[it, en] Aggiornamento sullo sciopero della fame dei “Prisoners for Palestine” [23/12/2025]
Ringraziando chi l’ha tradotto, pubblichiamo questo ennesimo e importante aggiornamento.
Qui l’originale: https://prisonersforpalestine.org/two-hunger-strikers-pause/
Quattro scioperanti della fame continuano la protesta mentre altri due sospendono lo sciopero dopo 49 giorni, nel corso del procedimento legale contro Lammy (vice primo ministro inglese e segretario di Stato per la Giustizia)
Venerdì 19 dicembre, Qesser Zuhrah ha deciso di interrompere il suo sciopero della fame dopo 48 giorni di digiuno. Ad essa si è unita Amu Gib, che ha ripreso a nutrirsi dopo 49 giorni di sciopero della fame. Questa decisione è stata presa dopo che a Zuhrah è stata negata l’ambulanza per oltre 18 ore durante la notte dall’HMP Bronzefield, mettendo in pericolo la sua vita e alimentando le proteste fuori dal carcere, tra cui quella di una parlamentare, Zarah Sultana, che si è rifiutata di andarsene fino a quando a Qesser non fosse stata fornita un’ambulanza.
Sia Qesser Zuhrah che Amu Gib sono detenuti in custodia cautelare presso l’HMP Bronzefield. La decisione di porre fine allo sciopero è stata presa dopo che Qesser ha sofferto di continui dolori lancinanti all’addome, mentre Amu ha sofferto di grave debolezza e annebbiamento mentale che l’ha costretto su una sedia a rotelle.
Altri quattro, Kamran Ahmed, Heba Muraisi, Teuta Hoxha e Lewie Chiaramello, continuano lo sciopero della fame, nonostante Kamran sia stato ricoverato in ospedale per la terza volta da quando ha iniziato lo sciopero. Heba Muraisi ha dichiarato che non interromperà lo sciopero della fame a meno che non venga trasferita nuovamente all’HMP Bronzefield, dove era inizialmente detenuta prima di essere trasferita improvvisamente all’HMP New Hall, a chilometri di distanza dalla sua famiglia e dalla sua rete di sostegno. Oggi a Teuta Hoxha è stata negata la libertà provvisoria per motivi umanitari. Lewie Chiaramello continua a digiunare in modo intermittente nonostante sia affetto da diabete di tipo 1, il che sta avendo un impatto critico sulla sua salute, causandogli confusione, vertigini e debolezza.
Sebbene il numero dei partecipanti allo sciopero della fame sia diminuito, questi ultimi hanno avviato un procedimento legale contro David Lammy, citando una violazione delle politiche governative in materia di sciopero della fame e la mancanza di risposta ai partecipanti allo sciopero, nonostante l’invio di numerose lettere al Segretario di Stato. La lettera, inviata lunedì, delinea l’intenzione del gruppo di intraprendere un’azione legale, citando il presunto abbandono da parte del governo del proprio quadro politico in materia di sicurezza carceraria. La lettera richiede una risposta entro 24 ore, sottolineando che la questione è “urgente” poiché “la salute dei nostri clienti continua a deteriorarsi, tanto che il rischio di morte aumenta ogni giorno”. La lettera è l’ultima mossa nel tentativo di coinvolgere il governo nell’avvio di negoziati.
Un portavoce di Prisoners for Palestine ha dichiarato:
“I quattro rimasti continueranno a rifiutare il cibo sulla base delle cinque richieste, specificando inoltre che le loro richieste includono la fine di tutti gli ordini di non associazione tra i detenuti, il trasferimento di Heba all’HMP Bronzefield e lo stesso accesso a tutti i corsi e le attività dei detenuti condannati. Gli ordini di non associazione sono utilizzati per isolare ulteriormente i detenuti gli uni dagli altri nonostante si trovino nella stessa prigione; proprio come Heba è stata trasferita dall’altra parte del Paese, lontano dalla sua famiglia e dai suoi amici a Londra. A causa del prolungato periodo di custodia cautelare, ben oltre il limite legale di sei mesi, è giusto che i detenuti possano accedere alle stesse attività di tutti gli altri”.
Al termine dello sciopero della fame, Qesser Zuhrah ha dichiarato:
“Al nostro governo diciamo: non rilassatevi, perché torneremo sicuramente a combattervi con i nostri stomaci vuoti nel nuovo anno, quando sarete tornati vergognosamente dalla vostra pausa intrisa di sangue, alla teatralità della vostra ‘democrazia’. Le nostre richieste rimangono comunque ineludibili, e questa pausa è la vostra occasione per soddisfarle, per fare la cosa giusta, per smettere di armare e aiutare questo genocidio, altrimenti ci costringerete a tornare ad affrontarvi con il nostro respiro, che sarà molto più disastroso e pericoloso di questa prima volta”.
Amu Gib ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Non abbiamo mai affidato le nostre vite al governo e non inizieremo a farlo ora. Non ci sarà nessuna cena a base di tacchino né alcuna pausa nel programma sionista di genocidio. Siamo impegnati nella resistenza al loro copione, non solo fino a Natale, ma per il resto delle nostre vite…
Saremo noi a decidere come dedicare le nostre vite alla giustizia e alla liberazione”.
