Milano – Interruzione dell’incontro “tra le mura”

Riceviamo e diffondiamo:

Riportiamo l’intervento letto oggi durante l’incontro “tra le mura” tenutosi al Pac di Milano nell’ambito della mostra “Ri-scatti Per me si va tra la perduta gente” dove sono esposte fotografie di detenuti e secondini delle carceri milanesi. All’incontro erano presenti: Giorgio Leggeri, direttore del carcere di Bollate; Giacinto Siciliano, direttore del carcere di San Vittore; Francesco Maisto Garante dei detenuti del Comune di Milano.

“Interrompiamo questo incontro in cui si parla della collaborazione tra università e carcere per discutere di quali progetti possono contribuire a migliorare questo luogo di reclusione e annichilimento.
Noi siamo qui per parlare del prigioniero anarchico Alfredo Cospito che attualmente si trova in 41bis, il cosiddetto carcere duro. Un regime di tortura per mano dello Stato che prevede la permanenza in cella 23 ore al giorno, nessuna possibilità d’incontro e parola con gli altri detenuti, nessuna corrispondenza con l’esterno, la possibilità di avere libri solo con un permesso speciale e la riduzione ad un colloquio al mese per un’ora. Alfredo è in carcere da 10 anni durante i quali non ha smesso di scrivere articoli e libri per contribuire al dibattito rivoluzionario. Proprio per questo da maggio 2022, su decisione dell’ex ministra della giustizia Cartabia, è stato sottoposto a questo regime di isolamento estremo e tortura fisica e psicologica. Per toglierli, oltre alla libertà, anche la parola.
Dal 20 ottobre, ormai 14 giorni, sta portando avanti uno sciopero della fame fino alla morte o al suo declassamento dal 41bis; contro questo regime, l’ergastolo ostativo e contro le galere. La sua non è una lotta solo personale ma solidale a tutti gli altri detenuti. A loro volta anche Juan, dal carcere di Terni, e Ivan dalla Francia, si sono uniti al suo sciopero della fame. Da tutta Italia e dall’estero arrivano messaggi di solidarietà che ovviamente non gli possono venire recapitati. Il tutto avvolto in un muro di silenzio che oggi siamo qui a rompere.
Una scelta estrema, ma forse l’unica possibile forza da poter mettere sul piatto quando ti viene tolto tutto. Scelta che necessita un forte eco fuori da quelle mura.
Contrariamente da come viene dipinto in questa mostra, il carcere non è rieducazione, concetto alquanto ipocrita e parziale. Il carcere è tortura, isolamento, contenimento e per questo serve allo Stato. Così come i Cpr, le comunità, le Rems, come la gabbia immateriale degli psicofarmaci facilmente distribuiti tra chi vi è rinchiuso. Il carcere non è solo per chi sta dentro, ma anche per chi sta fuori, è un monito per tutti quelli che desiderano liberarsi dallo sfruttamento o vogliono alzare la testa. In momenti di crisi come questa il carcere si prepara ad aprire le sue porte a sempre piú persone. Negli ultimi anni stiamo assistendo a un inasprimento della repressione e non solo contro chi esplicitamente lotta contro lo Stato. Un esempio è il tentativo di un’operazione repressiva, quest’estate, contro gli scioperi degli operai in cui c’è stato il tentativo di far passare lo sciopero come “estorsione”. Noi non staremo a guardare mentre lo Stato ci mostra il suo vero volto, il suo pugno duro mentre uccide Alfredo o mentre annienta i detenuti e le detenute e non serve andare troppo indietro nel tempo per averne degli esempi. Non vogliamo vivere in una società che si regge sul fatto che ci sia sempre qualcuno con la pistola puntata alla testa. Lotteremo insieme fuori e dentro affinché di queste mura rimangano solo macerie.”

No al 41 bis!

Solidali con Alfredo e i prigionieri in sciopero della fame!

Per un mondo senza galere!