUZIONALE”, MA E’ LEGGE “DEL CAPITALE”
SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI E CAMPAGNE ARRESTATI E INQUISITI

testo di volantino divulgato sabato 23 in piazza Corvetto (GE), anniversario della lotta di piazza del 2019

 

INTERVISTE:

https://www.ondarossa.info/newstrasmissioni/2020/05/bologna-solidarieta-che-spaventa-procura

https://www.radiocittafujiko.it/bologna-le-pesanti-e-gia-viste-accuse-di-terrorismo-agli-anarchici/

https://radioblackout.org/podcast/acab-sulloperazione-ritrovo/

 

COMUNICATI DI SOLIDARIETÀ:

Comunicato redazionale di Mezz’ora d’aria

I sette anarchici arrestati a Bologna il 13 maggio e gli altri cinque sottoposti ad obbligo di dimora, sono la dimostrazione, l’ultima ma non certo la prima, di una strategia politica preparata con cura negli ultimi anni attraverso, da un lato la subdola diffusione di un clima di panico sociale e dall’altro un uso massivo dei dispositivi penali, rafforzati da quei decreti sicurezza, a firma di Minniti prima e di Salvini poi, che a quel panico rispondono con la strategia muscolare di uno stato di polizia permanente, divenuta ormai prassi regolamentare di gestione del conflitto sociale.

Una gestione che quindi si traduce di fatto in repressione.

Anziché attuare politiche di risoluzione delle problematiche sociali ed economiche causate da una abnorme polarizzazione dei capitali nelle mani dei pochi a detrimento dei molti – polarizzazione che quest’ultima crisi sanitaria è destinata ad esacerbare – gli ultimi governi hanno preferito attuare politiche di contenimento in chiave repressiva degli effetti della crescente utenza di cittadini in condizioni di precarietà e di insicurezza economica. Il risultato di queste linee di governo sono nitidamente illustrate dalla composizione della popolazione detenuta, costituita in misura quasi esclusiva da marginali, tossicodipendenti, senzatetto, persone con disagio psichico, stranieri, dissidenti politici. Una popolazione che evidentemente avrebbe bisogno di ben altre risposte rispetto ad una cella di contenimento del loro disagio.

I compagni e le compagne colpiti il 13 maggio erano in prima linea impegnati nel denunciare l’uso strategico del carcere quale luogo di regolamentazione delle problematiche sociali e a proporre un’alternativa politica e sociale all’imperativo macroeconomico dominante. Per questo il loro arresto si caratterizza come esemplificazione di un programma politico specifico, trasversale rispetto alle diverse aree di partito che unanimemente convergono nel comune obiettivo di reprime, tanto la marginalità sociale quanto il dissenso politico al modello economico che la produce, con il pugno di ferro del codice penale.

I reati contestati agli anarchici arrestati sono infatti vistosamente esagerati: associazione sovversiva con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico. Un’accusa che mostra tutta la sua spropositata dismisura se paragonata all’unico fatto realmente contestato e ancora da confermare: il danneggiamento di un ponte radio. Un’accusa che dunque si presta ad essere legittimamente letta come pretesto capzioso volto a colpire in maniera esemplare ed in chiave intimidatoria chi oggi prova a contestare una prassi governativa che continua a tutelare un modello di sviluppo che produce ed alimenta iniquità economiche ed insicurezze sociali. Tutto fa presagire che la costruzione di questa solerte macchina repressiva di Stato, già all’opera nel presente, sia destinata a funzionare ancora più alacremente nell’immediato futuro, quando gli effetti di quest’ultima crisi che si prevedono devastanti, produrranno un malcontento sociale ancora più ampio e potenzialmente esplosivo.

Per questo esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai compagni e alle compagne colpiti il 13 maggio e ancora una volta rivendichiamo non solo il diritto alla contestazione ma anche il suo dovere: difendere le compagne e i compagni arrestati significa difendere la necessità spazi di agibilità politica la cui legittimità, contestata dalla forza punitiva dello stato, deve trovare fondamento nella forza propositiva dei soggetti sociali che la esprimono, a partire da chi oggi sconta con il carcere l’averlo fatto.

La redazione di Mezz’ora d’aria (Radio città Fujiko)

DA BOLOGNA RICOMINCIA IL RITORNO ALLA “NORMALITÀ”? Comunicato di solidarietà ai bolognesi arrestati

La “Fase 2” vera è propria è cominciata. Finalmente dopo mesi di clausura, controlli, caccia all’untore, infami alle finestre (con accanto il tricolore), ci si può muovere senza più autocertificare niente.

Insomma, per i più ottimisti, siamo ad un passo dal “ritorno alla normalità”!
Ma la vera domanda è: – ma ci torneremo davvero alla normalità preCovid? Perché, oltre al fatto che già quella aveva parecchi aspetti inquietanti, la “normalità” di prima sarà aumentata da droni, controlli, smart-working, app, delatori, guerra fra poveri e tutto il resto, che la gestione dell’emergenza Covid lascerà in eredità.
In questi giorni ne abbiamo avuto il primo assaggio: l’operazione dei ROS di Bologna che ha portato in carcere 7 compagni e compagne, oltre ad altri/e 5 con obbligo di dimora e firme giornaliere. La motivazione degli arresti è la classica, 270 bis, reato associativo schifoso usato da decenni per appioppare anni di galera. L’unica vera differenza, forse proprio dovuta al fatto di vivere nel “Post-Covid”, è l’arroganza del palesare le motivazioni da parte dei ROS con questa dichiarazione: “L’intervento della magistratura e dei Carabinieri assume una strategica valenza preventiva per evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibili dalla pandemia per il Coronavirus, possano insediarsi altri momenti di più generale “campagna di lotta antistato” oggetto del programma criminoso di matrice anarchica.”
Leggendo queste parole si evince come alle Forze dell’Ordine non serva più nemmeno nascondersi dietro al dito della democrazia, possono benissimo palesare arresti preventivi, basati sulle idee (cosiddetti reati d’opinione) come in una qualsiasi dittatura. E tutto questo col plauso dei benpensanti cittadini dal cervello svuotato da tanto internet e tv, rinchiusi in casa senza parlare “realmente” con nessuno per mesi.
Certo, queste cose succedevano anche nel Pre-Covid, ma la sfrontatezza del potere è cambiata di molto.

Le motivazioni che portavano a vedere la democrazia come forma di potere non così diversa dalla dittatura, bensì complementare ad essa, sono ancor più sotto gli occhi di tutti. Infatti, dalla democrazia parlamentare alla dittatura dei camici bianchi il passo è stato davvero rapido!

La vera sfida da affrontare, come anarchic* e rivoluzionar*, sarà proprio quella di dover combattere lo stesso schifo di sistema Pre-Covid con tutti i mezzi tecnologici che sono stati sperimentati durante l’emergenza Covid (d’altronde erano anni che venivano scritti manifesti, fatte azioni, contro 5g, tecnologie varie, robotizzazione dell’esistente, droni e controllo). Anche se ce l’eravamo immaginato, forse ai più sembrava pura fantasia. Ora come ora, il fatto che questo sia realtà è sempre più palese: quindi non sarebbe male che per una volta i timori degli sbirri si avverassero!
Il fatto che la notte dopo gli arresti alcune centraline internet a Rovereto siano state danneggiate lasciando senza rete migliaia di persone ci mostra già un punto di partenza: l’attacco!

Tornando ai compagni e alle compagne arrestati/e a Bologna, non possiamo che esprimere la nostra più profonda solidarietà e vicinanza. Riprendendo un motto letto su uno striscione fuori da un tribunale durante un altro processo per associazione sovversiva: “Se sono innocenti hanno tutta la nostra solidarietà, se colpevoli ancora di più”.

Elena, Guido, Zipeppe, Stefi, Nicole, Duccio, Leo, Otta, Angelo, Martino, Tommi ed Emma LIBER* SUBITO!

Fuoco allo Stato e alle carceri!
Per l’anarchia

Centro di documentazione anarchico l’”Arrotino”

Bologna: Se la Procura inventa il “reato di opposizione politica”

Diverse realtà collettive cittadine in solidarietà agli arrestati dal 13 maggio: “Messaggio chiarissimo: su quanto succede nelle carceri vige l’obbligo del silenzio, sulle violenze subite dai detenuti, sui trasferimenti punitivi, sull’assistenza e prevenzione sanitaria inesistenti, sull’estendersi dell’epidemia”. A firma “Complici e solidali”, invece, venerdì biciclettata e presidio sotto la Dozza.

Il 13 maggio a Bologna sette compagne e compagni anarchic* sono stati arrestati e altr* cinque sottopost* ad obbligo di dimora con l’accusa assurda di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico. Si tratta di compagne e compagni che negli ultimi mesi si sono distint* per aver espresso solidarietà ai detenuti e ai loro familiari di fronte ai 14 morti nelle rivolte di marzo, e in un momento in cui le carceri sovraffollate sono diventate immensi focolai di contagio. Stupefacenti le dichiarazioni della Procura, che giustificano un’imputazione abnorme sulla base di un unico fatto specifico, il danneggiamento di un ponte ripetitore nel 2018, la cui attribuzione è tutta da dimostrare”. Inizia così un comunicato con cui diverse realtà tra collettivi, spazi sociali, associazioni e sindacati di base solidarizzano con gli attestati e stigmatizzano l’inchiesta dei pm bolognesi. Queste le adesioni: Associazione Bianca Guidetti Serra, Associazione di Mutuo Soccorso per il diritto di espressione, Associazione Primo Moroni, Circolo Anarchico Berneri, Làbas, Laboratorio Crash, Laboratorio Smaschieramenti, Noi Restiamo, Potere al Popolo – Bologna, Rete bolognese di iniziativa anticarceraria, Rete dei Comunisti, Si Cobas, Sgb, Tpo, Usb – Federazione del Sociale, Vag61, Xm24.

