Luci da dietro la scena (XXVI) – La morte della natura, il mondo-laboratorio

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Nella Casa di Salomone

Bacone scrisse la sua utopia, la New Atlantis, nel 1624, poco prima della sua morte. In contrasto con le società organiche egualitarie di Campanella e di Andreae, in cui donne e uomini dovevano ricevere un’educazione e onori in gran parte simili, la struttura sociale di Bensalem di Bacone era gerarchica e patriarcale, modellata sulla famiglia patriarcale all’inizio dell’epoca moderna.

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L’istituto di ricerca scientifica destinato a portare il progresso a Bensalem, la comunità della Nuova Atlantide, si chiama Casa di Salomone. Il carattere patriarcale di questa società utopica viene rafforzato chiamando gli scienziati «Padri della Casa di Salomone». A Bensalem non esisteva alcun reale processo politico. Le decisioni venivano prese in vista del bene di tutti dagli scienziati, nel cui giudizio si doveva aver fiducia in quanto essi soli possedevano i segreti della natura.

Gli scienziati decidevano quali segreti dovevano essere rivelati allo Stato nella sua totalità e quali dovevano restare proprietà privata dell’istituto anziché diventare di pubblico dominio. «Teniamo consultazioni per decidere quali scoperte ed esperienze da noi realizzate possono essere rese note al pubblico e quali no, prestiamo tutti un giuramento di non diffondere mai quelle che pensiamo debbano restare segrete. Alcune di queste talvolta le riveliamo allo Stato, altre neppure ad esso».

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Lo scienziato di Bacone non solo sembrava un prete, ma si comportava come un prete che avesse il potere di assolvere attraverso la scienza l’intera infelicità umana. Egli aveva «uno sguardo pieno di umana pietà» e «levava la mano nuda benedicendo il popolo silenziosamente». La strada era orlata di due ali di folla dall’aspetto felice, ordinato e completamente passivo: «La via era strabocchevole di folla, ma la gente era così ben ordinata da apparire simile a un esercito schierato in ordine di parata. Anche le finestre non erano sovraccariche, ma ognuno si affacciava ordinatamente».

Lo «scienziato» di Bacone sembrerebbe un precursore di molti scienziati ricercatori moderni. Oggi i critichi della scienza sostengono che gli scienziati sono diventati i custodi di un corpus di conoscenza scientifica avvolto nei misteri di un linguaggio altamente tecnico che può essere inteso a fondo solo da chi abbia almeno una dozzina di anni di esperienza. Oggi tali scienziati hanno la possibilità di rivelare al pubblico solo le informazioni che considerano rilevanti. A secondo dell’etica e del punto di vista politico dello scienziato, tali informazioni possono essere o no al servizio del pubblico interesse.

La Casa di Salomone, considerata per molto tempo il prototipo del moderno istituto di ricerca, fu un antecedente del modo meccanicistico di investigazione scientifica. Il metodo meccanicistico evolutosi durante il Seicento operava scomponendo un problema nelle sue parti componenti, isolandolo dal suo ambiente e risolvendone ogni sua parte separatamente. Il centro di ricerca di Bacone manteneva «laboratori» separati per lo studio dell’arte mineraria e dei metalli, delle meteorologia, degli organismi d’acqua dolce e d’acqua salata, di piante coltivate, insetti e via dicendo.

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Nei laboratori della Casa di Salomone uno degli obiettivi era quello di ricreare artificialmente l’ambiente naturale per mezzo della tecnologia applicata. Caverne ampie e profonde, chiamate «regioni inferiori», erano usate, «a imitazione delle miniere naturali, per la produzione di nuovi metalli artificiali, mediante la combinazione di vari materiali». In un’altra regione c’erano «un buon numero di pozzi e sorgenti artificiali fatte a imitazione delle sorgenti naturali». L’acqua salata poteva essere trasformata in acqua dolce, poiché «abbiamo anche stagni in alcuni dei quali purifichiamo l’acqua dal sale, e altri nei quali artificialmente trasformiamo l’acqua dolce in acqua salata».

Il programma di Bacone non comprendeva solo la manipolazione dell’ambiente in vista del miglioramento dell’umanità, ma abbozzava specificamente la manipolazione della vita organica per creare specie artificiali di piante e animali. Bacone trasformò il mago naturale da «servitore della natura» in manipolatore della natura e trasformò l’arte da imitazione della natura in tecniche per forzare la natura in nuove forme e per la riproduzione in vista della produzione. «Otteniamo numerose specie di serpenti, vermi, insetti, pesci da sostanze in putrefazione e alcuni di questi animali sono arrivati a essere creature perfette come gli animali e gli uccelli: provvisti di sesso e capaci di propagarsi. E nulla di tutto ciò avviene per caso perché sappiamo in antecedenza quale specie di creatura nascerà da una determinata materia o incrocio».

