Milano: dati alle fiamme alcuni mezzi di A2A e Unareti (complici del colonialismo israeliano)
Riceviamo da mail anonima e diffondiamo:
Nella notte tra mercoledì 26 e giovedì 27 febbraio, a Milano, sono stati dati alle fiamme alcuni mezzi di A2A e Unareti.
Il gruppo A2A, comprendente anche Unareti (azienda che, nello specifico, si occupa di assicurare ai consumatori italiani la fornitura di gas ed energia elettrica in alta, media e bassa tensione) è una società le cui quote sono detenute per più del 50% dallo Stato italiano e si occupa di produzione, vendita e distribuzione di energia elettrica.
Nell’ottobre 2022 A2A ha firmato un memorandum con l’SIBF (Southern Israel Bridging Found, fondo di investimento israeliano focalizzato sull’incremento di imprese e start-up hi-tech nel territorio Israeliano e all’estero) con l’obiettivo di costruire un hub congiunto dedicato all’innovazione con sede a Tel Aviv.
Il memorandum intende rafforzare inoltre le relazioni già esistenti fra A2A, la Israeli Innovation Authority e la Missione economica israeliana in Italia.
L’accordo mira a favorire la ricerca per valutare le reciproche opportunità di investimento in start-up, sia italiane che israeliane, con un forte focus sul tema della transizione ecologica.
La “transizione ecologica”, alla base di questo accordo, viene spacciata come il passaggio a un sistema più equo, sostenibile e salutare. Dietro a questa retorica si nasconde il bisogno del sistema capitalistico di ristrutturasi da un lato per far fronte alle sempre più acute e frequenti crisi ambientali, energetiche e belliche, dall’altro per assecondare il crescente fabbisogno energetico richiesto dal continuo avanzamento tecnologico e dalla digitalizzazione della società.
Uno dei principali partner con cui molti stati occidentali, e con essi molte aziende partecipate, come A2A, decidono di stringere accordi con questo scopo è Israele e questa scelta non è affatto casuale.
Il continuo stato emergenziale e di guerra in cui Israele dichiara di trovarsi sin dalla sua origine ha fatto sì che venisse snellita la burocrazia necessaria per investimenti esteri in molti settori, compreso chiaramente quello militare.
All’interno del sistema-Stato Israele ogni settore della società è piegato alle necessità belliche e la commistione tra ricerca in ambito civile e militare è molto evidente. Questo interscambio non riguarda solo i progetti ma anche le persone: capita così che fra i quadri dirigenziali di SIBF e partners vi siano ex capi della sicurezza nazionale israeliana ed ex dirigenti di Elbit (azienda di tecnologia militare israeliana).
La scelta di A2A di collaborare con un fondo di investimento israeliano dichiaratamente allineato al progetto sionista, tanto da dichiarare pubblicamente “Siamo in guerra, ma questa guerra continua – sin dalla fondazione di Israele – è stata uno dei catalizzatori per la nostra innovativa industria hi-tech, e noi prevarremo”, rappresenta un supporto diretto al progetto sionista.
Sostenendo un importante fondo Israeliano e costruendo hub nella capitale israeliana A2A alimenta gli enormi flussi di capitale che rendono possibile l’esistenza del sistema-Stato Israele e l’occupazione sionista del territorio palestinese.
Mentre continua il genocidio del popolo palestinese a Gaza e nella West Bank riteniamo urgente non rimanere a guardare e moltiplicare gli attacchi contro chi si arricchisce grazie al progetto sionista.
Contro uno sviluppo che porta solo devastazione e morte
Rompiamo il fronte interno
La guerra parte da qua
Libertà per tutt*