Prosegue il testo: “Bizzarro che a distanza di due anni si tiri fuori questa inchiesta, come un coniglio dal cappello, proprio nel momento in cui si allarga la solidarietà ai detenuti. Il messaggio è chiarissimo: su ciò che succede nelle carceri vige l’obbligo del silenzio, sulle violenze subite dai detenuti, sui trasferimenti punitivi, sull’assistenza e prevenzione sanitaria inesistenti, sull’estendersi dell’epidemia e i morti di Covid dietro le sbarre. Un altro elemento che emerge con chiarezza dal comunicato della Procura è l’invenzione di un nuovo reato: quello di opposizione politica. Viene contestata agli indagati la loro attività contro i centri per la deportazione forzata dei migranti e l’adesione alle campagne anticarcerarie, considerando come fatti eversivi l’organizzazione di manifestazioni non preavvisate, le scritte sui muri, la realizzazione e diffusione di opuscoli, articoli e volantini. Pratiche consuete e diffuse di tutti movimenti di lotta, da chi difende i territori dalle devastazioni ambientali, a chi si muove per affermare il diritto alla casa, al reddito, agli spazi sociali, alla dignità del lavoro. Quanta ipocrisia nelle istituzioni che si esprimono contro il regime militare egiziano che incarcera lo studente Patrick Zaki per reati di opinione, e restano in silenzio in patria davanti a degli arresti di cui la stessa Procura dichiara la natura preventiva, al fine di impedire che, come annunciato recentemente anche dal ministro Lamorgese, ogni atto di resistenza possa rapidamente diventare un ‘focolaio di tensione’. Un’ammissione che pesa come un macigno sull’agibilità democratica di questo paese e che vuole lanciare un avvertimento minaccioso: ognuno di voi, tanto più se collettivamente organizzato, è pericoloso, perché un paese ridotto in miseria è una gigantesca polveriera e la finzione dello ‘Stato di diritto’ finisce qui. Quanto disgusto, inoltre, per una stampa prona al potere che diffonde comunicati della Procura senza nessun spirito critico”.

Si legge in conclusione: “L’utilizzo spregiudicato delle veline confezionate ad arte dalla questura da parte della stampa non fa che confermare questo disegno. Insistere sul fatto che chi percepisce il reddito di cittadinanza non abbia il diritto di protestare contro lo stato che glielo eroga è un monito che viene lanciato verso tutti i soggetti sociali che stanno pagando i costi della pandemia e per i quali le briciole stanziate dal governo non saranno sufficienti. Il messaggio è chiaro: non sputare nel piatto in cui mangi anche se mangi merda e guai ad organizzarti per cambiare le cose! In questa logica perversa solo i ricchi hanno il diritto di fare politica (Confindustria docet) e quelli che dovrebbero essere in potenza diritti universali ad una vita dignitosa diventano privilegi di colpevoli fannulloni. Questi processi trovano radici ben profonde anche nei vari decreti in materia di sicurezza e immigrazione. Dalla chiusura dei porti, alla criminalizzazione di chi è solidale e di chi dimostra dissenso ribadiamo la necessaria abrogazione di tali decreti. Esprimiamo la nostra piena solidarietà agli arrestati e alle arrestate, con la ferma convinzione che oggi più che mai è necessario continuare la lotta”.

A firma Complici e solidali sono state invece indette per venerdì una biciclettata dalle 17 in piazza dell’Unità e un presidio dalle 18 alla Dozza. Si legge sul volantino: “La notte del 13 maggio un’operazione dei Ros dei carabinieri ha portato all’arresto di 7 persone, mentre altre 5 sono state raggiunte da misure cautelari. Le accuse sono pesantissime: associazione sovversiva con finalità di terrorismo, il famigerato 270/bis del codice penale. Le persone arrestate sono state condotte nelle sezioni di alta sicurezza di varie carceri italiane. La procura di Bologna si è espressa chiaramente: questi arresti hanno una “valenza strategica preventiva” legata al contesto emergenziale che stiamo vivendo. Queste persone potrebbero essere pericolose perché inserite nelle tensioni sociali che nasceranno dall’attuale crisi economico-sanitaria. Sono mesi che ci obbligano a stare in casa, colpevolizzando i comportamenti delle singole persone, ma nello stesso momento tenendo aperte fabbriche, riempiendo le Rsa di malati di Covid, esponendo i detenuti e le detenute a rischio contagio e a morte certa. Molti di noi hanno perso il lavoro e tanti altri non lo troveranno. Cassa integrazione e buoni spesa sono degli inutili palliativi e non bastano ad arrivare a fine mese. L’unica risposta che lo stato ha dato è polizia, militari, droni, telecamere e controlli a tappeto. La colpa degli/delle arrestati è anche quella di aver espresso vicinanza alle rivolte carcerarie del mese di marzo che hanno portato alla distruzione di intere sezioni detentive e purtroppo all’uccisione di 14 detenuti. La solidarietà espressa è considerata centrale in questa inchiesta. Proprio per questo motivo, per sostenere le persone arrestate e tutti/e i/le detenuti/e delle carceri italiane, ritorniamo con un presidio sotto il carcere della Dozza”.

https://www.zic.it/se-la-procura-inventa-il-reato-di-opposizione-politica/

Solidarietà con le/i compagne/i arrestate/i

Nella notte tra il 12 e il 13 maggio, sono state/i arrestate/i 7 compagne/i anarchiche/ci tra le città di Bologna, Firenze e Milano ed altre/i 5 hanno ricevuto la misura dell’obbligo di dimora e firma a Bologna, con perquisizioni delle loro abitazioni e in particolare dello Spazio di Documentazione “Il Tribolo” di Bologna. I reati contestati sarebbero a vario titolo quelli di associazione con finalità di terrorismo o eversione, istigazione a delinquere, danneggiamento, deturpamento e incendio. L’operazione, denominata “Ritrovo” e condotta dal PM Stefano D’Ambruoso,  sarebbe il risultato di un’inchiesta per un attentato che avrebbe avuto luogo nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 2018, ai danni di alcuni ripetitori delle reti televisive nazionali e locali, di apparati di fonia dei ponti radio delle forze di Polizia e antenne di ditte che forniscono servizi di intercettazioni e di sorveglianza audio-video ubicati a Bologna. Inoltre alle/ai compagne/i sono state contestate “azioni di danneggiamento, manifestazioni pubbliche e cortei non organizzati con l’obiettivo di contrastare e impedire l’apertura dei centri permanenti di rimpatrio e la legislazione del Governo sulla gestione dell’immigrazione, violenti scontri con le forze dell’ordine, danni a condomini ed edifici pubblici, con scritte minatorie e offensive nei confronti delle istituzioni dello Stato e delle strutture economiche”.

A queste/i compagne/i colpite/i da l’ennesima operazione poliziesca esprimiamo tutto il nostro sostegno e la solidarietà di classe e militante, constatando che la lotta contro la repressione è un aspetto della lotta portata avanti contro l’oppressione e lo sfruttamento capitalisti. Repressione contro la quale bisogna per un verso sviluppare la massima solidarietà nei confronti di tutte/i le/ i compagne/i e proletarie/i che la subiscono, per l’altro continuare a lottare in ogni campo e in una prospettiva rivoluzionaria.

Sostenere le lotte!

A fianco delle/dei compagne/i colpite/i dalla repressione – Costruire la solidarietà.

Abbattere il capitalismo!

Collettivo contro la repressione per un Soccorso Rosso Internazionale (CCRSRI)

ccrsri.wordpress.com

Contro la “Fase due” della repressione preventiva! Basta montature! Solidarietà e libertà!

Apprendiamo che il 13 maggio nel quadro di un’operazione repressiva coordinata dal PM Dambruoso della Procura di Bologna e dal ROS dei Carabinieri è stato perquisito lo spazio di documentazione anarchico Il Tribolo di Bologna, sette anarchici sono stati arrestati e cinque sono stati sottoposti a obbligo di dimora. Agli arrestati viene contestato l’art 270 bis “associazione sovversiva con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico” che prevede la reclusione da 5 a 10 anni.

In una fase in cui sono vietate e sanzionate tutte le libertà di riunione, manifestazione e sciopero, accuse e arresti politici sono inaccettabili.


L’apparato repressivo statale si scatena, non a caso, in un momento storico in cui forme di protesta contro simili provvedimenti vengono perseguite e il riunirsi ed il manifestare sono resi formalmente illegali, mentre la fanfara mediatica distoglie l’attenzione e invoca l’unità nazionale.

Esprimiamo solidarietà verso chi è stato colpito da questa operazione repressiva, vogliamo libertà per gli arrestati e per chi è stato sottoposto all’obbligo di dimora.

Ancora una volta il ROS cerca di confezionare accuse di associazione sovversiva e terrorismo per criminalizzare chi lotta contro il governo. Stavolta però la montatura repressiva è apertamente dichiarata dagli stessi Carabinieri a un noto quotidiano locale «le misure cautelari, sottolineano i carabinieri, assumono “una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale”, derivati dall’emergenza coronavirus, “possano insediarsi altri momenti di più generale ‘campagna di lotta antistato”».

Questo zelo preventivo dichiarato dai Carabinieri serve a coprire l’inconsistenza dell’inchiesta giudiziaria che, come spesso accade poggia in gran parte l’accusa di reato associativo sulla produzione e diffusione di testi di propaganda. Per la stessa Procura di Bologna infatti, l’associazione avrebbe «l’obiettivo di affermare e diffondere l’ideologia anarco-insurrezionalista, nonché di istigare, con la diffusione di materiale propagandistico, alla commissione di atti di violenza contro le istituzioni». Un castello di carte che non sta in piedi.

L’operazione repressiva rivolta contro il Tribolo è un’intimidazione nei confronti di tutti coloro che si pongono contro il governo, che vogliono che si rompa il silenzio sulla situazione nelle carceri, sui 14 morti durante le rivolte carcerarie di marzo.

Libertà per tutti!

Spazio Libertario Pietro Gori – Unione Sindacale Italiana (USI-CIT)

Volterra, 21 maggio 2020 – Via Don Minzoni 58

SOLIDARIETÀ CON LE COMPAGNE E I COMPAGNI ARRESTATI IL 13 MAGGIO A BOLOGNA E MILANO

All’alba del 13 maggio i Ros della procura di Bologna hanno dato esito all’operazione “Ritrovo” arrestando sette compagne/i e imponendo ad altri cinque l’obbligo di dimora. L’accusa, come un copione ormai logoro, è di associazione sovversiva con finalità di terrorismo (art. 270bis), istigazione a delinquere, danneggiamento e deturpamento…fino all’incendio di un ripetitore televisivo.

Prestando attenzione alle dichiarazioni della procura che ha condotto l’inchiesta si chiariscono meglio gli obiettivi e la natura dell’operazione: «In tale quadro, l’intervento, oltre alla sua natura repressiva per i reati contestati, assume una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturiti dalla particolare descritta situazione emergenziale, possano insediarsi altri momenti di più generale “campagna di lotta antistato” oggetto del citato programma criminoso di matrice anarchica».

Un’operazione repressiva dunque con una finalità ben esplicitata di “prevenzione” delle lotte, perché le condizioni disumane che il capitalismo produce stanno subendo un impulso che porterà a nuove e grosse contraddizioni a cui le masse risponderanno ribellandosi, ed è pertanto indispensabile per i padroni, avvalendosi degli apparati statali polizieschi, reprimere in primis le avanguardie delle lotte affinché sia anche da monito per tutti. Infatti, nelle dichiarazioni della procura, si fa espressamente riferimento alla partecipazione degli indagati ai presidi in solidarietà con le recenti lotte dei prigionieri nelle carceri italiane, scoppiate in seguito all’epidemia da coronavirus. Ma non solo, si tratta di compagne e compagni che hanno scelto la militanza piuttosto che chinare la testa, sempre vicini e solidali con le lotte degli immigrati, dei lavoratori, dei popoli oppressi e contro le guerre imperialista…e ricordiamo infine il loro sostegno alla campagna per la liberazione di Vincenzo.

