Da Torino. Sul presidio in solidarietà ad Anan, Alì e Mansour e contro la Tech Week

Il 25 settembre un gruppo di solidali si è ritrovato davanti alla sede della D.I.A. di Torino (legata alla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo), difesa da un apparato imbarazzante di forze dell’ordine, per ribadire la diretta partecipazione dello Stato italiano – anche attraverso i suoi apparati repressivi – al progetto di sterminio sionista. Il processo contro Anan, Alì e Mansour in corso al tribunale de L’Aquila non è solo un processo contro la resistenza anticoloniale, ma è contro i palestinesi in quanto tali, che ovunque si trovino devono essere attaccati e perseguiti in quanto minaccia per lo Stato israeliano e di conseguenza per tutti gli apparati scientifici-militari-industriali con esso integrati, tra cui quello italiano. A L’Aquila si difendono interessi congiunti di tipo commerciale, militare, tecnologico e scientifico, svelando l’assoluta continuità tra fronte esterno e fronte interno.
Questa continuità è dimostrata anche da grandi eventi quali la Tech Week, che si terrà a Torino dal 1 ottobre, infame celebrazione delle nuove tecnologie utili al controllo e allo sterminio, con ospiti del calibro di Jeff Bezos e John Elkann. Il titolo scelto per quest’anno è “The Wave Ahead”, un’immagine che evoca una spinta inarrestabile: l’onda dell’innovazione tecnologica che vorrebbero appunto ineluttabile. Che il piano di riarmo europeo sia un progetto di riconversione verso il militare e verso l’automazione dell’industria automobilistica in crisi non deve stupire, conoscendo l’ignobile storia della FIAT. Come non stupisce che Amazon fornisca servizi di cloud e IA all’Esercito israeliano per archiviare ed elaborare enormi quantità di informazioni sui palestinesi da sterminare. Intelligenza artificiale è guerra. E’ guerra contro il vivente perchè comporta la delega delle nostre facoltà creative e decisionali a macchine; ed è guerra militare perchè i dati con cui queste vengono “addestrate” servono direttamente a potenziare “operazioni di polizia”, in Palestina, in Ucraina, come qui.
Per questo ieri il presidio dalla D.I.A. si è spostato davanti allo IAAD, su via Bologna. L’Istituto di Arte Applicata e Design non solo è partner ufficiale della Tech Week, ma parteciperà tramite il suo direttore con una masterclass dal titolo “Le Intelligenze del Made in Italy”, dove si sdoganano le innovazioni tecnologiche nelle cosiddette industrie creative per cui i futuri diplomati diventeranno piccoli o grandi imprenditori, per – citiamo – “formare professionisti ibridi che uniscano sensibilità umanistica, design e intelligenza artificiale, valorizzando il Made in Italy come polo di innovazione sostenibile”.
Queste iniziative rappresentano nient’altro che la normalizzazione culturale dello sterminio e della guerra al vivente portata avanti dai padroni del mondo, dai cultori dell’algoritmo. La guerra tecno-capitalista alla vita e il genocidio si alimentano oggi soprattutto di “dati”. Altro che “resistenza tecnologica” come propone qualcuno, è ora di distruggere e disertare le macchine che ci immiseriscono e distruggono. Un modo concreto per sabotare la guerra e portare solidarietà ad Anan, Alì, Mansour e alla resistenza palestinese.
Tech Destruction Not Resistance!
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sulla “resistenza tecnologica”: www.instagram.com/italian_tech_resistance/