“Tra la vita e la morte”, prima uscita delle edizioni i giorni e le notti

Segnaliamo il libretto Tra la vita e la morte, prima uscita delle edizioni i giorni e le notti.

Per richieste (3 euro a copia, 2 euro dalle 3 copie in su), scrivere a: navedeifolli@gmail.com 

NOTA INTRODUTTIVA

Le pagine che avete tra le mani non hanno certo la pretesa di avere una qualche funzione rivelatrice. Le idee che gli danno forma sono ispirate da riflessioni ben più ampie e sviluppate fino al dettaglio. Qui, in una forma forse singolare e probabilmente addirittura poco adatta a ciò che rappresenta l’urgenza del presente, possono apparire quasi vivisezionate. Mi perdoneranno perciò gli autori (per lo più defunti) delle opere fondamentali che hanno dato le note a questo confuso e apparentemente irrazionale tentativo di racchiudere in qualche riga pensieri che avrebbero la necessità di prendersi ben più ampio spazio. Ma al di là di questo mi sembra utile sottolineare il fatto che quello che qui vuole arrivare alla luce è non tanto una critica strutturata del sistema tecnico, nel quale siamo ormai imprigionate e imprigionati in maniera quasi totale, quanto piuttosto una ricerca necessaria di che cosa ci rende essere umani e perché. Questo per un motivo semplice: le caratteristiche fondamentali che ci rendono umani e quelle che costituiscono le basi del sistema sono del tutto incompatibili. Andare alla ricerca dello sviluppo delle nostre possibilità, caratteristiche in via di estinzione in favore di un nuovo concetto di esistenza sponsorizzata come aumentata, significa di conseguenza considerare seriamente le vie della rivolta. Non si faccia l’errore di credere che una critica radicale all’incarcerazione tecnologica che avanza si nutra di un conservatorismo bigotto, del tipo “tutte le rivoluzioni della scienza sono state viste dai loro contemporanei con diffidenza, come un attacco alle proprie certezze”. La paura del cambiamento qui non c’entra nulla, anzi, al contrario, è la certezza di un vecchio che ritorna ad animare la necessità di combattere il Mondo Nuovo. Il fatto che la realtà possa essere “aumentata” solamente al prezzo della diminuzione della vita. E che il procedere tecnico dell’organizzazione sociale non è affatto composto di scelte individuali (se per esempio decido di non possedere uno smartphone non significa affatto che io possa ritenermi estraneo alle sue influenze sociali) ma si impone a tutti i viventi, se pur in maniera differente in base alla classe, al genere, alla specie… Oltre, indubbiamente, ad una sorveglianza sempre più pervasiva, è di queste imposizioni tacite che oggi vive una parte significativa del potere; di quelli che Ivan Illich aveva puntualmente definito «monopòli radicali», o che Günther Anders descriveva come «obblighi e divieti segreti».

È ovvio che certe “utopie” transumaniste, come quella di raggiungere l’immortalità (la cui via più probabile ad oggi sembra essere, in parole povere, quella del backup di ciò che viene definito coscienza di sé su un disco rigido) siano per ora fuori portata. Ma è l’immaginario che vi sta dietro che deve essere preso sul serio, perché l’idea di una razza superiore, prodotto anche di un darwinismo sociale che sta alla base storica dell’eugenetica, è del tutto viva e dominante. L’idea stessa che motiva i dominatori a costituire niente meno che una nuova religione, animata dalla prospettiva di un’interazione uomo-macchina sempre più consolidata, deve essere riportata nella realtà dalle espressioni di un ateismo di nuovo tipo. Oggi, mentre il pianeta che abitiamo viene quotidianamente violentato e milioni di proletari muoiono sotto le bombe della civiltà non solo per motivazioni politiche, ma anche di territorio e di conquista di quelle materie che sono necessarie al complesso scientifico-militare-industriale, la upper class tecnocratica «spende milioni di dollari in biotecnologie anti-invecchiamento e in medicina rigenerativa con l’idea di vivere fino a 120 anni».

Per questo forse le carte che abbiamo da giocare non sono rimaste molte, ma tra queste, ancora per qualche mano, resta l’asso che può lasciare attònito il banco: le profonde ragioni di vita per cui non abbiamo alcuna intenzione di farci strappare le qualità che ci rendono esseri umani unici, ognuno e ognuna di noi. La nostra naturale capacità di essere imprevedibili, di sorprenderci e di sorprendere, di prendere in mano la vita e di scagliarla con tutta la forza che abbiamo in corpo contro chi la vuole rendere una sua proprietà. L’inafferrabile «possibilità che ci rende più liberi degli dèi» dalla quale, come recita un folgorante libretto anonimo di qualche anno fa, possono nascere le ragioni «per andare armati all’assalto di un ordine che ci soffoca».

Dicembre 2024

Rupert