Ma la solidarietà è la nostra arma. I compagni e le compagne che oggi subiscono la repressione non saranno mai soli e ci batteremo per la loro liberazione. La nostra risposta sarà quella di portare avanti le stesse lotte, con lo stesso impegno, convinzione ed entusiasmo…continueremo a farlo insieme a loro, fianco a fianco, in ogni luogo e contesto.

Sempre complici e solidali con chi lotta!

Tutte/i libere/i!
https://www.sosteniamovincenzo.org/solidarieta-con-le-compagne-e-i-compagni-arrestati-il-13-maggio-2020/

Da Bologna:

Sull’operazione “ci riprovo”

Poco dopo le 2 di notte del 13 maggio 2020 scatta a Bologna l’ennesima operazione anti-Anarchica. Anche questa volta si contesta un’associazione sovversiva (art. 270bis).

In 7 finiscono in carcere per altr* 5 scattano l’obbigo di dimora a Bologna con rientro notturno; 4 di quest* hanno anche l’obbligo quotidiano di firma.

Lo spazio anarchico di documentazione “il Tribolo” e svariate case vengono perquisite da

200 tra Carabinieri e agenti del ROS.

L’inchiesta, firmata dal Pm Dambruoso, parte a seguito dell’incendio di un ripetitore di telecomunicazioni accompagnato dalla scritta “spegnere le antenne risvegliare le coscienze solidali con gli anarchici detenuti e sorvegliati” avvenuto sui colli bolognesi nel dicembre 2018, ma rimane abbandonata in un cassetto della procura dal luglio 2019 fino a maggio 2020.

Il perché ciò avvenga gli inquirenti lo ammettono senza pudore: in epoca in cui le carceri bruciano occorre che lo stato si sbarazzi di chi ha sempre manifestato il proprio appoggio ai detenuti in lotta. Non solo a parole. E occorre farlo perché coi tempi che verranno è meglio mettere le mani avanti. Arrestare preventivamente.

Così, per il d.a.p., le rivolte nelle carceri – in cui solamente in Italia, sono morti 14 detenuti- sono il frutto dell’ istigazione anarco-insurrezionalista o in alternativa opera della mafiama non certo delle condizioni invivibili in cui versa chi è rinchiuso.

Per i carabinieri ed i loro “firma-carte”, le mobilitazioni che hanno portato parenti e solidali sotto le carceri durante il lockdown non sarebbero altro che una “strumentalizzazione anarchica volta a compiere reati”. L’esistenza di cuori decisi a frantumare la coltre d’indifferenza dietro cui, solo nel carcere bolognese della Dozza, 2 prigionieri sono morti di coronavirus è per un servo dello stato un opzione incontemplabile.

Non sono le ingiustizie e le disuguaglianze di una società basata sulla sopraffazione a generare lotte e ribellione, ma l’opera del prosiletismo di qualche blog.

Sotto accusa nell’operazione dei Ros sono apertamente le idee antiautoritarie, la difesa delle pratiche d’attacco, l’appoggio ai prigionieri anarchici, la non dissociazione dalla violenza rivoluzionaria, il partecipare a cortei, il redigere manifesti, lo stampare fogli murari, ma anche paradossalmente la volontà di evitare che un corteo di cui si è parte venga caricato, così come lo sbattersi a trovare una casa in cui dei compagni possano scontare gli arresti domiciliari,

il frequentarsi o l’abitare assieme.

Accertare le responsabilità indiviudali diventa per i carabinieri superfluo e lo dicono apertamente.

Partecipano a cortei in cui vengono danneggiati i bancomat di una banca che è proprietaria della struttura che avrebbe dovuto ospitare il cpr di Modena. Non è rilevante accertare se abbiano preso parte al danneggiamento, sono individui che avversano queste strutture ma c’è di più qualcuno avrebbe addiruttura detto di preferire l’azione diretta alla mera testimonianza e infatti acquistavano torce da stadio.

In questo accrocchio nel quale solo i carabinieri possono ritrovarsi, ci pare che ogni ragionamento logico sia fuoriluogo….

E’ chiaro, tuttavia, l’intento di colpire le lotte e la solidarietà. Non lasciarglielo fare sta a tutt* e a ciascuno.

COMPLICI E SOLIDALI CON ELENA, DUCCIO, NICOLE, ZIPEPPE, STEFI, GUIDO E LEO anarchic* e solidal*

Da Roma:

MERDE – CESSI – CHIAVICHE

Queste sono le parole che abbiamo sentito risuonare in questi ultimi mesi dalle bocche di numerose familiari di persone detenute, riferite per lo più all’operato vigliacco e vendicativo di giudici, magistrati, ministri e viceministri operanti nella sfera della sorveglianza, della repressione, della reclusione. Della “Giustizia”, insomma… che in questo periodo di emergenza-Covid, ha preferito mostrare il pugno di ferro invece di mettere in atto misure adeguate a preservare veramente la vita di chi si trova in carcere. Oggi, più di sempre, ci uniamo a questo coro. Oggi, che lo Stato ci strappa, arrestandoli, altri 7 tra compagni e compagne, i nostri cari. Oggi, che la procura di Bologna rende operativi dei mandati di cattura ideati, ed eseguiti in piena notte, dai Reparti Operativi Speciali dei carabinieri, e impone ad altri/e 5 l’obbligo di dimora a Bologna, rientro notturno e firme quotidiane. L’inchiesta ripercorre il modus operandi di ormai decine di altre in passato, il ciclico e strumentale utilizzo dell’articolo 270 bis, l’associazione con finalità di terrorismo, che tutto giustifica. Soprattutto i mezzi impiegati, i soldi spesi per farlo, e i tempi d’indagine prolungati. Questa inchiesta infatti è un po’ datata (sembra prendere avvio nel 2018)… ma una nota della procura ci chiarisce il perché, nonostante la richiesta delle custodie cautelari fosse depositata nei loro uffici già dal luglio 2019, proprio ora viene accordata. Non è nostra abitudine citare certe fonti, ma questa volta ce la sentiamo, ché questa nota ci suggerisce un paio di considerazioni: 1) […] “Le evidenze raccolte in questo ultimo periodo, caratterizzato dalle misure di contrasto all’emergenza epidemiologica del Covid-19, hanno evidenziato l’impegno degli appartenenti al sodalizio[…] ad offrire il proprio diretto sostegno alla campagna “anti-carceraria”, accertando la loro partecipazione ai momenti di protesta concretizzatisi in questo centro” (Bologna). Come spesso accade, è la generosità – e l’impegno, certo -, delle compagne e dei compagni che viene punita. Non ci fossero state le rivolte a rivendicare vita e dignità, e le iniziative fuori a sostenerle, la “questione carcere” e le morti, pesanti come macigni che si porta dietro, sarebbero rimaste tombate nel silenzio. 2) […] “In tale quadro, l’intervento, oltre alla sua natura repressiva per i reati contestati (ma ciò non dovrebbe avvenire a processo concluso? Cioè una volta eventualmente accertate le responsabilità?), assume una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibili dalla particolare descritta situazione emergenziale possano insediarsi altri momenti di più generale “campagna di lotta antistato” oggetto del citato programma criminoso di matrice anarchica. ” […]. E la valenza preventiva connaturata a qualsiasi misura cautelare, non dovrebbe riferirsi al pericolo di reiterazione di un qualche reato, un po’ più specifico di un opinabile “istigazione” al limite del “delitto d’opinione”? Certo, se la custodia cautelare è già considerata come repressione dei reati contestati, è evidente che si può affermare senza problemi che in questo già claustrofobico momento bisogna prevenire, anche tramite la privazione della libertà, l’azione di chiunque si permetta di mettere in discussione la natura e le scelte dello stato (che nel mentre ha mostrato cosa – e chi – è sacrificabile) … come se non fossero esse stesse a provocare la tensione sociale. Oggi più di sempre possiamo solo dire di essere orgogliose/i di avere delle compagne e dei compagni che anche nei periodi più difficili non rinunciano a battersi per ciò che si ritiene giusto! Contro ciò che risulta inaccettabile! E che sempre più persone arriveranno a comprendere volenti o nolenti, non perché lo dicono gli anarchici, ma perché, come questi tempi hanno reso evidente, lo stato non fa sconti a nessuno. In quanto alla formula del terrorismo, a onor del vero usata e abusata nel corso del tempo, e sempre spendibile strumentalmente nel teatrino mediatico, non sprechiamo parole.

Ad Elena, Stefi, Nicole, Zi peppe, Guido, Duccio, Leo, rinchiusi nelle varie sezioni penitenziarie di Alta Sicurezza adibite ai sovversivi e alle sovversive; ad Emma, Otta, Martino, Tommi, Angelo, colpiti dalle altre misure restrittive, va tutta la nostra solidarietà, il nostro sostegno, il nostro affetto.

LIBERE SUBITO, LIBERI SUBITO!

Roma, 13 maggio 2020.

NED-PSM

Le mani avanti

Ieri mattina le nostre sveglie sono state sostitute da un tam tam di mail, messaggi e telefonate. Una prassi che conosciamo purtroppo bene ma a cui i nostri cuori non riescono comunque ad abituarsi, una prassi che accompagna l’arrivo di una nuova operazione repressiva. Gli immancabili ROS hanno dato seguito all’ennesima indagine per 270bis, questa volta contro le compagne e i compagni di Bologna. Il nome scelto è “Ritrovo” e le tempistiche sono state spiegate dai principali giornali come finalizzate al prevenire lo scoppio di malcontenti sociali in vista della ripresa post covid-19. Delle accuse specifiche non ci interessa parlare perché chi si rivolta contro questo sistema di ingiustizie, fatto di controllo, carcere e CPR, repressione e capitalismo spinto all’ennesima potenza, ha tutta la nostra solidarietà. Ci preme sottolineare che nonostante le modalità repressive non siano per nulla nuove, queste mani avanti dello Stato per evitare che il malcontento sociale esploda sono l’ennesima riprova della bassezza alla quale può giungere. Ci interessa invece dire a gran voce che al fianco dei compagni e delle compagne arrestate e sottoposte a misure ci siamo anche noi. Come al nostro fianco sono stati loro, magari in strada, magari su un argine, magari davanti ad una rete, magari in un campeggio, magari in una campagna, magari con uno scritto, magari con una riflessione.

