Giochi Olimpici: il sabotaggio dell’Alta Velocità rivendicato dalla “Delegazione inattesa”
Giornali francesi e intenazionali, da “La Provence” al “New York Times”, dichiarano di aver ricevuto un’e-mail anonima di rivendicazione dei sabotaggi che hanno colpito in quattro punto le linee del TGV (un quarto incendio sarebbe fallito), paralizzando i trasporti da e verso la capitale: a Courtalain (Eure-et-Loir), a Parigi (tra la stazione di Montparnasse e Vanves), a Croisilles (Pas-de-Calais), nella Meurthe–et–Moselle e la Meuse, tra Lamorville e Vandières, e a Vergigny (Yonne). Nel testo di rivendicazione, la «delegazione inattesa» prende di mira il «campo di sperimentazione per la gestione poliziesca delle folle», le «attività delle imprese francesi in giro per il mondo», che renderebbero «sempre più manifeste le devastazioni sociali e ambientali che il sistema capitalistico produce», «l’industria nucleare», le auto elettriche e il «costo umano, sociale e ambientale che garantisce a qualche privilegiato di spostarsi velocemente e lontano in TGV». Continua la «delegazione inattesa»: «La chiamano festa? Noi ci vediamo una celebrazione del nazionalismo, una gigantesca messa in scena dell’assoggettamento delle popolazioni da parte degli Stati». «Dietro un’aria ludica e conviviale, i Giochi Olimpici […] sono ogni volta anche l’occasione di erigere un culto ai valori che fondano il mondo del potere e del denaro. […] A coloro che rimproverano a questi atti di rovinare il soggiorno dei turisti e di perturbare le partenze per le vacanze, rispondiamo che è ancora così poco. Così poco se paragonato a quell’evento al quale desideriamo partecipare e che auspichiamo con tutto il cuore: il crollo di un mondo basato sullo sfruttamento e sul dominio». «Che in questi giorni risuonino dunque, attraverso il sabotaggio delle linee TGV che uniscono Parigi ai quattro angoli della Francia, il grido “donna, vita, libertà” dall’Iran, le lotte degli amazzonici, il “fotti la Francia” che proviene dall’Oceania, il desiderio di libertà che giunge dal Levante e dal Sudan, le battaglie che continuano dietro i muri delle prigioni e l’insubordinazione dei disertori del mondo intero».