Non tutto può essere militarizzato
Tratto da romperelerighe.noblogs.org
Non serve più raccontare territorio per territorio l’arrivo dei militari. Su ogni media locale si può leggere come ogni Governatore regionale utilizzi pretesti più o meni ufficiali o decreti legge, DPCM, appigli legislativi di ogni tipo, per far sì che le loro decisioni non coccino con la famosa Costituzione, insomma che nessuno si sogni di mettere in dubbio l’utilità di ogni singola decisione, superando a destra le decisioni del Governo. I più accaniti sono quelli leghisti che non vedevano l’ora di poter utilizzare a piene mani i loro piccoli poteri locali per aver un territorio come se lo son sempre sognato.
Da più parti d’Italia i compagni e compagne ci segnalano situazioni più o meno nuove con il passar dei giorni. Quel servizio fatto da radio come Radio Blackout di Torino, dove da anni i suoi ascoltatori ogni giorno segnalano i posti di blocco, controllori sui tram in città, risulta oggi ancora più importante nel momento in cui tutti siamo sottoposti a controllo. Ci troviamo a capire la vera utilità di uno strumento come una radio. Di fronte a veri check-point di militari armati di mitra che non chiedono documenti e basta, ma puntano le pile in faccia, tutta la popolazione è criminale appena si trova fuori casa senza un motivo che rientra nelle ordinanze.
Ma se i controlli dei militari sulle strade, se i droni sorvolano città e spiagge, lo Stato sta utilizzando anche i vecchi metodi per controllare ogni anfratto del territorio, ecco allora che si usano i vecchi anfibi di ex carabinieri e gli scarponi della Forestale per controllare i sentieri dove le persone di solito si sgranchiscono le gambe. Luoghi in cui fino a qualche giorno fa in molti disobbedivano agli ordini allungando magari la strada nell’andare a fare la spesa, ma evitando incontri non voluti con le mimetiche o con le divise di ogni ordine e grado. Ci stiamo trovando in un territorio militarizzato da Nord a Sud, ma siamo convinti che non tutto può essere sotto controllo, chi è abituato a non volersi far notare, troverà altri accorgimenti per superare la corsa ad ostacoli per andare a trovare la propria amata o amato, troverà il modo per non sentirsi il fiato sul collo nelle città programmate al controllo totale tramite non solo le telecamere pubbliche o private, ma anche con tutti quei aggeggi che contano il passaggio dei pedoni, ai lampioni, ai sensori, ma anche purtroppo a tutti quei visi che in questo momento si trasfromano in spioni e non capiscono che quando questo stato di cose sarà la normalità e non avranno più un soldo in tasca perché banche e governi decideranno che saranno ancora una volta gli sfruttati a pagare il terremoto finanziario in atto, ecco che forse si ricordiranno che il proprio comportamento era dannoso alla sua e altrui libertà. Un comprendere che esiste un reale scarto tra padrone e lavoratore, tra l’etica degli uomini e donne liberi e quelli di Stato, che ci sarà bisogno non solo per i cosidetti sovversivi o untori, il trovar qualche porta aperta quando ci sarà dà campare in modo illegale per portar a casa la pagnotta. Legalità e illegalità, questo è un annoso problema che forse in futuro non tanto lontano in tanti si chiederanno il nesso tra questi due mondi, e che ora è molto difficile da far entrare nel dibattito pubblico o anche in una semplice discussione al supermercato. Se non rispetti le regole imposte sei prima di tutto un’irresponsabile e meriti una punizione.
E saranno sempre loro, gli uomini e donne in uniforme, che gli stringeranno il braccio per portarli nei luoghi dove ora si contano i lividi e le bare, in quei luoghi dove un sacco di saliva è stata sputata con le parole più indegne nel mondo dei social e sulla carta dei pennivendoli. Il carcere verrà ancora riempito con l’allargamento del mondo degli esclusi e della militarizzazione.
Ma oggi, in questo momento c’è chi trasgredisce a questo mondo di controllo, e non perché se ne frega degli altri o dell’influenza Covid-19, bensì perché o intravede già che l’oggi sarà il futuro che ci spetta come norma, o perché essere privati della libertà ed essere rinchiusi in una casa galera non è cosa per tutti. Non è una questione di irresponsabilità.
Non c’è anfibio, drone, telecamera che fermerà chi vede nella mimetica il proprio oppressore e si sa che in questo paese gli sfruttati hanno sempre trovato modi nuovi, con sorprendenti astuzie per illudere il controllore di turno.