Anche se dall’altra parte del mare, anche senza conoscerci direttamente, sappiamo che nei loro sguardi ci riconosceremmo, ci siamo riconosciute e ci riconosceremo di nuovo. Potranno anche cercare di togliere dalle strade di Bologna compagne e compagni che lottano ogni giorno con generosità, ma questo non fermerà la voglia, nostra e di altri, di continuare a trovare nuove vie per i nostri desideri, repressione dopo repressione. Saremo ancora lì, con le nostre di mani, avanti, protese verso chi, come noi, non smetterà di avere rabbia in corpo.

Solidarietà alle compagne ed ai compagni colpiti dall’operazione Ritrovo, libertà per tutte e tutti. Kuntra sa prepotentzia de s’istadu feus kumente s’ortigu*

Kasteddu,

Maggio 2020.

* Facciamo come la quercia da sughero, che nel corso dei secoli per proteggersi dagli incendi che imperversano nelle torride estati sarde ha sviluppato una corteccia ignifuga, fatta appunto di sughero, che le permette di non soccombere sotto il calore delle fiamme. Così come le querce resistono agli incendi rigermogliando alle prime piogge autunnali, noi auspichiamo una resistenza diffusa preparandoci al germogliare della ribellione.

Contro l’ennesimo 270bis, solidarietà da Cagliari

13 maggio, ore 02:00 i ROS suonano ai citofoni di numerose case, la maggior parte a Bologna. E’ appena scattata l’operazione “Ritrovo”. Per alcuni le notizie saranno brutte, arresto, per altri un po’ meno, misure cautelari alternative. Prima dell’alba si inizieranno a fare i conti che con le luci del mattino diventeranno chiari. 7 misure cautelari in carcere e 5 obblighi di dimora, di cui 4 con l’obbligo di firma quotidiano, xx perquisizioni, fra cui anche il circolo Tribolo. Il reato contestato è l’ormai abusato 270bis “associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico”.
Come da prassi degli ultimi anni gli arrestati sono stati divisi in varie prigioni e nessuno a Bologna. Il fatto che sembra tenere in piedi l’indagine è un attacco incendiario avvenuto nel dicembre 2018 a dei ripetitori a Monte Donato, dove furono gravemente danneggiate delle antenne di emittenti televisive e di alcune ditte  specializzate in intercettazioni. Nell’indagine appaiono anche fatti di rilevanza penale inferiore, come dei danneggiamenti avvenuti nel corso di cortei e imbrattamenti vari. Inoltre è ricostruita la partecipazione attiva degli indagati alle iniziative di solidarietà sotto il carcere della Dozza del marzo scorso durante le rivolte contro le misure anti-covid. Per chi non se lo ricordasse poco prima del lockdown generale ci furono delle giornate di rivolte violentissime dentro le carceri di mezza Italia, i prigionieri preoccupati dei rischi del contagio e dell’inefficienza totale della sanità carceraria si ribellarono, devastando intere strutture. Il costo fu fra i più salati degli ultimi decenni, i prigionieri morti furono ben 15. L’accusa si completa includendo nel faldone le iniziative e l’interesse da sempre portato avanti con generosità ed efficacia contro la macchina delle espulsioni, i lager per migranti e in generale le politiche dello stato in materia migratoria. Ovviamente il tutto è stato condito da intercettazioni ambientali, ottenute con microspie infilate nell’intimo delle vite degli indagati, utili più che altro a tracciare profili psicologici, a infarcire migliaia di pagine di faldoni altrimenti rinsecchiti dalla pochezza di notizie interessanti che gli inquirenti riescono a ricavare nonostante le incredibili risorse economiche, scientifiche e umane che hanno a disposizione.Non avendo letto il faldone non abbiamo quindi notizie precise, ci fermiamo a queste prime fonti giornalistiche e ai racconti riportatici dai compagni emiliani che abbiamo potuto contattare, per provare a tracciare alcune analisi di base che sono sufficienti a riscontrare preoccupanti similitudini nei meccanismi repressivi dello Stato.

La necessità repressiva

Lo Stato può essere visto come un’enorme matriosca, che per quanto riguarda i temi di queste righe contiene il Ministero dell’Interno, le varie prefetture, questure, procure, digos, sbirri ecc. Questo è l’apparato di controllo, repressivo, che di questi tempi più che mai vive dell’assoluta necessità di portare a casa dei risultati, che per questi signori hanno un solo nome: arresti, o in seconda opzione indagini. In una fase storica di impoverimento, di pressione sulle frontiere, crollo del welfare, lo Stato chiede all’apparato repressivo di prevenire, ancora più che di curare, qualsiasi eruzione di rabbia e tensione sociale. I mezzi a disposizione di questo obiettivo sono infiniti, soldi a palate, tecnologia di ultima generazione e tutti gli uomini che servono. L’esatto opposto ad esempio di quello che lo Stato mette a disposizione della sanità. Ma ad avere una sanità efficiente non ci salvi uno Stato dal conflitto di classe.
Quindi ecco che le energie spese in questo campo devono dare risultati, sia come evidenza del valore degli investimenti sia come deterrente per chi sta pensando di alzare la testa e iniziare a tirare le pietre al posto della cinghia.

Terrorismo come grimaldello

Recentemente – a conferma della strumentalità di tali operazioni – la maggior parte delle indagini per 270bis non ha superato il vaglio dell’udienza preliminare. Se quindi non ci stupiamo e non ci stupiremo di vedere cadere pomposi castelli accusatori di reati gravi come quello di terrorismo di fronte ai banchi dei tribunali, non ci stupiamo neanche che il terrorismo venga ricondotto anche a delle pratiche di tutt’altra natura, come la solidarietà, l’azione diretta, il sabotaggio, il danneggiamento. In particolare è prassi degli ultimi tempi quella di inserire nelle indagini per terrorismo a carico di compagni e compagne reati di piazza, rivendicati, svolti sotto la luce del sole, partecipati attivamente da tante persone. Un esempio tra i più lampanti lo abbiamo con l’indagine condotta dal pm Pani qui in Sardegna, che ha basato il teorema accusatorio su cortei, campeggi, tagli alle reti, tutte iniziative pubbliche, di massa, rivendicate da centinaia di persone. Tale scelta viene compresa andando a leggere cosa prevede l’articolo 270bis, innanzitutto lo sblocco di ingenti somme di denaro per portare avanti le indagini, la detenzione preventiva, la secretazione dell’indagine ed altre conseguenze come il sequestro di locali o mezzi utilizzati dagli indagati, insomma è un ottimo attrezzo nelle mani di sbirri e magistrati.
Inoltre vi è anche l’aspetto mediatico, quando i compagni e le compagne vengono arrestate i giornali titolano “arrestati i terroristi”, “antimilitaristi? No terroristi eversivi”, “smantellata la cellula terroristica anarco-trentina”, di sicuro poi non fanno pubbliche scuse quando i reati vengono derubricati a danneggiamento o i compagni vengono addirittura assolti. Si criminalizza quindi il dissenso anche nelle forme più lievi e diffuse, col fine di isolare alcuni gruppi, di spaventare i complici e i solidali.

La solidarietà

Potrà sembrare strano ma anche la solidarietà viene inclusa nelle condotte che portano all’accusa di 270bis: una scritta in solidarietà a dei compagni arrestati diventa un danneggiamento aggravato che unito ad altre segnalazioni creano quell’insieme di avvenimenti necessari ad imbastire un indagine per “associazione sovversiva con finalità di terrorismo”. Ma non solo, andare fuori da un carcere in fiamme a sostenere con urla e striscioni i prigionieri viene ritenuto un fatto gravissimo, anch’esso inseribile (e inserito) nelle indagini dell’operazione “Ritrovo”, ma fatti simili li abbiamo ritrovati nelle operazioni Renata e Lince solo per fare degli esempi. La corrispondenza con i detenuti viene anch’essa inclusa in queste indagini e diventa quindi poi materia per allungare il brodo. Inserire varie pratiche di solidarietà dentro le indagini per terrorismo ha l’amaro duplice sapore del reprimere chi le fa e intimidire chi le vorrebbe fare, magari proprio per chi è stato arrestato per averle fatte. Il tentativo di isolare le pratiche, ridurle ulteriormente in una fase in cui sono già ai minimi storici è uno degli obiettivi dichiarati dello stato e dei suoi aguzzini.

La rivendicazione e la propaganda

Se c’è una cosa che proprio le istituzioni e lo stuolo di benpensanti che le difendono non possono accettare è la difesa pubblica di azioni e pratiche esplicitamente illegali, ma per noi giuste e necessarie. Parliamo di sabotaggi, imbrattamenti, latitanza, clandestinità, blocchi, occupazioni e via dicendo. Oramai anche semplicemente far parte di un gruppo di compagni, frequentare assemblee e momenti pubblici, è un buon presupposto per finire nelle pagine di inchiesta. Pm e sbirri stanno forzando la mano a più non posso per convincere l’opinione pubblica, ma specialmente i giudici, del nesso di causalità per cui chi si dice d’accordo a un fatto, un’azione o una scelta ne è in qualche modo responsabile. Non è importante che un fatto sia successo o che sia rivendicato, non servono neanche prove schiaccianti, è sufficiente un profilo indiziario (e per questo ci sono le centinaia di ore di intercettazioni e  pedinamenti) e che ci sia un gruppetto di compagni che sostiene che è giusto prendersela con i responsabili dello sfruttamento del pianeta. Anche per questo abbiamo organizzato la Fiera dell’editoria sovversiva a Cagliari a gennaio di quest’anno, per provare a difendere pubblicamente la pubblicistica e la propaganda sovversiva e indipendente. Visto il clima c’è da aspettarsi che alcuni di quelli che l’hanno organizzata o hanno partecipato se la ritroveranno nelle accuse delle prossime indagini.

