Due anni dopo il nostro arresto – Parole di Monica e di Francisco dal carcere
Abbiamo sempre dato priorità al comunicare senza intermediari, al fatto che nessuno parli al nostro posto, e anche in questi giorni, in cui saranno passati due anni da quando coloro che perpetuano il monopolio del Potere e della forza ci hanno rinchiusi in queste fosse di cemento chiamate carceri, non faremo eccezione.
Questo secondo anno di prigione porterà con sé il termine delle indagini preliminari del nostro processo legale, e quindi, il periodo in cui la fiscalìa (procura, ndt) e le decine di querelanti che potevano raccogliere indizi contro di noi, avrà fine. Al chiudersi delle indagini, si apre un processo intermedio preliminare al processo.
Nelle indagini giudiziarie nei nostri confronti non si sono risparmiati niente; la polizia ha fatto grandi sforzi per non lasciare nulla in sospeso. Con noi cercano di ottenere una condanna esemplare che possa terrorizzare chiunque voglia far sua la pratica della violenza politica, specialmente in ciò che concerne la collocazione e la spedizione di artefatti esplosivi. Inoltre, non siamo sconosciuti ai potenti, in più di una occasione ci siamo dovuti sedere sul banco degli imputati, e ogni volta abbiamo mantenuto esplicita la nostra posizione anarchica. La nostra attuale posizione legale è strettamente legata ai nostri processi giudiziari anteriori.
Facciamo autocritica dei nostri errori nel momento in cui li abbiamo attuati, ciascuno di essi è parte della nostra esperienza e del nostro apprendistato, e speriamo possano essere utili anche ad altri. Ci sentiamo parte di un lungo cammino di lotte contro il dominio, un cammino storico che cambia a seconda dei diversi scenari del conflitto.
È da molti anni che abbiamo deciso di attraversare i sentieri della negazione, dell’anarchia, interpretandola come una tensione costante che nella sua dialettica costruttrice/distruttrice non si propone come una verità assoluta né come un punto d’arrivo.
La nostra vita non si può separare dal nostro enorme desiderio di voler vivere quanto più possibile secondo le nostre idee, questo lo assumiamo con tutte le contraddizioni che comporta, così come con le sue conseguenze.
Con queste parole ci interessa nuovamente esaltare e incoraggiare l’attacco contro tutte le espressioni del Potere. Vogliamo enfaticamente affermare che intendiamo gli atti di vendetta e sabotaggio come una urgente necessità, la cui moltiplicazione e propagazione fortificano innegabilmente gli spazi e le posizioni anarchiche di combattimento. Crediamo che la scommessa debba necessariamente passare per l’avanzamento del conflitto, uscendo dalle zone di comfort per ampliare le prospettive e colpire dove faccia più male.
In questo senso, salutiamo tutte le azioni esplosive portate a termine in questi ultimi mesi, che sono senza dubbio un contributo, e rinforzano la guerriglia urbana anarchica.
Ogni attacco al Potere da un prospettiva antiautoritaria è per noi valido.
Si avvicina la data in cui ci processeranno, sappiamo che esiste la possibilità di passare un lungo periodo sequestrati nelle prigioni dello Stato, siamo preparati a questo grazie all’appoggio fraterno di un’infinità di compagni che con ogni loro gesto riescono a illuminare la notte.
In questi due anni di reclusione siamo stati parte dell’istanza “Presxs anarquistas y subversivos” (“Prigionieri anarchici e sovversivi”, ndt), concentrandoci sulla liberazione del nostro compagno Marcelo Villarroel, a cui si continuano ad applicare le condanne della giunta militare, prolungando la sua prigionia. Ottenere l’uscita di Marcelo sarà sicuramente un trionfo che ci fortificherà beneficiando tutti x prigionierx della guerra sociale. L’appello è di moltiplicare le azioni, i gesti di solidarietà rivoluzionaria che permettano al nostro compagno di tornare in strada.
Per noi, lo scontro con il dominio non è finito, ha solo cambiato forma.
Mònica Caballero
Càrcel de San Miguel
Francisco Solar
Càrcel La Gonzalina-Rancagua Luglio 2022