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La Nuova Atlantide aveva parchi e recinti per animali e uccelli, nei quali venivano eseguiti proprio esperimenti del genere: «Riusciamo a renderli artificialmente più grossi o più alti degli altri membri della loro specie, o viceversa più piccoli, arrestando il loro sviluppo. Li rendiamo più fecondi e prolifici del normale oppure sterili e infecondi. Possiamo variarne il colore, la forma, le attività». Gli scienziati della Casa di Salomone non solo producevano nuove forme di uccelli e di bestie, ma alteravano le specie esistenti di erbe e di piante e ne creavano di nuove. «Conosciamo anche dei sistemi per far nascere, mediante combinazioni di terreni, varie piante senza semi, per produrre nuove specie di piante diverse dalle comuni e infine per trasformare una pianta in un’altra». Piuttosto che rispettare la bellezza degli organismi viventi, La Nuova Atlantide di Bacone propugnava la creazione di nuovi organismi:

Abbiamo costruito poi grandi frutteti e giardini dalle diverse colture, nei quali non guardiamo tanto alla bellezza quanto alla varietà del terreno e alla sua idoneità alla coltivazione di piante ed erbe diverse… In questi stessi frutteti e giardini facciamo nascere artificialmente piante e fiori più presto o più tardi della stagione in cui esse nascerebbero naturalmente e le facciamo fiorire e fruttificare più rapidamente del normale. Siamo in grado anche di ottenere piante molto più grandi delle normali, e i frutti di queste piante sono più grandi, più dolci e differenti di gusto, profumo, colore e forma degli altri della specie originaria.

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Gran parte del programma di Bacone nella Nuova Atlantide mirava proprio a legittimare tali manipolazioni, il cui intento essendo quello di recuperare il diritto dell’uomo sulla natura, andato perduto con il peccato. […]

Per poter controllare le devastazioni prodotte da una natura selvaggia e tempestosa, Bacone fissò tra gli obiettivi della Casa di Salomone il controllo artificiale dei fenomeni meteorologici e dei mostri e pestilenze ad essi associati. «Abbiamo anche case grandi e spaziose, dove imitiamo e riproduciamo i fenomeni meteorologici, come la neve, la grandine, la pioggia, le piogge artificiali di corpi non acquosi, i tuoni e i fulmini».

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Nella Nuova Atlantide risiedono le orgini intellettuali dei moderni ambienti pianificati iniziati dal movimento tecnocratico alla fine degli anni Venti e negli anni Trenta del nostro secolo, che prese in considerazione ambienti totalmente artificiali creati dall’uomo per l’uomo. Troppo spesso questi ambienti sono stati creati dallo stile meccanicistico di soluzioni di problemi, che presta poca considerazione all’intero ecosistema, di cui le persone sono solo una parte. Il meccanicismo, che rappresenta l’antitesi del pensiero olistico, trascura le conseguenze ambientali di prodotti sintetici e le conseguenze umane di ambienti artificiale. Si ha l’impressione che la creazione di prodotti artificiali sia stata il risultato della tendenza baconiana al controllo e al potere sulla natura, in cui «Fine della nostra istituzione è la conoscenza delle cause e dei segreti movimenti delle cose per allargare i confini del potere umano verso la realizzazione di ogni possibile obiettivo». A questo programma di ricerca, i moderni ingegneri genetici hanno aggiunto nuovi obiettivi: la manipolazione di materiale genetico per creare la vita umana in grembi materni artificiali, la duplicazione di organismi viventi attraverso la clonazione e la generazione di esseri umani nuovi adattati ad ambienti altamente tecnologici.

Un insieme di particelle morte e inerti

Come modello unificante per la scienza e la società, la macchina ha permeato e ricostruito in modo così totale la scienza umana che oggi difficilmente ne contestiamo la validità. La natura, la società e il corpo umano sono composti da parti atomizzate intercambiabili che possono essere riparate o sostituite dall’esterno. La tecnologia consente di porre rimedio a un cattivo funzionamento ecologico, nuovi esseri umani sostituiscono i vecchi per mantenere un funzionamento senza scosse dell’industria e della burocrazia e una scienza medica sempre più incline all’intervento sostituisce un cuore nuovo a uno logoro, malato.