Il momento

Un aspetto specifico, che capiremo col tempo che effetto produrrà, è il momento che è stato scelto per eseguire questi arresti. La fase 2 della lotta al Coronavirus. Lo stato comunica in modo neanche troppo subliminale che non ci sono pause per la repressione, neanche quando il virus ammazza e l’economia rischia il collasso. Anzi gli arresti vengono sfacciatamente spacciati come “necessari” in un momento di crisi come questo, in un noto giornale di Bologna si può infatti leggere: “proprio in questo senso le misure cautelari, sottolineano i carabinieri, assumono una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, derivati dall’emergenza Coronavirus, possano insediarsi altri momenti di più generale campagna di lotta antistato”. Che dire? La repressione non è certo una novità, e rischiamo che la ristrutturazione socio-economica post pandemia si fondi ancora di più sul controllo e la sicurezza. Effettivamente se lo Stato non dovesse riuscire ad elargire i finanziamenti che promette potrebbero aprirsi diverse crepe, quindi non stupisce il tentativo di portarsi avanti con il lavoro e cercare di “togliere di mezzo” i pericolosi sobillatori. Viene arrestato chi durante l’epidemia ha scelto di non sottostare acriticamente alle misure di contenimento imposte, chi ha offerto solidarietà e non ha smesso di lottare neanche quando tutti erano chiusi in casa. Gli arresti di 7 persone giungono in prigioni strapiene dove il rischio del contagio è tutt’altro che superato. Alla faccia delle richieste di indulto e amnistia. Questi che abbiamo esposto sono alcuni dei punti, scritti velocemente, che abbiamo rilevato nelle operazioni degli ultimi tempi, e in quest’ultima bolognese. Ci sarebbe molto altro da dire e da approfondire, quello che vorremmo sottolineare maggiormente e su cui vorremmo rilanciare un dibattito e delle pratiche, è la difesa dello spazio di azione, di espressione e di conflitto. Lo Stato con precisione e violenza sta colpendo tutte le realtà che propongono lotte, organizzazione orizzontale, solidarietà e un’idea di un mondo differente; per fare questo vengono utilizzati tutti i mezzi a disposizione per evitare che queste si possano rialzare in fretta. E purtroppo a volte, almeno in parte, ci riescono. L’obiettivo neanche troppo nascosto è quello di addomesticarci, di chiuderci in una vita di casa e lavoro – e il lockdown è stato un buon banco di prova – in un mondo di sfruttamento e disuguaglianze. Non sarà sicuramente l’ultima inchiesta, anzi viste le recenti abitudini questurili non dovremo aspettare troppo per la prossima. Le istituzioni sono decisamente più determinate e debellare il virus della ribellione, altro che covid. Questi tempi ci parlano di mura e sbarre, di repressione e distanziamento, solo una buona dose di coraggio e determinazione ci può aiutare a superare questi ostacoli, o almeno spingere a provarci. Esprimiamo la più totale solidarietà nei confronti dei compagni e delle compagne arrestate e indagate, rilanciamo la solidarietà e l’azione con le parole utilizzate per rivendicare l’azione di Monte Donato, fulcro dell’operazione “ritrovo”. “spegnere le antenne, risvegliare le coscienze, solidali con gli anarchici detenuti e sorvegliati”.

Kuntra sa prepotentzia de s’istadu feus kumente s’ortigu* Kasteddu, Maggio 2020.

* Facciamo come la quercia da sughero, che nel corso dei secoli per proteggersi dagli incendi che imperversano nelle torride estati sarde ha sviluppato una corteccia ignifuga, fatta appunto di sughero, che le permette di non soccombere sotto il calore delle fiamme. Così come le querce resistono agli incendi rigermogliando alle prime piogge autunnali, noi auspichiamo una resistenza diffusa preparandoci al germogliare della ribellione.

Cremona: Sai che Ritrovo…

dal sito del Kavarna

Sai che Ritrovo…

E i cani sciolti escono fuori dal gregge escono fuori come schegge

e chico puoi giurarci, quando occorre esco fuori legge

perché devo svoltare in tempi duri

seguo la mia idea visto che ancora oggi come ieri

Sangue Misto, Cani sciolti

Ci risiamo. L’anno 2020 sarà ricordato come l’inizio dell’epoca del contagio, ma non poteva farsi mancare l’ennesima operazione repressiva contro alcune individualità anarchiche. Lo scenario questa volta è Bologna: sette fra anarchiche e anarchici dispersi nei carceri di Piacenza, Vigevano, Ferrara e Alessandria e altri cinque colpiti da misure restrittive quali obbligo di dimora nel comune di residenza, firme quotidiane in qualche merda di caserma e rientro notturno nelle proprie abitazioni. L’operazione poliziesca, denominata ”Ritrovo”, ruota attorno alla fantomatica accusa di associazione sovversiva con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, il famoso 270bis. Questa accusa ormai è usata a grappoli – come le bombe lanciate a suon di democrazia da qualunque Stato su gente inerme – contro gli anarchici negli ultimi anni. Gli altri reati contestati sono istigazione a delinquere, deturpamento, imbrattamento, danneggiamento e incendio.

In sostanza l’Inquisizione parte da un fatto: l’incendio di alcune antenne delle telecomunicazioni nel dicembre 2018 nel bolognese per aprire un’inchiesta per terrorismo. Da qui i noti spioni, con le solite tecniche investigative, cercano di ricamare una storia che giustifichi vari psicoreati di orwelliana memoria. Come avvenuto in passato, rapporti di affinità e di solidarietà divengono il sostegno per cercare di devastare le vite a individui che non hanno mai nascosto il loro odio viscerale per l’autorità.

Di questa indagine dai contorni come al solito fumosi, il fulcro centrale non è il vuoto gergo repressivo fatto di fantomatiche associazioni terroristiche, ma la volontà di potenza nel colpire duramente chi ha delle idee sovversive. Ed è qui che il potere vuole zittire chi è refrattario a rassegnarsi ad un vita fatta di oppressione e sfruttamento, dove l’era della tecnica la rende apparentemente incontrovertibile. Chi ha una coscienza, cioè quell’incontro meraviglioso fra intelligenza e sensibilità, come può non odiare i lager di Stato chiamati CPR e tutti quelli che sostengono l’annientamento umano? Chi riflette sul circostante, come può non riconoscere che cavi, telecomunicazioni e flussi di energia aiutano inesorabilmente questo mondo dell’idiozia e del rincoglionimento totalitario, alienando la maggior parte delle persone e devastando quello che rimane di naturale? Chi vuole diffondere le proprie idee contro una vita obbligata e fatta di stenti perché non dovrebbe scagliarsi contro questo mondo nella sua totalità? Come possono degli individui che vedono il carcere come discarica sociale, non lottare per la fine della segregazione ovvero farla finita con ciò che è e con ciò che è Stato? Come non riuscire a vedere con i propri occhi la responsabilità delle condizioni sociali imposte nel diffondersi di un’epidemia?

Quando uno spirito libero comprende che un sentito di libertà inizia col dissenso verso le atrocità del presente diviene un problema per chi domina. La critica radicale si manifesta intraprendendo un viaggio che contiene il crimine di tutti i crimini: un mondo senza dominio. Chi ha una passione senza misure viene trattato da criminale, a cui si imputano una serie di fatti accaduti per toglierselo di torno.

Nella neolingua giuridica lo scrivere e diffondere l’idea diviene terrorismo e istigazione a delinquere. Tutto questo fa parte del rapporto sociale chiamato Stato. Nessun vittimismo potrà scalfire che il ruolo storico della burocrazia è un meccanismo di guerra verso qualunque indesiderabile per difendere gli scaffali della merce e la tecnica impiegata. In sostanza, difendere i privilegi dei ricchi da un mondo di povertà agonizzante.

Se riconosciamo che la meschinità si accompagna prepotentemente allo squallore, dove la miseria esistenziale è legata alla mercificazione di ogni aspetto relazionale, in cui la devastazione della terra è sovvenzionata dalle protesi tecnologiche, mentre la bruttura filosofica supina al potere fa rima con la banalità artistica da streaming, non possiamo che riconoscersi solidali e complici con chi si espone per le proprie idee, così tanto pericolose da essere ingabbiate. Se viene repressa un’idea di libertà intesa come assenza di limiti, spezzare le catene del potere per puntare a qualcosa di inconoscibile è un atto di sensibilità profonda che non riguarda solo le anarchiche e gli anarchici arrestati a Bologna (senza dimenticare tutti i ribelli richiusi e sorvegliati), ma che tocca tutte quelle persone che non si rassegnano al mutismo e all’immobilismo.

Visto che oggi questo mondo è come ieri, non possiamo arrenderci al virus della paura anche se la tecnologizzazione delle vite, l’apparente assolutismo della polizia e del denaro, potrebbero calmare anche gli spiriti più indomiti. Non esiste una via di mezzo fra l’arrendersi alla paura o distruggerla. Donarsi all’imprevisto e ai propri sogni è un’allettante possibilità per non rimanere ingarbugliati con il sangue agli occhi. Un modo alquanto caloroso anche per sostenere la liberazione di tutte le ribelli e i ribelli sepolti vivi nelle gabbie sta anche nell’interrogarsi su come nuocere a questa società e su come attraversare l’ostilità verso ciò che la propaga.

Gli svariati attacchi alle strutture del dominio che spesso infuriano la normalità mortifera non ci parlano proprio di questo? E le minacce del potere di far tacere le voci che sostengono apertamente la rivolta non ci fanno intendere che qualunque di queste grida potrebbe essere strozzata da una catena?

Genova: Solidarietà ai compagni e alle compagne di Bologna

SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI  E ALLE COMPAGNE DI BOLOGNA

Per questa occasione è stato il PM Stefano Dambruoso a firmare l’ennesima operazione anti-anarchica denominata “Ritrovo” nella città di Bologna, accompagnata dagli sgherri del Ros.

Sono in totale 12 le compagne e i compagni (di cui 7 in carcere e 5 con l’obbligo di dimora e firma quotidiana) accusati di vari reati tra cui l’immancabile 270bis.

Quello che questa volta risalta di più agli occhi di chi legge e che la stampa di regime non fa neanche finta di celare, è il motivo contingente da cui scaturiscono gli arresti: questi individui hanno sostenuto e divulgato le lotte che i detenuti stanno conducendo dall’inizio dell’emergenza Covid 19 per non veder ulteriormente annichilito il loro diritto a non crepare in quella trappola per topi che sono le carceri italiane.

E come osano questi anarchici scendere in strada, infischiandosene delle restrizioni causa coronavirus, ostinatamente e senza aspettare il beneplacito di masse e movimenti, per esprimere solidarietà e passione per la libertà, quando ormai la maggior parte della popolazione è ridotta ad un gregge obbediente e terrorizzato dal lavaggio del cervello mediatico.

Non sia mai che continuino a supportare attivamente queste proteste che hanno da subito mostrato la loro potenzialità di conflitto, non perché effettivamente mediazione non ve ne sia stata o non si aspiri ad obiettivi intermedi (amnistia, indulto, scarcerazioni), ma per il loro carattere spontaneo e dirompente, il loro essere una lotta per la sopravvivenza stessa, condotta da uomini e donne già portati allo stremo e disposti, almeno per una volta, a giocarsi il tutto per tutto.

Non sia mai che il gusto di lottare per i propri bisogni e desideri si contamini e si diffonda.

E allora questi anarchici è meglio incarcerarli preventivamente e strategicamente, levarli di mezzo in vista di possibili conflitti futuri.

Sarebbe ovvio presumere che questa tensione sociale sia probabile (per noi auspicabile) e incalzante visto il giogo sempre più pesante dal punto di vista del controllo, della repressione delle voci che non si conformano, della stretta al collo dell’economia… purtroppo rileviamo con sconcerto che più il regime alza l’asticella più il popolo si attrezza per sopportare.

Quando tutte le teste sono chine è più semplice, per chi ci vuole dominare, individuare e colpire quelli che la alzano.

