Verso una giornata di lotta. Aggiornamenti di novembre sul processo ad Anan, Alì e Mansour
Riceviamo e diffondiamo:
Il settembre scorso Anan Yaesh, prigioniero palestinese, è stato trasferito dal carcere di Terni a quello di Melfi. Dopo quasi due anni di detenzione preventiva questo trasferimento serve a rompere i legami instaurati all’interno delle sezioni di alta sicurezza e la solidarietà portata dall’esterno.
Si tratta di una punizione e di una ritorsione, Anan è stato trasferito in un luogo distante e difficile da raggiungere per difensori, parenti e solidali. Ma il tentativo di isolarlo è fallito perché attivisti della Basilicata e delle regioni limitrofe si sono immediatamente attivati, promuovendo in breve tempo due presidi sotto le mura del carcere e costituendo una rete di appoggio locale.
Nel frattempo, il processo che avrebbe dovuto concludersi a stretto giro è stato sospeso proprio nel pieno della grande mobilitazione per la Palestina, facendo in modo che, in un periodo in cui in tuta l’Italia ci sono stati cortei e blocchi non si corresse il rischio di avere dei palestinesi condannati per terrorismo al centro dell’attenzione o, in caso di assoluzione, un combattente della resistenza che potesse fare sentire le sue ragioni nelle piazze.
Le udienze, alla corte di assise del tribunale dell’Aquila, sono riprese il 31 ottobre e li sono emerse importanti novità.
In seguito ad una lettura delle traduzioni dall’ebraico di documenti dell’IDF portati dalla difesa, si è riscontrato che il toponimo Avnei Hefetz, con cui negli atti dell’accusa è nominato un insediamento in Cisgiordania, si riferisce sia ad una colonia israeliana che ad un istallazione militare dell’esercito israeliano. Si tratta di un dettaglio rilevante in quanto la più grave accusa mossa ai tre palestinesi era di avere partecipato dall’Italia alla pianificazione di un attacco all’insediamento civile. Se questa accusa, alla luce del dibattimento, appariva di già assurda (di certo la resistenza palestinese non aspetta per compiere un attacco il via libera da tre amici che stanno cenando convivialmente in Abruzzo) ora viene ulteriormente messa in discussione da questa omonimia. Infatti, mentre l’attacco ai civili è sempre sanzionato dal diritto internazionale, le azioni della resistenza contro i militari occupanti sono considerate legittime. In merito all’aspetto dell’attacco ai civili riteniamo importante rilevare come vi sia comunque un ambiguità nel diritto internazionale che va a sostegno di Israele. Come si può identificare i coloni come comuni civili quando è evidente che si tratta di milizie armate, responsabili di furti, distruzioni e violenze? I coloni non sono civili estranei all’occupazione ma sono la prima linea dell’occupazione militare.
Un altra novità, ancora più importante, emersa in questa udienza è che, proprio per chiarire la questione relativa a cosa sia effettivamente l’insediamento di Avnei Hefetz, la corte ha convocato a testimoniare l’ambasciatore israeliano in Italia. Ciò avverrà nella prossima udienza, quella del 21 novembre. Questo fatto è grave, il governo di Israele, che era già stato smascherato come mandante occulto del processo, ora si presenta in Aula. La convocazione dell’ambasciatore israeliano, come testimone dell’accusa ad un processo, mentre il suo paese conduce una guerra di sterminio contro i civili, è l’ennesima dimostrazione dell’asservimento dell’Italia a Israele.
La repressione è uno dei diversi settori in cui si manifesta la collaborazione tra Stati Italiano e Israeliano e, a nostro avviso, segue due diverse direttrici. La prima è quella della criminalizzazione dei movimenti che in tutta Europa sostengono la causa palestinese, mentre la seconda è quella dell’attacco ai militanti della diaspora palestinese ed ai membri della resistenza.
La prima mira a delegittimare, indebolire e fermare i grandi movimenti a sostegno della Palestina che vengono ovunque attaccati con fanatica determinazione. Segnaliamo l’intolleranza e la violenza della polizia tedesca verso le manifestazioni pacifiche a sostegno della Palestina e l’incarcerazione, avvenuta in Inghilterra, di numerosi militanti con l’accusa di terrorismo. Per quanto riguarda l’Italia tra i diversi casi di fermi e denunce va evidenziato il caso di Tarek Didri, che ha subito in primo grado una pesante condanna a 4 anni e 8 mesi per avere difeso i manifestanti sequestrati all’interno di una piazza ed attaccati dalla polizia il 5 ottobre 2024 a Roma. Il sostegno alla causa palestinese di una parte consistente della popolazione europea, mentre rispettivi governi europei forniscono pieno appoggio ad Israele sono la dimostrazione di una frattura profonda tra la sensibilità di queste popolazioni e le politiche dei loro governi.
Nel secondo caso, come ad esempio avviene nel processo dell’Aquila, la persecuzione dei palestinesi incarna la volontà di Israele di mettere in chiaro che la loro vita è in pericolo non solo in Palestina, ma ovunque, perché ovunque la lunga mano dei sionisti ha il potere di colpirli.
Per i sionisti i palestinesi non devono avere la possibilità di organizzarsi all’estero perché fino a che esisteranno, in qualsiasi parte del mondo, dei palestinesi fieri coscienti e combattivi, il progetto coloniale di Israele sarà in pericolo. Il processo per procura dell’Aquila è motivato da queste ragioni e rappresenta un pericoloso precedente di criminalizzazione dei militanti palestinesi che va respinto con fermezza.
La libertà per i palestinesi non avverrà certo per benevola concessione di chi detiene il potere a livello internazionale, la liberazione si ottiene con la lotta per l’autodeterminazione, lo strumento di questa lotta è la resistenza. Perciò difendere la Palestina ed i palestinesi vuole dire innanzitutto difendere la resistenza ed il processo dell’Aquila è un attacco alla resistenza palestinese.
Il processo ai tre palestinesi si avvia alla conclusione. Le prossime udienze si terranno il 21 ed il 28 novembre ed il 19 dicembre, data in cui è possibile si emetta la sentenza.
Il 21 novembre verrà convocata all’Aquila una giornata di mobilitazione nazionale. In concomitanza con la convocazione all’udienza dell’ambasciatore dello Stato terrorista di Israele è importante che tutti i solidali convergano nel capoluogo abruzzese.
Riteniamo inoltre importante proporre che tutte le prossime iniziative a sostegno degli imputati dell’Aquila o della lotta in Palestina, come cortei, presidi , proiezioni del documentario “colpevoli di Palestina” diventino altrettante occasioni per promuovere la giornata dell’Aquila del 21 novembre.
Complici e solidali