La concezione meccanicistica della natura che viene insegnata oggi nella maggior parte delle scuole occidentali è accettata senza discussione come nostra realtà quotidiana, del senso comune: la materia è composta da atomi, i colori sono causati dalla riflessione di onde luminose di diversa frequenza, i corpi obbediscono alla legge d’inerzia e il sole è al centro del nostro sistema solare. Nessuna di queste nozioni faceva parte del senso comune per gli uomini del Seicento. La sostituzione dei precedenti modi di pensare «naturali» con una forma di vita – con modi di vedere, di pensare e di comportarsi – nuova e «innaturale» non si verificò senza lotta. La sopraffazione dell’organismo da parte della macchina diede molto da riflettere alle menti migliori, in un periodo gravido di timori, di confusione e di instabilità, tanto nella sfera intellettuale quanto in quella sociale.

L’eliminazione degli assunti animistici, organici sul cosmo segnò la morte della natura: l’effetto di più vasta portata della Rivoluzione scientifica. Poiché la natura veniva considerata ora un insieme di particelle morte, inerti, mosse da forze esterne anziché interne, la cornice meccanica stessa poté legittimare la manipolazione della natura. Inoltre l’ordine meccanicistico, in quanto cornice concettuale, era associato a un sistema di valori fondati sul potere, del tutto compatibile con gli orientamenti assunti dal capitalismo commerciale.

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I meccanicisti trasformarono il corpo del mondo e la sua anima femminile, che nel cosmo organico era fonte di attività, in un meccanismo di materia inerte in moto, tradussero lo spirito del mondo in un etere corpuscolare, purgarono la natura dalla molteplicità di spiriti individuali e trasformarono simpatie e antipatie in cause efficienti. La spoglia inerte che ne risultò era un sistema meccanico di corpuscoli morti, messi in moto dal Creatore, così che ciascuno di essi obbedisse alla legge d’inerzia e fosse mosso solo per mezzo di un contatto esterno con un altro corpo in movimento.

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L’avvento del meccanicismo gettò le basi di una nuova sintesi del cosmo, della società e degli esseri umani, costruiti come sistemi ordinati di parti meccaniche soggette al governo della legge e alla prevedibilità attraverso il ragionamento deduttivo. Un nuovo concetto dell’io come padrone razionale delle passioni contenute in un corpo simile a una macchina cominciò a sostituire il concetto dell’io come parte integrante di una stretta armonia di parti organiche unite al cosmo e alla società. Il meccanismo rese la natura effettivamente morta, inerte, e manipolabile dall’esterno.

Un compendio

L’incidente accaduto nel marzo 1979 al reattore nucleare di Three-Mile Island nei pressi di Harrisburg, in Pennsylvania, ha compendiato i problemi di «morte della natura» che sono divenuti evidenti dopo la Rivoluzione scientifica. La manipolazione dei processi nucleari in uno sforzo di controllare e imbrigliare la natura attraverso la tecnologia si è tradotta in un disastro. Gli interessi economici a lungo termine e l’immagine pubblica della società elettrica e del progettista dell’impianto furono posti al di sopra della sicurezza immediata delle gente e della salute della terra. Gli effetti occulti di emissioni radioattive che, concentrandosi nella catena alimentare, potrebbero condurre nei prossimi anni a un aumento del cancro, furono inizialmente sminuiti da coloro che avevano la responsabilità di regolamentare l’energia atomica.

Three-Mile Island è un simbolo recente della malattia della terra causata da scorie radioattive, antiparassitari, materie plastiche, smog fotochimico e fluorocarburi. L’inquinamento dei «suoi fiumi più puri» è stato sostenuto a partire dalla rivoluzione scientifica da un’ideologia del «potere sulla natura», un’ontologia di parti atomiche e umane intercambiabili e una metodologia di «penetrazione» nei suoi segreti più riposti. La terra malata, «anzi morta, anzi putrefatta», potrà probabilmente essere restituita a lungo termine alla salute solo da un rovesciamento dei valori della maggioranza e da una rivoluzione nelle priorità economiche. In questo senso, il mondo dovrà essere messo ancora una volta sottosopra.

(brani tratti da Carolyn Merchant, La morte della natura. Donne, ecologia e rivoluzione scientifica [1980], Editrice Bibliografica, Milano, 2022)