Fortunatamente gli anarchici non la pensano alla stessa maniera, le passioni non possono essere né  imprigionate né dominate, volano alto e quando meno ce lo si aspetta, cadono, come fulmini a ciel sereno, sulla testa del nemico.

SOLIDARIETÀ A TUTTE LE COMPAGNE E I COMPAGNI ANARCHICI NEL MONDO!

FUOCO ALLE GALERE!

Alcun* compagn* di Genova

Da Torino:

macerie.org

Chiaro e tondo. Sugli arresti di Bologna

Sette arresti e cinque obblighi di dimora nel Comune aggravati da rientro notturno e quattro anche da firme quotidiane. Questo l’esito dell’operazione Ritrovo, condotta dai Ros e dalla procura antiterrorismo di Bologna contro alcuni compagni anarchici, nella notte tra martedì 12 e mercoledì 13 maggio. L’inchiesta ricalca un copione ormai logoro, ciclicamente rispolverato negli ultimi vent’anni. Un’associazione sovversiva con finalità di terrorismo – art. 270bis – contestata ai soli arrestati, condita da un certo numero di reati e condotte specifiche che vanno dall’istigazione a delinquere, al danneggiamento e deturpamento fino all’incendio di un ripetitore, aggravati dalla finalità eversiva e distribuiti, non sappiamo ancora bene in che modo, tra i vari indagati.

Non avendo notizie più precise sull’inchiesta e sulle ordinanze di misure cautelari ci limitiamo per ora a sottolineare le particolarità relative all’emergenza coronavirus di quest’operazione. Sul fronte penitenziario i compagni e le compagne sono stati immediatamente trasferiti in carceri con circuiti di Alta Sicurezza, senza passare e sostare per qualche settimana, come normalmente avviene, in carceri vicine al luogo dell’arresto. Una scelta che immaginiamo sia dettata da ragioni di logistica penitenziaria legate non solo a ragioni sanitarie ma anche a preoccupazioni di ordine pubblico. Guarda caso nelle dichiarazioni della Procura si fa espressamente riferimento alla partecipazione di questi compagni ai recenti conflitti scoppiati nelle carceri italiane in seguito all’epidemia da coronavirus. Ma vediamo più precisamente cos’altro dice la Procura bolognese di quest’inchiesta rispetto all’attuale emergenza epidemiologica:

«In tale quadro, l’intervento, oltre alla sua natura repressiva per i reati contestati, assume una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturiti dalla particolare descritta situazione emergenziale, possano insediarsi altri momenti di più generale “campagna di lotta antistato” oggetto del citato programma criminoso di matrice anarchica». Dichiarazione che tradotta dalla lingua di legno utilizzata dagli scribacchini dei tribunali vuol più o meno significare:  coi tempi che corrono è opportuno toglierci dai piedi questi irriducibili rompiscatole, che siamo certi non perderanno occasione per tentare di ricordare in vario modo le responsabilità delle autorità statali e promuovere lotte contro di queste.

Parole che, nell’esprimere le notevoli e legittime preoccupazioni degli uomini di tribunale per i tempi che verranno, non tentano in alcun modo di dissimulare la funzione preventiva di quest’inchiesta e del loro lavoro in generale. Una funzione che raramente ci sembra sia uscita con tanta chiarezza dalla bocca del nemico. Se ancora ci fosse qualche sincero democratico in grado di leggere con attenzione queste righe avrebbe sicuramente di che indignarsi, a maggior ragione se poi sapesse che, a quanto pare, quest’inchiesta era pronta e giaceva ormai da diversi mesi in un cassetto di qualche procuratore. A noi queste parole sembrano invece ribadire che il futuro prossimo venturo sarà pieno di rischi e difficoltà come di possibilità e occasioni di lotta . E del resto ben difficilmente queste ultime possono viaggiare da sole senza la compagnia dei primi.

Per completare il quadro delle particolarità post-Covid di quest’operazione segnaliamo che venerdì prossimo si svolgeranno gli interrogatori di garanzia dei compagni arrestati in videoconferenza.

Da Milano:

Sull’operazione “ci riprovo”

Poco dopo le 2 di notte del 13 maggio 2020 scatta a Bologna l’ennesima operazione anti-Anarchica. Anche questa volta si contesta un’associazione sovversiva (art. 270bis).

In 7 finiscono in carcere per altr* 5 scattano l’obbigo di dimora a Bologna con rientro notturno; 4 di quest* hanno anche l’obbligo quotidiano di firma.

Lo spazio anarchico di documentazione “il Tribolo” e svariate case vengono perquisite da 200 tra Carabinieri e agenti del ROS.

L’inchiesta, firmata dal Pm Dambruoso, parte a seguito dell’incendio di un ripetitore di telecomunicazioni accompagnato dalla scritta “spegnere le antenne risvegliare le coscienze solidali con gli anarchici detenuti e sorvegliati” avvenuto sui colli bolognesi nel dicembre 2018, ma rimane abbandonata in un cassetto della procura dal luglio 2019 fino a maggio 2020.

Il perché ciò avvenga gli inquirenti lo ammettono senza pudore: in epoca in cui le carceri bruciano occorre che lo stato si sbarazzi di chi ha sempre manifestato il proprio appoggio ai detenuti in lotta. Non solo a parole. E occorre farlo perché coi tempi che verranno è meglio mettere le mani avanti. Arrestare preventivamente.

Così, per il d.a.p., le rivolte nelle carceri – in cui solamente in Italia, sono morti 14 detenuti- sono il frutto dell’ istigazione anarco-insurrezionalista o in alternativa opera della mafiama non certo delle condizioni invivibili in cui versa chi è rinchiuso.

Per i carabinieri ed i loro “firma-carte”, le mobilitazioni che hanno portato parenti e solidali sotto le carceri durante il lockdown non sarebbero altro che una “strumentalizzazione anarchica volta a compiere reati”. L’esistenza di cuori decisi a frantumare la coltre d’indifferenza dietro cui, solo nel carcere bolognese della Dozza, 2 prigionieri sono morti di coronavirus è per un servo dello stato un opzione incontemplabile.

Non sono le ingiustizie e le disuguaglianze di una società basata sulla sopraffazione a generare lotte e ribellione, ma l’opera del proselitismo di qualche blog.

Sotto accusa nell’operazione dei Ros sono apertamente le idee antiautoritarie, la difesa delle pratiche d’attacco, l’appoggio ai prigionieri anarchici, la non dissociazione dalla violenza rivoluzionaria, il partecipare a cortei, il redigere manifesti, lo stampare fogli murari, ma anche paradossalmente la volontà di evitare che un corteo di cui si è parte venga caricato, così come lo sbattersi a trovare una casa in cui dei compagni possano scontare gli arresti domiciliari, il frequentarsi o l’abitare assieme.

Accertare le responsabilità individuali diventa per i carabinieri superfluo e lo dicono apertamente.

Partecipano a cortei in cui vengono danneggiati i bancomat di una banca che è proprietaria della struttura che avrebbe dovuto ospitare il CPR di Modena. Non è rilevante accertare se abbiano preso parte al danneggiamento, sono individui che avversano queste strutture ma c’è di più qualcuno avrebbe addirittura detto di preferire l’azione diretta alla mera testimonianza e infatti acquistavano torce da stadio.

In questo accrocchio nel quale solo i carabinieri possono ritrovarsi, ci pare che ogni ragionamento logico sia fuoriluogo….

E’ chiaro, tuttavia, l’intento di colpire le lotte e la solidarietà. Non lasciarglielo fare sta a tutt* e a ciascuno.

COMPLICI E SOLIDALI CON ELENA, DUCCIO, NICOLE, ZIPEPPE, STEFI, GUIDO E LEO anarchic* e solidal*

Da Bologna:

Ecco la loro “ripresa”

Ancora arresti, ancora compagne e compagni sequestrati, ancora sedi collettive perquisite e case messe sotto sopra.

Ancora accuse di associazione sovversiva, articolo 270bis…

Ancora una volta dei lavoratori, dei precari, degli studenti impegnati nella critica sociale e politica contro questo sistema vengono colpiti con la repressione.

Tutto questo:

– mentre continua la demente e demagogica guerra contro il “nemico” Covid, orchestrata ad arte per nascondere le reali responsabilità delle migliaia di morti causate da anni di tagli al sistema sanitario nel suo complesso, da disorganizzazione e meschini giochi di potere finalizzati solo alla difesa degli interessi economici di padroni e speculatori;

– mentre continua l’esclusione capillare dalle cosiddette “necessità primarie” di ogni forma di libertà di espressione e di organizzazione sindacale e politica (primario è solo “poter” lavorare e “poter” riprodursi);

– mentre si prospetta già come, nel prossimo futuro, questa crisi verrà fatta pagare ai lavoratori e alle fasce sociali più deboli, già pesantemente colpite da questi mesi di lockdown, con sacrifici e azzeramento “per emergenza” di ogni diritto e di ogni strumento di salvaguardia;

– mentre continuiamo ad assistere all’arbitrio impunito di forze dell’ordine di vario genere, finalmente libere (loro sì) di scorrazzare in ogni territorio per colpire, multare, umiliare;

– mentre (come succede proprio a Bologna in questi giorni) chi sfrutta bestialmente sia i lavoratori e le lavoratrici straniere e sia le persone bisognose di assistenza viene bonariamente messo agli arresti domiciliari… perché evidentemente sfruttare è consentito, ma questa ha davvero esagerato un po’!

Ma lo dichiarano loro stessi! L’operazione ha “una strategica valenza preventiva” per “evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale causati dall’attuale situazione emergenziale” possano verificarsi “altri momenti di più generale ‘campagna di lotta antistato”, considerato che le e gli indagate/i avrebbero partecipato “all’organizzazione di incontri riservati per offrire il proprio diretto sostegno alla campagna ‘anti-carceraria’”, ed è stata accertata “la loro partecipazione ai momenti di protesta” alla Dozza.

Bene, è proprio per questo che noi stiamo dalla loro parte!

Perché per noi è chiaro che in questo momento è sempre più importante non accettare che questa ennesima “emergenza” venga usata per assestare il colpo definitivo ad ogni opposizione sociale, cancellando nel contempo ogni conquista ottenuta con anni di lotte del secolo scorso.

Ed è per questo che esprimiamo loro amore, solidarietà, fratellanza!

Invece ai padroni, agli sfruttatori, agli speculatori, a chi li difende con la toga o con la divisa, ai veri responsabili di questo disastro sociale non possiamo che augurare… che PESTE LI COLGA!

Solidali

Da Roma:

IL NEMICO RITROVATO

Stamattina, ancor prima dell’alba, a un’ora davvero improponibile, i Ros hanno eseguito dodici mandati d’arresto (sette in carcere e cinque misure custodiali non detentive con varie restrizioni) a Bologna, Milano e nel fiorentino. L’inchiesta è condotta dal pm Stefano Dambruoso della procura di Bologna, che a partire dalle sue fantasistiche, e pesantemente offensive per il buon senso, inchieste sul “terrorismo islamico” ha costruito una fortunata carriera politica, prima di tornare a occuparsi dei compagni, come aveva iniziato a fare dal ’96.

Le accuse, in quest’ultima operazione (denominata ‘Ritrovo’), sono: art. 414 (Istigazione a delinquere), art. 639 (Deturpamento e imbrattamento), art. 635 (Danneggiamento), art. 423 (Incendio) contestato a una persona. A condire e “sostantivare” a fini repressivi il tutto, ecco il 270bis (Associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico), perché “un 270bis non si nega a nessuno”, come scrisse un compagno avvocato. In questo caso il 270bis è stato contestato a chi ha la misura cautelare in carcere.

Nel momento in cui scriviamo, non abbiamo ancora avuto modo di leggere ‘le carte’ giudiziarie, stando a quanto riporta la stampa, la tesi dell’accusa parla di “una associazione finalizzata al compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico dello Stato italiano, con l’obiettivo di affermare e diffondere l’ideologia anarco-insurrezionalista, nonché di istigare, con la diffusione di materiale propagandistico, alla commissione di atti di violenza contro le Istituzioni politiche ed economiche dello Stato impegnate nella gestione dei Centri Permanenti di Rimpatrio e nella realizzazione di politiche in materia migratoria”. Gli inquirenti parlano anche di un’“articolata trama di rapporti tra gli attuali indagati e diversi gruppi affini, operanti in varie zone del territorio nazionale” con lo scopo di “contrastare, anche mediante ricorso alla violenza, le politiche in materia di immigrazione e, in generale, le istituzioni pubbliche ed economiche, con indicazione di obiettivi da colpire e le modalità di azione”. Insomma, ciò che un giornale come Il Messaggero riassume brillantemente nel titolo “promuovevano la lotta contro lo Stato”.

Due considerazioni finali:

  1. Lapalisse è vivo e lotta insieme a noi! Quale anarchico – e quale compagno in quanto tale – non cerca di promuovere “la lotta contro lo Stato”? Lo Stato farebbe prima a dire che “è severamente vietato essere anarchico. I trasgressori saranno puniti a norma di legge”.

  2. Proprio in tempi di “emergenza Coronavirus”, di “andrà tutto bene”, di lotta comune contro il comune nemico invisibile, lo Stato sa bene qual è il suo nemico, e cerca di colpirlo in ogni modo, anche ricorrendo a uno strumentario giuridico d’eccezione, com’è appunto il “diritto penale del nemico”. Infatti nel comunicato della procura di Bologna si possono leggere parole estremamente chiare al riguardo: “In tale quadro, l’intervento, oltre alla sua natura repressiva per i reati contestati, assume una strategica valenza preventiva volta a evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibili dalla particolare descritta situazione emergenziale, possano insediarsi altri momenti di più generale ‘campagne di lotta antistato’ oggetto del citato programma criminoso di matrice anarchica”.

il ministro dei temporali in un tripudio di tromboni auspicava democrazia con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni voglio vivere in una città dove all’ora dell’aperitivo non ci siano spargimenti di sangue o di detersivo a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade eravamo gli ultimi cittadini liberi di questa famosa città civile perché avevamo un cannone nel cortile

Stefania libera

Elena, Nicole, Emma, Ottavia, Duccio, Guido, Zipeppe, Leo, Martino, Tommi, e Angelo libere e liberi

Milano, 13 maggio 2020

Punto di Rottura

Da Roma:

INSIEME NEL CUORE E NELLA LOTTA

Tra gli atti a sostegno dell’operazione repressiva del 13 marzo, la Procura di Bologna dichiara apertamente la necessità di togliere di mezzo le persone disposte a lottare e di farlo preventivamente, in considerazione dell’attuale momento storico in cui tensioni sociali potrebbero scatenarsi in tutto il paese.

Le accuse rivolte a 12 compagni/e sono istigazione a delinquere, danneggiamento, imbrattamento e incendio, nel quadro di un’associazione con finalità di terrorismo o eversione dell’ordine democratico. Anche quella Procura è convinta che bisogna vivere di miseria e di carcere, e così altre 7 compagne e compagni sono detenuti e altri/e 5 hanno l’obbligo di dimora e di firma.

Descrivere chi vive di solidarietà come “istigatore” non rappresenta solamente un pesante capo di imputazione dal punto di vista di anni di carcere da richiedere. La figura dell’istigatore fa emergere l’ennesimo tentativo manipolatorio dello Stato. La responsabilità di ciò che avviene all’interno di qualsiasi luogo di reclusione, così come nella società tutta, risiede esclusivamente nelle scelte politiche dei vari governi. Chiunque viva sulla propria pelle lo sfruttamento, l’impoverimento, l’esclusione, il pericolo della propria incolumità causata proprio da quelle stesse politiche, sa bene verso chi rivolgere la propria rabbia e non ha certo bisogno di suggerimenti terzi. Lo ha ben dimostrato l’immediata risposta delle persone detenute all’irresponsabile e cinico disinteresse dello Stato sulla gestione dell’emergenza Covid, con le spontanee rivolte di marzo dentro le carceri e le proteste ancora in corso. Così come lo hanno sempre dimostrato le rivolte avvenute all’interno dei centri di detenzione per immigrati.

Da due mesi ci sono rivolte nelle carceri di tutto il mondo perché le persone detenute non accettano di essere condannate al contagio del Covid nel contesto atroce di privazione della libertà.

C’erano Elena, Leo, Zipeppe, Stefi, Nicole, Guido, Duccio, Martino, Otta, Angelo, Emma e Tommi davanti le mura di tutte le carceri?

Probabilmente sì. Tante Elena, Leo, Zipeppe, Stefi, Nicole, Guido, Duccio, Martino, Otta, Angelo, Emma, Tommi e tante/i noi.

La lotta per un mondo giusto, la lotta per la libertà, la lotta contro ogni forma di autorità, non è “istigazione” bensì solidarietà ed è, e sempre sarà, patrimonio di tutti e tutte noi.

In un mondo di muri, droni, guerre, segregazione razziale, violenza di genere e sfruttamento c’è chi sceglie da che parte stare.

SIAMO CON VOI

LIBERI TUTTI LIBERE TUTTE ORA

Rete Evasioni

Dall’assemblea no frontiere no CPR FVG:

POTREBBE COLPIRE CHIUNQUE: AGIRE DIVENTA AUTODIFESA

Solidarietà e cassa resistenza

Mercoledì 13 maggio l’operazione “Ritrovo”, coordinata dalla procura di Bologna, ha incriminato diverse persone tra Bologna, Firenze e Milano: 7 di loro sono state arrestate, in custodia cautelare e senza processo; altre 4 hanno ricevuto misure cautelari alternative. Si tratta di compagne e compagni che, come noi, si oppongono a frontiere e CPR e credono che attraverso l’azione si possa creare un mondo solidale, senza più persone oppresse e sfruttate.

Al Tribolo, spazio bolognese preso di mira dall’operazione, ci siamo state anche noi e lì, come in tanti altri luoghi, abbiamo potuto conoscere compagne attive nella lotta ai CPR di altre città.

L’operazione repressiva che ha portato alle misure cautelari, condotta dal Ros (!) e dalla procura antiterrorismo di Bologna (!!) è atroce, di una franchezza inaudita e pericolosa per la libertà di tutte e tutti.

È atroce perché utilizza le leggi antiterrorismo per terrorizzare la società, criminalizzando chiunque tenti di reagire alle ingiustizie. Rappresenta il quinto tentativo in poco più di anno di raggruppare sotto il pesantissimo 270bis CP (associazione con finalità di terrorismo o di eversione), ormai sventolato con una disinvoltura preoccupante, iniziative, manifestazioni, diffusioni di critiche e azioni. Portare solidarietà e supporto agli/le ultim* con costanza e determinazione è diventata ragione sufficiente per essere accusate di “terrorismo”: ormai viene accusat* chiunque porti avanti pratiche coerenti di pari passo con analisi di critica radicale dell’esistente.

Le compagne e i compagni, tra le altre cose, vengono accusat* “di contrastare anche mediante ricorso alla violenza le politiche in materia di immigrazione”, di mettere in atto azioni volte a “contrastare e impedire l’apertura dei Centri Permanenti [?] di Rimpatrio”: ma noi sappiamo bene che chi pratica davvero violenza e terrorismo è chi rinchiude le persone in strutture come i CPR, imprigionate per mesi in attesa della deportazione, ammassate in condizioni intollerabili, spesso picchiate, talvolta lasciate morire o ammazzate.

L’operazione è inoltre spudoratamente franca, tanto che nelle stesse carte compare la ragione dell’operazione: “l’intervento [..] assume una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturiti dalla particolare descritta situazione emergenziale possano insediarsi altri momenti di più generale “campagna di lotta antistato […]”. In breve, lo Stato rinchiude coloro che potrebbero partecipare attivamente ad atti di ribellione contro di esso.

E perciò diventa estremamente pericolosa per la libertà di tutte: se basta questo, ci chiediamo, chi saranno le prossime e i prossimi? Approfittando del totalitarismo di fatto creato “per la nostra salute”, lo Stato di diritto si è tolto la mascherina democratica per attaccare apertamente i suoi oppositori politici; la famigerata libertà di espressione e di opposizione con la quale, fino a ieri, si è riempito la bocca, viene messa da parte senza fatica. Se non reagiamo, ciò che è successo ieri potrebbe rappresentare uno spaccato dei prossimi tempi; potrebbe risuccedere a chi deciderà di scendere in strada per opporsi alle ingiustizie, per non far pagare la crisi che verrà alle fasce più povere o per creare legami solidali.

Esprimiamo solidarietà e calore alle compagne e ai compagni, repress* per aver lottato senza delega e mediazioni contro le istituzioni e le strutture dello sfruttamento e dell’oppressione.

Elena, Leo, Zipeppe, Stefi, Nicole, Guido, Duccio, Martino, Otta, Angelo, Emma, Tommi liber* subito!!!

Stiamo raccogliendo in una cassa comune contributi da inviare per le spese legali cui dovranno far fronte le persone coinvolte in quest’ultima operazione: chiunque voglia e possa contribuire ci contatti sulla pagina facebook “no cpr e no frontiere – fvg”!

Da Milano:

Operazione “Riprovo”: Un’operazione sporchissima!

Questa notte 7 compagne/i sono state/i arrestate/i in esecuzione di un’ordinanza del GIP di Bologna per 270bis.  Elena, Nicole, Stefania, Guido, Duccio, Giuseppe, Leo.

Sono state perquisite le loro abitazioni e il Tribolo.   Altr* cinque compagn* hanno ricevuto la misura dell’obbligo di dimora e di firma a Bologna. Anche le loro abitazioni sono state perquisite.

Hanno dato loro il 270bis con accuse inesistenti, come potete leggere anche dai giornali: 

https://www.agi.it/cronaca/news/2020-05-13/terrorismo-anarchici-arresti-8596558/

https://bologna.repubblica.it/cronaca/2020/05/13/news/terrorismo_arrestati_dodici_anarchici-256464068/

Contro alcuni/e di loro era già stato fatto un processo basato sul nulla – e finito con l’assoluzione piena di tutte/i in primo grado e, poi, in appello – circa un decennio fa.  All’epoca si chiamava ‘operazione outlaw’ e li avevano accusati/e di associazione a delinquere con finalità eversive. La vera ragione di quel processo era colpire la lotta senza mediazioni contro i lager di stato per immigrate/i. I giornali, l’Espresso incluso, si mobilitarono per creare ‘i mostri anarchici’.

Come femministe che lottavano contro i Cie, insieme a tante altre compagne, ci siamo mobilitate e abbiamo dato la nostra piena disponibilità ad essere testimoni per la difesa al processo.  Qui il comunicato della questura all’epoca:

https://questure.poliziadistato.it/it/Bologna/articolo/5730dd88ea64e335958192

Qui l’opuscolo fatto dai compagni e dalle compagne su quella operazione:

https://www.inventati.org/rete_evasioni/?p=733

e un comunicato sull’assoluzione in appello

https://www.autistici.org/cna/2017/05/18/bologna-outlaw-assolti-in-appello-i-compagni-di-fuoriluogo/

L’attuale inchiesta, coordinata anche da Dambruoso (https://it.wikipedia.org/wiki/Stefano_Dambruoso) si chiama ‘Ritrovo’. L’avrebbero dovuta, invece, chiamare RIPROVO, visto che la volta scorsa l’operazione repressiva gli è andata male…Crediamo che gli arresti di stamattina siano un chiaro segnale dell’aria che tira, ed è aria molto brutta: dopo aver disposto delle vite di tutti/e, imponendo una reclusione generale col pretesto del covid, ora vogliono dimostrarci con la forza e la repressione che lo stato è infallibile e guai a chi lo tocca o si permette di criticarne l’operato!

Non è tollerata nessuna critica, ma solo supina obbedienza.

L’operazione repressiva di questa mattina è un gravissimo atto intimidatorio nei confronti di chi con determinazione porta avanti verità e lotta per cambiare lo stato di cose esistente.

È un atto intimidatorio nei confronti di tutte noi!

 Le compagne della Coordinamenta femminista e lesbica e compagne  femministe solidali

Comunicato del Fronte unico Anticapitalista

I Responsabili del Corona-virus, dello sfruttamento , della disoccupazione,della precarietà,della distruzione della sanità ,e dei massacri nelle carceri,  fanno arrestare    12 antagonisti compagni anarchici ,colpevoli,agli occhi dei potenti padroni che  detengono il  potere ,di essersi ribellati contro i loro crimini,e di volere un altro mondo possibile e necessario; fatto di uguaglianza, fratellanza e solidarietà, rifiutando così la logica capitalistica che si basa sul dio del profitto, del dominio e del denaro. La repressione portata avanti dallo stato in questa fase ,per evitare il legame rivoltoso tra gli uomini e donne che soffrono e lottano, ha fatto un salto di qualità che si concretizzata in una vera e propria caccia alle streghe; il dispiegamento della  repressione PREVENTIVA.  Ma niente e nessuno riuscirà a mascherare ,dietro alla repressione i propri crimini e le proprie responsabilità. Solidarietà e fratellanza con i compagni anarchici arrestati.                                        

Fronte unico Anticapitalista

Dalla Val di Noto:

SOLIDARIETÁ ALLE ANARCHICHE E ANARCHICI VITTIME DELLA REPRESSIONE STATALE DENOMINATA OPERAZIONE “RITROVO” A BOLOGNA.

Esprimiamo la nostra piena solidarietà alle anarchiche e anarchici arrestati a Bologna nella notte tra il 12 ed il 13 Maggio 2020.

Lo Stato, il governo a guida PD -M5 Stelle e frattaglie di sinistra ed i carabinieri dei ROS , per propria ammissione hanno voluto colpire in maniera preventiva chi, nei loro occhi é un avversario politico del regime statale e che

..”le misure cautelari si sono rese necessarie anche in un’ottica di “strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibili dalla particolare situazione emergenziale, possano insediarsi altri momenti di più generale campagna di lotta antistato”………

Tra le accuse, anche l’organizzazione di cortei e proteste contro i Centri di rimpatrio e in solidarietà con le rivolte in carcere.

Si reprimono dunque in primis reati di opinione, si fa il processo preventivo alle intenzioni o alla semplice partecipazione a discussioni politiche; il tutto viene condito per renderlo piu’ appetibile ai mass media con le note accuse di terrorismo ( terrorista è lo stato ) ed insurrezione armata contro lo stato, rispolverando gli articoli del codice penale di origine fascista elargiti a tutti i movimenti politici in Italia a partire dagli anni’70

LIBERTÀ SUBITO PER TUTTI E TUTTE!

Solidarietà e complicità sempre e comunque con chi lotta contro l’esistente, i suoi difensori e contro questo quieto vivere e questa alienante pacificazione sociale imposte a colpi di repressione, sgomberi, sorveglianza, controlli, sbirri, telecamere, carceri e oppressione quotidiana.

RIBELLI SEMPRE !

Sovversivi Val di Noto , 16 Maggio 2020

TESTI IN ALTRE LINGUE:

Vuelta a la normalidad: otros anarquistas encerrados

Esta noche, siete compañeros y compañeras han sido detenidos y otros cinco bajo la obligación de no salir de Bolonia. La enésima investigación por “asociación subversiva con fines de terrorismo”. Por lo que podemos entender, a estos compañeros se les acusa de haber participado en la lucha contra los campos de concentración de la democracia (los CPR o CIE), de haber apoyado los revueltas que estallaron en muchas cárceles italianas en marzo y –a alguno de ellos– de haber incendiado un repetidor de televisión en solidaridad con los presos en 2018. En la radio han hablado de “presuntos anarquistas” que estaban llevando a cabo una “campaña anti-Estado”. Normalmente, en los velos de la jefatura de policíadicen anarquistas y “presuntos terroristas” – ahora dan a entender que acusación es precisamente de ser anarquistas. Por otra parte, no es necesario que la ROS realice ninguna investigación para establecer que algún grupo de anarquistas lleva a cabo prácticas anti-Estado. Después de poner a millones de personas bajo arresto domiciliario, ahora, que ha vuelto la normalidad (¿para quién?) también vuelve rápidamente la represión selectiva contra quienes molestan. Contra aquellos que, incluso durante el período de cuarentena, no han querido dejar solos a los rebeldes en las prisiones. En menos de dos meses –y mientras en las prisiones la epidemia se propaga en total silencio– el Estado pasa la cuenta a los que han desafiado sus prohibiciones. Como advertencia para la fase 2, 3, 4… Por otra parte, sobre el carácter preventivo de esta operación, la Fiscalía de Bologna no podía ser más explícita: “En este marco, la intervención, además de su carácter represivo para los delitos impugnados, asume una valencia preventiva estratégica, destinada a evitar que en eventuales momentos ulteriores de tensión social, derivados de la particular situación de emergencia antes descrita, puedan tener lugar otros momentos de una “campaña de lucha contra el Estado” más general, objeto del citado programa criminal de matriz anárquica”. Pero dejemos a los magistrados, a los carabineros y a los periodistas, porque es algo bien diferente lo que tenemos ganas de decir.

A estos compañeros y compañeras los conocemos bien. Son compañeros serios, leales y generosos. Siempre los hemos tenido a nuestro lado en las luchas y estuvieron particularmente cerca de nosotros cuando también aquí en Trentino el Estado nos arrebató siete amigos y compañeros con la operación “Renata”.

Al no ser ni políticos ni estafadores, no nos avergonzamos cuando arrestan a algunos de los nuestros. No sólo porque los amamos y estimamos, sino porque las acciones de las que se les acusa son justas para nosotros. Impedir la apertura o el funcionamiento de los CPR es justo. La solidaridad con los que se rebelan en las cárceles es justa (el único reproche, si acaso, sería por no haberlo hecho lo suficiente). Sabotear los medios utilizados para el condicionamiento social es justo, y quizás ahora, después de experimentar hasta dónde pueden llegar el Estado y los tecnócratas en la vigilancia de masas, unas cuantas personas más podrán entender el significado de ciertas acciones.

En lo que a nosotros respecta, estos arrestos son una razón más para declarar la guerra a la normalidad, a la miseria y a las injusticias que permite y esconde. Nuestras mas bellas relaciones son nuestra mejor arma.

Elena, Guido, Zipeppe, Nicole, Duccio, Stefi, Leo, Martino, Emma, Tommi, Otta, Angelo libres!

13 de mayo 2020

Anarquistas de Trento y Rovereto


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De Bolzano a Bolognia: SABOTEAR es JUSTO, TERRORISTA es el ESTADO

18.05.20

Hace unas noches en nuestra ciudad desconocidos, la puerta de un cajero automático Unicredit y el sistema de video vigilancia externo fueron inhabilitados, en solidaridad con los compañeros detenidos en otra operación policial con fuertes acusaciones de terrorismo que ha visto llevarse a otros siete compañeros.

Unicredit ocupa el primer puesto en Italia en el ranking de los bancos que alimentan la industria bélica exportando armas a todo el mundo, pero la solidaridad también puede ser un arma y el sabotaje su expresión.

La operación represiva “RITROVO” que tuvo lugar la semana pasada en Bolonia es un acto muy grave de intimidación contra quienes con determinación llevan a cabo verdad y lucha para cambiar el estado de cosas existente.

La operación, ha señalado el Ministerio Público, tiene “un valor estratégico preventivo” para “evitar posibles momentos posteriores de tensión social causados por la presente situación de emergencia”.

“Entre los hechos impugnados también “la organización de eventos públicos y manifestaciones no autorizadas, con el fin de contrarrestar e impedir la apertura de centros de repatriación permanente [CPR también conocidos como CIE]”, luego “los daños a condominios y edificios públicos con pintadas amenazantes y ofensivas contra instituciones y daños a cajeros automáticos de entidades de crédito, pero también “la creación y difusión, incluyendo el uso de herramientas informáticas, folletos, artículos y panfletos de contenido instigador, con el fin de reunir a nuevos prosélitos comprometidos en sus ‘campañas de lucha'”.

Cómplices y solidarios con Elena, Guido, Nicole, Duccio, Zipeppe, Leo y Stefi.

TODAS LIBRES – TODXS LIBRES – TODOS LIBRES.